Erano tiepide serate di primavera
e camminare, correre, gridare
aveva il senso di una libertà ritrovata
dopo mesi di freddo e di giornate
trascorse in casa tra quattro mura.
Profumava di pini e di fiori
la lunga e serpeggiante strada
che usciva dal paese per portare lontano
chissà dove, oltre le colline.
Al calare del sole richiami di uccelli
animavano di suoni le verdi pinete
si sentivano chiari e distinti
e in un preciso punto della strada,
girati verso un'antico convento di clausura
bastava scandire nomi o parole
per sentire l'eco tornare come magia
e ripetere le nostre voci.
Restavamo a bocca aperta, increduli,muti
per qualche secondo, poi risate e applausi
perchè sapevamo da sempre
ma volevamo rinnovare quel mistero
come se fosse la prima volta.
Non ho trovato mai altri luoghi
che mi facessero rivivere quei momenti
con il fiato sospeso tra la parola gridata
e l'attesa del suo ritorno
da un antico convento di clausura.
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