martedì 27 dicembre 2011

ANDIAMO VIA


Prendimi per mano e andiamo via lontano
camminiamo fino a quando non avremo più fiato
corriamo lungo i ripidi sentieri del monte
e poi nei verdi prati e poi nell'azzurro del mare
a non sentire più voci nè parole nè suoni umani
ma solo il silenzio dello spazio e del cielo
il cuore che batte forte è  canto di vita
e il richiamo che risponde è una nota d'amore
il dolore è  lacrima che non si asciuga mai
e allora noi non dovremo mai piangere
Corriamo lontano, camminiamo oltre le nostre forze
lasciamoci alle spalle invidie, cattiverie e rancori
questo piccolo e folle mondo di veleni e ruffiani
troveremo il sorriso e la voglia di vivere
sapremo volare sempre più in alto
e sotto i nostri piedi ci sarà solo il nulla.

domenica 25 dicembre 2011

CENONE!!!

Erano amici da una vita, tutti e cinque più o meno settantenni; avevano frequentato le stesse scuole, gli stessi ambienti, avevano fatto compagnia da ragazzi e poi da adulti e-sempre per uno strano caso del destino- si erano sposati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.Logico, quindi che si frequentassero con assiduità anche nel volgere degli anni e quando era arrivata o la pensione o il riposo per tutti, non avevano smesso di incontrarsi quasi tutte i giorni, soprattutto la sera, per fare una chiacchierata camminando lungo il corso o seduti al bar a prendere il caffè o una bibita. Si mantenevano  fisicamente bene e quando parlavano del più e del meno per far trascorrere il tempo, guarda caso tutti accennavano ad attività sportive che praticavano assiduamente:" io faccio quindici, venti chilometri di marcia" diceva uno"; " io vado in bicicletta sino a Fossombrone a trovare mia figlia", l'altro faceva palestra e l'altro ancora ore di nuoto in piscina e via di questo passo. L'aspetto dei cinque, in verità confermava. I primi giorni di dicembre, alle soglie delle festività natalizie, era nata  l'idea,per caso ma poi fermamente condivisa da tutti, di fare il cenone del 24 tutti insieme, senza mogli e senza parenti, per fare una bella rimpatriata di ricordi e di risate; a settant'anni se lo potevano anche permettere,avevano concordato. E così era stato. Uno di loro, che aveva fatto politica ed aveva ricoperto la carica di assessore, era riuscito a prenotare in un noto ristorante cittadino-mettendoci tutto il peso dei suoi trascorsi- addirittura una piccola saletta dove stare da soli. Cosa potevano sperare di meglio?E così la sera del 24 dicembre i cinque amici si erano ritrovati, tutti lindi,pulitini e stiratini, per il grande cenone. Puntuali, si erano incontrati nella saletta, dandosi pacche sulle spalle, risatine e strette di mano. Era giunta anche il momento delle ordinazioni: il cameriere si era presentato ed aveva chiesto ma i cinque, dopo qualche attimo di esitazione, si erano fatti lasciare la carta chiedendo di tornare dopo qualche minuto. " Cosa, prendiamo? Te Carlo cosa prendi? Te Aldo, te Francesco, te Guglielmo, te Mauro?" Le risposte erano state vaghe, esitanti, incerte, mentre nel frattempo sul tavolo, con mano esitante, qualcuno aveva cominciato a mettere, di fronte al proprio piatto, pasticchette e pillole di tutti i colori e di tutte le forme. " Sai...soffro un pò di prostata..."; io invece ho la pressione un pò alta,250!" " a me invece queste bustine servono per il colesterolo..non mi si vuole abbassare"; io...io..io invece... una sequela di malanni tutti inesorabilmente contraddistinti da medicine e porcherie varie. Tutti cinque! " Beh, comunque dobbiamo ordinare, sennò cosa siamo venuti a fare?" Prendono coraggio e fanno leggere a Carlo il menù. E non c'era un piatto che andasse bene: quello per il grasso, quello per sale, quello per le spezie, quello per la carne. E mentre leggevano qualcuno aveva già cominciato a mandar giù pillole e sciogliere bustine di non si sa bene cosa. Addirittura due di loro avevano la scatoletta che suonava e si apriva solo all'ora prestabilita. Una figata! Regalo di figli premurosi. E allora, che si mangia? Si  erano fatti forza e dopo tanto parlare aveva ordinato una insalatona scondita con appena l'odore di tonno, spinaci al limone, un microscopico pesciolino bianco ai ferri e acqua minerale. Ma non si erano fatti mancare il dolce: mele cotte senza zucchero!!!  Per digerire:orzo a volontà ...ma amaro. L'ultimo a finire di mangiare era stato Guglielmo, quello della prostata: si alzava e andava in bagno ogni dieci minuti. Ma allora come faceva ad andare per ore in bicicletta?Se lo erano chiesto gli amici di tavolo e avevano sorriso, guardandosi negli occhi. Quante piccole, innocenti bugie si erano detti per sembrare diversi. Alla fine , salutandosi,si erano abbracciati con calore e con trasporto. Settant'anni son sempre settant'anni, anche con qualche bugia.

mercoledì 21 dicembre 2011

SONO IL FIGHETTO DEL 2012

Viaggio con un gran SUV, porto il  blu doppiopetto
tirato ed abbronzato, sono un gran bel fighetto.
Son sempre profumato e tutto  depilato
ed il mio corpo liscio fa invidia ad un neonato.
Ignoro la grammatica e molto l'italiano
ma tanto va di moda parlar l'americano.
Io dico sempre OK, location e iphone
quel tanto che mi basta per fare un figurone.
Vado a tutta birra e parlo al cellulare
che tanto son sicuro: ma chi mi può fermare?
Non conosco limiti nè curve nè segnali
non seguo la prudenza dei poveri mortali. 
Nel SUV modernissimo ho tutto l'occorrente
per farmi una tirata quando non faccio niente.
Amiche ed amichetti  raccolgo come un matto
cazzeggio con Facebook e con le gnocche chatto.
Una volta soltanto ho preso un' inzeppata
quando sotto le forme di una bionda platinata
non ho trovato languide morbidezze femminili
ma un solido travesti con doti sol maschili.
Non posso stare fermo, non riesco a ragionare
il mio cervello evapora e il capo a fumeggiare.
Noi siamo gli ultimissimi di questa generescion
e già facciamo troppo se troviamo la lochescion
per fare happy hour e qualche stuzzichino
e poi pulirmi i denti con un esile stecchino.
I miei vecchi non capiscono e brontolano spesso
e quattro volte al giorno mi dicon che son fesso
che spendo soldi a fiumi  e sono un gran cazzone
ma che ci posso fare? E' l'unica ragione
perchè mi senta vivo e seguiti a campare
sennò sarei un bel nulla e non saprei che fare.
Adesso poi ho comprato un cane assai elegante
che va tanto di moda ed è cosi importante
non c'è fighetto al mondo che non ne abbia uno
e se tu non ce l'hai ...conti men di nessuno.
Che bella vita faccio: tra SUV, tablet e iphone
riesco senza sforzo a non sembrar coglione.
Ma io non me la prendo, siam tutti ormai alla pari
ciò che conta è l'apparenza ,pur senza aver denari.

martedì 20 dicembre 2011

NATALE

Lo avevano sentito borbottare parole incomprensibili per tutta la sera, seduto lì, nel solito tavolo all'angolo, nell'osteria della Baffona, in fondo al Corso. Beveva un sorso e scuoteva la testa, masticando i lunghi baffi , gialli di fumo del  sigaro toscano . Masticava amaro e  neanche i suoi vecchi compagni, ottantenni come lui riuscivano a capirci qualcosa; ma che borbottava tra i denti, quella sera,  e con chi ce l'aveva Vittorio? Scuoteva la testa ed i suoi bianchi capelli si muovevano come onde in tempesta. A tarda sera non era rimasto che lui nella fumosa e calda sala dell'osteria, con i muri segnati dal tempo e i tavoli in ferro battuto e marmo. La Baffona era stanca e non vedeva l'ora di andarsene e lo aveva fatto ben capire a Vittorio con parole e gesti tanto che lui , ad un certo punto, aveva finito di bere l'ultimo sorso,si era alzato appoggiandosi al bastone, aveva infilato il vecchio cappotto ed era uscito senza neanche salutare. Nel silenzio, poco prima che la porta si chiudesse dietro di lui, la Baffona aveva creduto si sentire Vittorio borbottare queste parole:" non è più Natale, non è più Natale come una volta". Era davvero freddo e lui cercava di camminare svelto, battendo forte il bastone sul selciato che faceva un rumore sordo e cupo e ripetendo a voce alta "non è più Natale come una volta".Era convinto di ciò che diceva ed in quel giorno di vigilia il pensiero lo angosciava. Era stato per oltre mezzo secolo sagrestano nella chiesa di Santa Lucia, la più bella del paese e per tutto quel tempo era stato lui ad annunciare a tutti, suonando le campane a stormo che Gesù era nato. La moglie, Zoraide, sapeva quanto lui ci tenesse ed aspettava sempre con ansia e trepidazione che Vittorio facesse bene e puntuale la sua parte, suonando al momento giusto e con il tocco giusto. Ma lei non aveva mai saputo che la felicità di quella notte di Natale che sentiva Vittorio era per un pensiero infantile e dolce nello stesso tempo: perchè  era scesa la neve e perchè a casa lo aspettava il camino acceso con il ciocco ardente.
Lo aveva fatto per tanto tempo poi il parroco aveva deciso di usare un disco con inciso il suono delle campane di San Pietro e per Vittorio, oramai vecchio e stanco, era stato un duro colpo, seguito poco dopo dalla morte della moglie.
Non era distante la sua casa dall'osteria della Baffona e Vittorio non ci aveva messo tanto ad arrivare. Era davvero tardi!Tardi, troppo tardi...magari ci fosse stata Zoraide e il caminetto acceso e il ciocco ardente ed invece si doveva accontentare di una vecchia stufa a cherosene. Accese per scaldarsi, non aveva sonno, voleva stare ancora sveglio, magari fumando un sigaro, seduto vicino la finestra e guardare fuori. Si era seduto paziente, con il cappotto ancora indosso, tirando ogni tanto e sbuffando il fumo verso il vetro. La notte era buia e fuori non si vedeva quasi nulla se non un tenue chiarore proveniente da un fanale . " Non è più Natale come una volta", senza neve non è più Natale rimuginava stanco. Ma perchè, aveva pensato, non poteva accadere un miracolo? Magari qualche fiocco, tanto per tornare bambino.
Al suono delle campane di mezzanotte che segnavano la nascita di Gesù, Vittorio aveva già la testa bianca reclinata sul petto ed il sigaro per terra oramai spento.
Non lo avevano svegliato neanche il secco rumore di un vetro infranto, mandato in fratumi da alcuni ragazzacci che giocavano per strada . Le grida salivano forti e allegre" la neve! la neve! E' caduta la neve!". Una palla scagliata con forza aveva rotto il vetro della finestra, lì dove Vittorio aveva atteso il miracolo e un pò di fiocchi erano entrati posandosi sul suo viso, dolcemente come una carezza. Aveva fatto in tempo a vederla scendere in quell'ultima notte della sua vita?. Dal sorriso che gli segnava le labbra, certamente si.

Il disegno nella figura è di Pierluigi Piccinetti

venerdì 2 dicembre 2011

VIALE DEL TRAMONTO

E' un pò irriverente usare questo titolo " Viale del Tramonto" copiandolo da un famosissimo e bellissimo film degli anni 50 ma serve allo scopo. Nella pellicola il tramonto è quello di una affascinante attrice in là con gli anni e che non vuole arrendersi al ciclo mortale della vita, qui mi serve per essere più terra terra ma per parlare di un tramonto oramai vicino ( almeno secondo me) per alcuni amministratori pubblici che dovranno anch'essi-seppure contro le loro intenzioni ed i loro desideri-arrendersi alle vicende della vita ed anche e soprattutto alle disgrazie della politica.Certo è e sarà dura ed essi useranno unghie e denti per non mollare la presa ma gli sforzi saranno inutili perchè il tramonto-così come è stato per l'attrice del film-quando è nella storia non c'è modo di evitarlo, con una diffenza in particolare, che il personagio cinematografico aveva sulle spalle un bel pò di anni, mentre le nostre comparse sono ancora "giovani" e piene di ambizioni. Ma la strada , anzi il viale, è questo. Stefano Aguzzi, ad esempio, tra due anni, allo scadere del mandato, non potrà più ricandidarsi sindaco ( e questa è una bella cosa perchè dopo dieci anni, dicasi 10 anni non se ne può più) e per non perdere il treno e le buone abitudini, se vuol restare in pista dovrà optare per incarichi diversi, come ad esempio candidarsi in provincia presidente o  assessore. Mirco Carloni, consigliere regionale del PdL ed alleato del sindaco operaio lo ha già proposto proprio in questi giorni. Ma per essere eletto Aguzzi dovrà prendere tantissimi voti e soprattutto far fuori i rivali del PD che ricoprono quella carica ( giunta di centro sinistra) dai tempi di Noè. Certo a Carloni parlare non costa nulla  ma io credo che per Stefano sia impresa assai ardua se non impossibile. Ed allora, cosa farà il nostro amico? Si ritirerà in campagna come ha detto una volta? Speriamo.
E gli altri? A sostituire Aguzzi si propongono in tanti: tra i primi ad alzare il ditino è stato Santorelli( PdL) attuale assessore al turismo e alle feste allegre, poi la Cucuzza ( PdL), poi Severi ( lista civica la Tua Fano), poi Giancarlo D'Anna ( ex PdL e poi lista ribelli e affini) poi ci sono quelli del PD che sperano di tornare in sella alla poltrona: tra gli altri Renato Minardi ( assessore provinciale), Davide Rossi ( ass. prov.), Massimo Seri ( ass.prov.) e via di questo passo. Ma a guardare bene si capisce che sono sempre gli stessi che fanno il girotondo: da Fano a Pesaro, da Pesaro a Fano, tutti sul viale a passeggiare in attesa di... Ma, appunto, il viale per molti di loro sarà proprio quello del tramonto perchè nell'intero paese si sta verificando un cambiamento che inevitabilmente peserà anche sulle politichette locali. I partiti tradizionali si stanno sfaldando perdendo voti e identità, perdono figli e mogli e amici, si dividono in mille scheggie, ciò che era vero ieri non lo sarà più domani. I divetti che ci assillano e ci soffocano con le loro piccole cose fanesi ( che a loro paiono immense) dovranno fare i conti con la realtà. Ed il VIALE DEL TRAMONTO è vicino per tutti, o almeno, per molti.E allora nel frattempo facciano il pieno con le feste, le conferenze stampa, le riprese televisive, le apparizioni alle sfilate, le serate mondane a teatro ( di lusso), di belle arie cantate da Bocelli perchè...finirà la cuccagna, finirà: e chi si salverà da questa lunga passeggiata nelle buie strade della vita cittadina?

venerdì 25 novembre 2011

CHI TROPPO IN ALTO SAL CADE SOVENTE

Non è di oggi nè di ieri ma è male antico: sentirsi gonfi e tronfi, pieni di se stessi perchè si occupa un posticino nella società, anche minimo ma ritenuto superiore a coloro che stanno ( o si immagina che stiano) un gradino un pochino più sotto. Quando Totò diceva " siamo uomini o caporali" faceva proprio riferimento a questo. Il caposcala si sente più importante dell'inquilino, il caporale più di un soldato semplice, un bidello più dello studente, l'infermiere più del dottore e via di questo passo. E' l'assoluta mancanza di conoscenza dei propri limiti, dei propri compiti, delle proprie capacità: è la voglia innata nell'uomo ( in buona parte non totalmente per fortuna) di  sentirsi qualcuno, di contare qualcosa anche se nello stretto limite dei metri di casa o del posto di lavoro. Oggi però si sono superati tutti i limiti e la mediocrità dell'individuo e di contro la sua ambizione stanno soffocando il vivere civile della nostra società mettendo a dura prova la nostra pazienza e la  nostra sopportazione. Tutti sono convinti di poter comandare, di imporre, di decidere anche per gli altri senza un briciolo di ritegno e di giusta misura. " Io"..."io ho detto che...", " io ho deciso...". " ho creduto bene di fare questo..." e così si fa mentre il cittadino, l'individuo non conta più nulla. Consiglieri comunali, assessori, sindaci, presidenti di qualcosa, vice presidente di qualcos'altro, responsabili di... ,membri di... purchè abbiano una carichetta pubblica da imporre, si gonfiano e partono in volo verso le cime di una mediocrità esasperante che quotidianamente ci cade addosso, opportunamente proposta e riproposta dai giornali, dalle TV, dai mezzi di informazione sempre pronti a dare il loro interessato appoggio sino a che ...dura, per poi cambiare rotta quando il pallone troppo gonfio, inesorabilmente scoppia. Nel linguaggio-che spesso fa a lite con l'italiano- usano ininterrottamente quattro o cinque termini di cui non conoscono l'esatto significato ma che fa tanto moda:" assolutamente si, assolutamente no", " location", " territorio", " trend", e poc'altro. Parlano di se stessi e delle cose che fanno come se stessero sempre lì per volere divino a salvare il mondo: e pensare che se stessero zitti ne guadagnerebbero e ne guadagneremmo tutti. E invece parlano, parlano, parlano, conferenze stampa, comunicati, riprese TV . E guai se si alza una voce a contraddire! Allora sono dolori. Non sopportano il contraddittorio, non sopportano la critica, non accettano il dibattito. " Se l'ho deciso io vuol dire che va tutto bene" e non si può avere pensiero contrario. E già qui casca l'asino. E' duro usare la testa specie se questa contiene poco cervello. E' vero, sono cambiati i tempi ed è cambiato il modo di vivere la società; tutti vogliono tutto senza faticare, senza fare gavetta, senza capire e studiare, non solo le materie di scuola ma soprattutto ciò che va fatto e ciò che non va fatto, in qualsiasi campo o lavoro, anche il più umile. Persino per piantare chiodi bisogna avere mestiere, figuriamoci per piantare buone idee. Da tempo anche a Fano i palloni si sono moltiplicati a dismisura, hanno riempito il cielo e l'orizzonte volando a chiacchiere. La politica è nettamente in crisi, esponenti di qualità non ce ne sono, i partiti sono stati soppiantati dai singoli  che fanno cricca e qualche funzionario pubblico ne approfitta e prende decisioni e potere che non gli spettano e Fano...paga questa mediocre situazione. Due giorni fa, naturalmente in una TV locale che da ampio spazio ai " vulon", ho sentito un assessore provinciale , presente ad una fiera nazionale di prodotti mangerecci ( salumi, formaggi, vini, tartufi ...) sostenere che più si pubblicizzano tali prodotti, più si vendono, più gli operatori ci guadagnano, più si salva l'economia non solo della nostra provincia, ma dell'intera Regione e addirittura dell'Italia. Non più industrie, quindi, ma salumifici, pecore, vigne e apparato digerente di ferro! Ma ci pensate?E intorno a queste teste vuote ruotano, per interesse, decine di personaggi che devono guadagnare e quindi suggeriscono, sponsorizzano, propongono, lodano,  complimentano, ruffianeggiano, spingono il pallone gonfiato verso la catastrofe con il sorriso sulle labbra.Sarebbe ora di fare basta: i mediocri restino tali senza coinvolgere gli altri ( i cittadini),i responsabili della cosa pubblica paghino per i loro sbagli, e i cittadini abbiano il coraggio di prendere a calci nel sedere gli inetti. Ma questo è un sogno.
Invece è realtà che i pallincini gonfi e tronfi, non sapendo più cosa dire e cosa fare, adesso litigano tra di loro, inveiscono ed infieriscono come vecchie suocere( senza offesa per queste ultime). Il capo tace, il capo è in difficoltà, il capo non sa più cosa dire; l'orizzonte per lui è sempre più nebuloso ed oscuro, delega persino i funzionari a prendere decisioni al posto suo. Siamo alla canna del gas. Ma tiriamoci su: la serata di Andrea Bocelli, dai prezzi scandalosi e fatta solo per persone facoltose, verrà trasmessa al popolo attraverso un maxi schermo. Pagato da noi, immagino. Ma che vogliamo di più!

martedì 22 novembre 2011

TEATRO RICCO O TEATRO PER RICCHI?

I fanesi raramente si fanno coinvolgere dai probemi e dai fatti della città se non quando li riguarda direttamente, ma molto direttamente, altrimenti...preferiscono pensare ai fatti loro e lasciar correre, tanto è vero che la città negli anni si è arricchita solo di brutture urbanistiche, di colate di cemento, di disservizi ( checcè ne dicano i responsabili politici seduti nelle poltrone del comando), persino di un porto peschereccio-turistico che ha il fondale di fango che quasi sfiora la superficie, piste ciclabili da suicidio, circonvallazione realizzata a metà ( da secoli), strade piene di buche e strade senza nessun controllo, ecc. ecc. Quindi è strano, quasi inspiegabile che invece molti fanesi si siano lasciati coinvolgere dalle polemiche che in questi giorni infiammano la città relative alla stagione teatrale invernale ed ai costi sia dei biglietti sia degli abbonamenti. Sette spettacoli-abbonamento: i costi vanni dai 100 ai 165 euri, ogni singola  serata dai 25 ai 10 euri; la serata speciale con il famosissimo Andrea Bocelli  da sola supera il costo di un abbonamento. C'è chi ha fatto anche paragoni; politici avversi alla giunta Aguzzi( che da tempo sta mostrando tutti i suoi limiti) hanno dimostrato, carte alla mano, che gli spettatori pagano più a Fano che alla Scala di Milano.  Tanto per fare due conticini della "serva" come si suol dire : due persone come moglie e marito o fidanzata e fidanzato o genitore e figlio scuciono per l'abbonamento come minimo 200 euri ( ma anche 330), e per ogni singola serata dai 20 ai 50 euri. Con l'aria che tira...sono spese davvero importanti. La mia domanda è, prima di tutto, Fano si può permettere stagioni di questo genere?( sempre riferito al momento storico che viviamo); era il caso di stare un pochino più sottotono e spendere meno? Perchè si è scelta la strada più difficile e meno prudente? Sono settimane se non mesi che ci sentiamo ripetere ogni giorno, a partire dal presidente della repubblica sino all'ultimo dei politici, che l'Italia è in grave crisi finanziaria, che non ci sono soldi e saranno tempi duri ora che c'è il governo Monti. Era proprio necessario che la giunta Aguzzi, che la Fondazione teatro chiudessero gli occhi e sparassero costi simili? Ora si fanno appelli, se non ho capito male persino ai dipendenti pubblici (???) perchè facciano gli abbonamenti. Siamo allora proprio alla canna del gas! La cultura ha un posto importante nella vita dei cittadini e dei giovani ma non è necessario superare i limiti solo per fare bella figura; bella figura con chi, poi? E tutto il resto della città? Il teatro della Fortuna ha una capienza molto limitata: quindi, serate per pochi eletti, anche a prescindere dai costi.  E questo non è giusto. Il sindaco Aguzzi, ex DS e che tutt'oggi ama definirsi " operaio" come mai ha avvallato una simile operazione così dispendiosa e poco popolare? Sospetto che gli sia passata sopra la testa senza che lui se ne accorgesse...distratto da altro. E i fanesi questa volta, indifferenti a tutto, si sono messi a protestare. E' anche vero che il teatro di qualità ha sempre avuto costi abbastanza alti ( anche per i biglietti di ingresso) ma a tempi duri bisognerebbe rispondere con il buon senso e la prudenza, specie se a pagare sono sempre chiamati a pagare i soliti noti. E la serata di Bocelli..., non per le sue riconosciute qualità ma per il costo è davvero una offesa agli operai ai quali tanto spesso si richiama il primo cittadino.

domenica 20 novembre 2011

CANI DI LUSSO SENZA COLPA

PREMESSA DOVEROSA: io sono convinto, straconvinto che ognuno è libero di fare quello che vuole( di lecito, naturalmente); questa mia nota è una pura e semplice osservazione dei tempi.

Sabato mattina al mare verso il molo di ponente ( Hotel Excelsior tanto per capirci). Arriva un macchinone di quelli da superfigo ( strano che non fosse un Suv); scende una giovane coppia che apre il portellone posteriore e fa scendere n.4 cani Lassie, superfighi come i proprietari. Pochi secondi e arriva una seconda macchina dalla quale scendono due bravissimi e famosi fotografi fanesi. Si stringono la mano sia con la coppia sia con i Lassie poi si incamminano verso la cima del molo. A metà percorso si fermano, i quattro cani vengono messi in posa dai proprietari, muso verso Pesaro, schiena girata verso il porto, mentre i due fotografi si armano dei loro strumenti ad altissima definizione e superobbiettivi. I proprietari gongolano e danno ordini ai Lassie: " In piedi"!, "seduti"!, girati a sinistra! girati a destra! alzate la coda! abbassate le orecchie...alzate le orecchie, abbassate la coda e via scatti a non finire. Ma si sa che di sabato al mare non ci vanno solo i cani di lusso ma anche qualche bastardino a sgranchirsi le zampette. E perciò lungo la spiaggia comincia ad esserci una certa agitazione provocata da questi ultimi che, vedendo la lontano i cani in mostra sul molo, abbaiono e si agitano e comincino a correre verso di loro. I Lassie lasciano le pose, non sorridono più ai fotografi e fanno i cani come è giusto che sia. I padroni ed i fotografi si trovano in difficoltà: e adesso che si fa?  Poi si accende la lampadina sopra le loro teste: due di loro scendono sulla spiaggia e tengono a bada i bastardini rompiballe, gli altri due proseguono gli scatti e disciplinano rigidamente i Lassie. Su la zampa! su le zampe! Su le orecchie! Sorridete! Seduti! In piedi...sdraiati...Infine la ritirata. I Padroni riportano i cani nel bagagliaio del macchinone, stringono la mano ai due fotografi, i fotografi stringono la zampa..pardon la mano alla coppia ed ai cani. Ripartono felici. Addio.

sabato 19 novembre 2011

VOLARE

Un piccolo terrazzo tra muri di pietre
due vasi di gerani, qualche lucertola al sole
pronte a sparire veloci tra fessure e foglie
l'altalena legata agli stipiti della porta
avanti e indietro, indietro e avanti piano
spinti da piccole mani infantili
salire a turno e poi darsi il cambio.
Le dita serrate sulle grosse corde
una tavola di legno per sedere
e infine lasciarsi andare all'onda
chiudendo gli occhi per sognare.
Avanti e indietro, indietro e avanti
e il terrazzo senza più confini
non aveva più muri nè pietre
volare verso il cielo azzurro era facile
cullati dalla gioia e dalla fantasia.
Come era bello andare incontro alle nuvole
prendere slancio e tornare su ,liberi.

sabato 12 novembre 2011

QUATTRO NOTE


Camminare per strada
sentire quattro note in libertà
uscite da una finestra aperta al sole
una canzone di tanti anni fa
ripescata nel mondo della fantasia
a toccare il cuore e la mente
e i ricordi che volano in cielo
come tanti uccelli impazziti
in tutte le direzioni
prima di trovare la giusta rotta.
Come è possibile
che quattro note, un dolce motivo
riescano a spaccarti il cuore
con una istantanea senza tempo.
E in un attimo tutto è lì
davanti ai tuoi occhi
fermo immagine di ricordi.
Poi la finestra si chiude
e tutto passa,passa
come in un sogno.

domenica 6 novembre 2011

AMICI SCONOSCIUTI

Sicuramente è frutto dei tempi; andiamo di corsa, facciamo tutto in fretta, non ci guardiamo intorno, non vediamo, non ascoltiamo. Sono convinto che se chiedete ai più di dirvi cosa c'è nella strada in cui abitano non sanno rispondevi, non ricordano neanche l'albero dove portano a fare pipì il cane, forse non ricordano neanche il nome della via. Si consuma, si spende, si brucia. Basta parole, basta dialogo: si usa solo il cellulare per mandare messaggini, corti, cortissimi, spesso  con i "segnetti" e le "faccine", null'altro. E i giovani crescono in questa atmosfera marziana, conosco sempre di meno la lingua italiana, conoscono sempre di più l'ignoranza e la piattezza delle idee. E i genitori, volenti o nolenti, si adeguano e si comportano allo stesso modo. Dico questo per riprendere un discorso fatto già a suo tempo quando aveva appena iniziato le prime esperienze di Facebook  ed oggi ne posso parlare con più esperienza. Intendo riferirmi alle famose amicizie richieste, cercate, disperate, assommate, sbandierate, presentate su punta di lancia come tanti trofei: cinquecento, mille, duemila, cinquemila, raccattate in ogni dove pur di avere qualche numeretto in più degli altri. Lo svilimento totale del significato di amicizia- che è per fortuna tutt'altra cosa- tanto da far coniare il famoso" chi trova un amico trova un tesoro". Queste amicizie fesbuchiane( mi si permetta di chiamale così)sono spesso nascoste dietro immagini fasulle dell'individuo ( maschio o femmina che sia) : maschere, figurine, personaggi dei cartoni animati, animaletti vari , attori ed altro; tu quindi non sai chi hai di fronte perchè, salvo le rare eccezioni di richieste fatte da persone che tu già conosci, per il resto scaturiscono o dalla furia selvaggia di superare gli altri nel numero degli amici o dalla pubblicità che i richiedenti vogliono utilizzare per propri interessi(anche se a volte innocenti). Quindi sono bar, sono ristoranti, sono esercizi commerciali, saloni di auto e moto, profumerie, erboristerie, pizzerie, venditori di prodotti vari e via di questo passo. E l'amicizia? Non conta nulla , è solo puro e semplice interesse. Poi ci sono anche le note simpatiche, le note senza senso, le stupidaggini più clamorose spedite dall'uno all'altro senza badare nè ai contenuti nè all'intelligenza di chi invia e di chi riceve. E' insomma una specie di festival dove tutti si esibiscono ma senza badare agli altri: ognuno per sè, come in un mondo di sordi, un girone infernale. E le amicizie? Come nascono muoiono, credo. Senza senso e senza un perchè. Ad un certo momento spariscono, non ti considerano più, sei un numero già superato e sfruttato. Si diradano i saluti, i ciao, i segnettini, le parentesi, le virgolette, i puntini, le faccine. Piomba il silenzio, l'indifferenza ma la bolgia rimane perchè ai tanti che se ne vanno subentrato tanti altri che ti chiedono di diventare amici. Amici di chi? Amici di che? Ma chi sei? Chi si nasconde dietro quell'animaletto peloso, dietro quella figurina da cartone animato, dietro Zorro, dietro la foto di una bimba sorridente? Non lo sapremo mai. E l'amicizia, quella vera? Quella fatta di rapporti umani, di voglia di ascoltare, di parlare, di confrontarsi, di capire; sta perdendo molti punti in borsa, sta rischiando il fallimento, la catastrofe, il default, come si dice di questi tempi. Ma credo che non interessi proprio a nessuno. A proposito: c'è qualcuno che potrebbe darmi la sua amicizia? Il mio numero è scarso, in bacheca.

sabato 29 ottobre 2011

PORTE CHIUSE

Quante porte ho chiuso alle mie spalle
e non ho più riaperto
quanti luci ho spento
per  non vedere e non ricordare.
 Nei tratti  del mio viso
segnato dal tempo
rivedo il volto di mio padre
e da fanciullo quanto mi appariva vecchio
lui quarantenne e pieno di vita.
I lampioncini di carta colorata
con dentro il bianco cero
illuminavano  le strette vie del paese
 le litanìe della processione erano cupe
e tristi i rumori delle catene
trascinate nel selciato
 noi bambini in piedi sulla sedia
guardavamo impauriti fuori  la finestra
 spesso chiudevamo gli occhi
aspettando che la lunga fila sparisse
nel buio della notte di passione.
Ma l'orologio della vita
continua a battere il tempo
senza fermarsi mai
i volti, le figure, le storie,
vengono incontro e ti sfiorano
e passano e si perdono
nel buio del passato.
Quanti sogni quante speranze
quante illusioni in un sorriso
e nel cuore il pianto
ma è bello ridere correndo
 sfidare il vento ed il futuro
finchè c'è giovinezza
e immaginare una vita
scritta solo nella fantasia.
Chiedevi con le lacrime agli occhi
qualche minuto di ospitalità
per non rimanere solo
con i tuoi pensieri e le tue paure
il calore delle voci ti rianimavano
e riprendevi fiato prima di andartene
a passi lenti verso il buio della sera
ad affrontare una notte senza fine
per rivedere il giorno 
e non sapere quando.
Arcevia mi ha visto nascere
Fano mi ha visto vivere.

martedì 25 ottobre 2011

CENTRO SINISTRA.UN,DUE,TRE...NON C'E' UN SINDACO PER TE!!!

Ho già detto del centro destra e dei tanti candidati a sindaco che albergano in quello schieramento. Illusi, probabili, possibili,realisticamente vincenti...boh! è un terno al lotto.
Ma nella cosidetta opposizione, in quel centro sinistra che si è fatto portar via sotto il naso sette, otto anni fa il governo della città, che aria tira, invece? Ci sono candiati? C'è la giusta atmosfera, la giusta carica per risalire la china e suonare vendetta? Quasi mi viene da piangere, quasi. Il potere logora chi non ce l'ha diceva un vecchio e saggio esperto del mestiere e mai più verità fu cosi vera, tangibile, materiale. Per essere buoni potremmo dire-usando un  comico sfondone di un consigliere comunale di diversi anni fa durante una seduta pubblica- che sono tutti allo stato "ebraico",come le mucche negli altipiano.Le giovani leve sono troppo giovani ed inesperte ( il segretario Fanesi su tutti) ed i vecchi marpioni sono ancora troppo legati al passato, ai ricordi, ai desideri mai supìti, alle voglie di un potere che è sempre più lontano e per questo più bramato . A proposito di marpioni.E' attualissima nel PD la polemica sulla inaspettata ( per quanto non imprevista) fuoriscita di un big ex DC come il vice presidente della Regione tal Vittoriano Solazzi,( chiamato credo con involontaria ironia da un giornale locale Sollazzi con due elle) quasi fanese, che ha mollato gli ormeggi e si è rifugiato in altro porto, forse per lui più sicuro. E sì che di incarichi ne aveva avuti, figlio ingrato! Ma torniamo ai fatti nostri. Dicevo: è certo che anche il centro sinistra ha i suoi puledri(?) che scalpitano, gli illusi che si illudono, gli speranzosi che sperano ma non c'è trippa per gatti, proprio a causa di una situazione interna modesta e litigiosa. Qualche tempo fa( 2,3 mesi)  era stato fatto il nome dell'ex socialista ed attuale assessore provinciale Massimo Seri, ma appena si è sparsa la voce dentro il PD è stato il finimondo. Ad alzare ancora il ditino con forza e chiedere è stato l'inossidabile fanese Renato Claudio Minardi, assessore provinciale, ex assessore comunale, ex candidato e poi cancellato che non molla e non molla.Ed io aggiungerei che non mancherà tempo che si farà avanti anche  Davide Rossi ( guarda caso anche lui amministratore provinciale) IDV  e ambizioso quanto basta. E i "vecchi" tromboni? Non hanno fatto il passo avanti ma ci pensano, ci pensano molto. Tal Cesare Carnaroli, ad esempio, ex sindaco che non si arrende. Al suo partito ha chiesto tanto dopo la sconfitta, ma i big del PD, a cominciare dal grande capo Ucchielli ( Lenin in sedicesima) non gli hanno dato nulla. Basta! E ancora l'ex sindaco Francesco Baldarelli? Come si può pensare che il poeta contadino ( coltiva oliveti) deputato europeo, non faccia cucu da dietro la porta?  E quel furbacchione di Giuliano Lucarini starà a guardare? Mah! Insomma tanti concorrenti ma purtroppo per loro senza benzina, senza mordente e, soprattutto, senza potere. E pensare che mancano ancora tre anni.

domenica 23 ottobre 2011

VOGLIA DI VIVERE

Piccolo bocciolo di rosa
nato fuori stagione
timide e forte
che nè freddo nè vento
di un autunno avverso
riescono a piegare.
La tua voglia di vivere
sopravvive in un ramo
dove anche le foglie
ti hanno abbandonato
lasciandoti solo.
Ogni mattina
quando apro la fiestra
temo di non vederti più
e guardo curioso
dalla tua parte
per trovarne la presenza.
Sei sempre lì, piccolo e solo
ad affrontare un mondo
a te duro e ostile
ma non cedi, non cadi
e piano piano
anche i tuoi rossi petali
si aprono alla luce
di un autunno ostile.

sabato 22 ottobre 2011

SE UN GIORNO...

Se le nostre strade si fossero incrociate
in una calda nottata d'estate
se i nostri passi ci avessero portato nello stesso luogo
in una fredda serata d'inverno
se i nostri sguardi si fossero incontrati
in qualunque luogo di questo paese
se tu avessi accennato un sorriso o un saluto
mi sarei sentito incoraggiato a conoscerti
a dire qualche parola e vedere da vicino il tuo viso
a sfiorare leggermente le tue mani in un saluto
a conoscerti e quindi a chiederti di vederci ancora
saremmo potuti uscire insieme a passeggiare
e portare finalmente a spasso l'uno vicino all'altro
i nostri due bellissimi cani che tutti ci invidiano
e tirare l'osso e la palla per farli correre e giocare
e godere di questo spettacolo di lotta e di forza
e raccogliere a turno i segni possenti della digestione
e usare paletta e sacchetto sorridendo  felici.
Certo il mio cane è più bello del tuo più di lusso
e forse nel confronto il tuo sarebbe sparito
ma io non ti avrei fatto pesare questo
non avrei detto " pussa via bestiaccia!" al tuo amico fedele
sarei stato generoso e comprensivo e buono.
Se solo le nostre strade si fossero incrociate
in una calda notte d'estate
nei giadinetti poco distanti dalle nostre case...

giovedì 20 ottobre 2011

UN DUE TRE...QUI C'E' UN SINDACO PER TE !

Facendo quattro conti possiamo tranquillamente dire che per le prossime elezioni comunali mancano ancora non mesi ma anni( almeno due e spiccioli), purtroppo però a Fano è bastato che un  folletto qualsiasi, forse in preda a qualche aperitivo di troppo, scherzando dicesse che si sarebbe candidato a futuro sindaco della città e ...trak!!! siamo tutti caduti in una specie di ballo di sanvito coinvolti in una sarabanda di dichiarazioni, di mosse e contromosse, di tecniche da guerriglia da parte di coloro - e sono molti- che a tale ambìto(?) incarico vanno vagheggiando. Sarebbe il caso che i politici- o presunti tali- che gli amministratori pubblici utilizzassero le proprie forze per fare qualche cosa di positivo per la città, invece di rincorrere sogni ed ambizioni personali ma ...tant'è oramai le cose vanno così ed ora noi poveri cittadini siamo costretti a partecipare, nostro malgrado, a questa dura, lunga e difficile corsa verso la poltrona di primo cittadino da parte degli interessati che non perdono occasione per bombardarci con le loro pistole ad acqua e cioè: dichiarazioni quotidiane, conferenze stampa sul nulla, apparizioni televisive noiosissime, pagine sui giornali ( che fanno la loro parte per assecondare queste manìe personali) ed altro, il tutto corredato di foto e di faccioni in primo piano. Ma chi sono questi sognatori? Chi sgomita tanto per arrivare primo? Chi passa giorno e notte a rilasciare dichiarazioni e fare cucù davanti le telecamere? VEDIAMO.
Va detto prima di tutto che l'attuale sindaco Stefano Aguzzi non si può più ricandidare e quindi...tanti saluti, grazie, prego, non rimpiangiamo nulla...nè di lui nè della sua giunta..ecc. ecc. Detto questo...
A scombussolare le carte è stato recentissimamente il consigliere regionale Giancarlo D'Anna che ha lasciato il PdL e se n'è andato per i fatti suoi. Perchè? Per fare il sindaco, naturalmente. Conta voti, conta amici, conta ex... e quindi via alla linea di partenza. Lista propria e via che va! E' UNO.
L'assessoraM.P. Cucuzza , anche lei non aspetta altro, è sempre in primo piano, è sempre a dichiarare, anche quando chiude una buca, ce la mette tutta, fino alla noia. Ma ci spera. E'DUE! Ben altra politica ed altro stile adotta il pacato, assonnante, conciliante assessore alle finanze Riccardo Severi, lista Aguzzi. Appare quando proprio non ne può fare a meno ma lavora in sordina e sottotraccia. Si dà da fare un sacco, non sta mai fermo, gira persino in bicicletta per contattare e sorridere ( sorride molto Riccardino). Con l'aiuto del capo- se il capo lo appoggerà sino alla fine.. ci spera. E'TRE!  Chi però batte tutti su tutto: immagine, dichiarazioni, apparizioni, conferenze, feste, sagre, novità, linguaggio italico zoppicante ma giovanile ( assolutamente si, location, territorio,star...) è l'assessore Santorelli. Non riesce a nasconderlo: che vuol fare il sindaco gli si legge in viso come in un libro aperto ed io sono convinto che la prima cosa che fa al mattino quando si guarda allo specchio è il saluto a se stesso:" buon giorno signor sindaco!" Che bellezza! Ma chi meglio di lui? Socio di giochi e di divertimenti èl'altro amico di partito PdL Mirco Carloni che gli fa da apri pista ( almeno per ora) e che  lo aiuta non poco, anche a pacche nel sedere! E' QUATTRO!
Le variabili impazzite. Chi appoggerà in verità Stefanino Aguzzi? la butto là: e se lui puntasse sulla consigliera regionale Elisabetta Foschi?  E se Mirco Carloni ci ripensasse e facesse il bidone a Santorelli?  E se... e se... con i se non si va da nessuna parte lo so, salvo che in politica!
Bene, questo è quanto per adesso, parlando naturalmente di coloro che partecipano alla corsa dei ciucci facendo parte in qualche modo della maggioranza di centro destra. E il centro sinistra? Ne parleremo a tempo perso, tanto... non ci perdiamo nulla. In conclusione posso dire che in tutto questo scenario vedo/ non vedo c'è solo una cosa certa ed inconfutabile: anche nella prossima giunta, chiunque sia il CAPO, ritroveremo l'inossidabile e indistruttibile Mauro Falcioni (in arte  Sciuppa) che aveva già dato il suo contributo ai tempi dell'Unità d'Italia e che prosegue imperterrito nei secoli...fedele!

martedì 18 ottobre 2011

LA LUNGA STRADA

Come sembrava piana e facile da percorrere
e dritta e piena di sole quella bella strada bianca
che iniziava dove aveva preso vita
e la cui fine non si immaginava mai.
Non bastava camminare, un passo dietro l'altro
troppo lento appariva il cammino
e allora volevi correre a perdifiato
e correre e correre a bocca aperta
senza conoscere la meta ma sicuro
di arrivare a toccare la felicità.
E quante corse, quante sfide, quanti confronti
a volte persi, a volte vinti, spesso pari
abbassando il capo e mandando giù
convinto però di avere la rivincita.
 Poi, per uno preciso segno del destino
la strada ha cominciato  a farsi pesante
più ripida e scoscesa, più corti i tratti dritti
più lunghi e contorti tutti gli altri
a togliere il respiro ad ogni passo.
Voglia di riposare, di fermarsi un poco,
di guardarsi intorno per capire
di girarsi indietro per sognare.
Ma non c'è tempo per tirare il fiato
chè gli altri ti sospingono e ti urtano
e gridano parole che tu non capisci
e che non vuoi capire
ed una sola cosa è chiara alla tua mente
che non c'è più tempo per tornare indietro
per cambiare le cose e ripercorrere la strada
hai fatto le tue scelte e i tuoi percorsi
ed ora paghi la fatica e lo sforzo
e così sarà sino alla fine.

domenica 16 ottobre 2011

NON PIANGERE PIERROT

In quella prima, fredda e ventosa giornata di ottobre Pietro aveva capito che era giunto il momento di mettere in atto quel che da tempo aveva già deciso:liberare casa dai ricordi, dagli oggetti ritenuti per tanto tempo cari, dalle fotografie, dai libri letti e riletti decine di volte da tutto ciò che in tanti anni aveva riposto, ordinato, raccolto, spolverato, quasi venerato. Era ora di fare piazza pulita, anche delle cose più sentimentalmente legate a lui ed alla sua vita. Ci sarebbe voluto del tempo ma tanto lui ne aveva sin troppo a disposizione. Iniziò dalle lettere, strappando sminuzzando, poi le foto, decine e decine ben sistemate negli album e nelle scatole, poi gli oggetti. Tanti, tanti. Quanti ne aveva raccolti in tutti quegli anni, quanti glie ne avevano regalati le prime fidanzatine, e poi le morose, e poi la moglie e poi ancora le due figlie, oramai lontane da anni e quasi sconosciute.L'avvento del telefonino aveva liberato coscienze e doveri: una chiamata e via, ogni tanto, pochi secondi, senza neanche capire bene cosa dicevano. Gli auguri di Natale, buon compleanno, buona Pasqua. E' vero abitavano in città molto lontane ma avrebbero potuto fare anche qualche cosa di più ma così andavano le cose e lui non avrebbe potuto farci nulla. Si era abituato a vivere da solo da tanto, da troppo tempo. Ora vivere gli costava sempre più fatica. Quel breve giro che faceva al mattino per comperare il giornale e qualche cosa al supermercato lo affaticava ogni giorno di più ed ogni giorno di più gli metteva di fronte una realtà che lo affliggeva e lo amareggiava. Nella piazzetta di fronte al giornalaio , ricca di panchine,stazionavano quotidianamente alcune donne straniere che portavano sin lì in carrozzella quattro o cinque vecchi invalidi, malridotti, decrepiti, dallo sguardo inespressivo, ciondolanti e tremanti, senza voce. Le donne parlavano e chiacchieravano nella loro lingua, ridevano, scambiavano battute, i vecchi parcheggiati a fianco, come oggetti. Nel vedere  quella scena a Pietro ogni volta venivano le lacrime agli occhi ed una stretta al cuore. E se fosse diventato come loro? Quello sarebbe stato il suo destino? No, non sarebbe mai accaduto.Aveva impiegato molto tempo a mettere nei sacchetti di plastica tutto ciò che aveva distrutto. Quanta roba! Le mani gli avevano cominciato a tremare quan do era arrivato a gettar via, tra gli oggetti, una serie di animaletti in vetro, piccoli, colorati, molto belli: pappagalli, tartarughe, scoiattoli, gattini. Quanti ricordi, quanti momenti felici con le figlie giovanissime che conoscevano questa sua passione e glie ne regalavo ad ogni suo compleanno. Era rimasto un attimo senza fiato, indeciso, commosso. Poi aveva svuotato la vetrina con le lacrime agli occhi. Ma alla fine si era fermato quando, per ultimo, era rimasto un piccolo Pierrot di porcellana, vestito di blu, il viso bianchissimo ed una grande lacrima dipinta sulla guancia. Quello no, quello lo avrebbe portato con sè. Era molto stanco. Si era quindi riposato sulla poltrona e forse aveva anche dormito un pò. Si sentiva tranquillo, sereno. Mise molta cura nel vestirsi e nel prepararsi: il vestito buono, la camicia bianca, la cravatta, le scarpe nere, il  cappotto  perchè la bora aveva fatto abbassare la temperatura di molti gradi. Si era guardato allo specchio: poteva andare. Telefonò per farsi mandare un  taxi. poi aveva atteso fuori, dopo aver chiuso bene la porta di casa. L'auto era arrivata quasi subito. All'autista aveva dato indicazione di una via assai vicina al mare e dopo pochi minuti era gà arrivato a destinazione. Scese, pagò e si incamminò verso il molo che era poco distante. Strano, seppure con la bora contro camminava spedito, senza fatica. Quante volte nella sua vita aveva percosso quella strada, aveva visto quegli orizzonti e quel mare mosso e agitato. Puntò verso la cima, lì dove le onde battevano forte , spumeggiando contro gli scogli. Toccò con la mano il piccolo Pierrot che aveva messo in tasca: sorrise  mentre mormorava tra le labbra " non piangere Pierrot, ora saremo finalmente felici".

domenica 9 ottobre 2011

NOTIZIA VERISSIMA! " ATTENTATO NELLA RESIDENZA MUNICIPALE.FATTA ESPLODERE UNA BOMBA CACCA!!!

E' accaduto l'altro ieri ma indiscrezioni sono filtrate solo ieri sera, naturalmente subito raccolte. Attentato in Comune, sembra durante i lavori di una seduta del Consiglio. E' stata fatta esplodere, nelle scale interne che dalla sala del Consiglio portano al piano superiore ( ed agli uffici del Sindaco) una pericolosissima bomba cacca mettendo in allarme le forze dell'ordine e soprattutto le forze dei " deodoranti". Tutto stava procedendo tranquillo nella sala consiliare. I più stavano sonnecchiando o pensando ai fatti loro, qualche altro, dai banchi della minoranza chiedeva insistentemente le dimissioni del sindaco, del vice sindaco, degli assessori e del presidente del consiglio Berlusconi. l'assessore Falcioni sciuppa parlava sorridendo di gnocca e l'assessore Antognozzi si chiedeva perchè era lì: insomma tutto normale. Ad un certo punto però venivano uditi rumori sconosciuti e scoppiettanti provenienti dai corridoi interni, qualche perplessità, qualche domanda, poi tutto ritorna nella norma. Ma poco dopo il dramma. Un'aria ammorbante e rivoltante invade la sala, l'antisala, i locali, toglie il respiro, soffoca,provoca lacrime agli occhi. Si sparge il panico tra i presenti, i primi fuggono verso l'uscita, gli ultimi se la prendono in saccoccia e devono mandare giù. Le forze dell'ordine ( un vigile e due uscieri) con molto sangue freddo e con molto naso tappato, si precipitano verso i corridoi per cercare il luogo dell'attentato. Il sindaco incita tutti a mantenere il sangue freddo e a non reagire( ma intanto fugge verso il bar più vicino). Visi tirati, discorsi concitati, lacrime, si dovrebbero chiamare i Carruba, dice qualcuno usando un linguaggio reazionario. Qualcuno della sinistra dice di non incolpare i soliti clandestini ed i soliti rom. Intanto i tre delle forze dell'ordine, facendosi guidare dal naso, riescono a raggiungere il luogo dell'attentato. E' il pianerottolo prima dell'ultima rampa di scale. Al centro uno spettacolo da film dell'orrore. Una cagata ( non riesco a trovare termine più indovinato) gigantesca e puzzolente troneggia sull'antico mattonato, lasciata lì...chissà da chi!  Ma sicuramente solo da pochi minuti. La notizia vola e tutti vengono a sapere. Si rientra alla spicciolata e con calma. Si aprono le finestre, si irrorano ettolitri di deodoranti, si usa varichina e detersivi vari. Paura e pericoli sono passati. Ma resta una domanda ancora senza risposta: CHI E' STATO? E PERCHE'? Sottecchi si tengono d'occhio i pantaloni di tutti i presenti...non si sa mai. Ma ancora nulla di nuovo.

sabato 8 ottobre 2011

RICORDI O SOGNI

Ricordo, non ricordo forse un sogno
il profumo dei pini e il volo di farfalle
il fuoco nel camino e noi tutti intorno
le scintille a salire verso il cielo
in un percorso buio e fumoso
la testa piegata in un sonno che arriva
e le guance rosse come frutto maturo.
Gli occhi ormai socchiusi
seguono la mamma che cucina
china sui fornelli ricolmi di carboni
e la visione tranquillizza e rasserena
come leggera carezza sulla fronte.
Ma girano veloci le pagine
del libro della vita e del tempo
e da un paese circondato da verdi colline
 popolato di parenti e amici
andiamo a cercare il mare e  altri orizzonti.
E la pagine inseguono altre pagine
mosse da un soffio che non si ferma mai.
Forse un ricordo o forse solo un sogno.

giovedì 6 ottobre 2011

ANDIAMO A PRANZO IN LIBRERIA

Lo so che non è una novità, che l'americanizzazione del nostro modo di vivere è oramai una convinzione acquisita e scontata( tutti usano/usiamo OK!, molti dispersi nel nulla usano termini come location ecc.),che ieri mangiavamo bistecche ed oggi mangiamo amburger, fiocchi d'avena nel latte invece che sani biscotti fatti dalla nonna e via di questo passo ma io confesso che accetto quasi tutto ma non mando giù, assolutamente , la trasformazione pericolosa delle librerie nostrane , nel nostro piccolo, che in rapido movimento sta svuotando il sacro significato dell'ambiente in strani e goderecci luoghi   aperitivo-mangerecci e distributor leccabaffi di dolci e di prodotti caramellati " tutti fatti artigianalmente". E' vero che i tempi cambiano, che le abitudini stravolgono, che il più sano di mente è un pazzo scatenato ( basta guardarsi in giro) ma trasformare le librerie in drogherie o bar caffè mi sembra veramente una profanazione. Ti rispondono gli interessati " i libri non tirano più", embè? Questo ti autorizza a vendere marmellare e vini? E a quando, allora, per pareggiare i conti, facciamo anche qualche spettacolino di spgliarello tra scaffali di libri e ripiani di torte, pastarelle, barattoli di miele e carciofini sott'olio? Mi aspetto, quindi, presto di poter acquistare nei negozi di abbigliamento anche frutta e verdura, di trovare prodotti per la casa ( detersivi, scope, lucidi da scarpe) dal barbiere, e dopobarba, rasoi e lamette al bar. Pensate che ho la febbre? No, vedo solo nel futuro. Se si vende il vino il vino in libreria... tutto è possibile. Tra non molto.

lunedì 3 ottobre 2011

CUORE DI PAESE

Piccolo paese dal cuore antico
aggrappato alla roccia e alle radici
le tue strade bianche e polverose
i tuoi vicoli stretti e senza luce
il verde dei prati e dei boschi
a sfidare l'orizzonte verso il cielo.
La pioggia a segnare lacrime sui vetri
e la neve bianca e silenziosa
si apriva al nostro sguardo del mattino
con gli occhi spalancati e sorridenti.
I primi passi sulle via fatta di pietre
 i muri delle case merlettati di verde
a raccogliere per gioco l'erba murella
per attaccar le foglie sui vestiti.
Le corse intorno casa e poi le fughe
a scuola tutti in riga col grembiule
e la maestra burbera e severa
non perdonava nulla per le macchie
di inchiostro sulle dita.
Piccolo paese mi torni sempre in mente
anzi, mai ti ho dimenticato,
neanche per un'ora nel passare del tempo
e ho tutto chiaro e scritto come se fosse ieri.
Gli anni hanno inseguito gli anni
la vita ha inseguito la vita senza sosta
e tempi belli e brutti hanno segnato l'anima
ma tu, piccolo paese dal cuore antico,
sei sempre lì a porgermi un sorriso
di una innocenza che non muore mai.

mercoledì 28 settembre 2011

BATTITO D'ALI

Tristezza di un suono lontano
che graffia lo spirito e la mente
e come foglie morte portate dal vento
annuncia la fine di una stagione
e l'inizio di un'altra storia
ancora tutta da scoprire.
Mi sussuravi dentro  come onda del mare
leggera e timida sulla sabbia dorata
appena ieri, ma il tempo corre in fretta
e i tuoi passi hanno preso la via dell'orizzonte
per scomparire dietro la collina.
Tornerai...non tornerai
dovranno rifiorire prati e campagne
e tornare a volare le rondini nei cieli
per ritrovare il tuo battito d'ali
che è vita come il battito del cuore.
E' un appuntamento atteso con ansia
che porterà i nostri passi ad incontrarsi
nel luogo che sono  noi sappiamo.
Verrai? Oppure volgerai il tuo sguardo altrove
e mi passerai accanto chiudendo le ali.
Resterà allora solo quel suono lontano
che graffia lo spirito e la mente.

domenica 25 settembre 2011

LI DUO PEGGIOR DI FANO

E FA SAPERE A' DUO PEGGIOR DI FANO
A MESSER SANTO ED ANCHE AD AGUZZELLO
CHE, SE LO MINCHIONAR QUI NON E' VANO
GETTATI SARAN FUOR DI LOR SGABELLO
E SMAZZOLATI PRESSO ALLA GIMARRA
COL TORTORE  E QUALCHE MANGANELLO.
E I DUO DOVRANNO ANCHE SAPERE
CHE BASTA A PRENDER TUTTI PE'L SEDERE.

lunedì 19 settembre 2011

SI,NO,NON SO

Si, no, non so, procedi a vista
sorridi agli angeli o alle stelle
eviti di capire, cambi discorso
compari e scompari come le ombre
quando si affaccia un raggio di sole.
Parli di te come se fosse un'altra
non è bella, non è interessante
non cura la sua immagine, a che serve?
La tua femminilità non ha sapore
e forse neanche tu sai cos'è.
Eppure c'è qualcosa in te
che mi piacerebbe scoprire
sollevando piano piano il velo
che ti stringi adosso
come una pietra senza forme.
E' una maschera che ti fa comodo
dietro la quale vivi la tua insicurezza
ma basterà girare la chiave giusta
per scoprire un mondo di piacere.
Se tu lo vuoi, per capire la vita.

sabato 17 settembre 2011

LA RESA

La resa, è la resa. Oramai ci siamo abituati a tutto e niente più riesce a suscitare il nostro fastidio, la nostra indignazione, un moto di ribellione magari solo verbale. La prendo alla larga. Il linguaggio dei ragazzini/e che ricopia fedelmente quello dei genitori( non mi si vengano a raccontare balle diverse): parolacce su parolacce,frasi offensive, ire furibonde, linguaggio triviale, sia con gli amici sia con le persone adulte, babbo e mamma compresi che non muovono dito per redarguire e correggere. Su questo tema la spiaggia è un grande palcoscenico perchè la "materia prima" abbonda. Bimbi di pochi anni che usano termini che una volta si sarebbero detti " da osteria" ora sono "normali".
Bene. Qualcosa di più corposo. Accettiamo senza muovere ciglio tutto ciò che ci viene propinato dalla pubblica amministrazione, tutto ciò che è maledettamente sbagliato, che sappiamo che è così ma nessuno muove dito per opporre resistenza ( civile, nturalmente). Uno degli ultimi esempi: i tre busti cimiteriali nei giardini della Memo, in pieno centro storico. Nessuno, dico nessuno, ha detto A, primi fra tutti i cosi detti "intellettuali" locali, una volta considerati difensori del decoro ( e non solo ) cittadino. NESSUNO. Tutti hanno mandato già senza fiatare. Ancora. Antichi palazzi, tesori d'arte, mura romane, resti antichi, reperti e testimonianze storiche  maltrattati, offesi, "recuperati"malamente, spesso lasciati al degrado. Anche in questi casi silenzio tombale. E non sono lontani gli anni in cui fanesi benemeriti alzavano il dito e scrivevano lettere ed articoli sui giornali , indignati per un colore poco indovinato dato ad una casa appena restaurata in centro o per un presunto recupero edilizio non all'altezza.

L'ambiente. Diamo un' occhiata al verde che ci circonda, ai prati, ai giardini, alle aiuole, ai " parchetti" di quartiere. Terra bruciata! Immondizie dappertutto, alberi abbandonati, prati incolti, aiuole sommerse di rovi ed erbacce. E già va bene che ci siano le erbacce! In questi giorni, per mancanza d'acqua, il canale Albani, in secca, ha mostrato tutto il suo degrado: una schifezza, una discarica con, oltretutto, una moria di pesci e di animali.Qualcuno si è fatto avanti?   Ha protestato? Nessuno. Guardate i Passeggi come sono ridotti. Ebbene, torniamo indietro nel tempo. Ricordo, in tempi poi non cosi lontani, le battaglie dei verdi, dei naturalisti, anche per qualche cespuglio d'erba, per qualche filo di erbetta.Un esempio per tutti. Per far passare i carri di carnevale su viale Gramsci, vennero ( come si era soliti fare anche allora) potati tutti gli alberi. Non l'avessero mai fatto!!! I verdi organizzarono manifestazione di protesta in città, manifesti e articoli, contro lo scempio e per la prima volta i fanesi sentirono dire " scapitozzare...gli alberi erano stato scapitozzati!" E sempre i verdi si opposero di persona, mettendosi davanti agli autocarri ed alle ruspe, al furente sottrarre di ghiaia nei pressi del fiume Metauro.
Ora non più, ora tutto è concesso, tutto è permesso, nessuno ha più voglia di impegnarsi, di difendere il decente, il normale. Girare lo sguardo e passare avanti. Meglio una sagra, una festa che spendere qualche parola di indignazione. Al grido:"ma chi me lo fa fare" molto meglio stare a guardare. Fino a quando?

giovedì 15 settembre 2011

SPIGOLATURE DI FINE ESTATE

Come ho già detto, scrivo per ricordare questa splendida fine estate nè prevista nè immaginata. Ieri, 14, è stata sicuramente la giornata più bella di tutta la stagione, almeno per coloro che hanno potuto godere il piacere di stare al mare e al sole. Acqua mai vista, temperatura piacevolissima, lungomare tranquillo, un piccolo sogno per noi poveri provinciali.
Sembrerà strano ma il giorno prima, bello e comunque gradevole, nel giro di poco più di mezz'ora, ho fatto tripletta con i miei amici rompiminchioni, nel senso che tutti e tre sono riusciti a raggiungere il mio ombrellone e ad accostarsi pericolosamente. Per fortuna che qualche santo ci ha messo benevolmente le mani ed alla fine me la sono cavata poi non tanto male. Perchè? Perchè nell'incrociarsi dalle mie parti si sono annullati a vicenda. Spiego. Il primo ad arrivare e colpire alle spalle è stato ( per fortuna il meno pericoloso ed il più simpatico) l'amico che ha sempre problemi di gnocca. Mi ha salutato, ha cominciato a parlare- naturalmente del solito tema- si è seduto sul mio lettino poi visto che ce n'erano altri liberi, si è sistemato comodamente vicino a me, sotto l'ombrellone. E via fiumi di parole. Pochi minuti e vedo da lontano il pittore fallito che già punta nella mia direzione e fa cenni con la mano. " Due insieme no! "dico tra me già disperato. E cerco scampo. Comincio a parlare fitto( non so neanche che cosa ho detto)  con l'amico che mi sta accanto, faccio vedere che siamo in piena discussione. Funziona perchè il pittore, arrivato nei pressi, rallenta, tentenna, non sa se attaccare o girare l'angolo, accenna un saluto al quale io rispondo appena. Si gira e se ne va. Tiro un sospiro di sollievo e mi rimetto in posizione distesa. Passano pochissimi minuti che torna il terrore. Questa volta è il pessimista, il rompiminchioni per eccellenza. Lo vedo subito perchè porta in testa un berretto con la visiera e gira in canottiera. So che con lui far finta di discutere non serve ma non so proprio cosa fare. Lentamente mi giro di spalle, mi faccio piccolo e spero in Dio. Niente da fare. Pochi secondi dopo è già vicino a me, mi chiama, mi giro, vede che sono in compagnia, sicuramente non lo conosce e allora non azzarda i soliti piagnistei apocalittici. Ma apre bocca:" viene ancora al mare?"  " No, sono in montagna"  avrei voluto rispondergli ma sono troppo educato e allora" Caspita, con queste belle giornate! Guarda oggi che bellezza". Coglie l'occasione per sparare la sua sfigata:" si ma può darsi che stasera cambia, sento qualche dolore alla schiena". Ma vaffanc...!!  Ho sulla punta della lingua questo che non ho detto:" ma ci arrivi fino a domani? Perchè cosi mi organizzo". Ma ho taciuto. Non ha osato andare oltre ed ha girato i tacchi. Mi è andata bene. Ma ho una fortuna: che i tre rompiballe li incontro solo al mare; d'inverno tiro il fiato ( e non solo).