sabato 28 aprile 2012

FIORI DI CAMPO

Piccoli fiori di campo
sospiri di colori
ribelli ad ogni regola
nascete ovunque
nascosti tra l'erba,
in terra abbandonata
o tra le pietre antiche
nei muri sconnessi
a testa alta
anche tra rifiuti
di una civiltà incivile.
Azzurri, bianchi, gialli
in una tavolozza
che non ha confronti
siete la meta sicura
di insetti, farfalle, api
che cercano la vita
in una primavera
generosa e forte.
Un giorno, una settimana
un mese o un'ora
il tempo di dare vita alla terra
 che si veste a festa
 per un canto d'amore.
Tra cemento e asfalto
siete l'unico segno
che ridona all'uomo
speranza di un mondo
destinato a sopravvivere.

giovedì 26 aprile 2012

BAMBOLE

Facevano bambole, bambole di cartone, quel poco che ancora si trovava girando per il paese ed in periferia. Facevano bambole disegnandone prima con la matita la sagoma e poi ritagliando con le forbici; più o meno tutte uguali: braccia e gambe aperte, treccine in testa, collo lungo, gonnina a campana sino al ginocchio, scarpine appena accennate. Poi coloravano. Capelli o gialli o neri, due puffetti rosa nelle guance, un segno rosso per bocca, gonnina azzurra e scarpine nere. Era sempre bamboline, mai maschietti, forse perchè non erano capaci di disegnarli oppure l'abitudine era oramai così consolidata che non azzardavano la novità.
Quando ne avevano preparate un certo numero, spesso legato alla scarsità dei materiali, le esponevano su tre sgangherate sedie con il fondo di paglia, fuori della porta di casa, in un vicoletto stretto e poco illuminato, poco distante dalla piazza principale. La guerra era dura ed il paese aveva subìto bombardamenti ed uccisioni, lotte feroci in quell'ultimo squarcio di confitto; partigiani e fascisti, tedeschi e italiani: l'uno contro l'altro. Non c'erano più uomini: solo donne, vedove, anziane e giovanissime,e molti bimbi, nati poco prima del disastro. Ed erano proprio due sorelline di sei, sette anni, ad aver escogitato quel modesto commercio per raccogliere qualche centesimo o qualche tozzo di pane; qualche boccone dai compaesani che avevano pena di quelle due bimbette più magre delle loro bambole, rimaste sole dopo la morte dei genitori ed accudite da una vecchia zia, i centesimi- caso strano- dai soldati che transitavano in paese e che forse vedevano in quella commovente immagine il ricordo di figli, figlie, e nipoti lontani.
Erano felici le due sorelline quando riuscivano a raggranellare qualcosa e tiravano avanti, portando tutto a casa. I paesani ci avevano fatto l'abitudine a quel piccolo angolo di tranquillità  e salutavano passando.
Un giorno, un giorno maledetto,era transitata per il paese una lunga colonna di militari con automezzi ed autocarri. Procedeva adagio e tutti i paesani si erano radunati sul ciglio della strada per vederla passare. Anche le bimbe erano andate e si erano portate le bamboline di cartone per mostrarle  e forse con la speranza di guadagnare qualcosa. Erano piccole e per farsi vedere, piano piano, erano riuscite a raggiungere la prima fila; in mano le pupe di cartone che agitavano verso i militari gridando per attirare l'attenzione. Gridavano e ridevano agitando le bambole; poi, era stato un attimo. Forse sospinte dalle persone che stavano alle loro spalle, erano arrivate quasi al centro strada nel momento in cui arrivava un grosso autocarro. E non c'era stato nulla da fare per evitarle. Avevano ancora le pupe in mano quando le avevano portate via ormai senza vita. Erano stati in pochi ad accorgersi del dramma; un attimo e via, per andare a fare bambole in cielo.

mercoledì 25 aprile 2012

AMARO AMORE

Amore,
amaro amore mio
più erano dolci gli incontri
più era amara la paura di perderti.
Era un continuo alternarsi
di temporali e cieli assolati
di luci ed ombre,di sorrisi e pianti
incostanti e senza certezze
era bello perdersi nel tuo sereno
e duro soccombere
nelle tue tempeste .
Eppure tornerei ancora a vivere
amarezze e piaceri
di un incontro che non aveva fine
e sembrava solo un attimo.
Amore,
amaro amore mio
chissà dove sei adesso
 con chi e a fare che cosa;
 mi illudo che pensi a me
e che vorresti rivedermi
per farmi perdere nei tuoi occhi
azzurri come il cielo
cupi come il mare
e grandi per contenere un sogno.


SCRIVI DI TE


Scrivi parole
che parlino di te,
fatti capire.
Sai leggere
nel tuo cuore
e sarai sincero?
I tasti bianchi e neri
suonano una melodia
che accompagna
la storia
e nel biancore del muro
si susseguono volti
e paesaggi
come in un film.
Le parole faticano
a uscire
il mio io è commosso
mentre gli occhi
 trattengono le lacrime;
Il passato
è dentro di noi
e scorre nelle vene
alimenta il giorno
e porta ricordi
nella mente.
E' il puzzle della vita
che si è formato
pezzo dopo pezzo
a fatica certe volte
facilmente in altre
aiutato, spinto, trascinato
consapevole e inconsapevole.
Appari come sei
o non sei come appari?
Credo  di essere me stesso
mi sforzo, non maschero
non baro e me ne dolgo
perchè è così che gli altri
vorrebbero che facessi
apparire per non essere
ed essere per apparire,
per convenienza .
Ma io sono come sono
ed il trucco della maschera
lo lascio agli altri.
Io non ne ho bisogno.






domenica 22 aprile 2012

ORME

In riva al mare
sulla sabbia bagnata
orme che lasci
al tuo passare
e che svaniscono
piano piano
come per magìa.
Cammini,
un passo dietro l'altro
ma del tuo andare
non resta nulla.
Una piccola buca
che si riempie d'acqua
per qualche attimo
e poi così
sino alla fine dei giorni.
Quanto è lunga
quella pallida
distesa di sabbia?
Una vita.

IN SILENZIO

A volo di rondine
in silenzio
la nostra amicizia
se n'è andata;
nata non si sa come
finita non si sa perchè
ma è finita.
Una pianta senza radici
prima o poi
è destinata a cadere
e tornare alla terra;
ma abbiamo fatto in tempo
a vedere il pesco
coperta di fiori
ai primi tepori
della primavera.
E' stato bello
e non sarà che un  ricordo.

giovedì 19 aprile 2012

ALI DI FARFALLA

Muoveva le mani
che sembravano
ali di farfalla
di un bianco
trasparente
ancora più pallide
 in contrasto
con il rosso lacca
delle unghie.
Segnavano linee
e curve, lentamente,
pareva seguissero
un ritmo musicale
esotico e sensuale
ma accompagnavano
invece
il suono delle parole
scandite piano
e a bassa voce.
Si spiegava bene
ma io non capivo
incantato
da quelle mani
che sembravano
ali di farfalla
 pronta a posarsi
nei petali di un fiore.



mercoledì 18 aprile 2012

GIALLO A TEATRO

I'ispettore  Trombetti avrebbe preferito lasciare l'ufficio e andarsene a casa; era stanco, la barba lunga, aveva fame. La città non era grande ma piena di rogne, di impicci, fattarelli di quartiere spacciati per tragedie, autorità pubbliche piagnone, lamentose, con poco cervello e molte ambizioni, chiamavano in continuazione, pretendevano miracoli da un modesto gruppo di agenti che facevano l'impossibile, anche fuori orario. Dunque voleva andare a casa l'ispettore Trombetti ma non era proprio il caso. Gli aveva infatti telefonato pochi minuti prima il sindaco, avvertendolo che una donna che faceva le pulizie al Teatro Comunale aveva ritrovato in un palco di seconda galleria un indumento intimo femminile, apparentemente macchiato di sangue. Fosse accaduto in un altro luogo, all'aperto nessuno ci avrebbe fatto caso ma... nella casa più importante della cultura locale, in un palco, la mattina dopo lo spettacolo lirico  della notte, beh, era il caso di dare una occhiata e vedere  che non ci fosse dietro niente di tragico. Così, l'ispettore Trombetti si era armato di santa pazienza e si era recato in piazza per incontrare il sindaco ed andare insieme a vedere la scena e l'oggetto incriminato. Stretta di mano, saluti e convenevoli e poi insieme a teatro. La donna che aveva ritrovato l'indumento era ancora agitata e parlava, parlava mentre li conduceva al palco. Qui l'ispettore era entrato insieme al sindaco, pur sapendo che forse sarebbe stato meglio allontanarlo ma...le relazioni pubbliche avevano il loro peso. Trombetti aveva subito notato in terra il piccolo indumento, di colore chiaro, tessuto e taglio elegante- non certo quelle che portava sua moglie-  effettivamente con alcuni segni di coloro rosso simile a sangue.  Aveva  guardato velocemente dapertutto ma non aveva trovato altro che potesse dare qualche altro indizio. Insomma c'era solo quello, un pò poco. Con una penna che teneva sempre nel taschino, l'ispettore  aveva sollevato l'indumento per osservarlo meglio e non ci aveva messo molto a capire che quei segni rossi non erano altro che tracce di  checkup: una cosa un pò strana ma niente giallo, dunque,  una spericolata serata d'amore e di ... patatine fritte e salsa in un palco di teatro in pieno spettacolo lirico. Una sfida alla folla e alla normalità. Niente di serio, aveva allora detto al sindaco e possiamo anche andarcene. Ma il sindaco, che aveva ascoltato attento la deduzioni dell'ispettore incuriosito e sorridente gli aveva detto: " ispettore, io sono molto curioso; vogliamo andare a vedere chi aveva preso questo palco? Sa io sono un uomo del popolo e queste cose  cosi audaci ancora mi meravigliano. ". Trombetti non ne aveva nessuna voglia, voleva andare a casa ma.. si era arreso ed insieme erano andati in segreteria per scoprire quel nome. Alla ragazza non avevano detto nulla se non la necessità di trovare  la persona che aveva prenotato quel palco. Pochi secondi ed era arrivata la risposta. Il sindaco e l'ispettore si erano guardati negli occhi rimanendo a bocca aperta." Ma no!!!" Ma come era possibile!  Una persona importante in città, con molto potere in mano, uno dei pochi membri del Club dei Maneggioni, lui.lui!!! Da non credere. E non era possibile che ci fosse andato con la moglie,quindi... doveva aver avuto un bel coraggio . Si erano lasciati ridendo: Trombetti di fuga  verso casa, il sindaco di corsa nel suo ufficio per raccontare tutto agli amici. E farsi quattro risate. Ma...zitti e mosca! Non dite niente a nessuno, mi raccomando!!!

A VOLO DI RONDINE

A volo di rondine
la nostra amicizia,
 in silenzio,
se ne va via da noi
sfiorando le onde del mare
le piante fiorite di pesco;
resterà solo un ricordo
nel tempo
a segnarne i contorni
mentre i petali rosa
cadono in terra
come lacrime.

lunedì 16 aprile 2012

COME E' BELLO RUBACCHIARE

Come è bello rubacchiare da Venezia in giù,
tanto tanto ho rubacchiato, non ne posso più!
Tanti auguri, tanti auguri pure a te fessacchione
che hai creduto nei partiti come fosse una missione
mentre invece sono andato con la bocca spalancata
per pappare tutto quanto con la faccia più beata.
Tanti auguri, tanti auguri pure a te gran beota
che votavi i refererdum per cambiare chissà cosa
hai capito che in Italia non si cambia proprio niente
mentre noi rubiamo soldi anche a chi non ha più niente?
Come è bello rubacchiare da Venezia in giù
noi rubiamo tutti quanti  e rubiam sempre di più
tu sei il fesso che ci ha dato questa solida occasione
e per questo che ti nomino Cavaliere Gran Coglione.

domenica 15 aprile 2012

LA VITA IN VOLO

Pensare ai momenti felici
di ieri, di oggi, di domani
seguire in volo come una rondine
il percorso della vita
da un paese all'altro
da una casa all'altra
e la mente che cerca luoghi
persone, amici, familiari
perchè memoria è vivere
anche senza rimpianti.
La piccola e fresca fonte
che sgorgava dalla pietra
sul fianco assolato del monte
le strade bianche e polverose
che hanno raggiunto il mare
la sabbia, la dolce carezza delle onde
compagne e compagni di scuola
vedere negli altri e sentire
nel proprio corpo
il passare del tempo e della fanciullezza
essere felici del cambiamento
e provare emozioni
mai sentite prima
e il cuore che batte forte
specchiarsi nei suoi occhi
e sorridere insieme senza un perchè.
Volare come una rondine
tra gioie e dolori, tra risa e pianto
mentre il pendolo batte  il tempo
e il tempo batte sulla tua vita
segnando il  corpo e l' anima.
Come passa veloce
anche quando in silenzio
cammina  vicina ai tuoi cari
ai tuoi amici, ai tuoi amori.
La musica, i suoni, le voci
sono una colonna sonora
che ti accompagna
 sempre e dovunque
e volano insieme a te,
 come una rondine.

sabato 14 aprile 2012

RICORDI LONTANI

Camminava sempre in riva al mare, con qualsiasi tempo, estate ed inverno. Di  mattina presto, all'alba, lungo la battigia, un passo dietro l'altro, a piedi nudi, raccogliendo pezzi di legno portati dalle onde sulla spiaggia. Menco aveva sicuro ottanta anni e forse più, curvo come un ramo di olmo, dalla pelle scura bruciata dal sole e dalla salsedine. Nel dopoguerra aveva fatto il bagnino al Lido per tantissimi anni ,mettendo in acqua o riportando a riva i pesantissimi mosconi o aiutando i bagnanti. Nelle ore più calde dell'estate, quando al Lido non c'era nessuno, Menco stava al sole, disteso per terra o rannicchiato sui sedili scomodi dei pattìni, immobile come se dormisse, senza fare un movimento, coricato su un lato, in canottiera e calzoncini corti.  Qualche raro villeggiante che osava passeggiare anche con quella calura, certe volte, convinto che fosse morto, dava l'allarme e chiamava aiuto ma Menco era vivo  e tranquillo e riprendeva presto il lavoro non appena la gente riprendeva posto sotto gli ombrelloni. Mattina e sera: ma trascorreva cosi anche la notte? Non saprei dire, certo è che Menco non ha mai abbandonato il mare e d'inverno era l'unico che osava sfidare il mare sfiorando con i piedi il lambire delle onde in subbuglio sulla spiaggia. Ancora più curvo, affrontava la bora ed i venti freddi della stagione senza fermarsi un  attimo, se non per raccogliere rami, legni, canne. Io ho sempre immaginato che Menco parlasse con il mare e dialogasse con lui; spesso avrà ascoltato la sua voce, altre avrà raccontato le sue storie ed i suoi pensieri.
Dicevano i suoi conoscenti che fosse sordo e quando gli rivolgevano la parola parlavano a voce altissima; credo invece che Menco ci sentisse benissimo, solo che preferiva dare ascolto alle onde piuttosto che alle vane parole dei vicini.
Quando la stagione estiva volgeva al termine, chiudeva i battenti e portava i mosconi a riposo, al di là dell'Arzilla.
Quando e come sarà morto? All'improvviso la sua figura curva e scura non è più comparsa. Ma sarà veramente passato  a miglior vita? io immagino che sia solamente tornato al mare, al suo mare, per riprendere posto tra calamari, seppie, sfoglie, merluzzi e  sampietri. E sono altrettanto certo che prima o poi lo rivedrò ricomparire il riva al mare, coperto di salsedine, bruciato dal vento e dal sole.

venerdì 13 aprile 2012

AVREI VOLUTO SCRIVERTI

Avrei voluto scriverti
avrei voluto scriverti un biglietto
di quelli che non si usano più
magari un pò ingiallito dal tempo
dirti quel che penso
o rivelarti un pensiero
o il mio stato d'animo.
Oggi scrivere è fuori moda
e fuori dal tempo
ci sono altri modi ed altri mezzi
a me però ancora piace
la carta e l'inchiostro.
Mi ci sono messo d'impegno
perchè avevo fatto una promessa;
ho guardato il rettangolino bianco
non so neanch'io
per quanto tempo, per quante ore.
Gli occhi fissi, la mente incerta:
le dico questo? Le parlo di...
la penna in mano, ferma e arida
niente che fosse importante.
Era l'alba  e ancora a mezzogiorno
il biglietto era bianco, un pò ingiallito.
Possibile? Parole, sentimenti,
qualche verso di poesia
il silenzio impauriva anche me.
Dopo un'ora ancora
ho deciso di arrendermi;
verrà il tempo, mi sono detto,
e non basterà un quaderno.
Ho guardato per l'ultima volta il biglietto
rimasto paziente ad attendermi,
mi sono intenerito
e in impulso di generosità
 ci ho scritto " W IL MILAN " !!!




giovedì 12 aprile 2012

VORREI SCRIVERTI

Vorrei scriverti un biglietto
qualche riga, poche parole
niente di più;
breve come sono brevi
i nostri dialoghi,rapidi
tanto da non intenderci.
Mi piacerebbe segnare
un  pensiero, una frase
che siano diversi da tutti quelli
che sono stati detti da altri
ma che cosa ancora
non è stato detto e scritto?
E poi, mi capirai?
O potrei essere io
a non essere capace
di farti capire.
Eppure ce l'ho chiaro in testa
e quando ci penso
nella mia mente
mi vengono facili e semplici
le parole
ma non riesco a scrivere.
Forse è il biglietto a frenarmi,
o forse non è ancora il momento.
Ma sono sicuro che un giorno,
domani, o domenica o lunedì
mi sarà facile dirti
in quel  piccolo foglio bianco
quel che adesso mi resta dentro.




mercoledì 11 aprile 2012

VORREI SCRIVERTI UN BIGLIETTO

Vorrei scriverti un biglietto
vorrei scriverti un biglietto d'amore
per ricordare i momenti più belli
per sopire i ricordi più amari
poche parole per non versare lacrime
ma sorridere al tuo sorriso
così aperto e così contagioso.
Questo piccolo rettangolo di carta
che aspetta che io scriva
quel che non riesco a dirti.
Troverò il coraggio di farlo
magari domani, forse domenica
non so ma lo farò, ne sono certo.
E' vero che quel che è passato
è già lontano, restano solo i contorni
e pochi segni nella nostra carne
però ancora al pensiero
sento stringermi il cuore
ed i miei occhi ti cercano ancora.
Ieri, un anno, una vita
che conta il tempo?
E' un piccolo rettangolo di carta
cui dovrei aprire il mio cuore
ma forse è il cuore che non è pronto.



SEGNALI DI FUMO

Non scherzate con me, attenti a voi!!! Filate dritti o...drrrinnnn! tutti a casa. Tu piccoletto con  i capelli tinti di nero, tu poeta dei miei stivali, e tu gran festaiolo del cavolo, state attenti, at-ten.ti!Perchè  mi basta un attimo per cancellarvi dalla lista e farvi sparire nel cappello, come coglionetti mmmm pardon! come coniglietti. Ne ho le tasche piene, ne ho la tuta piena, ne ho la testa piena delle vostre follie quotidiane che non fanno altro che gettare discredito sulla mia illustre persona e sulle tante cose che ho fatto e che ancora vorrei fare. Io ho un futuro davanti, ho un passato di dietro, e non posso bruciarmi per le vostre cazzate.  Cosa?  di dietro? Ho detto: " ho un passato di dietro" baccalà! Ma che hai capito? E non permetterti più simile licenze con me. Licenze...vuol dire che non devi permetterti confidenze, la caccia non c'entra nulla. O qui si fa come dico io o...valigia di cartone in mano e vi rispedisco a casa. E quello tira di là e quell'altro tira di qua, ma che cosa andate cercando? Vi ho preso tutti per strada e vi ho dato sussistenza e pane gratis, vi ho trovato location e brand, a voi che non eravate nessuno, assolutamente si! Ho messo a vostra disposizione tutto il territorio, tutte le feste locali e nazionali, ho mandato giù, con il sorriso sulle labbra, tutti i vostri errori e le vostre minchionerie. Adesso basta! L'ora delle decisioni irrevocabili è arrivata. Filerete voi dritti?  Riconoscerete in me Biancaneve ed in voi i nove nani? Gridate siiiiiiiiiii che non ho sentito bene... Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Allora si fa come dico io, punto e basta. Da adesso in poi voi proponete ed io dispongo e faccio quello che voglio. Abbassate le orecchie e zitti. Si, lo riconosco, sono un pò burbero, un pò incazzoso, le cose non vanno troppo bene, tutti mi danno addosso, i cittadini sono stanchi, chiedono chiedono, ma che caspita vogliono? Non vi basta il carnevale? non vi bastano le feste? E che volete di più? Mica pretenderete le strade asfaltate, la città pulita, il centro  animato, la periferia tranquilla, il porto navigabile; mica sono babbo Natale! Su su  adesso andate e fate i buoni, non manderò a casa nessuno ma... occhio alla penna; mi basta poco e trrrrrrrrrr tutti secchi. Io ho un futuro davanti e un passato di dietro...di dietro; proprio cosi caro mio e tu invece non hai niente, nè di dietro nè davanti. Saluto a voi.

martedì 10 aprile 2012

LA FESTA AL PONTE

Io la festa al Ponte me la ricordo come una grande scampagnata, fatta con le amiche e gli amici di scuola, per fare una bisboccia autorizzata dai genitori e dagli insegnanti e per divertirci  in mezzo a prati, alberi e fratte. Si partiva tutti in bicicletta, spesso in due sulla stessa due ruote perchè c'era sempre qualcuno che non l'aveva: noi ragazzi con la bici " da uomo" con canna  che era il posto per il " passeggero" e le ragazze che si davano il cambio a pedalare in piedi mentre l'altra stava seduta sul sellino. Merenda al sacco, con panini, frutta e bevande varie che non andavano oltre l'aranciata o le bibite " Tognella" ( prodotte a Fano, via Nolfi, in una fabbrichetta che ricordo bene perchè ci ho abitato vicino per un certo tempo), molta voglia di ridere e scherzare, borse con plaid, carte da gioco  e qualche volta anche con radio  di bachelite a batteria, molto utili e modernissime: E via giù a pedalare, tutti in gruppo, uno dietro l'altro, specie sulla nazionale che sembrava pericolosissima e piena di traffico, una processione senza fine perchè ad andare al Ponte eravamo in tanti, tantissimi. C'erano anche quelli che non faticavano perchè ce li portava "papà" in macchina e scendevano al punto giusto e poi alla sera ripartivano al punto giusto senza aver faticato minimamente. Ma in bicicletta era tutt'altra cosa. A ridere, a scherzare, a sorpassare e poi ad essere sorpassati.  Confesso che della festività religiosa io  e gli amici non ne sapevamo assolutamente nulla, assolutamente nulla. Andavamo a divertirci e basta. Si arrivava sudati ed un pò stanchi ma pronti a tirare per ore ed ore sino a che non sopraggiungeva il momento di rimettersi in moto e tornare a casa. Era bello sentirsi liberi e senza troppi controlli, anzi quasi nulla. La radiolina serviva con la sua musica, c'era qualche approccio con le ragazze, qualche spintarella in più e forse nasceva improvviso e breve anche qualche amoretto. Ma erano ore di grande divertimento e di svago. Si stava proprio bene. Il ritorno- e me lo ricordo bene- era assai diverso. Stanchi, sfiniti, non ce la facevamo più eppure bisognava darsi da fare per non arrivare tardi. Pedalare in due, al ritorno era veramente faticoso, con la strada leggermente in salita e dura e poi l'ultimo tratto, il peggiore, quello che va dalla curva della stazione alla caserma Paolini. Una salita che non finiva mai, spesso all'ultimo fatta a piedi.  E sapere che il giorno dopo si tornava a scuola era anche peggio. La caserma Paolini era il punto di saluto: chi andava da una parte, chi dall'altra, le strade si dividevano. I saluti con l'ultimo fiato rimasto e poi, con un pò di tristezza, verso casa.

domenica 8 aprile 2012

FANTASIE

Mi piacerebbe vivere in un mondo
semplice e pulito, senza complicazioni
senza falsità, senza secondi fini,senza tradimenti
dove amico vuol dire amico e amore vuol dire amore
e dove sì vuol dire sì e no vuol dire no.
Esprimere un desiderio e vederlo soddisfatto
qualunque sia la richiesta,anche con la fantasia.
Oggi vorrei il sole, il cielo sereno, gli alberi fioriti
oppure un giorno di festa con la gente e la banda
 l'allegria per strada e i bimbi che corrono
e i palloncini colorati che volano verso le nuvole
o la neve che scende bianca e pulita
e i pupi con la carota che fa da naso
il cappellino di carta in testa, il girotondo, le risate
le corse con le palle di neve in mano
il fuoco nel camino e la legna che arde
e profuma la cucina di buoni odori.
Rivedere visi cari, quando voglio,
per stare ancora insieme, per stringersi le mani
per chiedere, per sapere e per rispondere
per guardarsi negli occhi e dire:sto bene e voi?
Le belle foto che non sono più ricordi
ma realtà che si anima e che torna a vivere.
Amori e passioni, amicizie e relazioni
che nascono e che non muoiono mai
da sempre e per sempre, nel tempo.
Guardarsi e capire senza parlare
dare e non chiedere, donare e non pretendere.
Perchè soffrire? perchè amori  senza amore
perchè lacrime, perchè.
Basterà  pensare, basterà sognare, desiderare
e tutto sarà come vorremo noi,
con un sorriso ed una carezza.
Fantasie di una serata bagnata di pioggia.


MANDIAMOLI ALL'ISOLA DEI FAMOSI

E' un pò che ci penso: mandiamoli tutti all'isola dei famosi! Mica quella vera, magari ai tropici; no, troviamo un posticino molto isolato e scorbutico dalle nostre parti e se proprio non troviamo quel che fa al caso nostro cerchiamo verso l'interno della bassa Marca; qualcosa di sicuro c'è. Tutti all'isola dei famosi. E senza premio finale, naturalmente ma solo per vedere come se la cavano, come sopravvivono e come resistono senza auto blu, senza pranzi e feste, senza compensi generosi ed altro. Dal sindaco in sù: li scarichiamo nel sito individuato dopo averli fatti viaggiare in un bell'autobus dell'Aset così si rendono conto; poi tutti al lavoro, solo con le mani, per farsi la capanna, un tetto, per trovare qualche cosa da mangiare in terra o sugli alberi, per prepararsi un letto di foglie, niente sapone, niente rasoi, niente asciugamani. Arrangiatevi! Sindaco e giunta alla prova del fuoco. Io penso che all'inizio Aguzzi farà il figo:" io sono un operaio, io sono abituato a lavorare, non ho paura di adoperare le mani...ecc:" e darà lezioni e comandi. Resterà a torso nudo, novello Tarzan, magari proverà anche ad arrampicarsi sugli alberi per raccogliere frutta, qualche mela o cose del genere. Gli assessori giovani naturalmente non vorranno essere da meno e ci proveranno. Serfilippi, ad esempio, andrà nel ruscelletto che scorre lì accanto per prendere qualche pesce con le mani. Ma dopo 48 ore si arrenderà, immagino, dopo l'inutile e sterile caccia.( I pesci mica sono fessi). Ma si rifarà con l'intenzione di catturare qualche vermicello ( che lui pensa siano spaghetti che nascono in terra); alla prima vista di un lombrico vero, però, avrà un piccolo e breve mancamento  che lo convincerà a desistere; non fa per lui. L'assessore mago Otelma avrà da fare,invece, per leggere il futuro e cercare di capire se sarà lui ,proprio lui, ad essere fatto fuori. Non potendo salire sugli alberi, troverà posto sotto le fresche frasche, vestito solo di una piccola tunica alla romana, vecchi ricordi di feste e sfilate. Bei tempi!  Forse l'assessore Falcioni-Pappalardo ( hanno lo stesso viso volitivo  scolpito nella roccia) sarà quello che si troverà più in difficoltà; perchè ha qualche annetto sulle spalle, perchè non è capace di rinunciare alle sue piccole ma prezione abitudini, il caffè al Bon Bon, le belle fanciulle in fiore, le chiacchiere e le battute. E come si adatterà al non mangiare? Impossibile.Ma ci canterà ancora " ricominciamo"; è 50 anni che Pappalcioni ricomincia e non è stanco , ma noi un pò si!E tutti gli altri? Posapiano Mancinelli ce la farà a sopportare l'isolamento senza poter declamare in tono monocorde poesie, racconti ed altro? e Silvestri  troverà il modo di progettare una piccola pista ciclabile tra rovi e spine e fratte e scalanchi? ( io dico di si; se è riuscito a fare quel bel capolavoro in Sassonia  sarà capace di pensarne una anche tra le zolle di un campo arato.). E gli altri? E chi se li ricorda! Ma non ci saranno votazioni, non ci saranno espulsioni; li faremo tornare, dopo qualche settimana. Fano senza di loro avrà campato alla grande, sarà tranquilla e serena. Che bellezza! Dimagriti e sofferenti  li rimetteremo al loro posto; non tutti speriamo, almeno con due di meno se il sindaco Tarzan mantiene le promesse. Diamo loro il tempo di riflettere e magari, forse, di migliorare. Ma su questo ho poca fiducia. 

sabato 7 aprile 2012

E' PENE D'AMORE

 Piange il tuo cuore
non  piange il suo cuore
son pene d'amore
d'amore che muore.
Da te se n'è andato
correndo d'un  fiato
e più ci pensava
e più lui correva
ma tu ti sei data
oppur l'hai negata?
Si è rotto l'incanto
di chi amava tanto
son pene d'amore...
o un pene che muore?
Ripensa a quei tempi
felici e contenti
lui certo ti amava
senz'altro aspettava
convinto che un dì
mollavi il tuo sì.
Il tempo è passato
lui molto ha aspettato
e poi la fregata...
perchè tu l'hai negata.
Da te se n'è andato
correndo d'un fiato
sei stata travolta
da un pene in rivolta.
Ma che ti aspettavi
se tu non la davi?

CREDERE ...NON CREDERE

Porgi gli auguri, saluti, Buona Pasqua. E' una abitudine, forse, una convenzione, quasi un obbligo tanto che non eviti  e quando li fanno a te, rispondi allo stesso modo. Perso quasi per strada il senso spirituale e religioso vero della santità di questo giorno, la "festa" è accettata  e ricordata dai più  per le vacanze, per il viaggetto fuori porta, per il pranzo pantagruelico con annessi dolci e agnelli ( sacrificati a decina di migliaia), per le spesuccie che ancora si riescono a fare. Insomma sacro e profano unito insieme senza troppo scandali. Ma va così. Quello che più mi meraviglia e mi dà da pensare ancora oggi è quando qualche amico, qualche conoscente che-incontrato per strada e forse per buona educazione- ai miei auguri risponde in tono pacato ma fermo :" io non ci credo a queste cose, non  credo  a nulla, sono ateo". E ce ne sono più di quel che si immagina. Di solito non chiedo e non approfondisco perchè sono rispettoso delle idee degli altri e non vado ad indagare o a porre domande. Però mi chiedo:" cosa vuol dire esattamente credere e non credere? Non credi a che cosa? Non credi intimamente oppure lo dici apertamente anche a casa, anche ai tuoi familiari e ne fai un credo o peggio ancora un vanto?". Se sei sposato e ti sei sposato in  chiesa ( a cui non credi specie,immagino, anche nelle sue cerimonie diciamo così convenzionali) lo hai fatto solo per far far contento lei o lui ed i suoi familiari? E perchè non hai tenuto fede al tuo credo ( non credo)? E quando sono nati figli li hai battezzati per le stesse ragioni, e poi hai fatto fare loro anche la comunione e la cresima? Non credere è come credere: o ci sei o non ci sei; accettare per convenienza mi sembra una bella vigliaccata. Il coraggio delle proprie idee forse pesa troppo. Ma il mistero pià grande per me resta ancora questo: cosa vuol dire non credere? Non credere a nulla, non credere solo alla religione, non credere a tutto quel che è stato aggiunto nei secoli? Alla spettacolarità di certe manifestazioni religiose? Sono ateo. E c'è pure qualche mistero, qualche cosa di inspiegabile intorno a noi  che meriterebbe qualche riflessione.Non credi forse neanche ai sentimenti, all'amicizia, al rispetto umano, al rispetto di tutto ciò che è su questa terra. Mi sembra un pò troppo: questo non è essere ateo , vuol dire essere arido che è molto peggio. Perchè credere o non credere vuol dire anche e soprattutto avere fiducia in tutto ciò che ti circonda, essere umani compresi. Il resto credo sia solo una posa. Tant'è che spesso, assai spesso, i cosi detti "atei" poi per varie ragioni difficili della vita trovano a ritrovano la voglia di spiritualità e cercano aiuto guardando verso il cielo. E vogliono un prete accanto prima di passare a miglior vita. Credere o non credere...

la foto è di Viviana

giovedì 5 aprile 2012

PENSIERI

Vola lontano il mio pensiero per te
prende vento e raggiunge le nuvole
ma io vorrei non arrivasse mai.
Sapere, non sapere, avere dubbi
qualche volta è meglio
che avere certezze amare.
Ricordo il viso riflesso nel vetro
e gocce di pioggia che sembravano pianto
un timido sorriso e il gesto della mano
che saluta e gli occhi che guardano altrove.
Sento ancora il tuo profumo
che sa di prati fioriti e di violetta
e mai potrò dimenticare
nel tempo e per il tempo che passerà.
Il mio pensiero supera le nuvole
e ancora veleggia verso l'infinito
ma io vorrei non arrivasse mai.

mercoledì 4 aprile 2012

SPERANZE

Vola la colomba nell'azzurro del cielo
riflette i raggi del sole come acqua pura
illumina prati e colline, mari e fiumi;
potrebbe essere una nuvola
potrebbe essere un sogno che prende il volo
io penso che sia solo la speranza
di coloro  che non credono,
 non hanno occhi per vedere
e non sentono la voce che li chiama.
Non bisogna chiudere le porte alla luce
e le risposte arriveranno da sole.
Quando, come, perchè, nessuno la sa
ma verranno improvvise, inaspettate
e gli occhi allora resteranno aperti nel buio
di una notte che si illumina, per sempre.

martedì 3 aprile 2012

PASSI

Vorrei camminare,
camminare
e non fermarmi mai,
 senza voltarmi indietro
senza rimpianti, ricordi,
pentimenti,nostalgie
quel che è stato è stato,
 mai nulla tornerà
o potrà essere rivissuto.
Un passo dietro  l'altro
il pendolo che scandisce il tempo
della nostra vita
batte le ore, i giorni e gli anni
e vede albe e tramonti
estate e inverno
fiori che sbocciono e foglie che cadono
nel tuo giardino, nel mio giardino
nei giardini di questo piccolo universo
e noi siamo come ombre
che si vedono appena
 sfiorano la terra
 e svaniscono nel nulla.
Il pianto di un bimbo
il grido di un adulto,
il canto di una donna,
le rondini che volano lontane
torneranno sicure al nido
per rinnovare una vita
ma noi invece non sappiamo
se lo ritroveremo ancora.
Vorrei camminare, camminare
e non voltarmi indietro, mai.

domenica 1 aprile 2012

PESCE D'APRILE

E' proprio un bel pesce d'aprile, come quelli che si facevano una volta. Prima giornata ufficiale di riapertura della stagione "estiva" per tutti i locali della zona mare, dal Lido alla Sassonia e via dicendo. Anche il Palapesce ha spalancato i suoi vetrati portoni da ieri per accogliere gli affamati ma rari avventori. Temperatura: 12 gradi, vento gelato che ti imbalsama prima ancora che esci dall'auto, tanto peggio se poi vai a piedi. Peggio di così aprile non poteva cominciare. E' sfiga, sfiga nera. E non va male solo ai locali, che tanto prima o poi si rifaranno abbondantemente, ma anche, per esempio, al mercatino dell'usato che lavora per beneficenza e che in città ha sistemato le sue bancarelle in attesa di non si sa bene che cosa. E non va meglio anche per coloro che hanno anticipato le vacanze pasquali e che hanno scelto Fano  per trascorrere qualche giornata in tranquillità ed i solitudine. Sfiga, sfiga nera.
Credo, immagino, che l'unica ad essere contenta di questo ritorno di freddo invernale sia la famosa nuotatrice sul ghiaccio Eleonora Findus che oggi avrà trovato invece la sua temperatuta ideale per gettarsi tra le onde del mare e farsi una bella sbracciata tra saraghi e merluzzi.
Spero che questo repentino abbassamento di temperatura serva anche per schiarire le idee al noto assessore alla cultura Franco Mancinelli e lo convinca che l'idea di realizzare la " Casa del poeta" al bastione Sangallo è forse cosa da rimandare di qualche secolo. Così come spero che la indiscrezione che ho raccolto in queste ultime ore sia anch'essa solo frutto di una notte agitata ed insonne di qualche sommo amministratore comunale. Mi si è detto che si sta manovrando per vedere le possibilità concrete di far aprire un bar/ caffè/ sala ristoro/ forse pizzeria/ forse locale notturno/ nientemeno che all'interno dell'antica Rocca Malatestiana. Mi si spieghi: qui qualcuno è passato dal ciucciare latte dal biberon direttamente al ciucciare cognac? Perchè ci vuole un bel coraggio e molta incoscienza per accarezzare un'idea simile. E non tanto per la " sacralità" del luogo ( di cui penso oggi a Fano tutti se ne fottono altamente) ma perchè la Rocca è messa in modo tale che è impossibile, assolutamente impossibile utilizzarla per luoghi pubblici, mancando tutto il minimo indispensabile. Non sottovalutando poi il fatto che essendo praticamente abbandonata da secoli la Rocca è albergo sicuro di molti strani animaletti sia di piccolissime proporzioni sia di grande taglia come, ad esempio, pantegane e sorci. Cosi potrebbe recitare il menù: " saltimbocca di sorcio alla romana con contorno di fritturina mista di ragni e pulci"; " pantegana in porchetta e insalata mista di ortica e erba murella" e via di questo passo.
Bene, torniamo al pesce d 'aprile : primo giorno del mese ed anche Domenica delle Palme.
Aperti i locali, aperti i ristoranti, aperto il palapesce, speriamo che avvenga anche il miracolo dell' apertura inaspettata di cervelletti di qualche amministratore. Non guasterebbe, anzi!
Potrebbe far comodo. Forza! Tanto è il primo aprile.
nella foto: La Sassonia questa mattina.