giovedì 31 gennaio 2013

LEI ANDAVA SPAVALDA A CAVALLO...

Nelle verdi e dolci colline dell'Umbria, dalle parte di Assisi, a primavera, inizio estate,una antica rocca ancora imponente ed affascinante, quasi a raccontare la sua storia se tu hai voglia di ascoltare.
Io arrivavo nei paraggi in cinquecento,bianca, parcheggiavo, gironzolavo, guardavo, ascoltavo e...scrivevo già allora alcune mie piccole e modeste riflessioni. 
Mi arrampicavo anche nella Rocca, salivo sino in cima e guardavo lontano, gli orizzonti splendidi dell'Umbria. Ci passavo qualche ora poi tornavo ad Assisi.
Avevo più o meno sempre gli stessi orari, di solito andavo sulla tarda mattinata.
Qualche giorno dopo che avevo scoperto quel bellissimo luogo ho avuto una specie di visione: mentre gironzolavo curiosando ho visto avanzare in uno stradino dei prati circostanti un bellissimo cavallo color cioccolata montato da una ragazza dai lunghi capelli castani, vestita in modo normalissimo con jeans, camicetta e maglietta, niente di accademico insomma.Se ne veniva tranquilla, mi è passata accanto, sorridendo appena e se ne è andata. 
Siccome procedeva lentamente ( anzi,penso che fosse il cavallo a decidere tutto, anche l'andatura) avevo avuto modo di guardarla bene: bella, viso interessante, sui diciotto, venti anni, quindi quattro o cinque meno di me. 
Un episodio da nulla, ben presto dimenticato.
Se non che il giorno dopo è accaduta la stessa cosa ed il giorno successivo ancora: sembrava quasi ci fossimo dati appuntamento. In verità ero incuriosito ma lei non dava segni di confidenza ed io evitavo di fare qualche approccio. Però ogni volta la osservavo con più attenzione: certo faceva una gran bella figura. A cavallo, bella, incedere da gran premio ippico...mi incuriosiva non poco.
Poi le cose sono cambiate: nei giorni successivi qualche sorrisetto, qualche parola, abbiamo cominciato a conoscersi. Lei si fermava, smontava da cavallo, lo lasciava e cominciavamo a chiacchierare del più e del meno.Ci siamo conosciuti  meglio, era in vacanza da parenti, sarebbe andata via il mese successivo; io invece avevo davanti a me solo due settimane prima di tornare a Fano.
Era molto simpatica, cordiale e sinceramente interessante.
Ma vorrei raccontare altro. Un giorno, dopo essere appena scesa da cavallo mi fa" perchè non provi? E' buono buono e docile, prova a montare...". Ero molto perplesso, non mi fidavo...sarà buono ma se "sgroppa" dove vado a finire? Ma non volevo fare neanche la figura del codardo e allora, con un sorriso storto in bocca, dopo qualche indicazione che lei mi ha dato, mi sono deciso. In groppa. Non eravamo in un maneggio, eravamo  in una collina con prati e alberi,insomma un posto scomodo.Confesso: appena salito mi sono guardato intorno: mi sembrava di stare al terzo piano di una casa; in alto, lontano dalla terra sicura,con qualche brivido alla schiena. Non faceva per me ma lei aveva preso le redini e faceva camminare il cavallo lanciandomi ogni tanto sguardi maliziosi  e sorrisi da presa in giro. Aveva capito benissimo ma non voleva darmi ragione. E così abbiamo" camminato" per un po' mentre io non vedevo l'ora di scendere.
Poi, finalmente, ho potuto rimettere piede sulla terra sicura.
E allora ho anche riso. Non devo aver fatto una grande figura ma...
Ma non sono più risalito e lei non me lo ha più chiesto.
Però è stata una bella storia.
Lei andava spavalda a cavallo...io no!
Nelle foto: io sulla Rocca nella foto che mi ha scattato lei; mio padre che invece sapeva andare a cavallo e spero non si sia vergognato troppo di me.

mercoledì 30 gennaio 2013

HO PERSO IL FILO...

Ho perso il filo del racconto
distratto dalle piccole cose
quotidiane e incolori
ho abbandonato la strada sicura
della memoria e del cuore
per dare spazio alle nullità
di voci perse nel vento.
Come una piccola nuvola
in un cielo azzurro e senza confini
conviene ripercorrere il cammino
e riprendere la storia
lì dove il filo si era spezzato.


lunedì 21 gennaio 2013

IL ROMPIBALLE

Domenica senza lode e senza infamia; una giornata invernale che sta per concludersi.
Tardo pomeriggio ( 18,30 più o meno) , ha appena smesso di piovere, faccio una puntatina in centro per fare due passi e prendere il caffè. 
Poca gente in giro, pochissimi passanti che aspettano, come me, di chiudere la giornata; preso il caffè mi incammino su corso Matteotti andando verso piazza XX settembre, guardo qua e là le vetrine, passo dopo passo, senza fretta, penso anche ai fatti miei, tanto per non perdere l'abitudine.
" Marcello! " sento, da lontano, gridare il mio nome; penso" non è possibile che chiamino me" e seguito dunque la passeggiata. " Marcelloooooo!" Mi fermo, adesso sono certo, il richiamo è rivolto al sottoscritto, mi giro: ad  una ventina di metri vedo arrivare a passo veloce un conoscente che, per fortuna mia, vedo si e no tre, quattro volte l'anno. Non posso far finta di nulla, in strada  non c'è nessuno e non ho vie di fuga. " Oh, ciao, non ti avevo visto" dico senza troppo entusiasmo perchè il personaggio è un noto rompiballe che in molti sfuggono quando possono. " Hai visto? dice lui, en c'è nisciun!!!"  Purtroppo!, penso dentro di me senza esternare, per educazione. E da qui, mentre procediamo lungo il corso, sino in cima e poi di ritorno in senso inverso, mi attacca un bottone parlando quasi sempre lui, dei più svariati temi( assolutamente noiosi) della politica locale e nazionale, della televisione, della Cina, della Germania, sparando giudizi e conclusioni, massime e suggerimenti, tirando a caso, perchè spesso sbaglia, personaggi, luoghi, avvenimenti, situazioni, riversandomi addosso una cascata di parole e di chiacchiere che fanno precipitare il mio spirito ed il mio essere sotto la suola delle scarpe. Mi guardo in giro fiducioso, ci fosse qualcuno che conosco e che posso agganciare in qualche modo per salvarmi dal tritapalle ma il destino non mi aiuta. Nessuno. Seguitiamo a camminare sempre più lentamente anche perchè il conoscente ha la brutta abitudine di fermarsi ogni due passi, fare sosta per diversi secondi e poi ripartire per poi rifare la stessa cosa dieci metri più avanti. Non so cosa fare, non so cosa dire, il mio cervello non riesce neanche ad elaborare una scusa plausibile per tagliare la corda; non ce la faccio più. Sembrerà strano ma questa mia impotenza di fronte al suo dilagare di baggianate mi fa salire le lacrime agli occhi e qualcuna scende lungo le gote. Siccome ogni  dieci passi ci fermiamo e lui mi si mette anche di fronte per parlare meglio, non riesco a nascondere il mio pianto e cerco di asciugarmi veloce per non farmi accorgere ma " Vedi ? stasera è propri fredd!!! Ti lacrimano gli occhi" mi dice. " eheheheheheh" rispondo ebete e tiro avanti. All'altezza del caffè centrale prendo una drastica decisione, guardo l'orologio e dico" accidenti! si è fatto tardi, devo andare, ciao". Neanche per le mille! E mi dice:" per me è ancora prest, du c'hai la machina che t'acumpagn?". Una botta in testa sarebbe stata più gradita. Balbetto, dico qualcosa " è lontana, verso la Sassonia"..." bene, bene. vengo con te". Altre decine e decine di metri di sofferenza mentre lui sentenzia sui prossimi risultati elettorali che lui conosce già ( ???) e che non può sbagliare. Arriviamo all'auto che sono praticamente distrutto ma ci arriviamo, finalmente. Tiro un sospiro di sollievo, prende la chiave dalla tasca, mi torna il sorriso sulle labbra e:" ciao ciao, a presto!" dico mentre con una mano in tasca faccia le corna; apro la portiera ma non c'è fine al peggio" Ma te-mi dice- abiti ancora al Poderino?"  Certo rispondo io che-ottenebrato e confuso lì per lì non capisco- " alora veng sa te che tant ormai ... la serata è finita" e mi aggiunge il luogo in cui abita anche lui, effettivamente sulla strada per andare a casa. 
Sale e parla ancora mentre le lacrime mi riempono gli occhi e cadono fitte sulle mie ginocchia mentre guido in trance.
Arrivo a casa distrutto...e pensare che ero uscito per prendere il caffè e fare due passi. 
E questa storiella, purtroppo, è proprio vera...

domenica 20 gennaio 2013

GNAM...GNAM...GNAM...

ITALIANI!!! gnam..gnam...gnam...( si sente l'eco che giunge al microfono rimbalzando sulle pareti della vasta sala del comizio). ITALIANI!!!!! gnam...gnam...gnam... noi chiediamo di andare al governo per il VOSTRO BENE!!! Dico: il vostro bene.. ( gnam...gnam...gnam... il rumore di fondo non sparisce, anzi, viene amplificato dagli altoparlanti); abbiamo ( dicasi) ABBIAMO fatto un anno di sacrifici, abbiamo ( dicasi) ABBIAMO tirato la cinghia..gnam gnam gnam( non c'è verso, il gracchiare rimane) e adesso non potete ( non parla più in prima persona plurale) buttare tutto al vento!! Noi  siam mica qui per pettinare le bambole( voce dall'ultima fila:" ma quali bambole , noi non abbiamo neanche i soldi per comperare il pane!!!" ) ma per darvi un governo nuovo che gnam gnam gnam...faccia meglio del precedente gnam gnam gnam...
Primo! Aumenteremo.... ma una voce dal fondo della sala di un compagno di base grida" e le pensioni? E le pensioni? Quando aumenterete le pensioni?" 
Ti ripondo subito, compagno, siam mica qui per togliere la pelle ai cocomeri!!! gnam gnam gnam... Quando saremo al governo noi AUMENTEREMO subito le pensioni a scalare. " E che cosa vuol dire segretario? "  Che prima aumenteremo quelle dei deputati e dei senatori, poi quelle dei governatori delle Regioni, poi quelle dei manager di Stato poi via via via, a scalare, entro il 2070 aumenteremo anche quelle dei lavoratori e delle minime. Aoooohhhhh! Si può mica far tutto in un attimo" gnam gnam gnam.
Compagni! Vi aiuteremo anche a gestire i vostri soldi " ma quali che non abbiamo più una lira!" grida una sindacalista cgil in piedi nel loggione".   Appunto! Quando li avrete li gestiremo noi per voi; apposta abbiamo inventato il redditometro gnam gna gnam.
Ultima cosa importante: la disoccupazione giovanile. " Bravo segretario, aiutaci a far lavorare i nostri figli, bravo!!"
Certo compagni! Siam mica qui a stirare i capelli a Berlusconi!  Noi faremo in modo che i vostri figli trovino lavoro...all'estero! Li aiuteremo ad espatriare, faremo viaggi  aerei e sulle navi  gratis! completamente gratis: li porteremo in America, in Australia, in Africa, in Cina dove c'è lavoro e soldi, li sbarchiamo, gli diamo una bella pacca sulla spalla e poi...tanti saluti e arrivederci. gnam gnam gnam...
" Compagno segretario: e come la mettiamo con Vendola?"
Siam mica  qui a lucidare l'orecchino al SEL! Noi con Vendola la mettiamo come già sapete tutti...
" E cioè?"
la mettiamo gnam gnam gnam...
"E Monti? E Casini?" 
gnam gnam gnam!!!
Bene, bravo, grazie, prego.


IL LIBRO

Prima o poi dovrò mettere ordine
nel mio squinternato libro della vita
rimettere al loro posto le pagine confuse
riempire qualche spazio bianco
correggere i pensieri poco chiari
rileggere storie che ho dimenticato
ma che hanno segnato i miei anni
sognare nei ricordi, rileggerli ancora
e ancora e ancora per capire
ciò che non avevo capito.
Sarà un lavoro duro, forse impossibile
ripercorrere i sentieri tornando indietro
un passo dopo l'altro, trovare
l'uscita e l'entrata di questo labirinto.
Seduto sotto un albero di ombre
girare fogli e capire anche lì
dove l'inchiostro è diventato 
solo un piccolo solco incolore.
Trovare il coraggio di cominciare
senza sapere quando potrò finire.
nella foto: ragazzino con sorella maggiore e sorella minore.Il libro aveva solo poche pagine.

mercoledì 16 gennaio 2013

SCONTRI E INCONTRI

Per qualcuno è tempo di bilanci e tira le somme, scrive le sue conclusioni, le offre al pubblico perchè legga, impari e si abbeveri. Nei ricordi qualche volta si fa confusione, i contorni si annebbiano, sembrano vere anche le cose che si sono immaginate o sognate, tutto si agita e si confonde nei  vasti labirinti della mente. Non importa. Non si dettano princìpi ma si rivoltano e si smaneggiano pensieri e cose del passato per una sorta di scongiuro e nello stesso tempo di ambizione perchè" io sono" e " sono stato" qualcuno.
Bene.
Io non ho queste mire ma la cosa mi stuzzica: se lo fanno "gli altri" lo posso fare anch'io. Anche dentro di me albergano ricordi, sogni, avvenimenti, incontri felici ed infelici, conoscenze maledette e di contro fortunate e care; ho conosciuto anch'io persone importanti  e uomini inutili, ambiziose figure imbevute di se stessi e dei propri interessi ma anche persone generose, altruiste, felici solo di aiutare gli altri, senza chiedere nulla, neanche un caffè, neanche un primo piano in una foto di giornale, neanche due righe di ringraziamento in un bollettino parrocchiale.
Così è la vita.
INCONTRI 
Molti, piacevoli, con personaggi dai quali avevo tutto da imparare e da capire. Metterei tra i primi lo scrittore Fabio Tombari, amico dei miei genitori ed anche mio( nei limiti del possibile) e la moglie Angela di cui conservo una lettera a me indirizzata veramente emozionante.
Poi ancora lo scrittore Luciano Anselmi, che ha vissuto molto del suo tempo in Arcevia, mio paese natale.Per anni abbiamo parlato spesso, scambiato opinioni; un carattere difficile e scontroso, non si sapeva mai da quale verso prenderlo. Intellettuale di certo ma duro e poco propenso ad ascoltare. Nella mia imperdonabile passione per lo scherzo scritto e bonaria presa in giro , ad un certo punto, non mi ha perdonato  un articolo nel quale ho messo in atto nei suoi riguardi  un po' di ironia e i nostri rapporti si sono chiusi per sempre.
Nel campo del cinema e del teatro, dello spettacolo, ho avuto modo di stare insieme e chiacchierare piacevolmente con Aldo Fabrizi, Arnoldo Foà, Gianrico Tedeschi,Dino Buazzelli,Rita Pavone, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Franco Molè, De Gregori, la bellissima attrice teatrale Martin Brochard( con la quale mi sono pavoneggiato per un pomeriggio intero seduto in un tavolo all'aperto del Caffè Centrale) ed altri.
Qualche ricordo, naturalmente, si nasconde anche tra le pieghe della memoria; credo-dico CREDO- di aver conosciuto anche Marcello Mastroianni e Sophia Loren, Vittorio Gassman e Virna Lisi, Alberto Sordi e Monica Vitti,  e sono certo anche Monica Bellucci.
SCONTRI
Numerosi, in ogni anno della mia vita da quando sono diventato maggiorenne. In politica nella maggior parte dei casi: persone ambiziose, ricche del nulla, protese solo a raggiungere mete di potere e di affari, pronte a calpestare tutto se solo erano infastiditi dalla mia ombra. E lavorando per anni in un quotidiano molto diffuso come il Resto del Carlino, non accettavano neanche una parola di critica, di contrasto e di dissenso alle loro posizioni. Rare le figure impegnate in questo campo illuminate e comunque umane. La maggior parte erano insofferenti e cattive. Ma il tempo ha segnato il loro destino come meritavano. Spariti, dimenticati, messi in un angolo da tutta la città, pur anche disprezzati. 
Una fine inevitabile e scontata.
Ma devo dire che anche qualche " amico" -cosi io li consideravo- mi ha tradito strada facendo pensando più alle sue convenienze che all'amicizia. Perchè io ho sempre pensato questo: se hai di fronte un avversario puoi ben difenderti e comunque preparare atti di  difesa ma con gli "amici" sei assolutamente indifeso ed impreparato ed il colpo, quindi è ancora più micidiale e terribile.
Diciamo che è la scuola della vita ma io ne farei personalmente tanto a meno ma oramai...è andata come è andata. E allora...amici pochissimi ma senz'altro buoni.
Su di me non accenno giudizi , critiche, pentimenti o sbrodolamenti, sarebbe troppo difficile.
Adesso che ci penso: ho conosciuto anche un Papa...almeno credo...un Papa. No, forse era un cardinale...beh! non posso proprio ricordare tutto!!!
Ci farò un libro, penso.

martedì 15 gennaio 2013

RIDERE O PIANGERE?

Ridere o piangere? I più, naturalmente, vorrebbero ridere, spensierati e felici ma è un sogno; purtroppo siamo costretti a piangere. Non dico che non ci siano persone che hanno tutte buone carte sulle mani e si possono permettere il lusso di vedere la vita bella e fruttuosa, operosa e godibile e ricca ma i più, la stragrande maggioranza, tira la carretta e fatica a battere paro alla fine del mese. Ci sono poi anche gli sfigati che però sognano e si illudono di poter fare vita beata curando solo l'apparire e l'immagine costruita a suon di debiti e di mutui che non riescono neanche più a pagare. E allora finiranno anche la festa e l'illusione lasciandoli con il sedere per terra e le lacrime agli occhi. Ma l'apparire oggi conta più che mai e ci si svena per stare all'altezza ma... se poretto sei, poretto rimani anche se reciti la parte del benestante. " Non bere che esci al naturale" suggeriva Alberto Sordi alla moglie, in un famosissimo film, invitati a casa di ricchi,loro che erano umili e modesti. E tale esortazione farei  ai fighetti e alle fighette in giro per bar, ristoranti, discoteche, spiagge africane e centri benessere,con auto fuori portata e vestiti fuori prezzo; lasciate perdere, fate il passo secondo la gamba perchè sennò finisce male. Le banche ti danno i soldi, le finanziarie ti accettano il mutuo ma ti scorticano vivo e se sgarri ti portano via tutto, anche la speranza. Guardiamoci intorno; oggi si sa tutto di tutti e non è facile nascondere, anzi! Una delle tante famiglie che sono state spolpate sino all'osso dalla banca( tanto per fare un esempio), hanno messo in vendita il bell'appartamento che avevano acquistato non molto tempo fa per fare bella figura con gli amici, ancor più caghetta di loro; a chi ha chiesto loro la ragione della cessione, moglie e marito hanno sempre risposto:" vogliamo cambiare quartiere, questo non ci piace più..." ; ma tutti ne sapevano le ragioni e i due sono andati ad abitare in un appartamentino di 60 metri quadrati nella periferia più lontana di Fano. Non c'è niente di male, per carità, la fortuna spesso gira le spalle ma...spendere soldi che non hai solo per " l'apparire" è una grande stupidaggine, grandissima cazzata; perchè al bell'appartamento devi aggiungere l'auto di moda, i viaggi, l'abbronzatura invernale, gli abiti, il cane di lusso da portare a spasso: insomma un tenore di vita all'altezza ma che non ti puoi permettere.
Ma oggi così si vive, così si spera, così ci si illude; ecco perchè lo Stato guadagna miliardi sui grattini, sulle lotterie, sui giochi, sulle macchinette, sulle speranze che non hanno e non avranno mai risposte.
Chi ha i soldi se li tiene e se li gode, chi non li ha impari a vivere secondo le proprie possibilità senza voler imitare; fare una vita modesta, secondo misura non è una vergogna nè un peccato, è solo essere realisti.
Poi di questi tempi tutto concorre a metterci in ginocchio: tasse, contro tasse, spese, aumenti di bollette, tutto costa di più, tutto contribuisce a portarci via dalle tasche anche gli ultimi centesimi.
Ridere o piangere?
Guardiamoci intorno, la crisi si tocca con mano: chiudono fabbriche, negozi, alberghi, attività commerciali, disoccupati dappertutto, musi lunghi ovunque, la maggior parte delle persone non ha voglia di parlare, di scambiare opinioni; gli unici che prendono improperi all'unanimità sono gli amministratori pubblici ed i politici, in questo caso siamo tutti d'accordo, senza distinzioni. Noi paghiamo e loro rubano e se non rubano" gli danno di bello!". 
Le elezioni per rinnovare camera e senato sono vicinissime, fine di febbraio, ma chi ha il coraggio di credere che le cose cambieranno? Non è qualunquismo, è verità perchè- non bariamo- tutti i partiti hanno fatto la loro parte, nessuno escluso e chi fa finta di essere vergine... pensa che noi siamo tutti una manica di fessi. 
Guardateli tutti in fila a farci prediche e promesse: poi una volta eletti diranno che la colpa è della crisi, dell'Europa, della Germania, che dovremo avere pazienza e ci inzeppano ancora senza pietà.
Ridere o piangere?
Ognuno la prenda come vuole, tanto su questa terra ci siamo e dobbiamo tenere duro, comunque sia.
Mi vien da piangere...

lunedì 14 gennaio 2013

SOGNO DI UNA VITA



Sogno di una vita, che te ne vai
sulle note di una canzone, di un passo
di uno sguardo che promette il cielo
le tue mani che parlano d'amore
i tuoi fianchi che prendono la scena
ma quando apro gli occhi
non c'è più nulla.
Sogno di una vita
che ha avuto lo spazio di un attimo
il passaggio di una stella cadente
il tempo di esprimere un desiderio
per ricordare il tuo viso
che sorride al cielo.
La speranza di vederti ancora
non morirà mai
ma l'acqua cristallina del ruscello
porta lontano il ricordo
e confonde la tua immagine
tra erba e sassi.
E nell'aria c'è ancora l'inverno.



domenica 13 gennaio 2013

GUANTANAMERA

Il rumore ed il chiasso lo avevano svegliato improvvisamente, in piena notte; erano grida e risate, sottolineate da una musica non altissima ma fastidiosa dal ritmo amato dai giovani. Si era alzato, insonnolito, per andare alla finestra e guardare fuori: non era la prima volta che la piazzetta difronte al suo condominio veniva occupata da gente non del luogo che si fermava a chiacchierare, a parlare a voce alta, insomma ad infastidire. Aveva alzato appena la serranda ed aveva guardato fuori, sbirciando dalle fessure.  Non si era sbagliato: c'erano ferme due auto, con gli sportelli aperti, la radio accesa e sette od otto tra ragazzi e ragazze; erano in parte appoggiati alle auto e fumavano, gli altri di fronte a sfottere, a stuzzicare e provocare. Quanto erano maleducati, aveva pensato, ed era stato indeciso se alzare del tutto la serranda e gridare improperi oppure attendere ancora qualche minuto con la speranza che se ne andassero, magari dopo aver fumato la sigaretta.
Stava riflettendo sul da farsi quando, dalla radio, erano scaturite le note di una canzone molto famosa e dal ritmo accattivante:Guantanamera. Si era fatto improvvisamente silenzio mentre una delle ragazze si era staccata dall'auto e si era posta al centro del gruppo; avrà avuto sui sedici, diciotto anni, capelli ricci e neri, pelle ambrata, gonna cortissima di jeans ed una maglietta  stretta, abbastanza scollata. Aveva cominciato a muoversi seguendo la musica, ad occhi chiusi, lentamente, assecondando il ritmo con mosse sinuose e provocanti, sembrava un papavero mosso da un vento lieve e  muoveva il capo facendolo ruotare da una spalla all'altra mentre i fianchi disegnavano figure particolarmente sensuali ed i piedi tracciavano segni e parole sfiorando l'asfalto. Non riusciva a crederci: guardava quella ragazza come se fosse una visione. Certe sue movenze gli ricordavano la danza amorosa di alcuni uccelli tropicali che tante volte aveva visto in televisione. Anche i ragazzi che le stavano intorno erano affascinati e rapiti , in silenzio, battendo solo le mani per sottolineare il tempo della canzone.
Poi le note si erano spente e la ragazza aveva riaperto gli occhi ridendo forte; applausi dagli amici e via...tutti in auto erano ripartiti ancor più fragorosamente. Ed era tornato il silenzio della notte.
Ma lui non era riuscito a riprendere sonno per molte ore.

venerdì 11 gennaio 2013

LA CODA

E' un vecchio detto che tutti conoscono: la più dura a scorticare è la coda. Non c'è neanche bisogno di spiegazioni tanto è chiaro il concetto.
Per me vale riferito all'inverno, stagione che non mi è particolarmente simpatica ed i più duri da scorticare sono chiaramente i mesi che ci portano verso la primavera: gennaio ma soprattutto febbraio e marzo. Già l'anno scorso febbraietto( corto e maledetto) ci ha dato conferma di questo suo caratteraccio: neve, vento, impicci vari, strade bloccate, disservizi, problemi con il traffico ecc. Quest'anno poi la sfiga è duplice perchè febbraietto coincide con la campagna elettorale e quindi con le nomine dei nuovi deputati e nuovi senatori. Già le premesse di questi giorni sono il segno di una tragedia annunciata: scontri, battaglie verbali e non solo, radio e televisione occupate costantemente da politici in cerca di gloria e giornalisti in cerca di posti migliori e di stipendi più alti. Se la cantano e se la suonano Fazio sulla tre, Vespa sul primo, Santoro sulla sette e via dicendo, accompagnati da tutto uno stuolo di cantanti del coro( Littizzetto, Travaglio, Gruber, Lerner, Giletti, ) tutti impegnati  " per il nostro bene"  che però sottintende non il "nostro" come spettatori ma " nostro" come loro personale. Tutti pagati, strapagati a suon di milioni di euro, Fazio addirittura con altri milioni per la conduzione del Festival di San Remo e gli altri con partecipazioni, libri, inviti, compensi vari. 
Non abbiamo scampo! Vai sul primo c'è Bersani, sul secondo c'è Monti, sul tre c'è Di Pietro, sul quattro, cinque, Italia 1 c'è il cinese ( Berlusconi) sulla sette c'è Vendola, persino sui canali satellitari o sulle TV regionali li ritrovi a tutte l'ore con trasmissioni registrate.
E' una sfilata stancante e "rompente"  che ci travolge come fiume in piena e dalla quale non riusciamo a difenderci.
E non mi si venga a dire come fa qualcuno:" se non vuoi, basta che spegni". E' vero ma possibile che io devo spegnere la TV per la quale pago un canone non modestissimo per evitare la rottura di zebedei! 
Ma che libertà è? E ce la dovremo tirare anche per le lunghe, questo ancora è niente. Le elezioni sono alla fine di febbraio e ce ne sono di giorni ancora prima che il carnevale sia finito. E poi, una volta finito, siamo sicuri che tutto torna normale? E le elezioni del presidente della Repubblica ? ( anch'esse  tra poche settimane), e le elezioni amministrative del 2014? Per queste ultime manca solo un anno ma sono consultazioni più complesse e più legate al territorio ( consigli comunali, regionali, sindaci, assessori, governatori); sentirete quanto ci bombarderanno gli illusi!
Tempi duri ci attendono. inverno compreso. Stranamente, in questa bolgia, si parla ancora poco del carnevale, del mondo che viene a Fano per le sfilate, dei miracoli dei carristi, delle sbrodolate personali per farsi belli; ancora se ne parla poco, eppure è ormai vicino anche quello. 
Forse si fa un  piatto unico: elezioni e sfilate fanno parte dello stesso programma: anzi! C'è anche qualche pupo in più. E molti più carri dove già sono saliti, in tutta fretta, coloro che sperano di avere,poi, una bella ricompensa. Tutti convinti di essere saliti sul carro del vincitore.
Ma per uno che ce la fa...a migliaia se la prendono in quel posto. E torneranno a piangere. 

mercoledì 9 gennaio 2013

E ALLORA NON TI CHIEDERE PER CHI FISCHIA LA SIRENA...

...E allora non ti chiedere per chi fischia la sirena. Essa fischia anche per te.

Chiedersi adesso il perchè, aspettarsi che gli amministratori pubblici  dicano che se ne erano completamente disinteressati e che non glie ne poteva fregà' de meno... è un'utopia :
la sirena ha fischiato anche per loro;
ringraziare l'assessore Santorelli che è pronto a comperarne una nuova per far contenti i fanesi...è una cazzata ma...
la sirena ha suonato anche per lui;
che i fanesi piangano perchè è stata smantellata l'apparecchiatura è immaginare una cosa non vera, ecco perchè...
la sirena ha suonato per tutti;
il sindaco Aguzzi "non la vuole", il consigliere regionale D'Anna la vuole. I politici fanno politica anche sul nulla  ma...
la sirena farà sentire i suoi fischi al momento opportuno;
gli unici che dovrebbero dire la loro sono coloro che rappresentano la marineria e coloro che vanno in mare: serve? non serve? E' stato un errore toglierla o hanno fatto bene? Nessuno ha aperto bocca o si è fatto sentire per imporre il proprio diritto: e allora?
la sirena dovrebbe far fischiare le loro orecchie per un bel pezzo...
domani, 10 gennaio, in Consiglio comunale si parlerà di questo  argomento...
la sirena fischierà tutta la notte...al civico consesso.
E comunque:non ti chiedere per chi fischia la sirena.Essa fischia anche per te.

martedì 8 gennaio 2013

VECCHIA SIRENA CHE STAVI NEL MARE...

Vecchia sirena che stavi nel mare
torna a ululare, torna a fischiare
eri una guida pe'i naviganti
ma...li rompevi a tutti quanti
se c'era nebbia con gli alisei
ci massacravi gli zebedei.
E" uuuuuuu "e" uuuuuaaaaa"
non se poteva più riposà!
Quel triste grido pareva dire:
" state a sentire, state a sentire!
siete vicini al porto di Fano
girate al largo, state lontano!!!
se nel canale non vuoi arenare
gira alla larga! senza esitare."
Vecchia sirena che stavi sul mare
non tornerai più ad ululare
ti han pensionato senza dolore
togliendo ai fanesi un poco di cuore.
E al posto tuo, a ululare alla luna
ci saranno i politici della Dea Fortuna.

























lunedì 7 gennaio 2013

SIRENA DEL MAR VIENI A SUONAR...



Il giorno 8 chiuderanno la sua "bocca" per sempre. basta! A riposo dopo decenni di onorato servizio; un p' come accade a tutti quando è ora di andare in pensione. Ieri eri tutto..oggi non sei più un c...o diceva qualcuno malinconicamente.
E quindi si scrive la parola fine per la sirena del porto, termine con il quale tutti la conosciamo. Quello straziante"uuuuuuuuuuuuuu"- lanciato ad intervalli regolarissimi perchè erano quelli a far individuare ai marinai che erano in  prossimità del porto di Fano nelle giornate di fitta nebbia o di neve e comunque di non visibilità- andrà a far parte dei nostri ricordi; chi ha qualche anno in più sulle spalle sentimentalmente lo rimpiangerà; ai più giovani, immagino, non glie ne importerà proprio un bel nulla.
Confesso che a me non dispiaceva; naturalmente l'ho sentito per la prima volta qui a Fano quando ci sono venuto ad abitare e di casa stava proprio dalle parti del Lido; mi teneva compagnia, non mi infastidiva, tutt'altro! Ci leggevo anche qualche cosa di misterioso, di lontano e di indefinito. A mia madre,invece, metteva molta malinconia e tristezza, lo percepiva come se fosse il lamento di una persona ferita o morente; un richiamo cui nessuno rispondeva per farlo smettere. Poi  anche lei si è abituata ma non so sino a che punto; forse le ricordava le sirene degli allarmi durante la guerra, forse. 
Dicevo, a me teneva ed ha tenuto compagnia sempre e non mi ha mai infastidito. Quando di notte, nel silenzio, si sentiva improvvisamente quel " uuuuuuuuuuuuu"  era facile immaginare che al mattino ci saremmo alzati dal letto con di fronte una giornatina niente male.
In questi ultimi giorni, quando si è saputa la notizia della sua messa in pensione, a Fano si è acceso un bel dibattito tra coloro che rimpiangono la cosa e coloro che la ritengono un fatto naturale se non addirittura agognato. la poetessa concittadina Giorgia Buccellati ci ha scritto su anche una poesia molto" straziante".
Persino i politici ( e quando mai non approfittano delle occasioni per farsi pubblicità!!!) hanno voluto dire la loro.
Amen.
Confesso con tutta sincerità: non mi infastidiva-come ho già detto- ma non mi metto a piangere; non perdiamo nulla, sono i tempi che cambiano e molto probabilmente cambiano le tecnologie ed i mezzi. 
Ben altre cose importanti per tutti i fanesi ci sono state portate via senza che si potesse fare nulla; piano piano, anno dopo anno, un  furto continuo di cui più nessuno ha ricordo. Buon ultimo in lista di attesa: l'ospedale.
Altro che sirena! Questa è una sirena a morto.

domenica 6 gennaio 2013

EPIFANIA, SI CHIUDE

Fine, con la befana si chiude. Quel che è stato è stato, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Ora inizia la vita vera, quotidiana, faticosa e complicata, l'anestesia delle giornate di festa ha durato il tempo necessario per tirare il fiato poi...la normalità di sempre.
Si chiude. Chi ha minuziosamente preparato il presepio, i pupini, le luci, chi ha perso giornate intere per "arredare" l'albero di Natale, palle e festoni, adesso deve fare il percorso inverso ed a malincuore e con molta pazienza smontare il tutto, tirare giù  ciò che è stato faticosamente sistemato nei rami( veri o di plastica) in ore e ore di impegno.
Tanta la gioia nelle giornate pre natalizie, tanta la tristezza nel rimettere tutto negli scatoloni( già pronti) e via via da riporre da qualche parte: soffitta, garage, armadi. Fino a quando? Sino al prossimo dicembre, naturalmente.
Bisogna anche dire però che questa ultima operazione è assai più lenta della prima; a riporre, a togliere c'è sempre tempo pensano in molti e allora non è raro vedere che a fine gennaio, a febbraio, nelle case ci sono ancora in giro parti del presepio o addobbi dell'albero; sembra quasi ci si voglia aggrappare ancora a qualcosa pur di vivere qualche altro giorno per prolungare le feste, le ferie, i bagordi.
Ma il calendario parla chiaro: illudersi non serve a niente.
Allora tanto vale ritornare subito alla realtà e non pensarci più. Unica prudenza: andateci piano nello smontare e nel riporre, non andate veloci perchè le palle fanno presto a cadere e rompersi, le figurine di gesso, le lampade perdono facilmente pezzi e allora...calma e attenzione.
Dimentichiamo anche i buoni propositi fatti in quei giorni di "santità": nel 2013 io farò... decideremo insieme... dovrò avere più pazienza...in definitiva non è proprio scemo/a... potrei anche... forse non aveva capito...è un bugiardo/a a fin di bene...dovrei ascoltare di più e stare un po' più zitto/a...
fa promesse che non mantiene ma anch'io... devo sbagliare meno...bisogna assolutamente spendere l'indispensabile..., se lui ruba non lo devo fare anch'io...se ho le corna pazienza me le tengo... e via di questo passo. DIMENTICHIAMOLI! Perchè tanto nel giro di pochissimi giorni avremo dimenticato tutto e saremo e faremo esattamente tutto ciò che siamo stati e che abbiamo fatto. 
Le feste sono solo una grande e bella illusione: l'importante è non crederci.

sabato 5 gennaio 2013

IL SIGNOR FRANKALINAU?

Questa mattina, squilla il telefono:" Pronto?" dico io e dall'altra parte, una voce femminile incolore ed insapore:" el signor Frankalinau?"... il signor Frankalinau? dico io, no!; scusi dice la voce sconosciuta: " el signor Fronkalino?...signor Frincalini?" allora capisco: le solite telefoniste dei call center, straniere, questa mi sembra dall'accento est europeo, romena o polacca, che sanno si e no tre parole di italiano; "mi chiamo Francolini, signor Francolini" dico con pazienza perchè capisco che anche loro devono mangiare ; " Ah, eco, bene bene segnor Frankilini..." mi arrendo e lascio correre; tra l'altro deve essere( presumo)una ragazza che:o ha l'asma o ha vicino un collega che le sta facendo un servizietto al volo perchè ogni tanto lascia andare una specie di lamento tipo:" mmmmmmmm..... uuuuuuu....,mmmmmm"; bene. Attacca la solfa imparata a memoria:" vede noi siamo le Cantine..... e abbiamo una oferta molto interesante per lei signor Frankalain... venti botiglie di vino bianco,mmmmmmmm.. venti botiglie di vino rosso, quattro confezioni di pasta al basilico,uuuuuu.. una botiglia di limoncino al peperoncino..mmmmmm." cerco di fermare questo fiume di parole buttando lì una spiritosata:" mi scusi, mi scusi ma lei mi sembra che abbia già fatto gli assaggi di questi vini da come parla.."  " come dice senior Franchestini? Io non capire bene.. mmmmmmm.." . Sono indeciso: chiudo facendo il maleducato oppure la lascio finire tenendo la cornetta lontana dall'orecchio? Propendo per la seconda. Sento giungere indistinta la voce che sembra quella di una papera: sono ben comprensibili solo "uuuuuuuu...mmmmmmmm...uuuuuuu"; se è un servizietto del collega è uno che ha anche una certa resistenza. Aspetto un pò  e poi accosto di nuovo la cornetta:" tutto questo segnor Frankalinu per la modesta cifra di 185 euro compreso anche il regalo che adesso io non può dire ma è molto belissimo...scrivo si?". " Scrivi si? ma siamo matti! Guardi, mi dispiace ma proprio non mi interessa, a casa mia non si beve vino, io sono astemio, e poi..quaranta bottiglie, no veramente grazie". Non l'avessi mai detto! La rumena si incazza di brutto, non ansima neanche più( forse il maschietto ha finito il lavoretto):" tu sei maleducato! mi ha fatto parlare parlare e poi non dici si! Allora poteva dire prima.. io cambiavo... Signor Frankalinau, non sono per perdere tempo, io lavora..."." Lavori si! Ho sentito mmmmmmm.uuuuuu.mmmmm"..... ma non ho il coraggio di dirlo,chiudo e mentre chiudo, un pò arrabbiato ed anche un pò maleducato la mando a quel paese. Adesso sta a vedere che è colpa mia! 
Non faccio in tempo a prendere fiato che.." drinn, drinn, drinnnn" risuona il telefono. Ma col cavolo che rispondo, cara la mia Sospiria.Sta a vedere che poi questa volta mi chiama signor Frankestein!!!

venerdì 4 gennaio 2013

UNA SERA DI NOVEMBRE

E' di questi giorni la notizia che verrà messa a tacere per sempre la "sirena" del porto che tutti conosciamo. 
Voglio ricordarla con questa racconto che è stato pubblicato nel mio libro " L'uccello azzurro" tanti anni fa.

Era scesa improvvisamente la nebbia sulla città ed il fischio lugubre della sirena del porto si faceva sentire con insistenza, ad intervalli regolari, mettendo addosso tristezza e malumore.
Neanche la potente luce del faro riusciva a rompere quella cortina impenetrabile di fredde goccioline ed i rumori giungevamo attutiti, come compressi da una immensa montagna di ovatta.
I lampioni del viale si vedevano appena e solo i cordoli delle aiuole poste ai lati della strada aiutavano il malcapitato pedone a non perdersi in quel nulla.
Non c'era presenza di persone e solo qualche rarissimo faro di automobile si vedeva all'improvviso, a pochissimi metri di distanza, facendo sobbalzare Francesca che scartava di lato, impaurita, per evitare l'impatto.
Oramai doveva essere quasi alla fine di viale Cairoli e sarebbero bastati ancora solo pochi minuti per giungere a destinazione ed al sicuro,  a casa del padre in Viale Trieste.
Sebbene fossero solo le 19 a Francesca sembrava di essere in piena notte, come in una giornata di cupo inverno, quando nella zona mare non passava nessuno, neanche un cane, con le porte e le finestre della case sbarrate per difendersi dalla bora e dagli spruzzi di acqua salata.
Si era stretta addosso con un gesto automatico il pesante impermeabile, tirando su il colletto per proteggersi il viso e non certo dalla nebbia e dall'umidità che le arrivava sin nelle ossa, facendola sentire vecchia e malandata.
" Almeno smettesse di ululare quella maledetta sirena"aveva detto ad alta voce mentre cercava di immaginare nella mente  il percorso che doveva ancora fare. Era strano ma quel suono non le era mai andato a genio, da sempre e sin da bambina le aveva sempre messo addosso un senso di paura  e di angoscia. Forse  conveniva fermarsi un attimo per raccogliere le idee e cercare di orientarsi; doveva essere nei pressi dell'albergo Astoria e quindi sulla strada del lungomare; bastava dunque girare a destra, seguire l'asfalto 
ed i cordoli sino all'incrocio e poi infilarsi in via Trieste; qui non le sarebbe stato difficile ritrovare la casa del padre.
Con il piede destro aveva cercato il cordolo dell'aiuola per seguirne la sagoma, cosi facendo avrebbe trovato più facilmente la direzione giusta.
Ma...niente, sotto il piede nulla. Dov'era il cordolo? Aveva provato ancora, spostandosi con cautela ma ancora niente.Mannaggia! Eppure doveva essere lì, l'aveva seguito sino ad un minuto prima. " Calma...Calma" Francesca aveva tentato di farsi coraggio facendo anche una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso. Però, quanta nebbia c'era quella sera." Mica sono a New York! Capirai sono a Fano, 'sta metropoli!" ma cominciava veramente a sentirsi a disagio e con qualche preoccupazione.Adesso, in quella situazione, anche la sirena del porto le appariva meno indigesta indicandole, bene o male, che non era poi cosi lontana da casa. Comunque, pesta e ripesta, il cordolo non c'era. Pazienza, sarebbe andata avanti fidandosi della memoria; l'aveva fatta tante di quelle volte quella strada che avrebbe potuto procedere anche ad occhi chiusi in una giornata normale.
Allora: se era alla fine di Viale Cairoli doveva proprio prendere a destra. Aveva azzardato ancora qualche passo con la punta del piede protesa in avanti per avvertire eventuali ostacoli. Ora camminava piano e con timore: e se fosse finita dentro il porto? E se fosse caduta in acqua? E se   dalla nebbia usciva un mostro? Un malintenzionato? O un cane arrabbiato? Già si sentiva vittima e morente, con le carni sbranate, oppure immersa nell'acqua gelida del porto o dello squero, con i parenti piangenti e in lutto.
Poi si era fermata di botto, con i brividi del terrore addosso: sotto i piedi aveva sentito qualche cosa di soffice e di inconsistente.L'asfalto non c'era più, aveva trovato solo sabbia.
Mamma mia! Ma dove era andata a finire? Aveva la forte tentazione di gridare, di chiamare aiuto, di correre per fuggire; fuggire ma dove ? Con quella nebbia che non faceva vedere nulla. Non ne poteva più mentre la sirena, implacabile, seguitava a gridare. Non sarebbe mai arrivata dal padre, avrebbe fatto una brutta fine, aveva voglia di piangere. 
Con gli occhi sbarrati cercava di penetrare quella cortina buia che le stava davanti.Era certa di sentirsi male, vedeva infatti il giallo e tenue raggio del faro  muoversi nella notte come il fanale di una bicicletta. Era la fine, la fine. La luce gialla si muoveva ancora e pareva danzare nella nebbia, sdoppiandosi come nello sguardo di un ubriaco; povera Francesca...Non le restava che pregare:" Padre nostro che sei nei cieli.." a voce alta come in chiesa. Era finita.
E all'improvviso si era ritrovata di fronte  il padre ed il fratello, con le torce in mano, sorridenti, felici di averla trovata e che la rincuoravano dandole affettuose pacche sulle spalle. "Avevamo immaginato che con questa nebbia saresti stata in difficoltà, senza luce Ma che ci fai lì? Era finita quasi sotto la tettoia di una edicola chiusa da mesi  e tutt'intorno mucchi di sabbia portata dal vento, la sabbia che aveva sentito sotto i piedi. Pur fra le lacrime Francesca aveva sorriso: quanto era stata stupida.
Naturalmente oggi con i cellulari tutto ciò non sarebbe accaduto.

giovedì 3 gennaio 2013

SILENZIO E MALINCONIA

Che silenzio c'è intorno, che malinconia
colorata di grigio come il cielo e come il mare,
anche la spiaggia è deserta, i gabbiani sono lontani
la linea di battigia coperta di rifiuti e di rami secchi.
Non ci sono presenze di colori, anche le persone
si confondono con l'orizzonte dei vecchi muri
bagnati e cupi, lavati appena da una pioggia 
timida e insistente.
Dalle pozzanghere piene d'acqua e di fango
al passare delle auto si sollevano spruzzi 
che senza riguardo colpiscono gli infreddoliti passanti
indifesi e vittime dell'incuria e della maleducazione.
Scorre lenta l'acqua nel Canale portando verso il mare
ancora rami secchi e rifiuti, che si fanno largo
tra gabbiani, nutrie , oche e  anatre, sazi di quella
abbondanza che non finisce mai.
I viali alberati piangono anch'essi la loro malinconia
e le offese dell'uomo; c'è silenzio intorno a noi,
carico di malinconia.



mercoledì 2 gennaio 2013

CAMMINARE

Andava camminando nei buio e nel freddo della notte, un passo dietro l'altro, sfiorando i muri della case nell'illusione di sentirsi riparato . Nelle finestre, molte con le persiane aperte, c'erano luci accese ed arrivavano fin per strada le risate, il chiasso, la gioia di quella serata così attesa e così festeggiata. 
Anche lui ne aveva avute di serate simili, con la famiglia, gli amici, i figli; doni da fare e da ricevere, da aprire a mezzanotte, brindare, baci, abbracci, promesse ed illusioni a cui credere per qualche giorno. Quanto tempo era passato, quanti anni tristi avevano fatto seguito a quella vita "normale", quanti bocconi amari aveva mandato giù, disperato, abbandonato, tradito anche dagli amici più cari. Più volte aveva pensato di farla finita piuttosto che trascinare quell'esistenza ma poi un nel suo cervello si era sempre accesa una luce di speranza, una forza che lo spingeva ad andare avanti,  di non lasciarsi prendere dalla disperazione.
E così aveva fatto, umiliandosi ai lavori più duri e che gli altri disdegnavano, pur di guadagnare qualche soldo per mantenersi in vita. Viveva, vegetava ma non aveva più famiglia, non aveva amici, non frequentava neanche il bar, salvo qualche giorno per scaldarsi e ripararsi dalle fredde giornate d'inverno.
Tutti festeggiavano, tutti mostravano allegria e felicità; lui camminava, camminava, stringendosi addosso un vecchio cappotto che aveva trovato in una panchina. Era freddo, davvero freddo. Ma oramai era vicino al posto dove viveva da tanto tempo: una capanna in mattoni che era stata abbandonata e che lui, piano piano, aveva sistemato alla meglio per stare riparato.  Per gli altri una notte eccezionale, per lui una notte come tutte le altre. Ma proprio mentre stava per lasciare la via e girare verso la sua dimora aveva visto da lontano le luci della chiesa del quartiere ed era certo di sentire anche musica d'organo proveniente da quella direzione. 
Andare? Non andare? Era stato indeciso per qualche attimo poi aveva trovato il coraggio e si era diretto verso la chiesa. Quanti anni erano che non andava più? Venti, trenta, forse più. Ora avrebbe voluto risentire quei suoni, quei rumori, il bisbiglìo dei presenti, la musica, l'odore dell'incenso; si era messo a camminare in fretta ed era arrivato in breve tempo all'ingresso della chiesa; doveva solo salire pochi gradini e per la prima volta un debole sorriso era ricomparso nel suo viso triste. Chissà, forse, un miracolo, avrebbe potuto cambiare la sua vita, aveva pensato mentre affrontava la scalinata. Un debole sorriso, dopo tanto tempo, una speranza.
All'uscita dalla messa la gente lo aveva trovato disteso in terra, sui gradini, con un braccio sotto il capo come se dormisse. Il viso sereno, anzi! sembrava quasi che sorridesse.