martedì 29 marzo 2011

IL MITICO BAR DI ANGELO( BEAURIVAGE)

Era bello andare al mare d'estate e sapere che il bar di Angelo c'era, era lì ad aspettarti: mattina, sera, notte. Il mitico bar di Angelo (Tombari), alla spiaggia Lido, anzi! al centro della spiaggia Lido, nell'esagono di cemento e pista in legno a coprire la sabbia, e le cabine moderne che avevano sostituito le vecchie  e malandate, con i disegni colorati di figurine stilizzate progettate e realizzate dall'artista Schiavo, molto nota a Fano. Io e la mia compagnia avevamo la fortuna di avere la cabina proprio nella fila che confinava con il bar e quindi...erano due passi. E via, sempre  da Angelo per una bibita, per un gelato, per uno spuntino, per fare quattro risate, per ciondolare sulle sedie e chiacchierare. Angelo era molto simpatico, fanese puro, quindi geniale ma anche con la battuta sempre pronta e spesso tagliente da lasciarti a bocca aperta. Accettava ma rimandava, raramente eri tu l'ultimo. Essendo proprio al centro spiaggia ed in zona frequentatissima da fanesi e villeggianti, il bar era quasi sempre strapieno, tanto da essere costretti ad aspettare in piedi nell'attesa che si liberasse qualche tavolo. Non minuti ma a volte ore. Erano le splendide serate d'estate fanesi, con il passeggio affollato e continuo, con la gioventù che si accontentava di poco, strapieno di ragazze ( milanesi, romane, perugine, venete, molte straniere di Ghermania)ed un via vai che andava dalla cima del porto - a levante- sino al moletto dell'Excelsior a ponente, un serpentone lungo centinaia di metri. Molte persone non avevano soldi da spendere e quindi l'unico lusso era il cono di gelato da consumare lentamente, il più lentamente possibile per farlo durare a lungo. Noi avevamo mano libera soprattutto al mattino, quindi, quando la maggior parte della gente era in spiaggia. Facevamo il bagno, prendevamo il sole e poi tutti da Angelo, ragazze comprese, con i loro splendidi bikini. Belle ragazze e spiritose. Angelo poi aveva una marcia in più rispetto ad altri locali del Lido: aveva il juxe box. Da impazzire! Eravamo sempre lì a mettere monete ed ascoltare ritmi e canzoni di moda. Quanti soldi avremo buttato in quella splendida macchina infernale! Tanti. Gino Paoli, Mina, Sergio Endrigo, Peppino di Capri, Paul Anka, i Plathers, Belafonte, e via di questo passo. Mentre noi ascoltavamo dischi,Angelo lavorava senza sosta per prepararsi alle ore infernali della sera ; ma se gli girava cominciava a brontolare e ci faceva smettere senza tanti complimenti. Era fatto così. La sera, dopo cena, si tornava vestiti da fighetti, e le ragazze portavano vestiti colorati e scollati ( ma senza esagerare). E via per tutta l'estate, sino a che l'autunno non faceva sparire tutto, lasciandoci soli tra pioggia ed i primi freddi. Nell'attesa di una nuova estate al mare.

lunedì 28 marzo 2011

ITALIAN LOVER

Lei aveva detto:andiamo? muovendo quattro passi
lui avea risposto: andiamo, muovendone altri due
marciando fianco a fianco i corpi si sfioravano
le mani si toccavano, gli odori si fondevano
le labbra tremolavano, gli sguardi si annebbiavano.
Salirono le scale guardandosi negli occhi
poi aprirono la porta e con forza si abbracciarono.
L'amore era scoppiato in un battibaleno
il tempo di guardarsi, di prendere un caffè
di fare quattro chiacchiere dicendo poche cose
perchè s'era capito che c'era molto filing
e perdere del tempo non era proprio il caso.
Lui aveva dato tutto, con forza e con passione
buttando nell'agone il meglio di se stesso;
lei pur senza risparmio ci aveva dato sotto
montando e rimontando colline, mare e fiumi
senza prendere fiato e senza cercar tregua
se non tre o quattro volte per dare una tirata.
Che fuoco, che passione quello era amore vero
aveva lui pensato, al terminar del palio
quando fiaccato morto le membra avea posato.
" Hai visto che valanga, passione mia carissima"
aveva sussurrato il cavalier gioioso
all'amabile donzella intenta a rivestirsi
"vediamoci di nuovo, facciamo ancor pazzie,
questo è un momento magico che non dovrà finire".
" Non c'è nessun problema" rispose la fanciulla
" contattami ogni volta usando il cellulare.
Adesso ti saluto stallone mio ,tesoro
e paga la tariffa per due ore di lavoro.
Son ben trecento euri, ti faccio pur lo sconto
e se paghi  anche la camera ti dò testè un acconto".

domenica 27 marzo 2011

IDENTITA'

Nel tempo che passa
nei segni delle stagioni
nelle idee che si perdono
e che mutano
ho trovato una certezza
che mi rassicura:
tu mi capisci e mi conforti
senza chiedere nulla.
Sorridi quando io sorrido
sei triste se lo sono anch'io
ci guardiamo negli occhi
senza dire nulla
perchè non servono parole
ma quando io parlo
anche tu rompi il silenzio
e la mia voce è la tua,sempre.
Posso contare su di te
e non c'è amica o amico
che possa prendere il tuo posto.
Tu non nascondi , non addolcisci
non cerchi mediazioni
rifletti il vero comunque e sempre
anche se a volte doloroso.
E se il dialogo annoia
basta spegnere la luce.

Per questo mi sei così caro
vecchio specchio appeso alla parete
che non mi hai mai tradito
e mai dirai cose diverse
da quelle che vedi a te di fronte.

sabato 26 marzo 2011

IL PINO E LE FARFALLE

Volavano leggere le farfalle
spostandosi nel vecchio tronco di pino
giravano attorno e poi tornavano
al punto di partenza.
C'era odore di resina pungente
e le gocce colavano biancastre
dalle scaglie simili a ferite.
Tenendoci per mano
facevamo cerchio tutt'intorno
e correvamo ridendo
appena il colpo in spalla
ci obbligava a lasciar la fila
per inseguire un nuovo posto
colpendo noi stessi un altro amico.
Cambiavamo così rapidamente
posizione in quel cerchio rumoroso
in un rincorrersi continuo
che aveva fine solo per stanchezza.
E le farfalle continuavano a volare
muovendosi leggere
come piccole foglie al vento
e l'odore di resina e di pino
era profumo di innocenza .
Ancora oggi risento quegli odori
quando sfioro i vecchi pino del giardino
ma  è le farfalle che non vedo più
nè bimbi correre felici
presi da giochi che non hanno anima.

venerdì 25 marzo 2011

HAPPY HOUR

Allegria! Amici,Allegria!!! E' nell'aria la primavera, l'odore del mare e della bella stagione. Si avvicina l'estate e con essa la mostra dei corpi perfetti, dei muscoli tirati, delle pelli ambrate, delle depilazioni totali ( uomini e donne oggi non fa differenza). Fighette e fighetti contano le settimane, i giorni, le ore. Bisogna lavorare, occorre dargli sotto ferocemente perchè l'appuntamento con il nudo e alle porte. Correre, fare movimento, pedalare, saltare, marciare. tutto ciò che serve allo scopo è ben accetto, anzi! è d'obbligo. Si vedono in questi primi giorni primaverili affollare copiosamente le piste della Trave, i centri fitness, le strade della periferia e della campagna ( per i più tosti).Con un distinguo importante: fighetti e fighette sono abbigliati come modelli da riviste di moda, si vedono da lontano, si riconoscono, formano una casta ben protetta; tutti gli altri sono delle "normalità" che non fanno storia. I primi hanno firme addosso come un assegno girato venti volte: dalle scarpette, ai scaldamuscoli, alle magliette, alle tute, alle fasce antisudore, agli occhiali da sole, persino i fermagli per i capelli hanno il loro bel logo in vista. E ci mancherebbe! Sono abbronzati/e sempre, tutto l'anno, sono profumati/e con essenze francesi ( ed inglesi per i raffinati),arrivano in pista con il SUV che sembra un carro da morto o superauto di marchi famosi e costosi. Come vivono? Come si mantengono? Che mestiere fanno? Non si sa, non è dato sapere, fanno i fighetti/e. Si danno tono, mantengono le distanze con il popolo minuto. Qualche volta, se vanno a fare footing al Lido o in Sassonia, oltre che le cuffiette per la musica, correndo, tengono al guizaglio un cane. Che di solito non ne può più e vorrebbe fermarsi, magare per fare pipì; ma anche lui è un cane fighetto. Di alto costo, di alta fascia, di alto reddito; il bastardino non fa proprio, non èil caso.Tutti corrono, tutti fanno footing, tutti vanno in palestra. I normali invece indossano tute grigie, sempre grigie, deformate in più parti, scarpette acquistate dai " vu cumprà", in mano una bottiglietta di acqua minerale da 10 centesimi al litro ed un  asciugamano a tracolla, di solito consumato sino alla trama.
Per finire c'è " l'happy hour": per i fighetti/e, obbligatorio. Lui elegantissimo con giacca a tiro e pashmina al collo ; lei tacchi alti, vestita di nero, tiratissima. Ridono, sorridono, si siedono al caffè, hanno il cellulare all'ultima moda, si riposano-giustamente- dalle fatiche della pista. Sorseggiano, assaggiano, sfiorano appena le prelibatezze poste sui vassoi. I " normali" sono invece in pizzeria, mangiano a quattro ganasce, bevono birra, si intoppano di pizze farcite, si sbrodolano di sughi e pomodori. Che schifo!!!

PROFUMO D'ESTATE

Bastano un tiepido raggio di sole e il profumo di primavera
camminare in riva al mare, ascoltare il silenzio dell'onda
guardare i gabbiani volare che inseguono sogni lontani
e la trasparenza dell'acqua che nulla nasconde.
Dimentichiamo i grigi giorni d'inverno, freddi e piovosi
lasciamo alle spalle pensieri che soffocano il cuore
parole come sassi che hanno sfiorato il nostro viso.
Adesso sono nulla, non contano più nulla.
Ma è vero che bastano solo un tiepido raggio di sole
e il profumo del mare e il grido dei gabbiani
per farci sentire diversi? E' l'estate che si avvicina
è l'estate che manda messaggi, è l'estate che ci accarezza.
E la mano tenera e amica di chi ci ama
guiderà i nostri passi verso giorni da non dimenticare
come quando eravamo bambini, poi giovani poi adulti
con gli occhi aperti verso un orizzonte che non ha mai fine.

giovedì 24 marzo 2011

LA PUPA DI PEZZA

Era stato proprio un  giorno fortunato, aveva pensato lei, quel  cinque gennaio, giorno prima dell'epifania. Perchè la vecchia proprietaria di quel negozietto di periferia era riuscita a vendere il trenino di latta ed aveva messo al suo posto, in vetrina, alcuni soldatini di piombo. Lei, all'inizio, non li aveva guardati per timidezza, solo qualche sbirciatina con i suoi occhietti azzurri dipinti ad acquerello ma poi aveva preso coraggio. Erano tutti disposti di fronte a lei, sul piano di quella vetrina sporca e polverosa, e quindi aveva potuto guardare bene, senza farsi notare troppo. Erano sette, con le divise blu e rosse, il cappello alto, e con certi baffoni lunghi e neri da far spavento. No...SEI erano così: il settimo le aveva provocato un tuffo nel suo cuore di segatura;era il tamburino, con i capelli gialli, il viso chiaro ed il tamburo di latta appoggiato sulle gambe. Quant'era bello! Lei lo guardava in continuazione, naturalmente, e avrebbe voluto che la vecchia padrone almeno una volta avesse ripulito la vetrina, dando magari anche una spazzolata ai suoi capelli di stoppa e avesse tolto quelle piccole ragnatele che pendevano a pochi centimetri dal suo capo. Cosa pensava di lei il bel tamburino? Le piaceva? Avrebbe fatto qualcosa per farsi capire? Un  giorno, ad esempio, le era sembrato che lui avesse mosso il capo come per dire si.Ma, forse, era stato solo quel gran colpo di vento che aveva fatto tremare la vetrina.Chissà. Con il passare dei giorni si erano abituati a stare insieme e lei era felice,felice come non mai. Si era innamorata perdutamente del tamburino, perdutamente. Se invece di essere una pupa di pezza e segatura fosse stata una ragazza in carne ed ossa avrebbe saputo bene come conquistarlo e farsi amare. Comunque, andava bene così. E lo guardava sempre, sin dal primo momeno in cui la padrona toglieva gli scuri alla vetrina e faceva entrare la luce,fino a sera, quando chiudeva il negozio. Purtroppo, però, era arrivato anche il giorno maledetto. Sbattendo la porta e facendo traballare tutta la vetrina,erano entrati insieme alla mamma, due bimbi, chiassosi e capricciosi che dopo aver cercato dappertutto alla fine aveva deciso di comperare i soldatini di legno. Ad uno ad uno la proprietaria li aveva presi e messi in un sacchetto di carta; per ultimo proprio il tamburino. Che dolore! Che dolore per la pupa di pezza. Se avesse potuto piangere avrebbe allagato il negozio. Come avrebbe potuto andare avanti senza di lui? Il suo grande amore. I bimbi e la mamma avevano riaperto la porta per andarsene e la avevano rinchiusa con forza, facendo traballare di nuovo la vetrina. Era stato un attimo; lei si era lasciata cadere in terra proprio lì dove l'anziana negoziante teneva il braciere per scaldare il locale.Un  attimo, solo un pò di fumo, una piccola fiamma ed un briciolo di cenere.

mercoledì 23 marzo 2011

ASCOLTA

Camminava lentamente, le braccia dietro la schiena, trascinava i piedi come se facesse fatica, portava le stesse scarpe di para e finto camoscio oramai logore e rotte in più punti. Il viso era sempre rivolto verso terra,barba lunga, espressione seria e triste, la stessa in ogni momento della giornata.Percorreva chilometri, senza fermarsi mai, senza riposare un pò, sia d'estate sia d'inverno. Non parlava con nessuno come se non fosse di questa città, come se non avesse amici, conoscenti, parenti, nessuno. Mangiava? Dormiva?Aveva un  tetto sotto il quale ripararsi? Aveva qualche soldo per mantenersi? Perchè era così? Tragedie familiari, forse, o malattia mentale o solitudine, sentirsi solo e basta. Incrociandolo per strada, qualche volte al Lido o in Sassonia, su percorsi spesso deserti, mi era venuta voglia di seguirlo, di fermarlo e chiedergli qualcosa, magari una banalità, una informazione, tanto per sentire la sua voce , per rendermi conto se era persona con la quale si poteva aprire un minimo di dialogo. Poi ho sempre desistito, ho sempre avuto paura di violare in qualche modo la sua riservatezza. Perchè, mi dicevo, questo atteggiamento potrebbe anche essere il frutto di una scelta precisa di vita: essere solo con se stesso, non badare agli altri, non curarsi degli altri come sovente gli altri non si curano di te. Voler vivere con le proprie idee senza doversi confrontare, senza dover subire o imporre,lontano dalle chiacchiere e dalle parole usate tanto per fare rumore, per aprire bocca.Eppoi...tanto nessuno ti ascolta. Un filosofo, e perchè no? A me pareva però che a tradire questa supposizione fosse l'espressione del viso. Un viso scarno, segnato da molte rughe, ciglia aggrottate e la bocca atteggiata ad una smorfia non tanto di dolore quanto di tristezza infinita. Allora, quando lo incontravo, soprattutto al mare, lo seguivo con lo sguardo per diverso tempo fino a che  non spariva dal mio orizzonte. E pensavo, cercavo di immaginare, ma non ne ho cavato fuori mai nulla. Chi era? da dove veniva? Come aveva vissuto la sua vita, era mai stato giovane? Era mai stato felice? In fondo , erano sempre le stesse domande cui non potevo che dare le stesse risposte. L'ho incontrato e visto per qualche anno direi, comunque per molto tempo. Poi, all'improvviso, qualche mese fa, ho notato la sua mancanza. Nè in città, nè al mare, nè in periferia, mai, in nessuna ora della giornata. Mai più. Ho chiesto in giro, a qualche amico ma nessuno ne aveva notato la presenza e quindi, tanto meno l'assenza. Dove era andato. Aveva forse cambiato città, oppure aveva cambiato vita. Era  morto? Si era ucciso? Ho letto  per qualche tempo le cronache locali ma non ho mai trovato nulla. Era semplicemente sparito. Lo so, non era nessuno eppure a me sembra di aver perso un amico.

lunedì 21 marzo 2011

MARE IN TEMPESTA

C'era un lungo giro da fare e bisognava camminare, quasi pareva non si arrivasse mai. Era la zona del porto dove i cantieri lavoravano senza sosta, i calafà non si fermavano mai e nell'aria c'era sempre uno strano odore di catrame. Si costeggiava lo scalo, si attraversava  il grande piazzale e quindi si prendeva la strada che fiancheggiava il grande bacino e portava al molo di levante.Un molo lungo, contorto e se bagnato anche sdruciolevole e pericoloso. Andavamo di corsa, dandoci spintoni, per arrivare primi. Dove? Lì dove il mare mosso, molto mosso, si infrangeva con forza prima sugli scogli e poi sulla banchina spruzzando in alto e nell'aria spuma bianca e cascate di acqua. C'erano i quadrati da pesca quasi sospesi nel nulla, con le reti a penzoloni, sembrava nuotassero nel vuoto. Ci fermavamo tutti, al limite, in attesa dell'onda. E quando questa arrivava...via tutti di corsa un attimo prima che la valanga sommergesse il molo. Ma non andava mai franca: c'era sempre qualcuno che rimaneva bagnato e zuppo dalla testa ai piedi. Era bello il mare, c'era gusto di libertà e di spazio, e ci si accontentava di poco ma era tutto.

domenica 20 marzo 2011

INCONTRI VIRTUALI

Ti ho incontrata in una strada virtuale(anche se ci eravamo già visti) dove io muovevo i primi passi, per imparare e per capire. Qualche scambio di frasi che navigavano nell'aria un pò così, come accade spesso tra due persone che non si conoscono. Però ci parlavamo, non lasciavamo passare troppo tempo tra un contatto e l'altro. Banalità, forse, pochi spiragli veri per  permettere all'altro una vista più chiara. Insomma nessuna apertura personale. A me dava comunque piacere, a te non so. Le cose che più mi lasciavano perplesso in te erano improvvisi e temporaleschi cambi di umore, avvertibili anche senza vederti. Umorale? O arrabbiata per qualcosa di personale che però non riuscivi a contenere neanche con un incolpevole come me? Tanto rapidi ed incomprensibili che io qualche volta ho creduto che a scrivere non fossi tu ma qualcuno che adoperava il tuo computer. Ho anche pensato che tu potessi avere quegli scatti solo perchè abituata da sempre ad avere ragione ( anche a torto)  e viziata da confronti comunque ammorbiditi in tuo favore. Insomma: niente che potesse contrastare le tue posizioni . Proprio il contrario di ciò che io penso ( e a cui credo). E allora certe volte il nostro dialogo ha perso pezzi per strada ed è diventato difficile e contorto. Faticoso anche- e parlo sempre per me- con sbandate al limite del ribaltamento. Tira e molla, tira e molla e qualche attimo di serenità e di piacevolezza. Ad un certo momento, però, ci siamo persi di vista, il contatto è caduto e lo scambio è diventato muto. Un addio? non proprio anche se ne aveva tutte le sembianze. Sono passati mesi e poi così, come si era interrotto, abbiamo ripreso a parlarci, sempre virtualmente, con toni più tranquilli ed amichevoli. Piacevole e gradevole. Ma la natura non si cambia. E gli incontri qualche volta sono ritornati ad essere scontri. Sino a che abbiamo cambiato rotta. Timone a destra, timone a sinistra. E potrebbe essere per sempre. Amici e poi...nessuno  forse senza neanche conoscere il tuo viso, che ho guardato qualche minuto una sola volta. Che peccato!
P.S. in mancanza di meglio ti mando questa cartolina...

RESPIRO DEL TEMPO

Ogni oggetto un ricordo
un respiro del tempo
luoghi momenti sentimenti
passi trascorsi e passi da fare
un filo lungo una vita
amari e dolci ricordi
importanti e piccole cose
ma tutti nella mente e nel cuore.
Profumi familiari, odori e sensazioni
aiutano a capire e portano lontano.
Vivere la vita è una strada in salita
sempre e comunque
ma avere ricordi aiuta ad essere leggeri
e guardare oltre le colline
per vedere l'orizzonte che ci attende.

venerdì 18 marzo 2011

ERI BELLISSIMA

Avevi gli occhi azzurri come il mare
le guance bianche e rosse da baciare
i capelli parevan oro fino
e la bocca era proprio un bel bocchino.
Camminavi con incedere sinuoso
muovendo il corpo morbido e carnoso
e le tue forme agili e perfette
eran gloria di fianchi e supertette.
Eri bella, gustosa, da sognare
insomma una fanciulla da strafare.
Ti ho rivisto qualche giorno fa
stravaccata su un morbido sofà
che a malapena reggeva le tue forme
con il tuo corpo diventato enorme.
Eri al bar, insieme alle tue amiche
(anch'esse un tempo delle belle ..che)
e mangiavi pizzette e pastarelle
divorando il tutto a crepapelle.
Il tuo viso, una volta da scultura,
è diventato cosa da paura
fra trucchi rossi, verdi ed arancione
e le rughe che la fanno da padrone.
E' vero, il tempo è duro e non perdona
e ci va duro contro la persona
ma con un pò di testa e di attenzione
eviteresti questa situazione.
A meno che...non te ne freghi niente
e vai a culo di come ti presenti;
meglio li bomboli e pastarelle
che far la dieta per sembrar più belle.
Eppure...
Avevi gli occhi azzurri come il mare
ed eri carne fresca da sognare
adesso che il quintale ai superato
sei sensuale come un carrarmato.

giovedì 17 marzo 2011

SOGNI COLORATI

Sogni a colori o in bianco e nero? E se ti guardi intorno, vedi fiori ed alberi oppure un deserto piatto e uniforme? Se ti affacci alla finestra guardi verso il cielo o  punti gli occhi in terra? Dicono: se punti il dito verso la luna, molti guarderanno solo il tuo dito. Io sono certo che sia vero. E tu : luna o indice?  Come è difficile ascoltare gli altri e come è facile, invece, dare ascolto  solo a se stessi. Andiamo, la vita non è facile per nessuno ma per qualcuno è sicuramente più tranquilla di altri. Strada spianata, tutto a portata di mano, tutto programmato sin dai primi giorni di vita. E via mese dopo mese, anno dopo anno, senza fatica, senza sforzi, porte aperte e auto in garage.  E chi invece deve mordere la polvere e fatica e fatica da quando vede la luce. Non  è la stessa cosa: è sempre stato così e sempre sarà. Ma il mondo è grande e la sorte qualche volta aiuta più i secondi che i primi.  Sognare a colori, volare con la fantasia, lasciarsi prendere da un tramonto sul mare o dal dolce canto di un uccello all'alba, camminare in un piccolo sentiero di campagna, riposare all'ombra di una quercia riempe il cuore e lo spirito. E rende sereni. E tu? Mostri  il tuo lato migliore o c'è ancora molto da scoprire? Il meglio o il peggio...forse non si saprà mai. Sogni colorati, fantasie che nessuno può fermare o imprigionare. Fantasie di una sera, di una vita.

mercoledì 16 marzo 2011

TENTAZIONI

Vorrei che tu mi parlassi ancora
vorrei che tu mi sorridessi ancora
vorrei che tu mi accarezzassi ancora
vorrei che tu non piangessi per me.
Forse abbiamo sbagliato
forse ho sbagliato io
ma tu non  concedi nulla
neanche il dubbio. E le tue certezze?
E se avessi commesso tu l'errore?
Almeno una carezza, sfiorami la mano
dimmi parole che sai dire così bene
guardiamoci ancora negli occhi
e asciugati le lacrime.
Possiamo camminare insieme
sfiorando la sabbia appena bagnata
lasciando impronte che respirano appena
e poi svaniscono. E mille tentazioni
torneranno a sorriderci.

RISO AMARO

Ogni paese, ogni città di questo mondo ha la sua personale galleria di personaggi un pò strani, un pò diversi da una normalità codificata, figure che caratterizzano se stessi ed il luogo in cui vivono. La nostra Fano non è diversa; tanto per citare e per ricordare ( senza voler fare alcun confronto con i fanesi di cui dirò tra poco) anni fa c'era Canneto, c'era Lullo, poi il Cavaliere, per certi versi Paolino, e il pescatore gay, e tanti altri che lascio alle memorie di chi li ricorda o li ha conosciuti. Tutti hanno avuto una cosa in comune, credo: nella loro "originalità" sono rimasti nella piccola storia locale ed ancora oggi, se si cita un nome- tralasciando le nuovissime generazioni- sono molti i fanesi che sanno chi è stato. Bene, senza pretese, vorrei segnalare qualche figura dei giorni nostri  che ha colpito la mia attenzione , e non solo mia,  che avete avuto modo, o avrete, di incontrare per strada, in città  e dintorni.
LO SFIGATORE
E' perennemente vestito di nero, dalla testa ai piedi, ricorda in qualche modo- nella giusta proporzione fisica- il bravo Totò nel film in cui l'attore rappresentava appunto un menagramo. Ma essere vestito di nero non basta per dire che è uno sfigatore, è vero, ma qui ci sono le prove. Basta vederlo all'orizzonte perchè la mano corra subito...allo scongiuro, istintivamente, di riflesso. Persino i gatti neri fuggono con il pelo dritto. Dal cappello, alle scarpe, è una macchia scura che invade la visuale, che provoca brividini lungo la schiena,incita al tocco riparatore, ferro o che altro purchè funzioni. Anche l'espressione del viso concorre a completare il quadro. Ha un non so che di alieno,difficilmente assimilabile. E gira, e gira, e gira tanto che è impossibile evitarlo. E non c'è da ridere. Toccate ferro!
IL GIGANTE E IL CAGNOLINO
E'alto quasi due metri, imponente, massiccio, elegantemente vestito di loden anche a primavera inoltrata, forse anche camicia e cravatta. Cammina lento e leggermente curvo, forse data l'eta ed anche la stazza. Embè che c'è di strano? C'è che passeggia tenendo al guizaglio un cagnolino che ha più o meno le proporzioni di una pantegana( senza offesa per per il cagnolino, è solo per far capire),alto pochi centimetri, lungo si e no un palmo di mano o poco più, minuto, quasi invisibile; quando abbaia il suono è acuto stridente, dalle note alte forse perchè non c'è la cassa armonica, ma questo non conta. Essendo inverno, all'animaletto è stato infilato un "cappottino" scozzese dal quale escono solo le orecchiette a punta e le zampine microscopiche. Io immagino che il cagnolino si vergogni come un ladro. La nota stridente, naturalmente è la sproporzione tra il gigante ed il suo amichetto a quattro zampe. Due metri e cento chili di peso contro venti centimetri e tre etti. Sono due sagome. Simpatici .
LA BELLONA
E' sempre in tiro, estate, inverno, primavera, autunno, di forme abbastanza arrotondate per eccesso, vistosa e truccata alla bisogna, curve fasciate da gonne corte e seducenti( pensa lei), ha la sua età ma la porta bene. Forse esagera un pò, forse...forse...almeno d'inverno un soprabito farebbe anche comodo ma lei non ci sente, anzi! Non sente... Quello che preoccupa di più sono le minigonne che indossa con molta disinvoltura. Troppa disinvoltura.
E ce la fa a respirare?
LO SCROCCONE
Sono anni che mangia a scrocco, che si mantiene senza spendere quasi nulla sia per pranzo sia per cena. Partecipa a tutte le manifestazioni pubbliche e private: inaugurazioni, conferenze stampa, mostre, presentazioni di libri, conferenze con spuntino, concerti con buffet, anniversari. Purchè se magni! A che titolo? E con quali credenziali? E' un mistero. E come fa a sapere con tanta puntualità e con tanta precisione? Non si sa, nessuno lo sa ma...c'è sempre e sempre in prima fila per non perdere il meglio:crostini, salatini, mignon, manicaretti, dolcetti, tutto ciò che è commestibile sparisce nella sua vorace bocca. Mette anche in tasca?E' probabile. Passa inosservato perchè è una figura modesta, che  non si nota e credo  e che probabilmente nessuno conosce e quindi la fa sempre franca. Potrebbe essere tutti e nessuno. Non disdegna di prendere anche omaggi gratis, volumetti, libri, pubblicazioni. E'  un aspirapolvere. Fino a qualche anno fa era accompagnato dalla moglie che faceva la sua parte. Ora partecipa da solo perchè la signora ha il colesterolo alto. E te credo!!!

domenica 13 marzo 2011

IL GATTO NERO

Lo so bene che è irrazionale, ingiustificato, lontano mille miglia dalla mentalità attuale, che è retaggio di antiche paure, illogiche credenze; lo so, tanto è vero che lo specchio che si rompe mi fa un baffo, il sale che cade altrettanto, ed anche i 13, i 17, i 33 non lasciano in me alcun segno nè alcuna superstizione ma...ma... il gatto nero mi fa paura. Ammetto, il gatto nero mi impressiona, mi fa sentire indifeso, mi emoziona negativamente. Terribile quando mi attraversa la strada! Terribile soprattutto quanda sfreccia rapido, all'improvviso,dall'angolo di sinistra a tutta birra, con la coda alzata e supera il muso della macchina e sparisce, in un lampo, così come era comparso. Qualche volta , raramente, riesco a fermarmi in tempo, ad accostare ed attendere che passi uno sfigato prima di me, tanto per cancellare l'effetto negativo. Faccio finta di nulla, porto il cellulare all'orecchio, fingo di parlare e guardo: avanti, dietro, NESSUNO. Le strade sono piene di traffico a tutte le ore ma in queste occasioni, nessuno, neanche un cane ( si fa per dire). Aspetto con ansia, ecco all'orizzonte finalmente una vecchietta che avanza con passo ingessato, lento, traballante ma...avanza. Attendo, conto i passi , eccola che sta per varcare il fatidico traguardo. Ci siamo. No!!!! come presa da improvviso raptus barcolla sulle gambe, si gira e torna indietro. Maledizione, impreco. E sono costretto a ripartire, facendo scongiuri, toccando tutto quello che posso, ferro o simil ferro che mi capita a tiro. La giornata è rovinata. Le mie amiche-amiche degli animali ,come se noi non esistessimo- mi hanno già fatto le loro lezioni in merito e so tutto, quindi, so anche che i gatti son belli e cari e che la superstizione è una cazzata. Ma io ho le prove e comunque sono convinto che lo sanno - come minimo- anche due gatti neri del mio quartiere che ogni giorno mi aspettano al varco( sicuramente si sono passati parola). Uno dei due, poi è un furbo da non credere. Si apposta dietro l'angolo del palazzo, aspetta, fa cucù sporgendo appena il musetto, poi si ritira. Segue le mie mosse con pazienza, sfugge; dopo pochi secondi è già appostato da un'altra parte, tra l'erba e il tronco di una grossa quercia. Aspetta che io mi muova con l'auto, si acquatta,è un tutt'uno con l'ambiente; io procedo lentamente perchè so che è lì, LO SO. Avanzo piano poi...accelero improvvisamente a tutto gas e parto a razzo. Misere illusioni. Lui ai blocchi è un fulmine e attraversa davanti a me penso ridendo a crepapelle. L'altro, che di solito parcheggia nei pressi di un bar, invece non va tanto per il sottile, non gioca con me come se fossi un topo. E' strafottente, presuntuoso, grosso e dal pelo lungo che lo fa sembrare ancora più massiccio. Lavora di forza, non di astuzia. Vicino al bar trova da mangiare a crepapelle ed è perciò disteso tranquillo, a godere il riposo, spaparanzato al sole, quando c'è. Fa l'indifferente sino a che non sono a pochi metri. Lui sa che in quel punto non posso nè fermarmi nè rallentare, nè cambiare direzione. Si fa vedere tranquillo, pacioccone come a dire " passa pure che non ti faccio niente". Ma, appena a tiro, fa un balzo da mettere paura, si mette in linea e via come un leopardo, attraversa. Mi fotte sempre, sempre. E dopo poco secondi è di nuovo al suo posto, ad impigrire. Dite che non lo fanno apposta? Che sono i gatti delle mie amiche animaliste ammaestrati a dovere per infrangere la mia superstizione?  E perchè allora dopo l'attraversamento c'è sempre qualcosa che mi va storto? Ditemelo voi.

L'INCONTRO DI LEI

L'aveva conosciuto in un tardo pomeriggio durante  una breve passaggio per il corso( cosa insolita per lei) e le era stato presentato da un amico comune. Doveva ammettere che le era piaciuto subito,non solo perchè non era proprio male ma  anche per la sua simpatia e la facilità con la quale era stato capace di metterla  a suo agio. Si erano poi incontrati ancora, con un breve scambio di battute e-la più importante- durante una passeggiata al mare,non programmata e decisa per perdere tempo in attesa del ritorno a casa per il pranzo. Avevano parlato a lungo e lei  gli aveva detto della sua passione per il giardinaggio indicandogli anche dove abitava, nel caso avesse voluto vedere piante e fiori. Marco aveva colto l'occasione-lei se ne era resa perfettamente conto- per chiederle il  numero di telefono nel caso in cui avesse avuto bisogno di qualche consiglio per il terrazzo di casa sua " nudo e privo di verde".  Sapeva di piacergli, era certa; lui la osservava con uno sguardo che non ammetteva dubbi e ne era felice. Aveva quindi atteso la telefonata che non arrivava mai e questo l'aveva resa nervosa, scontrosa, tesa. Poi però tutto aveva preso un corso veloce, piacevole, coinvolgente. Telefonate, qualche proposta ben formulata, il primo appuntamento a casa sua e quindi la passione vera. Non si era posta e non si poneva il problema del marito che vedeva e non vedeva la sera tardi o quando gli restava tempo dopo i suoi lanci con il paracadute(l'hobby preferito), che occupavano naturalmente proprio i giorni di festa. Lei e Marco si erano incontrati più volte, vivendo ore di grande complicità e di perfetta armonia. Lei non poteva e non voleva chiedere altro. Forse erano le discussioni tra loro, certe volte anche per motivi futili, che mettevano scompiglio e malessere ma mai oltre i limiti. Andava bene, benissimo ed era per questo che non poteva durare-aveva poi pensato lei tanto tempo dopo-  ed infatti  il destino  ci aveva messo la mano. Il marito, durante uno dei suoi lanci, era precipitato malamente a terra rimanendo ferito in modo abbastanza grave. Ricovero in ospedale, interventi urgenti, degenza. E lei aveva capito che non ci sarebbe stato più spazio per Marco. Non avrebbe più avuto tempo, disponibilità,  impegnata com'era tra casa e ospedale.Sarebbero passati mesi prima di rivedersi e questo lei non lo voleva. Aveva quindi accettato l'ultimo appuntamento e poi al momento del saluto gli aveva detto addio."Basta e basta" e se ne era andata senza dare spiegazione tanto meno parlando del marito. Sapeva che lui non avrebbe capito, che non se ne sarebbe fatta una ragione ma doveva andare così. Le settimane successive lei ogni giorno apriva il cancello del giardino e usciva sul grande viale che portava al mare; una, due, tre volte. Sarebbe passato? Avrebbe tentato di rivederla? Ma la cosa era finita lì e non si erano più rivisti nè sentiti. Fino a che, molti anni dopo si erano quasi scontrati nell'angolo della piazza centrale. Un moto di meraviglia, un sorriso, una stretta di mano e qualche frase. Lui era rimasto fermo, pochissime parole, con lo sguardo fisso nei suoi occhi, come la prima volta. Si erano salutati con un cenno di mano e Marco se ne era andato veloce per la sua strada. Magari non l'aveva neanche riconosciuta, aveva pensato lei ma non aveva potuto fare a meno di ricordare, di tornare indietro nel tempo e per qualche attimo aveva chiuso gli occhi per nascondere la commozione.Era stato bello, da riempire una vita.

sabato 12 marzo 2011

PROFUMO D'ESTATE

Basta un tiepido raggio di sole e il profumo di primavera
camminare in riva al mare, ascoltare il silenzio dell'onda
guardare i gabbiani volare che inseguono sogni lontani
e la trasparenza dell'acqua che nulla nasconde
Dimentichiamo i tristi giorni d'inverno, freddi e piovosi
lasciamoci alle spalle pensieri che soffocano il nostro cuore
parole come sassi che hanno sfiorato il nostro viso
Adesso sono nulla, adesso non contano più nulla
Ma e' vero che bastano solo un tiepido raggio  di sole
il profumo del mare e  il grido dei gabbiani
per farci sentire diversi? E' l'estate che si avvicina
è l'estate che manda messaggi , è l'estate che ci accarezza
E la mano tenera e amica di chi ci ama
guiderà i nostri passi verso giorni da non dimenticare
Come quando eravamo bambini, poi giovani poi adulti
verso un orizzonte che non ha mai fine.

INCONTRI

Si erano conosciuti casualmente durante lo struscio serale per il corso, presentati da un amico comune. Marco non l'aveva mai notata prima, forse mai vista ma quando si erano stretti la mano, era rimasto colpito non tanto dalla figura sicuramente piacevole ma dai suoi occhi e dal suo sorriso. Occhi di un color marrone intenso,di velluto,molto espressivi ed il sorriso aperto e femminile,seducente,sottolineato dalle labbra carnose e appena segnate dl rossetto. L'aveva poi incontrata ancora all'uscita di un negozio e si erano fermati a chiacchierare per qualche minuto, parlando di tutto e di nulla. Ma lui aveva avuto modo di guardarla ancora meglio ed aveva confermato l'impressione che ne aveva avuta in precedenza: gli piaceva proprio. Si erano salutati ed era passato del tempo prima che le loro strade si incrociassero nel lungomare in una tiepida mattinata primaverile. Avevano camminato insieme e chiacchierato e Marco ne aveva fatte di domande per capire qualcosa di lei,per sapere. Lei però divagava, portava il discorso altrove,accennava poco o nulla di sè e della sua vita. Ma aveva parlato molto di una sua grande passione: il giardinaggio ,cui dedicava molto tempo non avendo impegni lavorativi.Abitava in una bella casa con un grande terrazzo ed un vasto giardino, una piccola serra e qui trascorreva ore ed ore, puntigliosamente a sistemare, a pulire, a curare, ad innaffiare, a potare. Tutto il giorno? Quasi. E la famiglia? Aveva parlato del marito, dirigente di una impresa, e fanatico di paracadutismo  che praticava ogni volta che aveva tempo libero. Marco allora aveva accennato al terrazzo vuoto della sua casa da scapolo, della voglia di metterci qualche vaso, un suggerimento...e si erano scambiati il numero di telefono. Così era nato il loro rapporto, le telefonate, gli incontri , quando lei poteva, a casa di lui. Rari, naturalmente ma molto intensi e bellissimi, entrambi davano tutto senza risparmio. Marco aveva avuto modo di conoscerla meglio, quindi, ed aveva notato quanto lei però fosse testarda nelle sue idee, nelle sue opinioni; ferma, incrollabile, per nulla disposta al confronto anche quando accennavano a fatti politici. Erano scontri duri al limite del litigio e lei se ne andava arrabbiata e scontrosa.  Spesso la discussione proseguiva per telefono, che usavano molto per sentirsi.La relazione era durata alcuni mesi, comunque molto intensa tra uno scontro e l'altro, tutta da vivere, entrambi innamorati. Marco quindi non si aspettava una fine così vicina; ed era stata lei a dire basta. Basta e basta, gli aveva detto. E le ragioni? Perchè? le aveva chiesto Marco, incredulo. Perchè basta. Senza una ragione, senza dare spiegazioni. testarda e irragionevole. E non si erano più visti; lui aveva fatto qualche passaggio davanti a casa di lei ma una siepe immensa ed un muro impenetrabile di verde non gli aveva concesso nulla. Molti anni dopo-quindici, venti- casualmente si erano quasi scontrati nell'angolo della piazza principale. Un moto di meraviglia per entrambi e poi qualche parola. Ma lui soprattutto le guardava il viso e non sentiva: un pò invecchiato, oramai sui cinquanta, segnato da qualche ruga e dai segni del tempo ma gli occhi, lo sguardo ed il sorriso erano rimasti gli stessi, bellissimi. Se ne erano andati salutandosi con un breve cenno di mano e lui aveva camminato in fretta per nascondere il suo dolore.

venerdì 11 marzo 2011

IL VOLTO E LA LUNA

I loro occhi si erano incrociati nella vetrina di un negozio del centro, riflessi nel vetro che faceva da sfondo. Entrambi guardavano gli oggetti esposti ma lui era più vicino mentre lei era poco dietro ed era per questo che non l'aveva notata. Poi, i loro sguardi si erano sfiorati, curiosamente confusi tra riflessi dorati e spicchi di luci.Era stato uno scambio intenso, molto forte, strano, poi il viso di lei era svanito e quando lui si era girato per vederla meglio la sua figura era sparita tra la gente e solo un leggero profumo era rimasto ancora, appena in tempo perchè lui ne avvertisse la delicata fragranza.E ne erano passati di giorni sino a che, fermandosi ancora una volta in quello stesso posto a curiosare tra le cose esposte, aveva di nuovo incrociato nel vetro gli stessi occhi e lo stesso sguardo di allora. Qualche attimo? Un minuto?Lui non avrebbe potuto dire, perchè questa volta aveva cercato di vederne anche il viso, i contorni, i lineamenti, tanto per poterla riconoscere nel caso in cui l'avesse incontrata per strada. Gli era sembrato un viso molto bello, giovane, serio, quasi orientale dagli zigomi alti e ben marcati. Questa volta conveniva girarsi in tempo, aveva pensato,e così aveva fatto ma lei se ne era già andata, lasciando solo quella delicata traccia di profumo. Il fatto gli era rimasto in testa, tanto che nei giorni seguenti più volte ed in ore diverse aveva ripercorso la stessa strada fermandosi di fronte lo stesso negozio. Ma non era successo nulla. E allora gli era venuto un dubbio:che il riflesso, che quegli occhi, quel viso, fossero di una ragazza che era all'interno, magari la proprietaria o una addetta alle vendite. Ma il profumo?E come poteva da dentro...ci aveva pensato e ripensato e poi, per togliersi ogni pensiero era anche entrato chiedendo banalmente il prezzo di un oggetto. Niente, dietro il bancone c'erano solo due signore abbastanza attempate, con i volti segnati e dal trucco pesante. Erano passati i giorni e lui si era dimenticato dell'episodio.Sino a che non era tornato tuttto improvvisamente alla sua attenzione quando aveva accettato l'invito a  cena rivoltogli da alcuni amici. Sarebbero andati in un agriturismo, cosi tanto di moda, a pochi chilometri di distanza e ricavato da una antica tenuta e da una dimora patrizia veramente interessante.Si erano ritrovati quindi la sera ed avevano preso posto nel loro tavolo.Nell'attesa di ordinare le portate, lui aveva cominciato a guardarsi in giro, incuriosito dall'alto numero di presenti, chiassosi e allegri. Aveva una posizione privilegiata poichè aveva praticamente di fronte tutta la vasta sala; ad un tratto la sua attenzione era stata catturata da un bel quadro che era posto sopra un gigantesco camino. Non era possibile! Il dipinto raffigurava  un raffinato ritratto di donna il cui viso-non c'era dubbio- era quello che lui aveva notato nella vetrina del negozio.Stessi occhi, stesso sguardo,stessi lineamenti,; la fotografia esatta, aveva pensato.Quindi la bella signora doveva avere rapporti con il locale, magari  essere la proprietaria e perciò l'avrebbe potuta finalmente vedere da vicino e farsi una idea.Ma per quanto avesse girato lo sguardo attorno, dappertutto, attento ad ogni persona presente, sino alla fine della serata non avevo visto proprio nulla. Ed allora ad un certo punto si era alzato ed era andato a vedere più da vicino il quadro. Era lei, era proprio lei.Praticamente era ritratto solo il viso, un poco in ombra, con dietro una finestra aperta da cui si intravvedeva un orizzonte lontano di cielo crepuscolare su cui spiccava una luna dalla luce tenue e soffusa e con i tradizionali elementi umani-occhi, naso, bocca-appena accennati."Quasi mi somiglia" aveva pensato. Gli era sembrato di avvertire anche lo stesso profumo, per un attimo. Aveva curosità di sapere e perciò, prima di andarsene, aveva chiesto al distinto signore che era alla cassa a chi appartenesse quel volto. La risposta lo aveva lasciato di ghiaccio : era della moglie dell'ultimo erede nobile della tenuta, morta oltre un secolo prima. Se ne era tornato a casa, preso da brividi, sconvolto e aveva trascorso una gran brutta notte, una notte agitata e confusa.

lunedì 7 marzo 2011

GOODBYE

Ciao amica,incostante, prevedibile,timida o non connessa con il mondo reale? Amica di un mondo non amico fatto di parole, di segnetti, di simbolini, di ammiccamenti , di una lingua "non lingua" che tutti siamo costretti a subire, a leggere e per non far la figura dei matusa anche ad utilizzare. lo vedo, lo sento, lo tocco con mano: è di moda, è dei nostri giorni; come il cellulare ultimo tipo, come il TV ultimo tipo, come le tavolette per leggere i libri, come I.Phone 2, 3, 4, 5, 6  e chissà  a quale numero arriverà. L'apparire è tutto, l'essere non conta più nulla. E via verso il vuoto più assoluto, dei discorsi più vuoti, dei sentimenti più inesistenti. Non molti anni fa quando si diceva amico si diceva " amico", una persona di cui ti potevi fidare, con cui potevi scambiare confidenze, consigli ,aiuti, fatti personali ed altro; oggi quando dici amico tutti pensano a Facebook!!! Quanti amici hai su FB? questo è ciò che conta. L'auto, il vestito, l'abbronzatura fuori stagione, la palestra, il footing, il personal trainer, la mangiatina-aperitivo-frizzantino-nelle ore più impensabili, il SUV a portata di mano ( se è possibile), la vacanza ad ogni festa che abbia almeno tre giorni utili, in montagna, al mare esotico, alla località di moda ( si ritrovano in tanti e tutti nello stesso posto che spesso sono convinti di essere ancora a Fano).
Ciao amica, inconstante e prevedibile. Noi siamo come siamo, e accettiamoci così. E se nel 2012 tutto dovesse cambiare come dicono i Maya ( o giù di lì)? Beh, allora potrebbe anche darsi il caso che ci risentiamo.

domenica 6 marzo 2011

MESSAGGI DAL MARE

Il mare sussurrava appena mentre camminava lentamente sulla spiaggia facendosi sfiorare dall'acqua. Che bella serata, era, stranamente tranquilla e silenziosa, tiepida come ad annunciare una primavera che era però ancora lontana. Le luci dei fari, dei lampioni, delle case, dei cantieri segnavano sulla superficie del mare lunghe pennellate dorate che dai moli del porto e delle passeggiate formavano strani disegni in movimento, giocando con le ombre di un tramonto oramai segnato. Quante volte aveva fatto quel percorso, sia d'estate sia d'inverno, da un molo all'altro  ma senza mai oltrepassare il ponticello che portava all'Arzilla e quindi all'altra spiaggia. Quante volte, avanti e dietro senza fermarsi mai, guardandosi attorno, volgendo gli occhi verso l'orizzonte e poi  verso Pesaro e viceversa muovendo lo sguardo sulle barche del porto, sui moli, sui quadrati da pesca, il faro. Se  succedeva di giorno passeggiava guardando a terra o al limite dell'acqua. Gli piaceva curiosare tra le cose che si trovavano sulla sabbia, magari appena portate dal mare o gettate lì chissà da quanto tempo. Conchiglie, resti di pesci, granchi, alghe, pezzi di legno, oggetti, bottiglie, c'era di tutto. Qualche volta era stato sfiorato anche dall'idea di poter trovare una bottiglia con dentro un messaggio.Uno scritto misterioso, venuto chissà da dove e mandato chissà da chi.  Come nelle favole o al cinema- diceva tra sè e sè sorridendo-  eppure nel dubbio ed incredulo, non tralasciava mai di guardare, muovendo le bottiglie con un bastone. Perchè, non poteva accadere che prima o poi..?.;i giornali qualche volta ne avevano parlato e lui aveva letto con interesse per vedere se ...ma erano state sempre cose di poco conto, soprattutto giochetti fatti da scolaresche. Chissà, poteva sempre sperare, tanto non costava nulla. E seguitava a camminare, lento, in riva al mare, avanti e indietro, accompagnato dal sussurro lieve delle onde, e da un'aria mite che sembrava primavera.

giovedì 3 marzo 2011

LACRIME DI NEVE

" Ti ho dato tutto ciò che potevo, sempre" disse lui con la voce rotta dal pianto  e scuotendo il capo sì che un ciuffo di capelli gli scese sulla fronte quasi a coprire gli occhi." Secondo te, cosa avrei potuto fare di più? sinceramente", disse ancora" tu non ti rendi conto...non ti rendi conto, quanto mi è costato" e nel parlare volse il capo verso la finestra, guardando fuori attraverso il vetro coperto di vapore. Allungò la mano e la passò più volte per togliere quel velo e per vedere meglio all'esterno. La luce era biancastra, incolore, e pochi e rari anche i rumori, di solito fastidiosi e continui . Si avvicinò ancor più alla finestra quasi appoggiando la fronte sul vetro e stringendo un pò gli occhi  per liberarli dalle lacrime. Che pena sentiva dentro di sè, che dolore per quelle incomprensioni non meritate e cattive. Avrebbe voluto girarsi e correre via, sbattere la porta e correre via, per sempre. Qualche passo, un pò di coraggio e sarebbe stata la fine di quella scena insopportabile. Volse ancora gli occhi verso l'esterno e , con meraviglia, si accorse che si era messo improvvisamente a nevicare. Fiocchi grandi, leggeri, scendevano fitti quasi a formare una tela bianca di seta oltre il vetro. Quello spettacolo bianco e sempre magico lo distolse dai suoi pensieri, per un attimo lo portò lontano nel tempo e nello spazio. Quanti ricordi felici, quante risate di gioia, quante meraviglie nel raccogliere con mano piccola e leggera quelle farfalle che scendevano dal cielo. Immobile, fuori del portone di casa, con il viso all'insù, per farsi sfiorare dai fiocchi, per farsi coprire, per farsi accarezzare. E non potè trattenere ancora le lacrime. Lacrime di neve.