martedì 20 dicembre 2011

NATALE

Lo avevano sentito borbottare parole incomprensibili per tutta la sera, seduto lì, nel solito tavolo all'angolo, nell'osteria della Baffona, in fondo al Corso. Beveva un sorso e scuoteva la testa, masticando i lunghi baffi , gialli di fumo del  sigaro toscano . Masticava amaro e  neanche i suoi vecchi compagni, ottantenni come lui riuscivano a capirci qualcosa; ma che borbottava tra i denti, quella sera,  e con chi ce l'aveva Vittorio? Scuoteva la testa ed i suoi bianchi capelli si muovevano come onde in tempesta. A tarda sera non era rimasto che lui nella fumosa e calda sala dell'osteria, con i muri segnati dal tempo e i tavoli in ferro battuto e marmo. La Baffona era stanca e non vedeva l'ora di andarsene e lo aveva fatto ben capire a Vittorio con parole e gesti tanto che lui , ad un certo punto, aveva finito di bere l'ultimo sorso,si era alzato appoggiandosi al bastone, aveva infilato il vecchio cappotto ed era uscito senza neanche salutare. Nel silenzio, poco prima che la porta si chiudesse dietro di lui, la Baffona aveva creduto si sentire Vittorio borbottare queste parole:" non è più Natale, non è più Natale come una volta". Era davvero freddo e lui cercava di camminare svelto, battendo forte il bastone sul selciato che faceva un rumore sordo e cupo e ripetendo a voce alta "non è più Natale come una volta".Era convinto di ciò che diceva ed in quel giorno di vigilia il pensiero lo angosciava. Era stato per oltre mezzo secolo sagrestano nella chiesa di Santa Lucia, la più bella del paese e per tutto quel tempo era stato lui ad annunciare a tutti, suonando le campane a stormo che Gesù era nato. La moglie, Zoraide, sapeva quanto lui ci tenesse ed aspettava sempre con ansia e trepidazione che Vittorio facesse bene e puntuale la sua parte, suonando al momento giusto e con il tocco giusto. Ma lei non aveva mai saputo che la felicità di quella notte di Natale che sentiva Vittorio era per un pensiero infantile e dolce nello stesso tempo: perchè  era scesa la neve e perchè a casa lo aspettava il camino acceso con il ciocco ardente.
Lo aveva fatto per tanto tempo poi il parroco aveva deciso di usare un disco con inciso il suono delle campane di San Pietro e per Vittorio, oramai vecchio e stanco, era stato un duro colpo, seguito poco dopo dalla morte della moglie.
Non era distante la sua casa dall'osteria della Baffona e Vittorio non ci aveva messo tanto ad arrivare. Era davvero tardi!Tardi, troppo tardi...magari ci fosse stata Zoraide e il caminetto acceso e il ciocco ardente ed invece si doveva accontentare di una vecchia stufa a cherosene. Accese per scaldarsi, non aveva sonno, voleva stare ancora sveglio, magari fumando un sigaro, seduto vicino la finestra e guardare fuori. Si era seduto paziente, con il cappotto ancora indosso, tirando ogni tanto e sbuffando il fumo verso il vetro. La notte era buia e fuori non si vedeva quasi nulla se non un tenue chiarore proveniente da un fanale . " Non è più Natale come una volta", senza neve non è più Natale rimuginava stanco. Ma perchè, aveva pensato, non poteva accadere un miracolo? Magari qualche fiocco, tanto per tornare bambino.
Al suono delle campane di mezzanotte che segnavano la nascita di Gesù, Vittorio aveva già la testa bianca reclinata sul petto ed il sigaro per terra oramai spento.
Non lo avevano svegliato neanche il secco rumore di un vetro infranto, mandato in fratumi da alcuni ragazzacci che giocavano per strada . Le grida salivano forti e allegre" la neve! la neve! E' caduta la neve!". Una palla scagliata con forza aveva rotto il vetro della finestra, lì dove Vittorio aveva atteso il miracolo e un pò di fiocchi erano entrati posandosi sul suo viso, dolcemente come una carezza. Aveva fatto in tempo a vederla scendere in quell'ultima notte della sua vita?. Dal sorriso che gli segnava le labbra, certamente si.

Il disegno nella figura è di Pierluigi Piccinetti

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