sabato 26 febbraio 2011
VISIONI
Era la parte più dura e più difficile da percorrere perchè la strada si faceva sempre più ripida, più sconnessa e ne aveva già percorsa tanta per arrivare sino a lì. Ma non voleva mollare, non voleva arrendersi e continuò perciò a fare passo dopo passo, matido di sudore, con le gocce che gli scendevano copiose dal viso e con i vestiti appiccicati addosso; e pensare che non aveva mai sopportato quella sgradevole sensazione di bagnato neanche d'estate. Ancora un pò ripetè a se stesso, ancora un pò che ci siamo. Le gambe gli tremavano dalla fatica, quasi non sentiva più i piedi. Arrendersi? Gettarsi sul ciglio della strada e riposare? Infondo nessuno lo obbligava ad arrivare in cima, niente che non si potesse rimandare, magari di qualche giorno, o, addirittura, farsi accompagnare con un'auto adatta a quei sentieri. Una jepp, ce ne erano tante in giro, andavano di moda, erano numerose ovunque, anche nel suo quartiere, anche nella sua strada ed era certo che qualche vicino glie lo avrebbe fatto volentieri quel favore. No, doveva farcela da solo, adesso o mai più. Credette di essere in una specie di dormiveglia, di incoscenza, eppure gli sembrò veramente che la cima fosse vicina. Intravvedeva già l'azzurro chiaro del cielo, i contorni lontani e biancastri delle colline , forse qualche macchia di verde e sentì distintamente il verso musicale degli uccelli. Gli venne da sorridere, mosse un poco le labbra- forse ce l'aveva fatta, forse...- riunì le ultime forze, l'ultima spinta, l'ultimo respiro. Eccola la visione, l'immagine per la quale aveva tanto faticato. Davanti ai suoi occhi.
giovedì 24 febbraio 2011
INCAZZATI NERI
Mi permetto un seguito ai VULON perchè è proprio vero che non c'è mai fine al peggio e, in questo caso, al ridicolo. Non bastano i soliti noti a farci vergognare, ora ci si mette anche il rappresentante della lega, mister Zaffo, con una uscita che aggiunge buon peso... al peso. Egli ha proposto, con un intervento in Regione, in qualità di consigliere, che la nostra provincia non sia più solo PU( Pesaro-Urbino) ma diventi PUF , con l'aggiunta di Fano. PUF. Non basta la città dei pupi, la città del carnevale, la città del vattelappesca ma ora diventeremo anche la città dei Puffi. Chissà: dovremo vestirci di blu, mettere quel simpatico cappellino in testa, parlare come loro, ragionare come loro. Farci chiamare con i loro nomi? Immagino che il divertimento sarà assicurato, soprattutto per i bimbi, ma noi, dico, noi, quando finiremo invece di piangere?
mercoledì 23 febbraio 2011
I VULON
Non è mai raccomandabile tornare a parlare dello stesso argomento perchè si rischia di dire le stesse cose, esporre gli stessi concetti, ribadire "maronate" già riferite. Ma quando ce vo'... ce vo'!!! Torno dunque sul Carnevale, sulla "città del carnevale", sulle sbrodolate autoreferenziate dei dirigenti, degli amministratori, della corte dei miracoli. I VULON.
Anni fa ce n'era uno solo, e non per niente dai fanesi era detto il pupo in modo assai benevolo e simpatico.Veniva portato a spasso per tutto il giorno, esposto alle risate ed agli scherzi del pubblico, fatto bersaglio di qualche caramella ma assai più spesso di sassi e di confetti di gesso e poi a sera, con un atto liberatorio, veniva bruciato tra gli applausi. Che bellezza!!! Bruciato e via. Oggi non è più così. Intanto perchè i Vulon sono tanti, troppi sino alla nausea, e poi vanno, vengono, parlano, straparlano, si lodano da soli, si fanno i complimenti a vicenda, si leccano da capo a piedi, si gonfiano il petto sino a scoppiare e purtroppo sono anche tutti uomini. Parlano di miracoli, di successo strepitoso, di iniziative mirabolanti. Il sindaco, ufficialmente, presenzia alla inaugurazione(???) della pista ( pistarina viste le misure) di ghiaccio. Si loda, si broda e sbroda gli altri. Successo? sino ad oggi ZERO. L'assessore al turismo non è da meno. Parla di novità assoluta e di idea stratosferica il fatto di aver spostato PER NECESSITA' il mercato del sabato da piazza XX settembre a viale Gramsci. "I cittadini saranno lieti e felici di questo" dice l'imberbe amministratore comunale sorridendo a 40 denti. Contenti di che? sarei tentato di dire se lo avessi davanti. Non si sa, chi se ne frega, basta parlare. " E' tanto tempo - aggiunge ancora l'assessore commosso -che aspetto questo momento per proclamare Fano la città del carnevale e finalmente è arrivato". Evviva!!! e batte le mani. Ma Fano è la città del carnevale da sempre o, comunque,da molti anni e non sempre è riferito alla festa omonima. Poi arriva il pomeriggio tanto atteso. Sfilate, getto ,musica: pubblico, tanto. Quarantamila, sessantamila, ottantamila, non importa se si dicono cazzate stratosferiche tanto...chi li conta! C'è anche la TV locale. Fa la sua parte, poveretta, deve accontentare tutti, ma soprattutto i VULON. E questi non si fanno mancare nulla. Prima fila, palchi, palchetti d'onore, getto abbondante, sono uno dietro l'altro davanti la telecamera. Le domande sono sempre le stesse da secoli e le risposte...pure. E giù cascate di ovvietà. La telecamera passa con ossessione dai primi piani del Vulon ai primi piani dei carri e così ad un certo punto, nello schermo, non si distinguono più i pupi in cartapesta da quelli in carne e ossa. Che peccato. Quando finirà questa bella fiera delle vanità? C'è tempo, purtroppo c'è tempo. Tornassero almeno le tradizioni antiche. E bruciamo il Vulon in piazza, mannaggia.
Anni fa ce n'era uno solo, e non per niente dai fanesi era detto il pupo in modo assai benevolo e simpatico.Veniva portato a spasso per tutto il giorno, esposto alle risate ed agli scherzi del pubblico, fatto bersaglio di qualche caramella ma assai più spesso di sassi e di confetti di gesso e poi a sera, con un atto liberatorio, veniva bruciato tra gli applausi. Che bellezza!!! Bruciato e via. Oggi non è più così. Intanto perchè i Vulon sono tanti, troppi sino alla nausea, e poi vanno, vengono, parlano, straparlano, si lodano da soli, si fanno i complimenti a vicenda, si leccano da capo a piedi, si gonfiano il petto sino a scoppiare e purtroppo sono anche tutti uomini. Parlano di miracoli, di successo strepitoso, di iniziative mirabolanti. Il sindaco, ufficialmente, presenzia alla inaugurazione(???) della pista ( pistarina viste le misure) di ghiaccio. Si loda, si broda e sbroda gli altri. Successo? sino ad oggi ZERO. L'assessore al turismo non è da meno. Parla di novità assoluta e di idea stratosferica il fatto di aver spostato PER NECESSITA' il mercato del sabato da piazza XX settembre a viale Gramsci. "I cittadini saranno lieti e felici di questo" dice l'imberbe amministratore comunale sorridendo a 40 denti. Contenti di che? sarei tentato di dire se lo avessi davanti. Non si sa, chi se ne frega, basta parlare. " E' tanto tempo - aggiunge ancora l'assessore commosso -che aspetto questo momento per proclamare Fano la città del carnevale e finalmente è arrivato". Evviva!!! e batte le mani. Ma Fano è la città del carnevale da sempre o, comunque,da molti anni e non sempre è riferito alla festa omonima. Poi arriva il pomeriggio tanto atteso. Sfilate, getto ,musica: pubblico, tanto. Quarantamila, sessantamila, ottantamila, non importa se si dicono cazzate stratosferiche tanto...chi li conta! C'è anche la TV locale. Fa la sua parte, poveretta, deve accontentare tutti, ma soprattutto i VULON. E questi non si fanno mancare nulla. Prima fila, palchi, palchetti d'onore, getto abbondante, sono uno dietro l'altro davanti la telecamera. Le domande sono sempre le stesse da secoli e le risposte...pure. E giù cascate di ovvietà. La telecamera passa con ossessione dai primi piani del Vulon ai primi piani dei carri e così ad un certo punto, nello schermo, non si distinguono più i pupi in cartapesta da quelli in carne e ossa. Che peccato. Quando finirà questa bella fiera delle vanità? C'è tempo, purtroppo c'è tempo. Tornassero almeno le tradizioni antiche. E bruciamo il Vulon in piazza, mannaggia.
martedì 22 febbraio 2011
CIAO
Armando si era reso conto di essere rimasto solo all'improvviso,senza nessun legame apparente con i pensieri che aveva in testa. Solo, mentre stava camminando lentamente nelle strade del quartiere, per passare il tempo e respirare un pò d'aria. Solo, aveva ripetuto tra sè e sè, sentendo una stretta al cuore, nessuno più intorno a lui, nessuno più vicino a lui, in caso di bisogno. L'ultimo legame affettivo si era chiuso qualche settimana prima con la morte improvvisa di una lontana parente sulla quale aveva potuto sempre contare. Ora avrebbe dovuto cavarsela da solo, contando sulle sue forze e basta. Gli era venuto quasi da sorridere, ma amaro, a quella idea; contare sulle sue forze era come prendersi in giro. Da tempo Armando non aveva più interessi, non coltivava amicizie, si era fatto pigro e svogliato, accorciando le passeggiate verso il mare- che una volta gli piacevano tanto- riducendo le sue uscite da casa solo per lo stretto necessario. Ed anche dentro le mura amiche impigriva davanti il televisore, dimenticando letture ed altri passatempi che invece gli avevano riempito la vita. Unico momento di distensione gli era rimasto sorbire il caffè, con molta calma, in un bar del centro, dove si recava puntualmente tutte le mattine, senza sgarrare, senza perdere una battuta. Un buon caffè, inverno o estate che fosse, bollente, sorso dopo sorso come aveva imparato tanti anni prima dal padre, che era un gran bongustaio.Un sorso e pausa, un sorso e pausa. Poi pagava e se andava, chiudendo quella breve parentesi, riprendendo la sua malinconia ed il suo passo lento verso casa. Era stata una mattina di tardo autunno che per Armando erano cambiate le cose, in meglio. Il bar dove era solito andare, per abitudine, aveva chiuso per ferie ed egli era stato costretto a cercare una alternativa e dopo aver girovagato per lungo tempo,l'aveva trovata in un caffè poco distante dal centro. Accogliente senza essere di lusso, pulito, non troppo rumoroso, gente spesso di passaggio e pochi tavoli. Proviamo, si era detto ed era entrato. Dietro il bancone stavano due ragazze, sui trent'anni o poco meno; una biondina slavata ed insignificante con il sorriso sempre sulle labbra anche quando non ce n'era motivo e l'altra con i capelli nerissimi, corpo minuto, carnagione chiara ed al contrario dell'altra, poco propensa al sorriso. Ma ciò che di lei aveva profondamente colpito Armando erano stati gli occhi. Grandi, luminosi, di un azzurro cupo simile a quello di un cielo in tempesta. Bellissimi. Era stato così che egli era tornato in quel caffè anche nei giorni seguenti, puntuale. E non poteva fare a meno di guardarla negli occhi, con discrezione quando ne aveva occasione. E cercava sempre lei per ordinare il caffè. Poi un giorno, senza volerlo, mentre lei gli poneva la tazzina di fronte, Armando le aveva sfiorato leggermente la mano. Un attimo. Si era sentito in colpa e per la prima volta aveva bevuto il caffè in fretta e se ne era andato. Nel giorno seguente era stato indeciso se tornarè lì o cambiare poi era tornato. Aveva ordinato il caffè e atteso, convinto che a servirlo, questa volta, sarebbe stata la biondina. Invece a porgergli la tazzina era stata ancora lei. E questa volta Armando, con un coraggio che non credeva di avere, le aveva sfiorato la mano intenzionalmente, lentamente.Lei non si era sottratta nè aveva evitato il contatto. E così andava avanti da giorni e quando lui, per qualche motivo, non faceva quella carezza era lei ad aspettare con la tazzina in mano che lui si decidesse. Sembra poco ma tanto era bastato perchè Armando ritrovasse il sorriso ed ogni volta che usciva da quel caffè fischiettava allegro. E adesso si dicono anche ciao ogni volta che si vedono.
lunedì 21 febbraio 2011
CARNEVALE A GO GO
Carnevale benedetto, carnevale maledetto, carnevale da buttare, non si sa più che cosa pensare.I laudatores parlano sempre in " issimo": bellissimo, divertentissimo, nuovissimo, affollatissimo, seguitissimo,ecc. Idee nuove, dicono gli interessati, abbiamo spremuto i cervelli come limoni( poco succo?), ne abbiamo inventate di tutti i colori e di tutti i sapori e giù lodi, soprattutto a se stessi, naturalmente. Pista di ghiaccio( di fronte al Politeama)- che è stata l'idea più balzana e fuori posto che si sia mai adottata a Fano sin dai tempi dei romani-; paladivertimenti in Sassonia- una struttura di plastica come quelle delle feste paesane-; lotteria di carnevale con premi originalissimi e cioè: auto, scooter, bicicletta elettrica, bici,... insomma tale e quale alla sagra dei garagoi! Poi il boom: ci sono quattro carri nuovi!!! Quattro carri nuovi... un sogno, una chimera, una cosa dell'altro mondo. E gli anni scorsi? e le edizioni passate? Evidentemente un bluff. Da non credere: al carnevale di Fano ci sono i carri allegorici, i colossi in cartapesta: che novità. Ma... ci sono sempre stati, e grandi e belli e geniali e colorati e gustosi ed originali; sempre per decenni. E allora? Basta solo riempirsi la bocca di immenso. Novità! Forse la vera novità è stato il dj Francesco. E giù consentiteci mille fragorose risate. DJ Francesco. Almeno DJ Francesco ce lo potevano risparmiare. Fa il passo- devo dire per obiettività- con altrettante baggianate che sono state rifilate negli anni passati con la Marini (5 secondi di presenza) ed un certo avvocato Marazzita, allora molto in voga ed illustre sconosciuto ai più, naturalmente pagati salatissimi.Le comiche finali poi arrivano con i conteggi fatti da cronisti benevoli e da dirigenti interessati sulle presenze numeriche del pubblico. Talmente inventate e sballate ( penso, per il freddo, a qualche bicchierino di grappa bevuto in più) che discordano tra loro non per qualche decina o per qualche centinaia ma addirittura per migliaia. Quarantamila presenze, sessantamila, ottantamila, ognuno spara la sua cazzata senza ritegno, senza vergogna tanto...La città del carnevale- Fano- sopporta rassegnata, indifferente, apatica, accetta come accetta qualsiasi altra baggianata, qualsiasi altra trombonata, ingoia e manda giù tutto. Oramai non ci si ribella più a nulla, si accetta purchè siano gli altri a proporre. Ed il brutto è che purtroppo c'è sempre qualche fesso che propone, che ha da offrire. Offrire che cosa? Non importa, basta che offre.
giovedì 3 febbraio 2011
PARLA COME MANGI !!!
Popolo fanese: SURSUM CORDA! (che non vuol dire- come potrebbe pensare qualche politico -comperare la corda a sorsi invece che a metri) in alto i cuori, finalmente anche noi abbiamo IL(la) BRAND. Ce lo ha annunciato nei giorni scorsi , dal balcone, un assessore con il controfiocco: popolo di terra, di mare, delle campagne, del centro storico, dopo sudori, fatiche, umiliazioni, l'Europa ha dovuto cedere alle pressioni di Fano ed ora ...abbiamo IL BRAND ( ed il coro che faceva: ceghecegheceghece come nella canzonetta di Rita Pavone). Tutto il TERRITORIO ( non si dice più Comune) potrà gioire. Me cojoni!!! ASSOLUTAMENTE SI! potranno far festa a S.Orso, a Metaurilia,a Gimarra, a Fenile, ovunque. E' chiaro che, però, bisognerà trovare una LOCATION adatta, una LOCATION all'altezza della SITUATION. I festeggiamenti partiranno LIGHT, all'inizio ( come la zona rossa dell'inquinamento atmosferico) per poi scatenarsi come DEVIL sino alla END della settimana. E dopo la prima SPERIMENTATION, il BRAND diventerà definitivo, ASSOLUTAMENTE SI!.
Parla un matto? No, così parlano i giovani assessori comunali.E il BRAND? E' forse un alcolico senza la Y finale? Boh, forse non lo sanno nemmeno loro.
E allora io sarei dell'opinione di consigliare i nostri BOYS ad andarsi a togliere qualche SATISFACTION dietro le mura con una ESCORT dai facili costumi e rompere meno le BALL a noi poveri fanesi. OK?
Parla un matto? No, così parlano i giovani assessori comunali.E il BRAND? E' forse un alcolico senza la Y finale? Boh, forse non lo sanno nemmeno loro.
E allora io sarei dell'opinione di consigliare i nostri BOYS ad andarsi a togliere qualche SATISFACTION dietro le mura con una ESCORT dai facili costumi e rompere meno le BALL a noi poveri fanesi. OK?
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