Era un orizzonte immenso che si apriva davanti ai nostri occhi quando, appena fanciulli, arrivavamo da via Fanella o da via della Giustizia e mettevamo piede su via Roma. Venivamo da strade piccole e contorte, anche se appena costruite, che facevano parte del nuovo quartiere del cosiddetto " Piano Fanfani" e con i toponimi che risentivano fortemente della tragica storia del secondo conflitto mondiale: via della Libertà, via della Concordia, Piazza dell'Unità d'Italia o nomi di partigiani caduti: via Leda Antinori, via Giannetto Dini ecc.Non ho mai capito perchè un quartiere nuovo, costruito di sana pianta, avesse strade tanto strette e modeste, con incroci pericolosissimi ogni trenta, quaranta metri e che così sono rimaste nei decenni, fino ai nostri giorni . E tanti palazzoni messi uno dietro l'altro, l'uno di fianco all'altro, tutti uguali, tutti di fattura tirata a risparmiare e spendere poco. Dunque da qui venivamo e quando si arrivava su via Roma sembrava veramente di mettere piede in un'altrà città: i lunghi viali dei Passeggi, il ponte sul Canale, Via Roma, verso il centro, larga tanto da avere marciapiedi grandi come le strade del Fanfani, le ville sulla sinistra con grandi giardini ( Villa Adanti e villa Petrolati), l'orizzonte con il Pincio, porta Maggiore, l'arco d'Augusto , i campanili. Si camminava con i genitori o con i fratelli più grandi senza pericoli, senza rumori assordanti di traffico, senza la necessità di guardarsi intorno per evitare possibili incidenti.
La bella foto che correda questa nota è una vera poesia. Bimbi da soli, una bicicletta, una bimba per mano con il nonno e l'Arco d'Augusto allorizzonte.
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