Mi poneva la domanda all'improvviso, magari mentre parlavamo di cose futili e senza importanza:" ma quando si muore, cosa succede?" Stavamo sempre seduti abbastanza vicini, nella sala dove lei passava le sue giornate guardando la televisione, leggendo il giornale, mangiando, ricevendo visite; e lì stavo anch'io quando le andavo a far visita molto spesso, tutti i giorni. Rimanevo imbarazzato di fronte a quell'interrogativo che mi poneva e non sapevo mai cosa e come rispondere. A volte cercavo di buttarla a ridere, dicendo qualche sciocchezza ma mia madre non era tipo da lasciar correre, neanche a quella bella età. " Dopo, dopo, quando hai lasciato questo mondo dove si va? Che si fa?, C'è qualcosa o tutto finisce?". E mentre interrogava ,avvicinava il suo viso al mio e mi puntava addosso i suoi occhi scuri e penetranti, socchiusi dalle rughe, guardandomi fisso e attenta, aspettando la risposta. Già il fatto di immaginare mia madre che muore era per me un' emozione e poi mi trovavo del tutto impreparato e indifeso. Ma cosa dico? Mi chiedevo. Azzardavo allora quasi l'ovvio:" mamma, se vogliamo stare a sentire ciò che dicono la chiesa, il prete..."non mi faceva proseguire;con un gesto della mano mi faceva capire che dovevo andare oltre lo scontato. Ero veramente in difficoltà, balbettavo, non sapevo cosa inventare. Il fatto è che mia madre, di età molto avanzata, mi poneva queste domande, estremamente serie, con una serenità ed una tranquillità che mi disarmavano.E andava avanti:" Dopo ( per dire oltre la morte) come saremo? Avremo un aspetto uguale o saremo invisibili? Io ti potrò vedere? Sentirò la tua voce? E le gente, i figli, i nipoti..." Qui tentavo una battuta:" è meglio che non vedi quel che accade su questo povero mondo, pieno di miserie,mamma. Guarda da un'altra parte". In verità capivo che il suo pensiero più assillante non era la morte ma proprio quello di non vedere più noi, i nipoti,la gente di casa. Mi guardava fisso, lo sguardo attento, aspettava risposte che io non avrei mai potuto darle o forse desiderava certezze, anche se solo a parole, per sentirsi in qualche modo tranquilla.
Poi,all'improvviso, così come aveva iniziato, riprendeva a parlare di questo e di quello, delle piccole cose futili della giornata. Mi salutava sorridendo quando io me ne andavo e non ho mai capito sino in fondo quanto e come le pesavano e l'angustiavano quei pensieri. Se ne è andata oramai da diversi anni ma adesso sono io che , ogni tanto,le pongo domande difficili. Mentre cammino guardo verso il cielo e le chiedo:" mamma mi vedi? Senti la mia voce? Come va?". E le mando un bacio con la mano.
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