mercoledì 18 luglio 2012

IL TEMPO DELLE MORE

Era lungo il cammino tra campi e strade di campagna
un tratto in bicicletta, un tratto a piedi,io e lei, felici
con il panino e l'acqua nello zaino,all'aria aperta
un'avventura che durava una mattina
ma per noi era tutto, finalmente liberi a soli.
La meta era forse una scusa ma ci piaceva: 
andare a raccogliere le more sul fianco della collina;
se ne trovavano tante, belle e mature, a cesti,
grandi e succose ma com'era duro prenderle.
Dovevamo riempire lo zaino per amici e genitori
che al ritorno attendevano curiosi, tra sorrisi e battute.
Ci voleva tempo, ci voleva pazienza, le mani ferite
e arrampicarsi passo dietro passo , tra rovi e spine.
Ma di ore ne rimanevano tanto per noi
e ne sorseggiavamo ogni minuto, ogni sospiro.
Com'era bello stare sdraiati sull'erba, dai mille profumi
guardare il cielo chiaro e azzurro sopra  noi
e i verdi orizzonti di boschi a non finire mai.
Ripenso tante volte a quei momenti felici
spensierati e dolci, passati in un lampo,
 anno dopo anno sino al giorno dell'addio,
quando la vita ci ha separato in due diverse strade
segnate dal lavoro dei nostri genitori.
Aveva piccole mani, dalla pelle chiara e luminosa
e le ferite delle spine tracciavano linee rosse
che si mescolavano al succo delle more.
E'l'unico ricordo che ho, null'altro;
e dire che allora  per lei avrei dato la vita.



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