lunedì 21 marzo 2011

MARE IN TEMPESTA

C'era un lungo giro da fare e bisognava camminare, quasi pareva non si arrivasse mai. Era la zona del porto dove i cantieri lavoravano senza sosta, i calafà non si fermavano mai e nell'aria c'era sempre uno strano odore di catrame. Si costeggiava lo scalo, si attraversava  il grande piazzale e quindi si prendeva la strada che fiancheggiava il grande bacino e portava al molo di levante.Un molo lungo, contorto e se bagnato anche sdruciolevole e pericoloso. Andavamo di corsa, dandoci spintoni, per arrivare primi. Dove? Lì dove il mare mosso, molto mosso, si infrangeva con forza prima sugli scogli e poi sulla banchina spruzzando in alto e nell'aria spuma bianca e cascate di acqua. C'erano i quadrati da pesca quasi sospesi nel nulla, con le reti a penzoloni, sembrava nuotassero nel vuoto. Ci fermavamo tutti, al limite, in attesa dell'onda. E quando questa arrivava...via tutti di corsa un attimo prima che la valanga sommergesse il molo. Ma non andava mai franca: c'era sempre qualcuno che rimaneva bagnato e zuppo dalla testa ai piedi. Era bello il mare, c'era gusto di libertà e di spazio, e ci si accontentava di poco ma era tutto.

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