mercoledì 25 febbraio 2015

VECCHIO AMORE

L'antica muro
sferzato da secoli di pioggia
ha lunghe, tortuose , profonde ferite
come rughe appassite
nel viso di un vecchio marinaio.
Di sera, illuminato appena dai lampioni
resuscita e muove ombre 
che l'attraversano e formano
strane figure giganti 
che si allungano verso terra
e scompaiono nel buio.
Qui era nato un amore
tanto tempo fa
e qui era finito
in una triste serata d'autunno
quando all'improvviso
una pioggia tiepida e fitta
aveva coperto le lacrime
di un addio.



MARE IN BURRASCA.

A me piace il mare( pur essendo nato e vissuto per diversi anni in un paese di montagna-collina) e non manco mai di farci una visita anche d'inverno, con pioggia, vento e freddo.
Credo che uno dei motivi determinanti di questa mia passione sia dovuta a mio padre che sin da fanciullo-dopo che siamo venuti ad abitare a Fano- mi portava spesso a fare una passeggiata al Lido ed al porto in qualunque stagione.
Al pomeriggio per veder tornare le barche, facevamo tutta la banchina sino al faro, mio padre mi spiegava mentre i marinai ancora a bordo facevano le ultime operazioni prima di attraccare ed i gabbiani volavano numerosissimi intorno per arraffare gli ultimi avanzi gettati in acqua.
Al mattino, invece perchè andavamo a " respirare l'aria buona"; mio padre era molto attento a questo, come al mangiare sano, masticare adagio, camminare, riempirsi i polmoni di aria pulita e non smog.
Per farmi respirare con il naso ( secondo mio padre cosa essenziale !) come arrivavamo al mare mi dava da tenere in bocca una gustosissima caramella che a me piaceva tanto e che aveva  nel suo interno un pezzetto di candito. Per succhiare, dovevo per forza tenere la bocca chiusa e quindi...respirazione con il naso obbligatoria.
Il lido, il porto, la passeggiata, la spiaggia erano assai diversi: d'autunno e d'inverno non c'era quasi nessuno se non le persone che ci abitavano; adesso invece c'è sempre gente e tante auto sino alla cima del moletto nord.

Già da allora mi piacevano il mare mosso, in tempesta, i gabbiani che volavano veloci sulle onde, le loro grida, la spiaggia presa d'assalto dall'acqua tumultuosa  e possente.

Insomma, mio padre mi ha insegnato cose buone e ad amare il mare è una di queste.

martedì 24 febbraio 2015

ARCEVIA D'ESTATE

(nella foto: la pineta di Arcevia con i bimbi delle colonie).
 Piccolo paese di poco più di cinquecento anime ma assai più popolato in estate perchè venivano in Arcevia moltissimi "villeggianti" a godere dell'aria buona, del suo parco, delle sue estese e profumate pinete.
Tra gli altri, numerosissimi i bimbi, della mia stessa età, che facevano parte delle colonie che avevano lo scopo di curare malattie polmonari, allora assai diffuse. Erano ospiti in un grande asilo dove c'era posto per circa cento bimbi, vicinissimo al centro e quattro volte al giorno- due alla mattina, due alla sera- attraversavano, in fila, il paese e andavano e poi tornavano dal parco.Per fare questo tragitto passavano sotto casa mia, cantando canzoncine infantili, guidati da severe "custodi", vestiti tutti uguali: cappellino in testa, sandali, calzoncini corti e camicia a scacchi.
Non potevo non sentirli dato che erano tanti ed al loro passaggio spesso mi affacciavano dal terrazzo per vederli e poi facevo le lagne perchè anch'io volevo andare al giardino per giocare.
Così per diversi anni.
Alla fine della vacanza-salute, l'ultimo giorno di permanenza in Arcevia, sia nell'andare, sia nel tornare cantavano una canzoncina le cui parole ancora ricordo benissimo:"
mamma non piangere/ che ora son da te/ lascia le lacrime e dai un bacio a me. 
Se gli amici ti domandano/ dove siamo stati/...siamo stati in Arcevia/ per la nostra guarigione/.
Addio Arcevia, Arcevia mia/ ci rivederemo, ci rivedrem!!!/

Come si vede...altri tempi, oramai lontani.

sabato 21 febbraio 2015

RICORDO L'ESTATE

Com'era bianca quella strada
e piena di luce,
gli antichi muri screpolati
che cingevano gli orti
erano coperti di erba murella
e le lucertole 
si scaldavano pigre al sole.
Noi andavamo a frotte
lungo la discesa
per raggiungere un punto preciso
dal quale, gridando,
ritornava sonoro l'eco.
Prima urlavamo il nostro nome,
Marcello, Enzo, Gilberto, Paolo,
poi, da allegri monelli,
le parolacce e le " offese ":
scemoooo! Ciccioneee ! Tappooo!
e giù a ridere, senza malizia.
E tornando a casa,
strappavamo le foglie
dell'erba murella
e le attaccavamo sui vestiti
e sulle braccia...
e via di corsa per non fare tardi.


domenica 15 febbraio 2015

FIGHETTO SI..FIGHETTO NO...SE FAMO DU SPAGHI !!!

Mi rendo conto che il mio " fighettometro" che uso per catalogare i fighetti nostrani e non, va assolutamente aggiornato.
Fino a poco tempo fa usavo questi elementi: auto( SUV), abiti, Rayban, cellulare e simili, sosta al bar per aperitivo e stuzzichini vari, abbronzatura.
Ora devo aggiungere assolutamente anche questi altri elementi essenziali:  cane di lusso,spesso anche due, palestra e corsette all'aperto con addosso otto, dieci apparecchi per misura pressione, battito cardiaco, passi percorsi, cuffietta musica, cellulare ecc. misura corna e-soprattutto- BICI DA CORSA !!!
Adesso va così!
I ciclisti della domenica e delle feste comandate oramai infestano le nostre strade come le zanzare tigre le nostre case in estate. Sono sia uomini ma anche donne ( poche), vestiti tecno costosissimi, bici dai costi iperbolici, tutto compiuterizzato, anche i sellini salva prostata, fanno finta di pedalare e chiacchierano a rotta di collo parlando di cose fatue, inutili, inesistenti ma tanto per farsi sentire. Vanno lungo le nostre strade senza rispettare segnali, divieti, semafori, incroci: PRETENDONO E VOGLIONO LA PRECEDENZA. Non ci sono regole. Vanno...vanno...dove ? Non si sa, spesso comunque in pianura perchè spingere in salita, comunque costa fatica.
Come si sentono importanti, come si ammirano davanti lo specchio prima di uscire di casa ed inforcare il cavallo tecno di carbonio, leggero e resistente.
Le uscite sono programmate secondo le previsioni del tempo: bel tempo e temperatura accettabile, altrimenti...si va in palestra o a fare le lampade abbronzanti e poi al bar, inevitabile.
A godere sono soprattutto le mogli che finalmente se li levano dai piedi anche nei giorni di festa  e possono tirare un sospiro di sollievo.
Finita la " sgambata" in bicicletta ( dieci, venti chilometri) si torna, sempre chiacchierando e sempre senza rispettare i segnali stradali. A casa, stanchi ma felici a raccontare l'avventura ai familiari ( che tanto non stanno a sentire).
Poi...se magna! Primo , secondo,contorni acquistati regolarmente in rosticceria; tanto per riprendere le forze sprecate non pedalando ma chiacchierando.
INSOMMA: du spaghi...4 salti in padella Findus!


giovedì 12 febbraio 2015

E' FINITA LA FESTA

E' buio e le mascherine
se ne vanno annoiate e stanche
per la manina con i genitori,
 con i nonni, o in braccio
il viso nascosto sulla spalla,
ad occhi chiusi.
E' finita la festa ed in terra
restano solo i coriandoli
multicolori , a montagne,
calpestati e finiti ovunque.
Sono finiti i sogni, l'allegria,
si torna a casa.



mercoledì 11 febbraio 2015

IL MARE IN TEMPESTA

Il mare in tempesta
sconvolge e distrugge
le misere sicurezze
degli uomini
che credono di essere
padroni del mondo.
Come un antico mostro
dalle cento teste
il mare ruggisce
e prende d'assalto
strade, case, spiagge,
e tutto ciò che incontra
nella sua furia;
forse per ribadire
ancora una volta
che l'uomo non può
asservire la natura
ai suoi interessi
nè renderla schiava,
nè ferirla nel profondo
per toglierle il diritto
di vivere.
Ma l'uomo non capisce
e continuerà ancora
nella sua opera delirante
e la natura, allora,
presenterà il suo conto,
inevitabile.


venerdì 6 febbraio 2015

VOLARE VERSO L'INFINITO

Vorrei prenderti per mano
e portarti oltre il buio della sera
volare sulla cresta delle onde
e andare verso l'infinito.
Cosa troveremo oltre le nuvole?
Lo scopriremo insieme
tenendoci per mano.







mercoledì 4 febbraio 2015

VOLANO LE NUVOLE

Spinte dal vento
corrono le nuvole in cielo
inseguendo la pioggia
mentre il mare 
fa sentire forte la sua voce
assalendo gli scogli
con violenza 
spargendo lacrime si schiuma.
Tornano a riva rami e rifiuti
coprendo la sabbia 
con una lunga linea nera
che non ha fine.
I gabbiani volano lenti,
indifferenti alla burrasca
e si inseguono lanciando
grida stridule e fastidiose.
Tra le nuvole scure
solo per un attimo
compare un raggio di sole
a dare speranza
che presto tutto passerà
e tornerà il sereno.

lunedì 2 febbraio 2015

AMICA MIA...

Sul vetro appannato
dai vapori della stanza
tu passavi lentamente un  dito
scrivendo parole d'amore.
Oppure disegnavi un cuore
dentro il quale scrivevi un nome.
Qualche attimo e poi
tutto cancellavi con la mano
perchè gli altri non leggessero
e non sapessero.
Amori veri o amori sognati,
sperati, attesi, desiderati ?
Eri giovane e ricca di sogni,
e chissà se la vita 
ti ha dato quel che volevi
ma a leggere,oggi,
i segni profondi del tuo viso,
lo sguardo triste e lontano
le labbra quasi sempre serrate
immagino che le delusioni
siano state assai più numerose
di qualche attimo di felicità.