E passavano veloci i giorni
pedalando in bicicletta
per andare all'Arzilla e restare soli,
vedersi la domenica
in qualche scantinato
con il giradischi e qualche vinile
con i balli lenti,
andare al cinema per restare al buio
mettersi nell'ultima fila
tenersi per mano e scambiare
qualche bacio ad occhi chiusi.
Passavano veloci i giorni
dell'estate e quelli della scuola
con i libri sottobraccio
tenuti da un grosso elastici colorato
e sorridersi da lontano
andare la domenica pomeriggio
da Franco per mangiare pizza
e ridere e parlare tutti insieme
quelli della compagnia.
Passavano veloci i giorni
a bordo della lambretta
tu seduta dietro mi tenevi stretto
e appoggiavi il capo sulle mie spalle
e mi ripetevi" vai piano, vai piano"
io davo gas per arrivare prima al fiume
e bruciare il tempo.
Passavano veloci i giorni
in una Bianchina bianca e grigia,
andavamo sempre più lontano,
aTorrette, a Marotta, a Pesaro,
eravamo più liberi e più sicuri
ed al ritorno ci fermavamo
dove sapevamo noi.
Passavano veloci i giorni...
..........................................
E siamo diventati grandi
le nostre strade si sono divise
non ascoltavamo più Mina,
Gino Paoli, Sergio Endrigo,
camminavamo il tempo
della nostra vita da soli,
tu lontana all'università
io a fare i miei primi passi
nel mondo del lavoro.
Ed i giorni passano sempre
più veloci, togliendoci il respiro.
giovedì 29 ottobre 2015
mercoledì 28 ottobre 2015
LA TRAGICOMMEDIA DELLA RICETTA
Sei uno dei tanti, tantissimi che prendono farmaci tutti i giorni e lo dovrai fare per tutta la vita; arriva quindi il momento in cui devi andare dal tuo medico per rinnovare la ricetta per l'acquisto.
ALLORA: prima di tutto devi decidere il giorno in cui hai almeno due ore da buttare al vento, poi ti devi munire del tagliandino con il nome del farmaco e poi...mentre vai all'ambulatorio predestinato pregare incessantemente perchè tutto vada bene.
Di questi tempi la sala d'attesa è gremita come uno stadio di calcio. pazienti seduti alla bene meglio su panche scomodissime, spesso uno sopra l'altro, moltissimi in piedi, alcuni che non reggono anche sdraiati in terra. Ci sono poliambulatori in cui visitano cinque, sei, sette medici, una bolgia infernale nella quale tu-atterrito !-cerchi di infilarti sgomitando per raggiungere la segretaria del tuo medico.
File, starnuti, tosse, la signora dietro a te che spinge infilandoti un ombrello tra le scapole,sei trascinato ondeggiando verso la postazione della signora in camice, non puoi fare nulla, attendi che tutto, alla fine, vada in porto.
Dopo fila e pazienza, finalmente arriva il tuo turno.Sospiro di sollievo; mentre allunghi la mano con il tagliandino della medicina ...l'infermiera se ne va di corsa per infilare la porta dell'ambulatorio dove sta il medico che deve firmare.
Maledici la sfiga e aspetti. Poi torna gridando al alta voce:" Serfilippi! Rossi! Giacomini! Franceschi ! distribuendo a destra e a manca il prezioso foglietto di carta rosata.
Finalmente l'angelo in bianco prende i tuoi tagliandini e scrive la ricetta. Bene...ma adesso dove vai ? Dove ti sistemi? Gli spazi vitali sono tutti occupati e quindi...ti adegui:trovi un angolo venti centimetri per venti tra la porta del gabinetto ed un portaombrelli. E aspetti...aspetti...aspetti.
Sei stanco, non ne puoi più ma è doveroso aspettare.
Quando stai per crollare finalmente la voce dell'infermiera che grida il tuo cognome.Sgomiti, ti fai spazio, raggiungi sudato la mano che ti porge la ricetta. Miracolo!!! Finalmente te ne puoi andare. Per abitudine leggi quel che è scritto nel foglietto: la medicina va bene ma è il quantitativo che è sbagliato:invece di due scatole ne ha segnata solo una il che vuol dire che...tra una ventina di giorni devi ripetere lo strazio.
E poi la fila ricomincia in farmacia.
W L'ITALIA !!!
ALLORA: prima di tutto devi decidere il giorno in cui hai almeno due ore da buttare al vento, poi ti devi munire del tagliandino con il nome del farmaco e poi...mentre vai all'ambulatorio predestinato pregare incessantemente perchè tutto vada bene.
Di questi tempi la sala d'attesa è gremita come uno stadio di calcio. pazienti seduti alla bene meglio su panche scomodissime, spesso uno sopra l'altro, moltissimi in piedi, alcuni che non reggono anche sdraiati in terra. Ci sono poliambulatori in cui visitano cinque, sei, sette medici, una bolgia infernale nella quale tu-atterrito !-cerchi di infilarti sgomitando per raggiungere la segretaria del tuo medico.
File, starnuti, tosse, la signora dietro a te che spinge infilandoti un ombrello tra le scapole,sei trascinato ondeggiando verso la postazione della signora in camice, non puoi fare nulla, attendi che tutto, alla fine, vada in porto.
Dopo fila e pazienza, finalmente arriva il tuo turno.Sospiro di sollievo; mentre allunghi la mano con il tagliandino della medicina ...l'infermiera se ne va di corsa per infilare la porta dell'ambulatorio dove sta il medico che deve firmare.
Maledici la sfiga e aspetti. Poi torna gridando al alta voce:" Serfilippi! Rossi! Giacomini! Franceschi ! distribuendo a destra e a manca il prezioso foglietto di carta rosata.
Finalmente l'angelo in bianco prende i tuoi tagliandini e scrive la ricetta. Bene...ma adesso dove vai ? Dove ti sistemi? Gli spazi vitali sono tutti occupati e quindi...ti adegui:trovi un angolo venti centimetri per venti tra la porta del gabinetto ed un portaombrelli. E aspetti...aspetti...aspetti.
Sei stanco, non ne puoi più ma è doveroso aspettare.
Quando stai per crollare finalmente la voce dell'infermiera che grida il tuo cognome.Sgomiti, ti fai spazio, raggiungi sudato la mano che ti porge la ricetta. Miracolo!!! Finalmente te ne puoi andare. Per abitudine leggi quel che è scritto nel foglietto: la medicina va bene ma è il quantitativo che è sbagliato:invece di due scatole ne ha segnata solo una il che vuol dire che...tra una ventina di giorni devi ripetere lo strazio.
E poi la fila ricomincia in farmacia.
W L'ITALIA !!!
lunedì 26 ottobre 2015
ERA UN TRENO...
Era un treno che andava lontano
e veniva da lontano,
nessuno sapeva se sarebbe tornato
portava pensieri,sogni,parole,desideri
progetti,delusioni, amori e odio,
dai finestrini coperti,dai vetri appannati,
si potevano distinguere solo ombre
e qualche tenue macchia di colore.
Andava,il treno andava senza fare rumore
su inesistenti binari di vita.
Si poteva decidere dove andare
o la meta sarebbe stata
unica per tutti?
E stava passando anche l'ultimo vagone...
e veniva da lontano,
nessuno sapeva se sarebbe tornato
portava pensieri,sogni,parole,desideri
progetti,delusioni, amori e odio,
dai finestrini coperti,dai vetri appannati,
si potevano distinguere solo ombre
e qualche tenue macchia di colore.
Andava,il treno andava senza fare rumore
su inesistenti binari di vita.
Si poteva decidere dove andare
o la meta sarebbe stata
unica per tutti?
E stava passando anche l'ultimo vagone...
domenica 18 ottobre 2015
SEDUZIONE FACEBOOK...
Mi lascio andare, come un giovincello, alle seduzioni più scontate di F.B.
Scatto con il cellulare decine e decine di foto, qualche volta faccio anche selfie, chatto con amiche ed amici ma soprattutto amiche, utilizzo le faccine per esprimere i miei sentimenti o le mie sensazioni, posto nella mia pagina messaggini scritti " alla nuora perchè suocera intenda", spero di interessare qualche giovane signora che magari non sa neanche chi sono o, al massimo, mi saluta appena per strada quando ci incontriamo.
Unica cosa che trovo utile ( ma in verità non è la sola) è quella di poter avere un blog tutto mio dove scrivere e dove posso esprimere le mie "velleità" poetiche o narrative o di cronaca come ho sempre fatto in tutta la mia vita ma in precedenza usando carta e macchina da scrivere.
Non ti dico poi i clic sui siti che più superficialmente mi interessano come il meteo, i programmi TV, le ultime notizie, i mezzi di informazione locale, ecc.ecc.
Raccolgo i miei pensieri e vado al computer. Scrivo, un pò cazzeggio, magari con il sottofondo di una bella musica trovata su You tube.
Poi ci sono i gruppi dove sono iscritto e mi diverto a dare una occhiata per vedere quel che succede intorno a me o quello che altri postano, soprattutto foto o notizie locali.
Mi ha fatto molto piacere mesi fa di trovare anche un gruppo molto numeroso che fa riferimento ad Arcevia il mio paese natale dove ho lasciato ricordi e cuore. Ho ripreso, attraverso esso, contatti con amici di famiglia e con nuove leve di nuove generazioni e risentito-dopo tantissimi anni-odori di casa.
Insomma: utilizzo Facebook un pò per divertimento, un pò per passare il tempo, un pò perchè mi è utile.
E' chiaro che per certe cose mi sono adeguato: faccine,chat,per qualche settimana anche Skype ( ma poi subito cancellato), messaggini e qualche altro contorno.
Selfie? Mi piace ! Sei bellissima !!! Che gnocca! Mitico!!! ti mando un link...vado con Whatsapp..ti mando una e mail..ok! Tanti touch screen anche a te. E poi, subito dopo la figurina con la mano che ha il pollicione alzato.
( bella fine che ho fatto!!!)
Scatto con il cellulare decine e decine di foto, qualche volta faccio anche selfie, chatto con amiche ed amici ma soprattutto amiche, utilizzo le faccine per esprimere i miei sentimenti o le mie sensazioni, posto nella mia pagina messaggini scritti " alla nuora perchè suocera intenda", spero di interessare qualche giovane signora che magari non sa neanche chi sono o, al massimo, mi saluta appena per strada quando ci incontriamo.
Unica cosa che trovo utile ( ma in verità non è la sola) è quella di poter avere un blog tutto mio dove scrivere e dove posso esprimere le mie "velleità" poetiche o narrative o di cronaca come ho sempre fatto in tutta la mia vita ma in precedenza usando carta e macchina da scrivere.
Non ti dico poi i clic sui siti che più superficialmente mi interessano come il meteo, i programmi TV, le ultime notizie, i mezzi di informazione locale, ecc.ecc.
Raccolgo i miei pensieri e vado al computer. Scrivo, un pò cazzeggio, magari con il sottofondo di una bella musica trovata su You tube.
Poi ci sono i gruppi dove sono iscritto e mi diverto a dare una occhiata per vedere quel che succede intorno a me o quello che altri postano, soprattutto foto o notizie locali.
Mi ha fatto molto piacere mesi fa di trovare anche un gruppo molto numeroso che fa riferimento ad Arcevia il mio paese natale dove ho lasciato ricordi e cuore. Ho ripreso, attraverso esso, contatti con amici di famiglia e con nuove leve di nuove generazioni e risentito-dopo tantissimi anni-odori di casa.
Insomma: utilizzo Facebook un pò per divertimento, un pò per passare il tempo, un pò perchè mi è utile.
E' chiaro che per certe cose mi sono adeguato: faccine,chat,per qualche settimana anche Skype ( ma poi subito cancellato), messaggini e qualche altro contorno.
Selfie? Mi piace ! Sei bellissima !!! Che gnocca! Mitico!!! ti mando un link...vado con Whatsapp..ti mando una e mail..ok! Tanti touch screen anche a te. E poi, subito dopo la figurina con la mano che ha il pollicione alzato.
( bella fine che ho fatto!!!)
sabato 17 ottobre 2015
NON SO...
Una piccola strada ricoperta di ghiaia
un vecchio muro basso e contorto coperto d'erba
un grande cancello di ferro che cigola al vento
grandi alberi che puntano al cielo,
incrociando tra loro rami e piante di edera,
qualche volta, nelle notti chiare, spunta la luna
proiettando lunghe ombre tutt'intorno
come in un paese fantasma.
Su quel muro malandato e sconnesso
nei giorni di sole si scaldavano le lucertole
e noi ragazzi andavamo furtivi
sognando i cacciatori nella giungla
armati solo di un lungo filo d'erba
con un cappio nella cima
e tentavamo di catturarle senza mai riuscirci.
Ritrovo quel muro dopo tanti anni
ogni volta che percorro la stradina di ghiaia
e sempre mi tornano in mente
la giovanissima età, gli amici di giochi,
la caccia inutile alle lucertole,
il tempo che passa
e le pagine del libro della vita
che si accavallano e si inseguono
anche nei ricordi.
un vecchio muro basso e contorto coperto d'erba
un grande cancello di ferro che cigola al vento
grandi alberi che puntano al cielo,
incrociando tra loro rami e piante di edera,
qualche volta, nelle notti chiare, spunta la luna
proiettando lunghe ombre tutt'intorno
come in un paese fantasma.
Su quel muro malandato e sconnesso
nei giorni di sole si scaldavano le lucertole
e noi ragazzi andavamo furtivi
sognando i cacciatori nella giungla
armati solo di un lungo filo d'erba
con un cappio nella cima
e tentavamo di catturarle senza mai riuscirci.
Ritrovo quel muro dopo tanti anni
ogni volta che percorro la stradina di ghiaia
e sempre mi tornano in mente
la giovanissima età, gli amici di giochi,
la caccia inutile alle lucertole,
il tempo che passa
e le pagine del libro della vita
che si accavallano e si inseguono
anche nei ricordi.
mercoledì 14 ottobre 2015
CON LA TESTA TRA LE NUVOLE
e i piedi nelle pozzanghere
camminava sotto la pioggia
senza cercare riparo
e rivoli d'acqua coprivano
i suoi vestiti, il viso, i capelli;
sul selciato si riflettevano
le luci dei lampioni
e le auto passavano veloci
sollevando spruzzi e fango.
Andava passo dopo passo,
tenendo gli occhi socchiusi
in una strada che forse
neanche conosceva,
o non riconosceva così,
nel buio, sotto il temporale.
Era talmente inzuppato d'acqua
che a stento riusciva a proseguire.
Allora aveva deciso di fermarsi
coprendosi sotto un grande albero
che stava al lato della strada.
Tremava un poco e mentre tentava
di asciugarsi
passandosi le mani sul viso
gli era tornato in mente
che anche da bambino
gli piace stare sotto la pioggia
e giocare con le barchette di carta
facendole andare sui rigagnoli
che si formavano ai lati della strada
che passava davanti a casa sua,
in quel paese in cima a un monte...
sognando il mare.
domenica 11 ottobre 2015
LA GOCCIA CHE CADE
La goccia che cade
lentamente
dal ramo oramai
privo di foglie
sfiora per un attimo
un piccolo insetto
che tenta
di proteggersi
dalla pioggia
e solo il caso gli salva
la vita.
E allora felice
l'insetto
si ferma in un vaso
che ha ancora
una pianta fiorita.
Qui cade nella rete
di un ragno
e per lui
finiscono sogni
e speranze.
lentamente
dal ramo oramai
privo di foglie
sfiora per un attimo
un piccolo insetto
che tenta
di proteggersi
dalla pioggia
e solo il caso gli salva
la vita.
E allora felice
l'insetto
si ferma in un vaso
che ha ancora
una pianta fiorita.
Qui cade nella rete
di un ragno
e per lui
finiscono sogni
e speranze.
martedì 6 ottobre 2015
VIALE DEL TRAMONTO...
Sotto una pioggia leggera e noiosa
cammino lungo il viale
coperto di foglie appassite
che sembravo pensieri
oramai dimenticati per sempre,
trovo spazio tra auto in sosta
e qualche passante con l'ombrello,
mentre il treno sferraglia veloce
facendo tremare la strada,
penso al tempo trascorso
percorrendo le viuzze del centro,
la grande piazza quasi deserta,
i negozi vuoti e le inutili luci
che fanno da richiamo solo alle ombre
di persone che vanno
a passi veloci.
Il porticato del teatro,antico e forte
che sembra rivivere giorni
di secoli fa,alla fioca luce delle torce.
Il viale del tramonto è alla fine,
ho raggiunto l'auto e salgo.
E piove ancora in una Sassonia deserta.
cammino lungo il viale
coperto di foglie appassite
che sembravo pensieri
oramai dimenticati per sempre,
trovo spazio tra auto in sosta
e qualche passante con l'ombrello,
mentre il treno sferraglia veloce
facendo tremare la strada,
penso al tempo trascorso
percorrendo le viuzze del centro,
la grande piazza quasi deserta,
i negozi vuoti e le inutili luci
che fanno da richiamo solo alle ombre
di persone che vanno
a passi veloci.
Il porticato del teatro,antico e forte
che sembra rivivere giorni
di secoli fa,alla fioca luce delle torce.
Il viale del tramonto è alla fine,
ho raggiunto l'auto e salgo.
E piove ancora in una Sassonia deserta.
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