RICORDO di
MAGGIO
La pergamena
L’iconografia
era di quelle classiche: le rondini garrivano nel cielo sereno dell’imbrunire
di Piazza XX Settembre, aria mite, alcune mamme osservavano i loro figli
giocare, non trascurando di chiacchierare tra loro, tavoli e sedie del Bar
Aurora tutti occupati da gente che parlava, beveva, fumava.
La donna
attraversava velocemente la piazza per recarsi a casa mentre, nella memoria,
annotava gli elementi iconografici di quell’ennesimo maggio, senza tuttavia
provare curiosità né voglia di fermarsi a guardare meglio.
Fu un tacco,
malevolmente infilatosi tra le fessure del selciato, a bloccarla d’imperio
proprio davanti la chiesa di San Silvestro.
Operò con una
certa maestria per liberarlo senza togliersi la scarpa, ma ormai si era
fermata; lì, davanti alla chiesa.
Fervente
cristiana non lo era mai stata. L’ultima volta che era andata a messa fu in
occasione di… di che? Non ricordava. Qualcosa la spinse ad entrare. E lo fece.
“El segn d’la
Croc se c’mincia da la spalla de destra o da c’l’altra?” si chiese assaporando
il rumore attutito che giungeva da fuori. Non ricordava neppure che dentro la
chiesa tutto diventa ovattato, il tempo si ferma, lo spirito si libera.
Si segnò come
le capitò di fare, dopo aver inumidito le dita nell’acquasantiera.
Due passi
avanti, verso l’altare, nel silenzio. Si stava immergendo in un mondo irreale,
disertato dai più, dalla popolazione dei distratti.
Fissato al
muro, un quadro proteggeva una vecchia pergamena; valeva la pena leggerla?
Con tutti i
magoni che aveva, le incombenze, le difficoltà che solo una donna che vive in
solitudine può conoscere, ritenne non fosse il caso di prestarle attenzione,
neppure per soddisfare una punta di sana curiosità.
Un quadro,
nel muro.
“Impara a
mantenerti calmo e sereno tra il chiasso e l’agitazione, pensa alla pace che si
gode nel silenzio”
“Cazzate” le
venne di pensare.
“Evita le
persone chiassose e rissose: sono un tormento per lo spirito”
Però: che
strano! Quella pergamena la stava attirando irresistibilmente, voleva farsi
leggere. Era un caso o piuttosto intendeva comunicarle qualcosa?
“Cerca di
essere te stesso, non fingere l’affetto se non l’hai, ma non essere cinico
verso l’amore perché anche se esso appassisce e secca, tuttavia rinverdisce
sempre, come l’erba”
Ripensò ad
una persona che non era più con lei; una persona importante, un giro di boa
nella sua esistenza.
“Fa tesoro
dell’esperienza che viene dagli anni e rinuncia ai sogni di gioventù”
L’esperienza
e gli anni le avevano mostrato unicamente quanta forza deriva dalla serena
rassegnazione …
“Tu sei una
creatura dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle. Hai diritto di
restare qui, e non importa se lo sai o meno”
… anche se
più di una volta aveva pensato di farla finita con questa vita così avara di
soddisfazioni, così prodiga di delusioni ed amarezze.
“Sii in pace
con Dio, qualunque sia la concezione che hai di Lui”
In pace con
Dio… dovette ammettere a sé stessa che era sempre riuscita nell’intento di
ricominciare da capo. Decisamente qualcosa o qualcuno l’aveva sempre aiutata:
forse l’idea dell’esistenza di una Volontà superiore, forse la rabbia, forse
l’amore.
Forse.
“Con tutte le
falsificazioni, le noiose occupazioni ed i sogni spezzati… è pur sempre un bel
mondo il nostro, il tuo. Sii prudente. Sforzati di essere felice.”
“… di essere
felice…” ripetè automaticamente.
Finito di
leggere non risolse di cambiar vita, né di votarsi ad opere pie. Non decise che
sarebbe andata a Messa tutte le domeniche, né di scoppiare in uno sproloquio di
bestemmie.
Restò a lungo
col capo chino, guardando in terra, laddove il pavimento faceva angolo con il
muro.
Prima di
uscire.
(liberamente tratto da “Desiderata”, di
Anonimo)
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