Andava camminando nei buio e nel freddo della notte, un passo dietro l'altro, sfiorando i muri della case nell'illusione di sentirsi riparato . Nelle finestre, molte con le persiane aperte, c'erano luci accese ed arrivavano fin per strada le risate, il chiasso, la gioia di quella serata così attesa e così festeggiata.
Anche lui ne aveva avute di serate simili, con la famiglia, gli amici, i figli; doni da fare e da ricevere, da aprire a mezzanotte, brindare, baci, abbracci, promesse ed illusioni a cui credere per qualche giorno. Quanto tempo era passato, quanti anni tristi avevano fatto seguito a quella vita "normale", quanti bocconi amari aveva mandato giù, disperato, abbandonato, tradito anche dagli amici più cari. Più volte aveva pensato di farla finita piuttosto che trascinare quell'esistenza ma poi un nel suo cervello si era sempre accesa una luce di speranza, una forza che lo spingeva ad andare avanti, di non lasciarsi prendere dalla disperazione.
E così aveva fatto, umiliandosi ai lavori più duri e che gli altri disdegnavano, pur di guadagnare qualche soldo per mantenersi in vita. Viveva, vegetava ma non aveva più famiglia, non aveva amici, non frequentava neanche il bar, salvo qualche giorno per scaldarsi e ripararsi dalle fredde giornate d'inverno.
Tutti festeggiavano, tutti mostravano allegria e felicità; lui camminava, camminava, stringendosi addosso un vecchio cappotto che aveva trovato in una panchina. Era freddo, davvero freddo. Ma oramai era vicino al posto dove viveva da tanto tempo: una capanna in mattoni che era stata abbandonata e che lui, piano piano, aveva sistemato alla meglio per stare riparato. Per gli altri una notte eccezionale, per lui una notte come tutte le altre. Ma proprio mentre stava per lasciare la via e girare verso la sua dimora aveva visto da lontano le luci della chiesa del quartiere ed era certo di sentire anche musica d'organo proveniente da quella direzione.
Andare? Non andare? Era stato indeciso per qualche attimo poi aveva trovato il coraggio e si era diretto verso la chiesa. Quanti anni erano che non andava più? Venti, trenta, forse più. Ora avrebbe voluto risentire quei suoni, quei rumori, il bisbiglìo dei presenti, la musica, l'odore dell'incenso; si era messo a camminare in fretta ed era arrivato in breve tempo all'ingresso della chiesa; doveva solo salire pochi gradini e per la prima volta un debole sorriso era ricomparso nel suo viso triste. Chissà, forse, un miracolo, avrebbe potuto cambiare la sua vita, aveva pensato mentre affrontava la scalinata. Un debole sorriso, dopo tanto tempo, una speranza.
All'uscita dalla messa la gente lo aveva trovato disteso in terra, sui gradini, con un braccio sotto il capo come se dormisse. Il viso sereno, anzi! sembrava quasi che sorridesse.
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