Nel caldo soffocante dell'estate
in un giorno di agosto, nel paese
per mano con mia madre
entriamo nella grande chiesa
che è a pochi passi dalla nostra casa.
C'è penombra e silenzio,
un'aria fresca profumata di incenso
e l'odore di cera e di candele accese,
la poca luce entra dai grandi finestroni
che hanno vetri colorati pieni di figure;
il sacrestano al nostro ingresso
si gira appena e poi se ne va
lasciandoci soli.
Mia madre ha bisogno di pregare
e si inginocchia di fronte un grande quadro
con Gesù, la Madonna, San Giuseppe;
io sono curioso e mi guardo intorno
con gli occhi di bimbo; quanto è grande
la chiesa, alta e severa,
con il naso all'insù fisso lo sguardo
nel centro del soffitto con una cupola di vetro
dove si vede distintamente una grande colomba
tutta bianca, che vola ad ali aperte.
E poi cammino ancora, passo tra le panche,
sfioro con le mani le pareti, i marmi,
le acquasantiere, la balconata di legno
che corre tutt'intorno all'altare maggiore,
salgo i gradini...la mamma mi chiama
a bassa voce, severa, mi indica con la mano
di andarle vicino e non muovermi.
Mi siedo in un gradino e aspetto
mentre i profumi, gli odori della chiesa
mi avvolgono e mi inebriano nel respiro.
Poi ce ne andiamo ed affrontiamo
il caldo pesante dell'esterno e della strada
per tornare a casa.
E sento ancora oggi quei profumi
di incenso e di cera,
di penombra e di mistero.
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