Era come passeggiare
tra le nuvole
in un pomeriggio d'estate
dopo un temporale
e l'elettricità dell'aria
faceva muovere
i nostri corpi
come gabbiani che volano
spingendosi verso il cielo.
C'era musica portata dal vento,
note che se ne andavano libere
in un pentagramma
che stavamo scrivendo
minuto dopo minuto
e l'orchestra eseguiva con maestrìa
il concerto dedicato solo a noi.
Ritornerà il temporale,
torneranno le nuvole
e l'orchestra suonerà
ancora per noi, solo per noi.
Aspetto il sonno
mentre seguo le ombre
che si inseguono
lungo le pareti;
aspetto il sonno
che mi prenda per mano
e mi accompagni in un sogno
che sogno da sempre.
Passa lentamente
la notte,
al mattino mi sveglio
e non ricordi nulla.
E il sogno?
Sarà per la prossima notte...
Erano fiori di campo
o farfalle posate sui fiori,
un lieve profumo
di terra bagnata e di menta
erba appena calpestata
dai nostri piedi.
Volavano ronzando
alcuni insetti
sfiorando i petali
forse cercando casa
o forse per riposarsi.
Disturbata dalla nostra presenza
improvvisamente
si alzava da terra un'allodola
che volava verso il cielo
per sparire poi chissà dove.
Non avevamo bisogno di parole
ma solo di sogni.
E la campana del convento
con i suoi lenti rintocchi
ci invitava a riprendere
il cammino per tornare a casa.
Queste calde
notti d'estate
durante le quali
le ore impazziscono
e i nostri sogni
perdono la strada
della ragione
e diventano realtà
per le illusioni
di qualche attimo.
Poi lentamente
tornerà la luce
del giorno
e il sole ci toglierà
ancora il respiro
in attesa che torni
la notte
nella danza delle ore...
