martedì 29 luglio 2014

IL PONTE DI CALA...

SUL PONTE NUOVO DI CALA...TRAVA
C'ERA QUALCOSA CHE NON ANDAVA

MOSTRO DI FERRO E DI STORTURA
METTEVA SUBITO GRANDE PAURA

UN METEORITE CADUTA DA MARTE
SAREBBE STATO MENO INGOMBRANTE

POI C'E' CHI PENSA CHE SIA ANCHE FASULLO:

E' INFATTI STORTO COME UN METULLO!


PASSA...

Nostalgie, ricordi, forse un po' di noia, magari la voglia di vedere come sono cambiate le cose, così è nata la mia "traversata" nei luoghi, nei quartieri in cui sono vissuto dopo essere venuto a Fano. La successione delle case me la ricordo bene e la passeggiata-memoria non è stata difficile, forse anche un pò emozionante perchè oltre la via poi vengono in mente anche i vicini, le persone conosciute, gli amichette e le amichette del tempo (con alcuni dei quali ci vediamo e ci salutiamo ancora), i momenti felici ed i meno felici.
Dunque:  da ragazzino, il primo incontro con Fano è stato al mare, nella zona Lido, vicino la ferrovia. Una casa con sopra un gran terrazzo; il passaggio dei treni, certamente non abituati a quei tuoni,  è stato veramente drammatico. Soprattutto la notte. Il primo incontro con le scuole fanesi e quindi anche con le prime amicizie. Quando ero libero, andavo al mare con gli altri della mia stessa età; stavamo in giro sulla spiaggia, al porto, tra gli scogli. I casi sono due: o i nostri genitori si fidavano troppo o si vivevano altri momenti sociali per cui andare al Lido era come stare fuori di casa.
Un paio d'anni poi ci siamo trasferiti " in città", in un appartamento vicino le antiche mura e quindi nuovi vicini, nuove amicizie, passatempi diversi. Qui si andava verso la Fortezza, nel fosso, nel piazzale, nella diroccata caserma Montevecchio. Con i genitori a prendere il gelato nei bar del centro, altra vita!
Poi ancora in una casa di via Nolfi, in definitiva poco distante e perciò l'atmosfera e la compagnia era più o meno le stesse.
Passavano anche gli anni, ero più grande, le medie in una scuola che stava vicino le mura e la ferrovia.
Dopo un anno circa, la destinazione definitiva: nel nuovo quartiere del Poderino, un palazzo vicino l'altro, tanta gente, tante gioventù, tanti amici e tante amiche, un reticolato di vie e di appartamenti. Due piazze, ancora molti campi verdi con grano e filari di vite ma sono durati poco perchè ...via ancora palazzi e ancora famiglie.
E qui ho passato la mia giovinezza ed oltre, spostandomi di poco, dopo molti anni, con i miei genitori, in una via assai vicina al quartiere.
Quartiere dove vivo anche adesso; cambiato, con ville, ancora palazzi, meno verde, scuole, negozi, un sacco di gente, la chiesa,supermercati, i fruttivendoli in piazza, le strade piene di buche, giardini con mondezza, pista di pattinaggio ridotta ad una discarica. E in buona parte per l'inciviltà della gente, bisogna dirlo.

domenica 27 luglio 2014

IL FIGO

Era un figo a tutto tondo: portava mocassini d'alta marca, bermuda con risvolto, cinta di coccodrillo, maglietta polo con il colletto rigorosamente alzato per far vedere il logo della manifattura, capelli lunghi volutamente arruffati modello attore americano, un cane dai costi proibitivi grosso quanto un vitello, SUV milionario sotto il sedere, moto 2000 di cilindrata, bici da corsa ( mai usata), parcheggiava ovunque, soprattutto in divieto di sosta perchè tanto a lui la multa non l'avrebbe mai fatta nessuno: era troppo amico ( e generoso) di quelli che contano ed in più aveva anche qualche permesso avuto non si sa bene il perchè.
Soprattutto parlava al cellulare, ultima generazione, cuffietta all'orecchio, gesticolava, a voce alta faceva sapere i fatti suoi a tutti, anche quando era al bar, per strada, in auto, penso anche quando dormiva.
Perennemente abbronzato, con una tintarella presa non si sa bene dove, aveva anche una bella barca ormeggiata al porto dove alcune volte con gli amici e le amiche andava a trascorrere qualche pomeriggio, uscendo in mare per poco più di cinquanta, cento metri; insomma lì dove arrivano anche i pattìni dei villeggianti. Buttava l'ancora e restava fermo per ore mentre a bordo si rideva, si scherzava, si beveva e non so che altro.
Era un figo, sicuramente un figo.Penso invidiato anche da molti che lo vedevano come una persona arrivata e con i soldi che si poteva permettere tutto.
Poi, ad un certo momento, è sparito dalla circolazione o-per meglio dire- si faceva vedere sempre più di rado, non più in SUV ma a piedi perchè " faceva bene alla circolazione" e niente più barca perchè" cominciava a soffrire di mal di mare".
Al caffè dove di solito era servito e riverito, faceva ancora happy hour ma il più delle volte lasciava il conto in sospeso dicendo " pago domani che non ho spicci".
E cosi si è scoperto che il figo era già da tempo pieno di debiti e che si era venduto tutto restando senza un euro.
Era, praticamente rimasto nudo; unica cosa: portava ancora la maglietta polo con il colletto alzato per far vedere la marca grande firma, anch'essa però, fallita da mesi.
Povero figo...


sabato 26 luglio 2014

UN FIORE

Le porgeva il fiore
come se fosse
 il cuore,
le sorrideva
aspettando 
da lei un sorriso;
la mano gli tremava
un poco,
lo prendera'?
Si chiedeva,
e si era sentito
morire
quando lei
aveva girato 
lo sguardo
e se ne era
andata
senza neanche 
dirgli grazie.

venerdì 25 luglio 2014

UN TIPO STRANO

Porta il parrucchino sulle ventitrè, 
come il basco i militari dell'esercito,
veste sobrio da anni, indossando
gli stessi abiti: due cambi, dunque,
uno a primavera ed uno in autunno.
Vive solo ma non si priva di una compagnia:
un piccolo cagnolino tutto spelacchiato
che gli ha lasciato in eredità la mamma
con qualche soldo e l'appartamento
al centro; se lo tira sempre dietro
con un guinzaglio fatto di corda.
Non spende soldi per farlo vivere:
per sfamarlo lo porta a rovistare tra
le mondezze della piazza delle erbe,
per bere lo prende in braccio e lo allunga
nella fontana di piazza.
Anche lui è parco nel mangiare, spende
pochissimo, compera frutta ammaccata,
scarti di carne, pizza diventata pietra
che prende prima che il negoziante la butti.
Non si è mai concesso uno svago,
un divertimento, un viaggio, un cinema,
un caffè al bar.
Per qualche anno ha frequentato una
vedova, dalla quale praticamente
si faceva mantenere di tutto, letto compreso.
Poi lei se n'è andata da una sorella a Milano
e lui è tornato a stare solo.
Unico mistero nella sua giornata limpida
uguale a tutte le altre, è la sua puntata
al mattino in piazza XX Settembre, quando
lascia il cane legato ad un lampione e sparisce
improvvisamente nell'antico ingresso del museo
che è lo stesso di un grosso istituto di credito.
Qualcuno pensa che vada a fare una visitina
alle belle stanze del museo,a vedere qualche
quadro, magari a fare due chiacchiere con la guida.
Ma invece si è scoperto che niente di tutto
questo; si intrufola guardingo nella banca,
sfiora i muri per non farsi vedere, va a testa bassa,
il parrucchino ancora più di traverso sulla sua
testa pelata e va...indovinate voi?
A controllare il borsino perchè ha investito
centinaia di migliaia di euri in azioni, speculazioni,
buoni del tesoro.
A chi li lascerà tutti quei soldi se è solo
 come il suo cane?
Che tipo strano...

mercoledì 23 luglio 2014

FOLLIE D'ESTATE

Faceva sempre lo stesso tragitto tutti i giorni, alla stessa ora e la meta era un bar in cima al corso dove facevano gelati che erano una meraviglia. 
Camminava adagio, passo dopo passo, guardando le vetrine, prima a sinistra e poi a destra, tutte quelle che c'erano ai lati della strada, di qualunque genere, vestiti, scarpe, ferramenta, tabaccaio, gioielleria, profumeria, biancheria femminile, spesso avvicinava il naso ai cristalli e più di una volta aveva sbattuto violentemente la fronte sul vetro per essersi avvicinato troppo.
E andava, lento, lento, sicuramente assaporando la distanza che lo divideva dalla gelateria, voleva già sentire l'odore ed il sapore prima ancora di averlo in mano,nel cono grande da 5 euro, sapori misti ma quasi sempre almeno con la cioccolata e la banana.
A salutarlo erano in pochi, pochissimi; era sempre stato di carattere scontroso, anche da giovane e decisamente antipatico ed anche gli amici di scuola e poi di lavoro mal lo sopportavano se non per educazione. Aveva guadagnato abbastanza, lavorando in banca, aveva sposato una donna con il suo stesso carattere e si erano separati dopo pochi anni; a lui era bastata quella esperienza ed aveva chiuso lì i suoi rapporti con le donne. 
Sui quarant'anni, spinto da un collega, aveva cominciato a prendere gusto a fare qualche giretto in mare con la barca che prendeva in affitto al porto e l'estate passava molte ore andando avanti e indietro tra Fano-Pesaro e ritorno. Un giorno però aveva avuto una paura del diavolo con una tempesta che lo aveva preso quando era a pochi metri dal 
porto e da quella volta...ci aveva fatto una croce sopra ed era tornato a terra senza più muoversi.
Abitava a poca distanza dal centro, in una villetta con giardino nei pressi del Pincio, comperata con sacrifici e mutui ma ne era soddisfatto e sempre si ripeteva che ne era valsa la pena.
Poi era arrivata anche la pensione e la liquidazione, una bella sommetta che teneva in banca e che non toccava mai riuscendo ad andare avanti con la pensione.
E passava le giornate leggendo il giornale, guardando la televisione e nel tardo pomeriggio -dalla primavera all'autunno- la passeggiata per andare a prendere il gelato.
Camminava lento, lento, con aria svagata, assente ma con gli occhi sempre rivolti alle vetrine dei negozi sino a che non arrivava alla meta.
La barista oramai lo conosceva bene le quando entrava nel caffè gli chiedeva solo:" che gusti ?" e lui rispondeva dando indicazioni:" cioccolata e panna, cioccolato e crema, cioccolato e banana..."; pagava, prendeva il cono carico di dolcezze e piano piano, lentamente, facevo il percorso all'inverso, leccando con parsimonia, godendo sino infondo quel paradiso.
E mentre leccava, guardava le vetrine, una dopo l'altra come aveva sempre fatto.
 Fino a che, un giorno maledetto di luglio, proprio qualche metro dopo che aveva lasciato il caffè con il cono in mano,mentre passava davanti un negozio di abbigliamento, gli era caduto addosso dalla vetrina lasciata aperta, un manichino che alcune commesse stavano sistemando evidentemente in modo assai maldestro. Per fortuna non si era fatto nulla ma un braccio del manichino gli aveva strappato di mano con forza il cono gelato facendolo spappolare a terra.
Era rimasto impietrito mentre guardava in terra quella grazia di Dio sprecata; gli era anche venuta voglia di piangere quasi si fosse rotto per sempre un incantesimo. Se ne era andato senza dire parola, a passo svelto, allontanandosi velocemente giurando a se stesso che dal giorno dopo non avrebbe preso più il cono ma una bella coppa, stando però seduto al tavolo sino a che non l'aveva finita.

martedì 22 luglio 2014

PEDALAVA...PEDALAVA...

Aveva iniziato quasi per caso e controvoglia; il medico gli aveva suggerito di fare qualche chilometro in bicicletta per recuperare totalmente l'uso di una gamba dopo un incidente.
" Qualche chilometro" gli aveva detto. Caspita è niente! aveva pensato lui che non faceva più di due metri a piedi.
Però, per stare meglio, poteva provare.
Si era comperato quindi una bici di quelle extralusso, tutto cuoio e fronzoli, leggera, cambio al manubrio, di grande marca," figata totale!" diceva ridendo alla moglie ed ai figli, vestiva leggero e se ne andava in giro. All'inizio sino al bar, al centro del Lido, poi dal giornalaio, distante pochi metri, e ancora verso il moletto dell'Excelsior per guardare il mare e poi...dopo essersi seduto in una panchina per una buona mezz'oretta, tornava a casa. Aveva da fare, mandare avanti la baracca, gli affari, la banca, i soldi ma faceva sempre tutto con calma perchè oramai c'erano i figli a dargli una mano.
Poi, un giorno, mentre pedalava senza fretta verso il mare, al rosso di un semaforo, si era fermato proprio vicino ad un altro ciclista ma di ben altra levatura e immagine:caschetto, calzoncini corti, maglietta aderente con  tasche posteriori per tenere gli integratori, scarpette con calzini, e soprattutto...bicicletta da mille e una notte, di quelle proprio da corsa, come i corridori professionisti.Pedali con scatto...ciak! quando staccano il piede.
Mentre aspettava il verde, lo aveva guardato con la coda dell'occhio; caspita, era una donna !E sembrava anche carina oltre che giovane. Erano vicini, stava per dirle una stupidaggine quando...zac! verde e quella via a tutta birra e lui fermo lì come un salame mentre le auto gli strombazzavano dietro.
Ma guarda il destino, pochi giorni dopo nello stesso posto e nello stesso momento la incontra di nuovo al rosso. Questa volta è veloce e le dice:" anche a me piacerebbe andare con una bici del genere e fare tanta strada..."; e lei sorridendo:" e perchè non ci prova ? E' molto bello girare in bici e guardarsi intorno". " Ha ragio..." ma non era riuscito a finire, il verde aveva portato via ancora una volta la fanciulla.
Non ci aveva pensato più per diverso tempo sino a che, un giorno, mentre prendeva il caffè al solito bar del Lido, tra la tanta gente al bancone aveva visto la ciclista mentre comperava una bottiglia di acqua minerale. Le si avvicinò di corsa e la salutò: " sono il ciclista della domenica...al semaforo..", " si si, fece lei, l'ho riconosciuta. Ha allungato il percorso?".
"Ancora no", aveva risposto lui " ma un giorno o l'altro..." ;
senta, rispose lei, anch'io lo faccio per passatempo però mi impegno e faccio diversi chilometri ; se vuole, uno di questi giorni possiamo andare insieme, le va? "
Caspita se gli andava !!! Aveva riposto subito di si, si erano scambiati il numero del cellulare e lui aveva promesso che si sarebbe fatto vivo quanto prima. Si erano salutati e lui felice come una pasqua, la prima cosa che aveva fatto si era andato a comperare tutta l'attrezzatura necessaria: bicicletta, casco, maglietta, scarpette, borraccia, fazzolettino da mettere intorno al collo ed altro che il furbo rivenditore gli aveva appioppato senza ritegno.
Fatto questo, aveva telefonato emozionato alla fanciulla e si erano messi d'accordo per il giorno successivo, all'ora tale nel posto tale. Era primavera inoltrata e faceva caldo e lui faticava non poco a stare dietro alla ragazza. Lei però aveva capito bene ed aveva accorciato di molto il giro. Sino a Pesaro e ritorno con lunga sosta in un caffè e chiacchierata generale.
Avevano ripetuto l'incontro e lui ci aveva preso gusto. Il giro si faceva sempre più lungo e la confidenza tra i due sempre più familiare.
Avevano durato per quasi due mesi le pedalate, che si facevano anche sempre più frequenti e arrivavano sempre più lontano.
Poi, ad estate oramai iniziata, lui ancora una volta si era bardato di tutto punto, aveva preso la bici e tutto il resto, aveva salutato la moglie ed i figli e se ne era andato per fare il solito giro.
Il solito giro ? No ! Dopo aver girato l'angolo era tornato in garage, avevo messo giù la bici, cambiate le scarpe, aveva raggiunto l'auto che aveva lasciato parcheggiata la sera prima poco distante, era salito e velocemente era andato incontro alla ragazza che l'attendeva al Lido, giovane, bella e vestita finalmente normale era proprio uno schianto.
E via !!! Tutti due in auto chissà per dove. Solo qualche ora dopo aveva telefonato alla moglie dicendole che aveva da fare, molto da fare, un impegno di affare molto urgente, a Milano, sarebbe ritornato...sarebbe ritornato...non sapeva bene neanche lui quando ma glie lo avrebbe fatto sapere.
Bye Bye e via come due fidanzatini.
Allora è vero che pedalare fa bene !

sabato 19 luglio 2014

BATTITO D'ALI

Vola quel battito d'ali nel cielo
si sento l'eco del cuore che parla,
la notte è illuminata dalla luna
e le stelle segnano il cammino.
C'è silenzio tutt'intorno:
quanto è lontano il mondo
fatto solo di rumori e di grida;
il bimbo appoggia delicatamente
il suo piccolo dito sulle labbra
e mentre sorride fa segno
di stare zitti, e guarda verso 
quella grande palla gialla
che si muove all'orizzonte.
Sarà lunga la notte? Chissà...
Vorrei vedere anch'io
di chi sono le ali che solcano
il cielo ma gli occhi sono stanchi
e mi accontento di guardare
 il bimbo che sorride 
tranquillo nella sua innocenza.






venerdì 18 luglio 2014

SPIGOLATURE ( INTESE COME SPIGOLI...)

In una città di fantasia che per comodità chiamerò Fano, c'è la spiaggia, sia di sabbia sia di sassi per accontentare tutti, c'è il mare, ci sono i bagnanti, ci sono i bagnini, ci sono gli ombrelloni, i lettini e tutto quel che serve per essere definita una città turistico balneare. Per non farsi mancare nulla, qualche volta nel mare ci sono anche le visite guidate di alcune colonie di bacilli che se ne vanno in gita, nell'acqua insieme alle persone.
La parte sabbiosa è divisa in tre parti: per comodità le chiameremo Lido 1, Lido 2, Lido 3.
Al Lido 1 ci sta un mio caro amico che va in quella spiaggetta da sempre; se ne sta tranquillo, si fa i fatti suoi, chiacchiera con i vicini quando ne ha voglia e se ne sta a prendere il sole senza dar fastidio.
Purtroppo per lui da due o tre anni vicino al suo ombrellone si ritrovano spesso eleganti e mature signore della Fano bene( benissimo !), parlano l'italiano perfetto, sono cariche di gioielli, hanno il cellulare ultima generazione che però senza occhiali da vista non riescono a manovrare e quindi non usano quasi mai e sono follemente arrapate dal gioco di carte che va sotto il nome di Burraco. Sono talmente accanite che si imbrogliano anche tra di loro, barano, si fanno i segni, si incazzano, fumano come le turche, sudano, balbettano, trovano scuse infantili quando sbagliano; insomma è un gran bel casino.
Il mio amico le sopporta sperando così di scontare qualche peccato che ha sul groppone ma ci sono dei giorni in cui dette signore bene sono cosi fastidiose ed invadenti che lui proprio si trattiene a stento pur tenendo duro e restando fermo nella sua postazione, a un metro, metro e mezzo di distanza. Perchè si dà il caso che le Babbione non solo rompono le balle ma con scarsissimo senso dell'educazione e del rispetto, invadono anche buona parte del suo ombrellone, costringendolo a farsi piccolo piccolo per restare coperto dal sole.
L'anno scorso il mio amico già aveva avvertito di stare alla larga e per l'estate passata episodi eclatanti non si erano più ripetuti.
Oggi, quel mio amico nel pomeriggio se ne va al mare e...che ti trova? La compagnia del burraco al completo, sempre signore della Fano bene, sempre perfettine e raggrinzite avvolte nei loro gioielli, che in buona parte aveva invaso il suo ombrellone. Imprecare o far finta di nulla in attesa di ribadire il concetto magari in un momento meno impegnato?
Propende per la seconda: apre il lettino, si cerca il posticino in un angolino del SUO ombrellone, si stende e fa finta di nulla. Però...una delle vecchie babbione che gli sta quasi di fronte mentre gioca si sente in dovere di fare anche la spiritosa:" Marcello, siamo sempre qui a darti fastidio? Abbi pazienza..." 
Il mio amico Marcello, anche lui fa lo spiritoso e con un bel sorriso sulle labbra risponde:" Sempre no! Ma spesso e dato che ci siamo vi dico che ci sono DUE CULI ( proprio così!) che occupano il mio posto e se non li togliete subito ve lui faccio a pezzettini!!!".
Momento di imbarazzo da parte delle signore bene ( benissimo!) ma poi le due colpevoli ( con un culo da oltre 50 chili) stizzite si alzano e cambiano posto, dicendo tra i denti" tanto ci si stava anche male"...
CHE BELLA SERATA HA VISSUTO IL MIO AMICO !!!

ODORI D'ESTATE

Quando il caldo dell'estate
soffocava anche il piccolo paese
adagiato sulla cima del monte
l'unico rifugio per tutti
era il grande giardino coperto
di alberi giganteschi, siepi,
viottoli tra antiche querce
e le panchine fatte di rami
dove si cercava frescura e riposo.
Le voci arrivavano attutite,
i rumori erano pochi e sommessi,
solo i bimbi avevano forza
per correre, giocare e ridere.
Nel silenzio ricordo l'insistente
frinire delle cicale, il verso
degli uccelli, i grilli,
e gli odori, i profumi di ginestra,
di lillà, di resina, di pini, 
rimasti nella mia memoria
per sempre.
L'orizzonte lontano, le cime
dei monti, i boschi, le strade bianche
tagliate come ferite
nei fianchi delle colline.
Profumi d'estate, profumi di paese,
profumi di vita.

giovedì 17 luglio 2014

DELITTO IN VIA PASSERI ELOQUENTI 51? MAH...

L'AUTORE:
Maurizio Lodovichetti, per gli amici Lodo, medico e scrittore a tempo perso, spesso utilizzando il dialetto fanese.

L'ultimo volumetto, stampato dalla " FIC" ovvero " Fatto In Casa" e presentato qualche mese fa al pubblico ma non posto in vendita per sua scelta, affronta con questo titolo" L'anomalo delitto di via Passeri Eloquenti al civico 51" un'atmosfera da (apparentemente) libro giallo; gli ingredienti ci sono tutti: il morto, i presunti assassini, gli alibi, i motivi, i poliziotti, sullo sfondo persino i Carabinieri.
Chiaramente si svolge a Fano, nei nostri ambientini cittadini, con personaggi e figure che potrebbero essere reali se la storia avesse un capo e una coda plausibili e comprensibili.
In verità...la storia si dipana in una ballata del tutto surreale dove i primi ad essere irreali sono i personaggi, tutti, che vanno e vengono come se fossimo a teatro.
C'è persino un giornalista, Moschelli ,che è facilmente individuabile anche nella realtà, ma è  l'unico vero, anzi no! c'è anche il giornalista Acciai,tiratino e perfettino...di una TV locale.
Non voglio raccontare, chi ha voglia di leggerlo, se ha la faccia tosta o lo conosce, chieda all'autore.
Delitto inesistente, tre compari che avrebbero dovuto uccidere  a dir poco sognati di notte ( uno dei tre in certi momenti parla usando le parole alla rovescio ), un ferramentaio nevrotico che gestisce un negozio di ferramenta dal quale dovrebbe provenire l'arma del...delitto(?), il capo della polizia che capisce quanto un melone, ed altro di questo genere.
Allora, mi chiedo, la storia, il giallo è solo un pretesto per Lodo per dire cose che non ha voluto dire troppo chiaramente? Direi di si, secondo me.
Lodo ha voluto prendere in giro tutti, mortificando le pedine del giallo per riconoscerci personaggi veri di Fano e guardando bene bene, si potrebbero anche fare i nomi.
Un campionario di fanesi che passano nelle nostre strade tutti i giorni.
Finisco qui. 
Leggere per credere.
E se ho " sbagliato" la chiave di interpretazione...fatemelo sapere.

mercoledì 16 luglio 2014

SPIGOLATURE DI MARE

Spigolature di mare, in queste giornate di un'estate bizzarra e ritardataria; spiaggia Lido, centrale, il mio condominio diviso con altri bagnanti per il 99 per cento fanesi con i quali ci conosciamo da decenni, salvo le nuove generazioni che però-appena raggiunti i 12, 13 anni- se la filano per spiagge più arzille e giovani.
Dalla mia postazione vedo tutto, anche se spesso sono distratto perchè guardo il mare, e sento quasi tutto perchè i vicini parlano a voce alta, gridano, sbraitano nel cellulare, fanno sapere i loro fatti a tutti senza un minimo di privacy. Tutto di tutti.
1)La prima cosa che si nota, dal mio ombrellone posto in seconda fila, la inusitata e stravagante sistemazione delle docce.  Da terra ( dalla sabbia) la leva per aprire l'acqua dista circa due metri, il che vuol dire che ci arriva si e no una persona alta 1 metro e settanta ! Conclusione: i più giovani ,sino ai 50 anni più o meno, saltano sia per aprire sia per chiudere; tutti gli altri sono costretti a chiamare il bagnino ( che fa finta di nulla) o andarsene con la coda tra le gambe.
Ma a nessuno sarà venuto in mente di metterci due pedane di legno ? Evidentemente no.
2) Essendo di pelle molto chiara, inizio la stagione spruzzando crema solare in abbondanza. Ne ho già consumate due confezioni per pochissimi giorni di sole. Questa mattina mi accorgo di averla finita ed allora mi reco in una negozio che sta al Lido e vende questi prodotti oltre centinaia di  aggeggi per il mare ( secchielli, palette, barchette ecc.).
Chiedo alla signora, espongo le mie richieste, mi sottopone circa dieci marche diverse, protezione altissima, parlottiamo, scambiamo qualche frase e poi scelgo. Chiedo il prezzo, pago, sorrido e me ne vado; la signora risponde e forse tratta in inganno dal fatto che il mio accento non è per nulla fanese, mi dice gentilissima:" stia attento al sole le prime volte, faccia buone vacanze e ritorni a Fano!". 
Senz'altro! le ho risposto, con piacere...
3) Mare mosso ma c'è sole e caldo.
Percorrendo la pedana che dal casotto del bagnino porta quasi in riva al mare, arriva un terzetto composto da due signore sui settant'anni circa che spingono una carrozzella sulla quale si trova una signora che ne avrà per le meno 100! Piccolina, magrissima, viso pallido, capelli bianchi, non articola parole ed è immobile, sembra quasi di gesso.
Si fermano in riva, parcheggiano la carrozzella con la signora e le due indipendenti fanno alcuni passi nell'acqua per bagnarsi i piedi. Bene... ma fino a un certo punto.
Infatti non hanno tenuto conto che la carrozzella è stata messa a pochi passi dalla doccia e che questa mattina tirava anche un certo venticello; ragion per cui ogni volta che veniva aperta la doccia, una buona parte dello spruzzo andava a finire sulla centenaria bagnandola come un pulcino. E non parlando...non poteva protestare.
Per fortuna non è durata molto la solfa: i primi a rendersene conto sono stati quelli della prima fila che hanno subito dato l'allarme e la nonnetta è stata spostata, soccorsa ed asciugata.
Però..con un pò di testa...si poteva evitare

martedì 15 luglio 2014

TI CI MANDO...?

Non so, ci sto pensando:
ti ci mando via a mail
o con  un sms o gms ?
Potrei volendo, anche
chattare o usare skype
chiamarti per vederti
e alzare il dito medio...
non so, ci sto pensando;
hai condiviso nella pagina
del mio diario un post
usando Instagram e il gruppo
ma ti dico subito 
che non clicco mi piace
xchè sa troppo di cose
personali e non da FB.
Anche se posso provare
a capire se ci 6 o ci fai
guardando la faccetta
di emoticon 
in definitiva mi kiedo
se potevi fare a meno
di postare nel mio profilo
le 20 foto che ti ritraggono
in 20 pose diverse a Milano,
mentre fai la pubblicità
ai bocconcini per i cani.
Che me ne importa a me ?
Mandale ai tuoi clienti !
Non so, ci sto pensando:
ti ci mando con un a mail
o con un sms ?Condividi...

lunedì 14 luglio 2014

18 ANNI DI TEATRO

Il piacere di ricordare più a se stessa che agli altri.

Tirato in pochissime copie, è una specie di album in cui   l'autrice, Marinella Tonucci, ha voluto riunire tutti insieme i suoi ricordi piuttosto che averli sparsi per casa o nei cassetti.
Diciotto anni di teatro nella compagnia dialettale fanese " La polena", la più nota, la più applaudita e la più apprezzata: dal 1976 al 1994.
Un lungo elenco di titoli, di spettacoli, di ricordi, di immagini fotografiche che narrano sia il palcoscenico sia i retroscena, i camerini, gli " inciampi" prima e dopo l'incontro con il pubblico.
Naturalmente è anche e soprattutto un ricco libro  fotografico che segna e ricorda le varie tappe di questo lungo percorso che Marinella Tonucci ha quasi sempre percorso come protagonista o tra le protagoniste.
Peccato che ne sia stato stampato un numero di copie che non supera le dita delle mani.
Molti fanesi ne avrebbero tratto piacere e gusto nel guardare, leggere, ricordare...
Il titolo è " Immagini della ( mia) Polena";
 mia  intesa appunto come il punto di vista dell'autrice e non la storia generica del gruppo.




domenica 13 luglio 2014

SCHERZA LA LUNA...

E' uscita la luna dal pozzo
ed ora si rotola sui muri antichi
del paese, insegue le stelle
che dormono sui prati
gioca a nascondino con le nuvole
e compare all'improvviso
dietro l'angolo del vicolo
che unisce quattro casette
nascoste nella notte.
Sul ramo di un albero
alto e pieno di foglie
un uccello notturno lancia
ogni tanto un grido
breve e forte,apre e chiude
gli occhi come fanno le civette
giro il capo in ogni direzione
e tiene d'occhio la luna
prima che torni nel pozzo.

sabato 12 luglio 2014

IL GABBIANO

Chissà dove andava il gabbiano
alto nel cielo dopo aver inseguito
le onde di un mare scuro e mosso,
dove andava quella barca
che solcava l'orizzonte
 con le vele alzate negli alti alberi,
perchè piangeva il bimbo
seduto sulla riva mentre l'acqua
lambiva i suoi piedini 
ma non voleva andarsene,
 ridevano le due fanciulle
facendosi scherzi sotto la doccia
e poi facevano salti per raggiungere
la leva che doveva bloccare il getto
ma senza riuscirci,
e dondolava stanca la nuova bandiera
posta in un esile palo sulla riva
per segnalare il divieto
o il permesso di fare il bagno:
bianca o rossa,
in questa estate inquieta e nevrotica.

giovedì 10 luglio 2014

FORSE...

Forse qualche volta
vale più un sorriso,
una carezza, uno sguardo,
forse se abbandonassimo
le nostre certezze
e ci facessimo guidare
dal cuore,da quel poco
di umanità che c'è
dentro ognuno di noi
la strada della vita
ci apparirebbe più leggera
e i gradini della chiesa
che abbiamo salito
da bimbi, da ragazzi
e poi abbandonati per sempre
tornerebbero ad accoglierci
senza chiederci nulla.
Guardiamo,sorridiamo,
 salutiamo, anche chi
non conosciamo.
Forse qualcuno
potrebbe non capire
ma i più, sono convinto
ce ne sarebbero grati.


martedì 8 luglio 2014

L'INCONTRO

Camminare per strada, distratti,
guardandosi intorno con noia
l'attesa che il tempo trascorra
per giungere all'ora del ritorno;
vetrine, negozi, portoni, bar,
persone che passano,
che ti sfiorano, frotte di bimbi
che gridano, ridono, si inseguono
per loro tutto è un gioco,
uno scherzo, un passatempo;
ad andare pericolosamente forte
sono spesso le biciclette
con ragazzi e ragazze che pedalano
con rabbia ,spingendo sui pedali
passano ovunque, come se tu
fossi un bersaglio da colpire.
Cammini, distratto, 
guardandoti intorno con noia
vedi tutto e niente nello stesso tempo
fino a che, all'improvviso,
ti trovi ad incrociare il passo
di una persona che viene
dalla direzione opposta;
da sola o con altri, in gruppo,
ed hai per un attimo
un moto di meraviglia e di sorpresa.
Riconosci chi è, il suo viso
i suoi lineamenti,
ti viene da sorridergli , da salutare
fare un gesto con la mano
e poi il saluto ti si gela in cuore
perchè ricordi che quella persona
che credevi di aver incontrato
non c'è più.
E' vero, esistono somiglianze,
certe volte anche marcate,
tra due esseri umani
 sconosciuti tra loro
anche magari di città e paesi diversi
ma resta pur sempre 
commozione e sorpresa
sino a che, dopo poco,
trascorso quell'attimo
riprendi il lento camminare
mentre il ricordo scolora
passo dopo passo.


lunedì 7 luglio 2014

SPERICOLATO!!!

Ho deciso di andare in città, poi magari una puntatina al mare, siamo estate...tempo di vacanza.
Siamo quasi al tramonto, tra l'imbra e l'ambra, c'è una fioca luce del giorno che chiude, ci sono i lampioni ciechi delle strade che sono spenti o coperti da lunghi rami di alberi mai potati: il risultato è uguale.
Partiam!!! 
Evito buche, buchette, siepi di erbacce mai tolte, mi butto nelle rotatorie che sembrano le pizzette del forno quando facevo le elementari, non ci si capisce niente, non ci si sta neanche in due, forzo il passaggio, evito le strisce pedonali che immagino nella mia fantasia perchè in terra non si vedono, vado camminando a zig zag,le pezze di catrame sono anche peggio delle buche ma ho esperienza, procedo quasi normale; semaforo. stop. passano tutti lo stesso, soprattutto quei maledetti ciclisti della domenica che vanno in giro con le bici da corsa e conciati come i clown del circo; ridono, chiacchierano, non rispettano i segnali e bevono, bevono dalla borraccia ( immagino piena di grappa visto come si comportano), porto pazienza e spingo il gas per raggiungere il successivo semaforo prima che diventi rosso. Sono sotto pressione al massimo: ancora una rotatoria nei pressi degli ex capannoni del carnevale, si intersecano sette strade contemporaneamente, non si capisce chi ha la precedenza, qui le buche sono addirittura cave di pietra profondo anche mezzo metro, le auto perdono i cerchioni che rotolano rumoreggiando verso un'edicola che sta all'angolo e che li rivende a peso d'oro, gli scooter come il mio perdono bulloni e pezzi di carrozzeria ( ce ne sono alcuni che ci hanno lasciato anche il portapacchi o il sedile posteriore); i pedoni per attraversare veloci si spingono l'un con l'altro come un gregge di pecore inseguite dai cani; ci sono anziani che ci hanno perso le protesi della gamba, le dentiere, l'anca di titanio; è un girone infernale!!
Ce l'ho fatta ed inizio la discesa verso la stazione; quando penso di aver superato il peggio, la fila si blocca all'improvviso, frenate mostruose ( per chi ha i freni in ordine)sbandate mortaccine verso i marciapiedi ed anche oltre per chi si accorge troppo tardi. La fila è bloccata perchè sulle strisce pedonali stanno attraversando sette vu cumprà provenienti dalla stazione che trascinano pesanti troller che ondeggiano come barche nella tempesta. Dopo dieci minuti si riparte, si va !!!!
Finalmente la " grande rotatoria" per girare a sinistra e andare verso il centro. La rotatoria potrebbe anche andare ma c'è il fatto che ha una pendenza ed una angolazione assolutamente sbagliate per cui: se ti va bene ti ritrovi nella biglietteria della stazione, se ti va male arrivi direttamente sui binari passando dal sottopasso.
E' oramai notte fonda, comunque vado verso il centro. Le strade sono tutte sbarrate perchè ci sono le sagre, le band, le bancarelle, puzza  di arrosti misti e salsicce, piadine e pesce fritto , tipica dei centri storici delle più importanti città d'arte che ci sono in Italia.
Sono leggermente scoglionato, vado al bar facendomi largo tra folle scatenate che non sanno neanche cosa fare; ordino un caffè che mi arriva quasi freddo. Butto giù.
Forse l'unica è tornare a casa. Farò il giro inverso, passando per la nazionale e poi la strada del cimitero. A meno che non ci sia la notte rosa dei fantasmi e delle anime in pena dovrei farcela in meno di un'ora. Giusto in tempo per andare a dormire.
Accidenti a me !

domenica 6 luglio 2014

LA MANO

Nel palmo della mano, 
come una grande foglia 
staccatasi dal ramo,
vorrei leggere le pagine
della vita che mi aspetta
ma non secondo le regole
di un chiromante 
ma seguendo passato
e presente per vedere
il futuro, nell'intreccio
di piccole e contorte venature
che formano linee e incroci.
Ma per quanto mi impegni
riesco a vedere solo 
fantasiose lettere,vocali e consonanti
intrecciate tra loro
come scarabocchi di bimbo.
E' questo, dunque, il mio futuro?
Tornerò,allora, a guardare le foglie
che cadono staccandosi dal ramo
e proverò a leggere
quelle piccole venature
per capire che futuro avranno
le formiche che ci passeranno
sopra,inconsapevoli.









venerdì 4 luglio 2014

IL VICOLO E IL GATTO


E' un corto e stretto vicolo dal selciato sconnesso,
alcune case con qualche pretesa, un grande cancello
dal quale si intravvede un albero di non so che cosa;
collega due vie importanti del centro ed io, qualche volta,
per risparmiare strada, lo percorro, superando
il fastidio di acri odori di cucina e di pesce .
Verso la metà del percorso c'è una grande palazzo,
a piano terra ampie finestre con le inferriate
ricche di vasi con piante di fiori coloratissimi ed anche gerani.
In una di queste, con atteggiamento da padrone, riposa spesso un gattone dal lungo pelo, grigio striato, di quelli nostrani,
il suo muso spunta tra i fiori mentre la coda, ciondola
libera a penzoloni dal davanzale.
E' indifferente a tutto, non ti guarda, non si muove,
apre e socchiude appena gli occhi, sembra finto.
Anche se gli passo accanto e mi fermo, lui non mi degna
e gira il capo.
E' strano quel gatto tra gerani e margherite, 
disteso a prendere il fresco;
sembra un quadro appena dipinto.
Chissà se un giorno si degnerà di guardarmi
mentre gli passo vicino, superando gli odori 
di pesce e di cucina.

mercoledì 2 luglio 2014

NEL SOLE

Nell'ombra di un grande albero
che nell'incrocio di due sentieri
solitario, offre riparo dal sole
c'e' il ricordo di un vecchio cancello
che segnava l'ingresso
 di chissà che cosa;
due colonne di muro scrostato
una più alta dell'altra,
nelle quali si trovano ancora
gli anelli di ferro nei quali
era fissato il  cancello.
Dietro una delle  colonne
c'è una piccola nicchia
nella quale è ancora oggi
riposta la statuetta
di una immagine sacra,
una figura femminile
forse di una santa
non certo della Madonna.
Chissà quanti anni sono
che si trova lì e perchè:
un voto, una preghiera,
un miracolo, un ringraziamento.
E lontano, sotto i raggi del sole,
campi e dolci colline.