Quante porte ho chiuso alle mie spalle
e non ho più riaperto
quanti luci ho spento
per non vedere e non ricordare.
Nei tratti del mio viso
segnato dal tempo
rivedo il volto di mio padre
e da fanciullo quanto mi appariva vecchio
lui quarantenne e pieno di vita.
I lampioncini di carta colorata
con dentro il bianco cero
illuminavano le strette vie del paese
le litanìe della processione erano cupe
e tristi i rumori delle catene
trascinate nel selciato
noi bambini in piedi sulla sedia
guardavamo impauriti fuori la finestra
spesso chiudevamo gli occhi
aspettando che la lunga fila sparisse
nel buio della notte di passione.
Ma l'orologio della vita
continua a battere il tempo
senza fermarsi mai
i volti, le figure, le storie,
vengono incontro e ti sfiorano
e passano e si perdono
nel buio del passato.
Quanti sogni quante speranze
quante illusioni in un sorriso
e nel cuore il pianto
ma è bello ridere correndo
sfidare il vento ed il futuro
finchè c'è giovinezza
e immaginare una vita
scritta solo nella fantasia.
Chiedevi con le lacrime agli occhi
qualche minuto di ospitalità
per non rimanere solo
con i tuoi pensieri e le tue paure
il calore delle voci ti rianimavano
e riprendevi fiato prima di andartene
a passi lenti verso il buio della sera
ad affrontare una notte senza fine
per rivedere il giorno
e non sapere quando.
Arcevia mi ha visto nascere
Fano mi ha visto vivere.
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