RICORDO di
APRILE
Quello che conta
Al centro di
Piazza Venti Settembre c’è una stella.
Al centro di
ogni piazza c’è sempre qualcosa: un lampione, un mosaico, un tombino… se non
c’è niente allora non è il centro della piazza, o quella non è una piazza.
Una volta gli
studenti che si recavano a scuola a forte rischio di interrogazione, badavano
bene di non passarci sopra.
“Porta
sfurtuna!” dicevano. Il termine “sfiga”, oggi più adoperato, quella volta non
era un uso.
Adesso gli
studenti che si recano a scuola non hanno problemi circa il risultato
dell’interrogazione.
Una volta,
nei primi anni ‘60, verso le sei del pomeriggio un tale aveva preso l’abitudine
di fermarsi proprio al centro della stella: rimaneva lì una decina di minuti,
curiosamente con il naso in aria e gli occhi attenti, come per cogliere il
passaggio di qualcosa, o un evento straordinario, o non si sa che altro.
I pochi
uomini seduti sulle sedie di legno antistante il bar-trattoria Rossini,
rimanevano tutto il tempo ad osservarlo.
“Mo chi è
c’lù?”
“E chi l’ha
mai vist”
“Per me en è
manca de Fan”
“Prò è
curios: ogni giorn a st’ora va malì e guarda a pr’aria; te vedi nient?”
“No, c’è
qualca nuvola mo me par che è tropp poc per perda el temp a guardà ma quell”
“C’è casi
anca ch’èn guarda, magara sent un udòr…”
Quest’ultima
ipotesi ricevette scarso credito.
La
discussione terminava quando il tale abbassava lo sguardo e, silenzioso com’era
venuto, se ne tornava via, per ricomparire, immancabilmente, alla stessa ora
del giorno seguente, pioggia neve o vento che Dio mandasse in terra.
Anche i passanti, incuriositi
da cotal atteggiamento, si fermavano un attimo e mettevano il naso diretto verso il cielo senza tuttavia riuscire a vedere proprio niente. E ripartivano.
Ripartivano
senza sapere che lui intanto li contava, li contava tutti.
Quando sarebbe arrivato a
contare il trecentesimo ficcanaso… avrebbe cambiato piazza.
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