martedì 24 febbraio 2015

ARCEVIA D'ESTATE

(nella foto: la pineta di Arcevia con i bimbi delle colonie).
 Piccolo paese di poco più di cinquecento anime ma assai più popolato in estate perchè venivano in Arcevia moltissimi "villeggianti" a godere dell'aria buona, del suo parco, delle sue estese e profumate pinete.
Tra gli altri, numerosissimi i bimbi, della mia stessa età, che facevano parte delle colonie che avevano lo scopo di curare malattie polmonari, allora assai diffuse. Erano ospiti in un grande asilo dove c'era posto per circa cento bimbi, vicinissimo al centro e quattro volte al giorno- due alla mattina, due alla sera- attraversavano, in fila, il paese e andavano e poi tornavano dal parco.Per fare questo tragitto passavano sotto casa mia, cantando canzoncine infantili, guidati da severe "custodi", vestiti tutti uguali: cappellino in testa, sandali, calzoncini corti e camicia a scacchi.
Non potevo non sentirli dato che erano tanti ed al loro passaggio spesso mi affacciavano dal terrazzo per vederli e poi facevo le lagne perchè anch'io volevo andare al giardino per giocare.
Così per diversi anni.
Alla fine della vacanza-salute, l'ultimo giorno di permanenza in Arcevia, sia nell'andare, sia nel tornare cantavano una canzoncina le cui parole ancora ricordo benissimo:"
mamma non piangere/ che ora son da te/ lascia le lacrime e dai un bacio a me. 
Se gli amici ti domandano/ dove siamo stati/...siamo stati in Arcevia/ per la nostra guarigione/.
Addio Arcevia, Arcevia mia/ ci rivederemo, ci rivedrem!!!/

Come si vede...altri tempi, oramai lontani.

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