L'album dei ricordi, scorre pagina dopo pagina, perchè io sono ordinato ed ho avvolto il filo della mia vita con ordine e con rispetto dei tempi e delle date.
Non lo sfoglio spesso, tutt'altro; ricorro a lui quando cerco qualcosa, quando devo memorizzare un momento, una figura, quando cerco una immagine che mi serve o che devo mostrare ad altri per ripercorrere la memoria. Insomma uso gli album fotografici, credo, come fa la maggior parte delle persone che vogliono tenere ricordo dei familiari, degli amici, degli avvenimenti, dei luoghi, della vita, anche se ho conosciuto e conosco molte persone che non amano le fotografie, che ne hanno buttate e distrutte, che non ne vogliono sapere di tenere da parte per anni quei quadratini di carta e non ne sentono assolutamente la mancanza. Ognuno interiorizza il passato, il suo passato, come meglio crede: a me piacciono le foto, i "filmini", le riprese con la telecamera, le cassette grandi e piccole e, buon ultimi, i CD.
Ma le foto che mi riportano ai primi anni della mia vita, della mia fanciullezza, della mia giovinezza e parallelamente della mia voglia di vivere, di conoscere, di fare amicizie, di godere il momento, di godere il trascorrere dei giorni, sono quelle che mi prendono di più, che mi piace rivedere più spesso, anche se non con frequenza.
Una foto dopo l'altra è il racconto del trascorrere degli anni, ben in ordine, salvo qualche eccezione "fuori posto" perchè ritrovate anni dopo, o offerte da qualche parente o amico o amica . Il bianco e nero, il formato piccolo, la carta da stampa di un tipo, poi via via il formato più grande, la carta da opaca a lucida, la qualità sempre più raffinata e quindi la grande scoperta del colore che anno dopo anno diventa sempre naturale e perfetto.
Non sono un fanatico, forse sono solo un sentimentale cui piace non solo ricordare con la memoria ma anche con le immagini. E perchè non dovrei farlo?
La foto che correda queste poche righe è una delle prima che aprono la storia della mia vita. I genitori hanno portato da Arcevia tutta la famiglia al mare. E, a riva, tutti in posa per la foto ricordo. Io sono il più piccolo, a sinistra e poi via via le mie sorelle e mio fratello, il più grande. Tutti biondi, salvo lui. Forse è già da questi primi mesi che ho imparato ad amare il mare.
domenica 30 giugno 2013
CHAROSCURO
Nel chiaroscuro
dei miei pensieri
sul piccolo sentiero
che traccia la linea
tra sogno è realtà
c'è una sola certezza
che incontro
al far della sera
quando la malinconia
prende il cuore:
non ho perso tempo
a seguire i tuoi passi
a rincorrere l'onda
del mare in tempesta
a guardare le nuvole
in cielo
ho solo vissuto la vita
come andava vissuta
e le bianche conchiglie
raccolte negli anni
narrano una storia
che è anche la mia.
dei miei pensieri
sul piccolo sentiero
che traccia la linea
tra sogno è realtà
c'è una sola certezza
che incontro
al far della sera
quando la malinconia
prende il cuore:
non ho perso tempo
a seguire i tuoi passi
a rincorrere l'onda
del mare in tempesta
a guardare le nuvole
in cielo
ho solo vissuto la vita
come andava vissuta
e le bianche conchiglie
raccolte negli anni
narrano una storia
che è anche la mia.
sabato 29 giugno 2013
FARFALLA
Piccola, ingenerosa, cieca farfalla
che ti sei posata sui fiori più belli
succhiando il nettare vitale
e poi volando lontano,muta,
cercando ancora senza dare nulla.
Ecco perchè la tua vita
è colorata e bella ma breve
condensando in pochi giorni
il ritmo di una esistenza.
I fiori sbocciano ancora
nei giardini, nelle aiuole, nei campi
mentre le tue ali fremono
nell'ultimo sospiro
della tua presenza
prima di cadere in terra.
che ti sei posata sui fiori più belli
succhiando il nettare vitale
e poi volando lontano,muta,
cercando ancora senza dare nulla.
Ecco perchè la tua vita
è colorata e bella ma breve
condensando in pochi giorni
il ritmo di una esistenza.
I fiori sbocciano ancora
nei giardini, nelle aiuole, nei campi
mentre le tue ali fremono
nell'ultimo sospiro
della tua presenza
prima di cadere in terra.
venerdì 28 giugno 2013
CONFESSIONE
( è notte, si entra nella chiesa, la foto di cui parlo è già stata scattata).
Posso confessare ai miei amici-che tanto sono pochi e se mi seguono vuol dire che mi conoscono anche, almeno dalla mia pagina e dal blog- che ho le dita che mi prudono, mi fremono, non riescono a stare ferme; vorrebbero battere sui tasti, scrivere, scherzare, buttarla un po' lì, a puttana come si suol dire. Le foto che l'amico Lorenzo mi ha mandato, quelle riguardanti la visita notturna di Sgarbi, sono troppo appetitose, troppo stuzzicanti, troppo provocatorie: hanno tutto il condimento ed il contenuto per provocare in me il gusto dello scherzetto e della battuta. C'è tutto, tutto: come in certi piatti di raffinata cucina, non chiederti cosa c'è quando li mangi, quando li gusti, devi assaporare e basta. C'è il pesce? C'è la cannella? Ci sono le spezie? C'è un retrogusto di pera?
Di fico? Non devi chiederti nulla. Gusta e sogna.
C'è una foto che è una poesia, un tocco di alta pittura, una suonatina d'archi. Davanti al portone della chiesa, quasi all'una di notte, i tre magnifici in posa, il portone spalancato lascia intravedere le magnifiche opere del Reni, c'è luce all'interno e buio all'esterno; il flash rompe la notte ( e non solo), gli occhi dei tre , per reazione, si aprono quasi in un moto di spavento e di meraviglia nello stesso tempo: Sgarbi, abituato ai paparazzi notturni, è quello che resiste meglio, gli altri due "smorfiano " il viso, tentano di sorridere ma l'operazione non riesce bene,è piuttosto quasi una smorfia di dolore.
E' già stata dura restare svegli sino a quell'ora, sopportare il critico sarà stato altrettanto difficile. E la foto, devo dire la verità, non è riuscita bene. Se non fosse per il suo contenuto storico, andrebbe distrutta e cancellata immediatamente ma...è troppo preziosa per la storia fanese ed il documento dovrà resistere ai cattivi pensieri ed ai distruttori di prove.
Non è da tutti farsi riprendere vicino al magnifico e dunque...
Che notte, quella notte, mi verrebbe da dire mentre un diavoletto scatenato mi suggerisce nell'orecchio:" anghingò tre civette sul comò..." ma io non gli do ascolto e chiudo.
Posso confessare ai miei amici-che tanto sono pochi e se mi seguono vuol dire che mi conoscono anche, almeno dalla mia pagina e dal blog- che ho le dita che mi prudono, mi fremono, non riescono a stare ferme; vorrebbero battere sui tasti, scrivere, scherzare, buttarla un po' lì, a puttana come si suol dire. Le foto che l'amico Lorenzo mi ha mandato, quelle riguardanti la visita notturna di Sgarbi, sono troppo appetitose, troppo stuzzicanti, troppo provocatorie: hanno tutto il condimento ed il contenuto per provocare in me il gusto dello scherzetto e della battuta. C'è tutto, tutto: come in certi piatti di raffinata cucina, non chiederti cosa c'è quando li mangi, quando li gusti, devi assaporare e basta. C'è il pesce? C'è la cannella? Ci sono le spezie? C'è un retrogusto di pera?
Di fico? Non devi chiederti nulla. Gusta e sogna.
C'è una foto che è una poesia, un tocco di alta pittura, una suonatina d'archi. Davanti al portone della chiesa, quasi all'una di notte, i tre magnifici in posa, il portone spalancato lascia intravedere le magnifiche opere del Reni, c'è luce all'interno e buio all'esterno; il flash rompe la notte ( e non solo), gli occhi dei tre , per reazione, si aprono quasi in un moto di spavento e di meraviglia nello stesso tempo: Sgarbi, abituato ai paparazzi notturni, è quello che resiste meglio, gli altri due "smorfiano " il viso, tentano di sorridere ma l'operazione non riesce bene,è piuttosto quasi una smorfia di dolore.
E' già stata dura restare svegli sino a quell'ora, sopportare il critico sarà stato altrettanto difficile. E la foto, devo dire la verità, non è riuscita bene. Se non fosse per il suo contenuto storico, andrebbe distrutta e cancellata immediatamente ma...è troppo preziosa per la storia fanese ed il documento dovrà resistere ai cattivi pensieri ed ai distruttori di prove.
Non è da tutti farsi riprendere vicino al magnifico e dunque...
Che notte, quella notte, mi verrebbe da dire mentre un diavoletto scatenato mi suggerisce nell'orecchio:" anghingò tre civette sul comò..." ma io non gli do ascolto e chiudo.
SGARBI
Sempre ben accolto dal fior fiore della società locale, non so se dai massimi vertici delle cultura ma comunque certamente ben preparati e vecchi del mestiere, per non smentirsi si fa accompagnare da presenze femminili niente male e in occasioni precedenti già belle e trovate in loco. Insomma il classico gioco di società che si lega al personaggio, noto sia come critico sia e soprattutto anche per le sue sparate televisive che tanto hanno portato alla sua fama ed alla sua notorietà. Perchè, diciamoci la verità: è un critico coi fiocchi ( anche se certi suoi paludati colleghi non lo considerano tale)ed è bello ed interessante starlo ad ascoltare ma gli italiani, per la maggior parte di questo se ne fregano e lo seguono solo perchè quando in TV c'è lui si può star certi che la scena non resta tranquilla, anzi! diventa un mare in burrasca.
Bene; quindi il maestro è venuto ancora a benedire Fano con la sua presenza, accolto dall'antiquario Romolo Eusebi, dal conte Lupo Bracci e da Berardi immagino in rappresentanza della Fondazione Carifano; non voglio invece immaginare che cosa sia stato necessario fare per aprire il grande portone della chiesa-pinacoteca per far entrare fuori orario il codazzo dei notturni visitatori. Allarmi, guardie notturne ed altro saranno certamente in uso per difendere i capolavori; dunque sarà stato necessario bloccare il tutto sino al momento del loro allontanamento.
Ma comunque ci sta perchè...Sgarbi è sempre Sgarbi.
Bene! Ora possiamo dormire sonni tranquilli; prima di chiudere però confesso una cosa: della visita dell'esimio a me, personalmente " non me ne pò fregà de meno!", non so agli altri.
ULTIMA ORA: NON TUTTI GLI ALLARMI ERANO STATI STACCATI E AD UN CERTO PUNTO SONO PARTITE LE SIRENE. MA SI PUO' AMMETTERE UNA COSA DEL GENERE PER FAR CONTENTO SGARBI?
giovedì 27 giugno 2013
LA STRADA
che ci deve portare lontano
lontano,oltre le colline?
E' bianca, polverosa, scoscesa
segnata da buche e da sassi
non c'è un filo d'erba,
uno spicchio d'ombra,
nè alberi ma solo rari
cespugli secchi di ginestra;
sarà faticoso percorrerla,
resistere alla fatica e al sudore
camminare camminare
senza vedere mai la fine.
Ma è vero che altri
prima di noi, hanno fatto
questo percorso e non sono
più tornati? Ce l'hanno fatta
o non si è più saputo nulla
di loro?
Quante migliaia di passi
dovremo fare, almeno
avere un'idea, potrebbe
dare coraggio e forza
sapere che siamo vicini
alla meta.
Ma nessuno dice niente
nessuno offre certezze;
bisogna andare e provare.
E' bianca, polverosa, assolata,
mi ricorda alcune strade
del mio paese, sottomonte,
dove c'erano le cave di pietra;
ci vuole coraggio a mettersi
in cammino, affrontare il nulla
di quell'orizzonte senza
orizzonte.
Bisognerà prendere coraggio
e muovere i primi passi,
se non si inizia
poi non si finisce mai.
Andiamo a vedere cosa c'è
oltre la strada, oltre
quella lunga linea di polvere
e di sassi, andiamo a capire
se le rigogliose colline
che ci hanno promesso
sono veramente belle
e verdi e fiorite e profumate
o se sono soltanto bugie.
mercoledì 26 giugno 2013
NOTTE DI TEMPORALE
Un lampo improvviso
rompe il buio della notte
la luce taglia il muro
come una lama affilata
il tuono scuote le pareti
e un attimo dopo
una pioggia violenta
investe le strade e le case,
gli alberi del giardino
vecchi e robusti
sono scossi e piegati
dalle mani giganti
del temporale.
In questi momenti
qualche volta
la paura ci assale
come se l'universo
fosse ai suoi primordi
e l'uomo nudo e solo
tremante di fronte all'ira
degli dei si nasconde
nelle caverne in attesa
del giudizio.
Da bambini si cercava
istintivamente la mamma
per essere rassicurati
e trovare rifugio
tra le sue braccia
e una vecchia filastrocca
che parlava del diavolo
e della moglie
che lo faceva cadere
rumorosamente dalle scale
ci teneva compagnia
fino a che il temporale
non se n'era andato via.
rompe il buio della notte
la luce taglia il muro
come una lama affilata
il tuono scuote le pareti
e un attimo dopo
una pioggia violenta
investe le strade e le case,
gli alberi del giardino
vecchi e robusti
sono scossi e piegati
dalle mani giganti
del temporale.
In questi momenti
qualche volta
la paura ci assale
come se l'universo
fosse ai suoi primordi
e l'uomo nudo e solo
tremante di fronte all'ira
degli dei si nasconde
nelle caverne in attesa
del giudizio.
Da bambini si cercava
istintivamente la mamma
per essere rassicurati
e trovare rifugio
tra le sue braccia
e una vecchia filastrocca
che parlava del diavolo
e della moglie
che lo faceva cadere
rumorosamente dalle scale
ci teneva compagnia
fino a che il temporale
non se n'era andato via.
TEMPORALE ?
Si muovevano lente
le grandi nuvole
minacciose e nere
portate dal vento
spinte verso uno squarcio
di orizzonte ancora azzurro,
piano piano
hanno spento la luce
di quell'ultimo raggio
ed hanno fatto notte.
Via di corsa in bicicletta
alcune mamme
con i bimbi piangenti
via i pochi bagnanti
spericolati
con gli asciugamani
sotto braccio
ed i vestiti in mano
e un rumore sordo
di tuono a fare
da colonna sonora.
In un attimo
sono rimasto solo
a guardare quella scena
mentre l'acqua del mare
cupa e sabbiosa
mostrava lontano
splendide striature
color smeraldo.
Ma così come erano venute
le grosse nuvole nere
cariche d'acqua
altrettanto lentamente
hanno abbandonato
il palcoscenico
la luce del sole
ha ripreso la scena
ed il sipario si è riaperto
riportando la quiete.
le grandi nuvole
minacciose e nere
portate dal vento
spinte verso uno squarcio
di orizzonte ancora azzurro,
piano piano
hanno spento la luce
di quell'ultimo raggio
ed hanno fatto notte.
Via di corsa in bicicletta
alcune mamme
con i bimbi piangenti
via i pochi bagnanti
spericolati
con gli asciugamani
sotto braccio
ed i vestiti in mano
e un rumore sordo
di tuono a fare
da colonna sonora.
In un attimo
sono rimasto solo
a guardare quella scena
mentre l'acqua del mare
cupa e sabbiosa
mostrava lontano
splendide striature
color smeraldo.
Ma così come erano venute
le grosse nuvole nere
cariche d'acqua
altrettanto lentamente
hanno abbandonato
il palcoscenico
la luce del sole
ha ripreso la scena
ed il sipario si è riaperto
riportando la quiete.
AL MARE
Distesa sul lettino,
sotto l'ombrellone,
piccole linee azzurre solcano
il dorso della tua mano
dalle dita affusolate e morbide
segnano il ritmo della vita
e quando il tuo braccio
si abbandona
e scende lentamente
sul fianco per sfiorare la sabbia
il sangue pulsa e gonfia
un poco quei segni
che prendono rilievo
e consistenza
fino a che non risollevi
il braccio verso il capo
e la mano ritorna
ad accarezzare
i capelli con un atto
quasi d'amore.
sotto l'ombrellone,
piccole linee azzurre solcano
il dorso della tua mano
dalle dita affusolate e morbide
segnano il ritmo della vita
e quando il tuo braccio
si abbandona
e scende lentamente
sul fianco per sfiorare la sabbia
il sangue pulsa e gonfia
un poco quei segni
che prendono rilievo
e consistenza
fino a che non risollevi
il braccio verso il capo
e la mano ritorna
ad accarezzare
i capelli con un atto
quasi d'amore.
lunedì 24 giugno 2013
SILENZIO
Questo silenzio
cupo, misterioso
come una cortina
di nebbia
questo silenzio
che è intorno a me
dentro di me
inspiegabile
e cieco.
Ma è un silenzio
che non mi fa
paura;
è diventato
compagno
di cammino
e di strada
e con l'andare
del tempo
sarai tu
a soffrirne.
cupo, misterioso
come una cortina
di nebbia
questo silenzio
che è intorno a me
dentro di me
inspiegabile
e cieco.
Ma è un silenzio
che non mi fa
paura;
è diventato
compagno
di cammino
e di strada
e con l'andare
del tempo
sarai tu
a soffrirne.
MI SCUSI LE PASSO SULLA PANZA
Avevo totalmente rimosso, dimenticato cosa fosse la domenica d'estate al Lido e,credo, nell'intero litorale. Scarseggiante negli altri giorni per i motivi che tutti conosciamo, soldi per primi, nel giorno festivo orde di turisti fai date, di fanesi dell'entroterra e delle frazioni, dei comuni interni e confinanti, degli umbri che ancora vengono a Fano da generazioni senza cambiare per nulla sia nei modi sia negli atteggiamenti,delle badanti est europee con mariti e figli a carico, russi e moldavi, polacchi, romeni, albanesi ecc. sbarcano nelle nostre spiagge con tutta la forza di un popolo in cerca di un giorno di refrigerio possibilmente spendendo il meno possibile. E via a passo spedito dai pullman, dalle auto strapiene, dai furgoncini trasformati in minibus, dalle auto vecchie di secoli che sbuffano e ronfano sotto il peso terribile di tutta la mercanzia, via verso l'agognato mare e la sognata spiaggia. Non esistono ombrelloni, sdraio, lettini, tutto si pianifica, si confonde, si livella: se c'è un lettino libero se ne appropriano e se ne servono, ombrellone compreso, si sdraiano, stendono asciugamani e vestiario, parlano una lingua sconosciuta ( o fanno finta) non sanno che si paga, che tutto costa; sono convinti che Fano sia il paese dei balocchi, tutto gratis! Quando arrivano i " titolari" aprono la bocca dalla meraviglia, fanno cenni con le mani, sembrano scusarsi, vorrebbero capire perchè se ne devono andare, resistono, indicano l'orologio facendo capire che sono arrivati prima loro, i figli sono già in acqua, e solo all'arrivo dei gestori della spiaggia si arrendono ma andandosene piano piano, aspettando quelli che sono in acqua, facendo melina. Dove andranno? sicuramente lì dove c'è un altro lettino libero ed un ombrellone orfano.
Siamo tutti uno vicino l'altro, gomito a gomito, appiccicati come sardine, spinti e sospinti, i lettini si toccano, i piedi si incrociano con quelli del vicino; ci sono ombrelloni con sotto dieci, quindici bagnanti ( parenti, amici, conoscenti, nipotini, figli, nonni) occupano tutto lo spazio possibile, senza rispetto. Si dice che qualche fanciulla sia rimasta addirittura incinta per questa promiscuità domenicale..si dice!
Eppure in tutto questo inferno ci sono le solite tardone che trovano modo di giocare a burraco per ore, incazzandosi, fumando una sigaretta dietro l'altra, mandando a quel paese i mariti che vorrebbero andar via; non sentono ragioni, se fosse necessario si arrampicherebbero anche sopra gli ombrelloni pur di giocare tutto il giorno.
Novità di quest'anno: i fessi con i tablet in mano. Non bastano più i cellulari , ci vuole il tablet da sfoggiare con i vicini. Sorriso ebete stampato in viso, all'ombra, smaneggiano in continuazione con il ditino non si sa bene per fare che cosa. E giù senza tregua sino a che, grazie al caldo ed alla pizza alla marinara mangiata qualche tempo prima, si addormentano sul lettino con il tablet abbracciato al petto, come una reliquia.
E mentre tu, poveretto, cerchi di prendere un po' di sole in quella marea di carne, c'è sempre qualche scatenato diavoletto che ti passa sulla panza affogandoti di sabbia e di mondezze varie.
Per fortuna che ancora esistono i lunedì...ma fino a quando?
Siamo tutti uno vicino l'altro, gomito a gomito, appiccicati come sardine, spinti e sospinti, i lettini si toccano, i piedi si incrociano con quelli del vicino; ci sono ombrelloni con sotto dieci, quindici bagnanti ( parenti, amici, conoscenti, nipotini, figli, nonni) occupano tutto lo spazio possibile, senza rispetto. Si dice che qualche fanciulla sia rimasta addirittura incinta per questa promiscuità domenicale..si dice!
Eppure in tutto questo inferno ci sono le solite tardone che trovano modo di giocare a burraco per ore, incazzandosi, fumando una sigaretta dietro l'altra, mandando a quel paese i mariti che vorrebbero andar via; non sentono ragioni, se fosse necessario si arrampicherebbero anche sopra gli ombrelloni pur di giocare tutto il giorno.
Novità di quest'anno: i fessi con i tablet in mano. Non bastano più i cellulari , ci vuole il tablet da sfoggiare con i vicini. Sorriso ebete stampato in viso, all'ombra, smaneggiano in continuazione con il ditino non si sa bene per fare che cosa. E giù senza tregua sino a che, grazie al caldo ed alla pizza alla marinara mangiata qualche tempo prima, si addormentano sul lettino con il tablet abbracciato al petto, come una reliquia.
E mentre tu, poveretto, cerchi di prendere un po' di sole in quella marea di carne, c'è sempre qualche scatenato diavoletto che ti passa sulla panza affogandoti di sabbia e di mondezze varie.
Per fortuna che ancora esistono i lunedì...ma fino a quando?
domenica 23 giugno 2013
SEGNI SULLA SABBIA
In riva al mare
l'orma sulla sabbia
lascia un segno
di una vita
appena passata
e già le dita
di un'onda
che arriva
piano piano
cancella
il passaggio
e di noi
non resta nulla.
venerdì 21 giugno 2013
SUONI
Sembrava un canto
di violini, dolce e malinconico
insieme ad un frusciare
appena sussurrato
di foglie al vento
tra le antiche colonne
di una maestosa chiesa
aperta al sole e alla pioggia
con il pavimento di erba e fiori
fiancheggiato da alberi
liberi e selvatici.
Perchè quella musica?
Forse era un sogno
ma il tuo viso bello e severo
dagli occhi scuri
e dai capelli biondi e lunghi
era a pochi metri da me
e la tua figura slanciata e morbida
compariva e scompariva
da dietro le colonne forti e massicce.
Ho provato a seguirti
ma sei scomparsa
proprio quando pensavo
di averti raggiunto
e mentre i violini suonavano ancora
sul muro scrostato e dipinto
di quella chiesa deserta
ho visto te nell'affresco
che volavi tra gli angeli.
di violini, dolce e malinconico
insieme ad un frusciare
appena sussurrato
di foglie al vento
tra le antiche colonne
di una maestosa chiesa
aperta al sole e alla pioggia
con il pavimento di erba e fiori
fiancheggiato da alberi
liberi e selvatici.
Perchè quella musica?
Forse era un sogno
ma il tuo viso bello e severo
dagli occhi scuri
e dai capelli biondi e lunghi
era a pochi metri da me
e la tua figura slanciata e morbida
compariva e scompariva
da dietro le colonne forti e massicce.
Ho provato a seguirti
ma sei scomparsa
proprio quando pensavo
di averti raggiunto
e mentre i violini suonavano ancora
sul muro scrostato e dipinto
di quella chiesa deserta
ho visto te nell'affresco
che volavi tra gli angeli.
PROFUMO DI TIGLI
l'aria mi avvolge in un mare di profumo
che mi accompagna e mi segue
dalla piazza delle erbe, ai giardini
delle scuole, ad un tratto del corso
i fiori dei tigli mi affiancano nel cammino
accarezzando cuore e memoria;
è lo stesso profumo che mi ha accolto
da ragazzo quando ho attraversato
per la prima volta il centro
passeggiando con i miei genitori;
sempre lo stesso, sempre uguale,
dolce ed esaltante a risvegliare
fantasie di altri luoghi ed altri tempi.
Tutto cambia intorno a noi
chiasso, cattivi odori di scarichi
d' auto e di moto, di inciviltà
ma l'essenza dei tigli
è immutata e immutabile
ed ogni volta che torna
la buona stagione
mi ritrovo a pensare e a ricordare
quella prima passeggiata in centro,
da ragazzo, insieme ai miei genitori.
giovedì 20 giugno 2013
PIETA'
In un angolo della strada
a capo chino, la mano tesa
un cartello " ho fame",
in terra un vecchio cappello
i suoi occhi fissano il vuoto,
vicino un piccolo cane
immobile disteso
in una coperta sdrucita;
fa più pena il cane o lui?
Passa indifferente la gente
corre non si sa dove
è presa da altri pensieri
un passante, senza volerlo,
colpisce con un piede il cappello,
rotolano lontano pochi centesimi,
il mendicante resta immobile
a capo chino, il cane disteso
non accenna movimento;
una signora anziana
ha seguito la scena
prova pena e si abbassa
a fatica per raccogliere
le monetine, una ad una
e poi le posa nel cappello.
L'uomo finalmente alza il viso
e sorride dolcemente alla donna
poi tutto torna come prima.
mercoledì 19 giugno 2013
CAREZZA
La tua mano
sfiora il viso
e mentre
timidamente
sorridi,
con le dita
sollevi
dalla fronte
una ciocca
di capelli
che pochi
secondo dopo
scende
di nuovo.
Con un gesto
che si ripete
in continuazione,
la tua mano
lentamente
libera la fronte
ma per poco.
Poi scuoti
il capo
i tuoi lunghi capelli
dai riflessi ramati
ondeggiano
come il mare
e la ciocca
ribelle
ritorna a coprire
la tua fronte.
sfiora il viso
e mentre
timidamente
sorridi,
con le dita
sollevi
dalla fronte
una ciocca
di capelli
che pochi
secondo dopo
scende
di nuovo.
Con un gesto
che si ripete
in continuazione,
la tua mano
lentamente
libera la fronte
ma per poco.
Poi scuoti
il capo
i tuoi lunghi capelli
dai riflessi ramati
ondeggiano
come il mare
e la ciocca
ribelle
ritorna a coprire
la tua fronte.
martedì 18 giugno 2013
PICO DE PAPERIS, IL TUTTOLOGO
IL TUTTOLOGO: è colui il quale si ritiene in grado( si arroga il diritto!) di esprimere una sua opinione ad ogni riguardo, qualunque sia l'argomento, la conoscenza, il sapere.
Chi ricorda Pico de Paperis? Personaggio dei cartoni animati, emblema di questa illustra classe di onniscienti.
Ce ne sono in tutto il mondo e dunque ce ne sono stati e ce ne sono anche a Fano. Negli anni passati non se ne contavano molti; i capiscioni erano tanti quanto le dita di una mano: un prof. un ing. un superpolitico, un onorevole, e, SOPRATTUTTI, un " profpolitic" che contava per cento. Lingua sciolta ed anche un po' di modesto carisma...sapeva tutto lui e capiva tutto lui. Era serio ma a Fano erano in molti a prenderlo per scherzo e nello spiritaccio tipico dei fanesi era stato immediatamente soprannominato " P.E.P." ovvero: Piccola Enciclopedia Popolare ovvero " non tutto ma di tutto". Ha impazzato per molti anni, purtroppo ma poi piano piano anche lui ha abbassato la cresta e si è autonomamente ridimensionato soprattutto perchè c'era sempre meno gente disposta a starlo a sentire; adesso lo sopportano.
Purtroppo, però, con le moderne tecnologie i Pico de Paperis si sono moltiplicati a ritmo vertiginoso approfittando dei computer, di internet, di Facebook, dei siti , delle Associazioni; sono iscritti ovunque, hanno dato la loro adesione a tutto e appena si presenta loro l'occasione...Zak! l'interventino saccente che non ammette repliche nè dubbi arriva come un lampo. E non si discute: se lo ha detto lui... l'ha detto Lui... quindi Vangelo. E se capita ( e hai voglia se capita!) che viene corretto e messo alle strette e gli viene fatto notare l'errore... prima si inalbera, poi si incazza...poi deve ammettere però.. la colpa è del computer, di Facebook, non aveva capito bene...forse , però ma... Insomma alla fine vorrebbe comunque avere ragione.
Pico de Paperis poi non dimentica; prima o poi cerca di fartela pagare, a parole naturalmente ma con molta pesantezza.
Una volta erano quanto le dita di una mano, adesso anche la nostra cittadina ne conta a decine.
Ma arrendersi...mai!!!
Chi ricorda Pico de Paperis? Personaggio dei cartoni animati, emblema di questa illustra classe di onniscienti.
Ce ne sono in tutto il mondo e dunque ce ne sono stati e ce ne sono anche a Fano. Negli anni passati non se ne contavano molti; i capiscioni erano tanti quanto le dita di una mano: un prof. un ing. un superpolitico, un onorevole, e, SOPRATTUTTI, un " profpolitic" che contava per cento. Lingua sciolta ed anche un po' di modesto carisma...sapeva tutto lui e capiva tutto lui. Era serio ma a Fano erano in molti a prenderlo per scherzo e nello spiritaccio tipico dei fanesi era stato immediatamente soprannominato " P.E.P." ovvero: Piccola Enciclopedia Popolare ovvero " non tutto ma di tutto". Ha impazzato per molti anni, purtroppo ma poi piano piano anche lui ha abbassato la cresta e si è autonomamente ridimensionato soprattutto perchè c'era sempre meno gente disposta a starlo a sentire; adesso lo sopportano.
Purtroppo, però, con le moderne tecnologie i Pico de Paperis si sono moltiplicati a ritmo vertiginoso approfittando dei computer, di internet, di Facebook, dei siti , delle Associazioni; sono iscritti ovunque, hanno dato la loro adesione a tutto e appena si presenta loro l'occasione...Zak! l'interventino saccente che non ammette repliche nè dubbi arriva come un lampo. E non si discute: se lo ha detto lui... l'ha detto Lui... quindi Vangelo. E se capita ( e hai voglia se capita!) che viene corretto e messo alle strette e gli viene fatto notare l'errore... prima si inalbera, poi si incazza...poi deve ammettere però.. la colpa è del computer, di Facebook, non aveva capito bene...forse , però ma... Insomma alla fine vorrebbe comunque avere ragione.
Pico de Paperis poi non dimentica; prima o poi cerca di fartela pagare, a parole naturalmente ma con molta pesantezza.
Una volta erano quanto le dita di una mano, adesso anche la nostra cittadina ne conta a decine.
Ma arrendersi...mai!!!
lunedì 17 giugno 2013
CALDO
i contorni delle cose,
dell'orizzonte,
del paesaggio,
sembrano tremare
al grande caldo;
anche i suoni
perdono note
e lucidità
rimbalzando
sull'asfalto
che sembra
gomma.
In riva al mare
figure, ombre
animano la spiaggia
come in un grande
palcoscenico
e la barca
in lontananza
sembra il disegno
di un bimbo.
Il caldo
toglie le forze
e gli spicchi d'ombra
sulla sabbia
invitano al riposo,
all'abbandono
alla pigrizia.
domenica 16 giugno 2013
IL MARE PUZZA DI BLU
Sono arrivati a centinaia, a migliaia, secondo le stime dei dirigenti della carnevalesca forse sessanta, settantamila ed i giornalisti locali hanno confermato:centoncinquantamila!!! Anche la cronista TV locale Pulcino Pio Pio ha contato nel nostro territorio oltre un milione di presenze che ha affollato tutto il territorio terracqueo.
Insomma, l'estate è esplosa anche a Fano, finalmente. I villeggianti-turisti fai da te sono arrivati alle prime luci dell'alba in auto, moto, biciclette, monopattini, pullman, treno, camper, ; hanno invaso tutto il territorio del Lido, della Sassonia, dell'Arzilla, delle spiagge libere, della nazionale, dei giardini pubblici. Alle 10 era già tutto esaurito. Grazie alla bandiera blu/ che nelle spiagge faceva cu cu/ il pienone ha superato ogni più rosea previsione.
Per fortuna che Fano si era ben preparata all'avvenimento: ampi parcheggi in zona Lido e Sassonia sia per auto, sia per moto, sia per bici erano già stati predisposti sulle aiuole, nei giardini privati, sulla spiaggia, tra gli alberi, sui rami, tra le cabine, gli ombrelloni. Perfettamente funzionanti la viabilità e l'ordine pubblico: anarchia più assoluta e libertà di muoversi secondo le proprie necessità, senso e contro senso, divieti di transito compresi; vigili in bicicletta( ne sono stati contati addirittura due al Lido) sono stati collocati nei punti strategici del lungomare, pronti a scattare in caso di necessità...rapidi ed invisibili.Di altri quattro se ne intravedevano le forme in Sassonia ma poi si è scoperto che erano sagome di cartone usate come deterrente.
Il ristorante pesce azzurro ha fatto il pienone come quando c'era una volta la festa del PCI; code lunghe centinaia di metri formate da pazienti turisti affamati che nell'attesa si sono mangiati anche i tavoli che erano posti fuori del locale.
In città folla delle occasioni anche per la mostra dedicata a Guido Reni alla pinacoteca San Domenico: essendo caldo ...sono state contate quattro persone ma il recupero avverrà sicuramente nelle ore serali e notturne.
Insomma una giornata che il nostro territorio ricorderà per un bel pezzo. Domani-come si dice in Via col Vento- è un'altro giorno. Al mare ci saremo...io, qualche barbiere, qualche parrucchiera, orologiai , tutti che riposano il lunedì, e qualche pellegrino che si è perso questa sera. Stop!
Che goduria! E il mare...puzza di blu.
Insomma, l'estate è esplosa anche a Fano, finalmente. I villeggianti-turisti fai da te sono arrivati alle prime luci dell'alba in auto, moto, biciclette, monopattini, pullman, treno, camper, ; hanno invaso tutto il territorio del Lido, della Sassonia, dell'Arzilla, delle spiagge libere, della nazionale, dei giardini pubblici. Alle 10 era già tutto esaurito. Grazie alla bandiera blu/ che nelle spiagge faceva cu cu/ il pienone ha superato ogni più rosea previsione.
Per fortuna che Fano si era ben preparata all'avvenimento: ampi parcheggi in zona Lido e Sassonia sia per auto, sia per moto, sia per bici erano già stati predisposti sulle aiuole, nei giardini privati, sulla spiaggia, tra gli alberi, sui rami, tra le cabine, gli ombrelloni. Perfettamente funzionanti la viabilità e l'ordine pubblico: anarchia più assoluta e libertà di muoversi secondo le proprie necessità, senso e contro senso, divieti di transito compresi; vigili in bicicletta( ne sono stati contati addirittura due al Lido) sono stati collocati nei punti strategici del lungomare, pronti a scattare in caso di necessità...rapidi ed invisibili.Di altri quattro se ne intravedevano le forme in Sassonia ma poi si è scoperto che erano sagome di cartone usate come deterrente.
Il ristorante pesce azzurro ha fatto il pienone come quando c'era una volta la festa del PCI; code lunghe centinaia di metri formate da pazienti turisti affamati che nell'attesa si sono mangiati anche i tavoli che erano posti fuori del locale.
In città folla delle occasioni anche per la mostra dedicata a Guido Reni alla pinacoteca San Domenico: essendo caldo ...sono state contate quattro persone ma il recupero avverrà sicuramente nelle ore serali e notturne.
Insomma una giornata che il nostro territorio ricorderà per un bel pezzo. Domani-come si dice in Via col Vento- è un'altro giorno. Al mare ci saremo...io, qualche barbiere, qualche parrucchiera, orologiai , tutti che riposano il lunedì, e qualche pellegrino che si è perso questa sera. Stop!
Che goduria! E il mare...puzza di blu.
venerdì 14 giugno 2013
SENSAZIONI
E' rimpianto
o nostalgia,
desiderio di ieri
o tutto questo
mescolato
in un bicchiere
da bere
a piccoli sorsi
ma il tempo
corre veloce
e in bocca
resta solo
un leggero gusto
di vita
già vissuta
che non tornerà
lasciando
dentro di te
il senso
delle cose
lasciate
per sempre.
o nostalgia,
desiderio di ieri
o tutto questo
mescolato
in un bicchiere
da bere
a piccoli sorsi
ma il tempo
corre veloce
e in bocca
resta solo
un leggero gusto
di vita
già vissuta
che non tornerà
lasciando
dentro di te
il senso
delle cose
lasciate
per sempre.
giovedì 13 giugno 2013
LE GALLINE INTELLIGENTI
Ho avuto recentemente la possibilità di andare a trovare amici che abitano un po' fuori città, quasi campagna o forse campagna del tutto. Bella casa e terreno intorno e qui-meraviglia delle meraviglie- ho rivisto dopo tantissimi anni un pollaio come ne esistevano a decine, a centinaia tanti anni fa: recinto aperto ma non troppo, galline libere di girare e beccare in libertà, capanna ( con una scaletta dentro) per ripararsi e dove fare le uova.Insomma, un pollaio di una volta, come si direbbe nelle pubblicità delle pizze cotte nel forno a legna. Bene; l'immagine mi ha riportato subito alla mente quando ero ragazzetto, in Arcevia ed andavo spesso a passeggio con mio nonno; il paese si attraversava veloce e dopo l'acquisto di qualche caramella, andavamo verso " le mura", antiche ed erette tutt'intorno a difesa; da qui si poteva guardare di sotto, nei versanti del monte su cui sta il paese e si vedevano benissimo orticelli abbarbicati sui fianchi e tanti piccoli pollai con galline e galli. Ce n'erano anche all'interno del paese, a dire il vero ma questi si vedevano meglio dall'alto e all'aperto. Ci affacciavamo a guardare io ed il nonno e spesso, dopo aver dato un'occhiata, mi indicava i pollai e mi diceva:" ti ho mai raccontato la storia della gallina che si credeva un'aquila?"; io non avevo bisogno di rispondere perchè mio nonno sapeva benissimo la risposta ma gli piaceva ripetermi quella storia, sicuramente per darmi una piccola lezione di vita. Ecco dunque. In un pollaio c'era una gallina che era convinta di essere un'aquila e dalla mattina alla sera non faceva altro che ripetere questa sua convinzione alle altre ospiti del pollaio." Io sono sprecata qui, io sono un'aquila, io valgo cento volte più di voi, io qui...io là.." ed era talmente tormentosa e petulante che alla fine tutte le galline si erano convinte tanto da avere un atteggiamento servile verso di essa: la facevano beccare per prima, la lasciavano passare, dormiva dove voleva, insomma era diventata la padrona e forse di più. Un certo giorno però, stanche e disperate, le galline decidono di ribellarsi ed all'alba, quando la gallina- aquila comincia a ripetere il solito ritornello, le dicono tutte in coro:" se sei veramente un'aquila, perchè non ce lo dimostri? " E come? risponde lei." Vieni con noi, andiamo dove c'è lo strapiombo, se sei un'aquila saprai volare e così noi ce ne staremo zitte per sempre". Escono tutte insieme dal pollaio, zampettano verso la strapiombo, arrivano sul margine, fanno largo, la gallina-aquila aspetta qualche attimo e poi si lancia nel vuoto.
A questo punto mio nonno, sorridendo sotto i baffi( bianchi come la neve) mi chiedeva:" secondo te come è andata a finire?". Io facevo il finto tonto, dicevo:" boh!" e lui allora aggiungeva:" pensaci un po' e poi mi dici. Quando stavamo per arrivare a casa, dopo qualche minuto mi guardava ridendo e diceva:" nella padella!!!".
A questo punto mio nonno, sorridendo sotto i baffi( bianchi come la neve) mi chiedeva:" secondo te come è andata a finire?". Io facevo il finto tonto, dicevo:" boh!" e lui allora aggiungeva:" pensaci un po' e poi mi dici. Quando stavamo per arrivare a casa, dopo qualche minuto mi guardava ridendo e diceva:" nella padella!!!".
lunedì 10 giugno 2013
AD OCCHI APERTI
Scivolava lentamente
in un dormiveglia cosciente
tra sogno e realtà
disteso in riva al mare
mentre il caldo
arroventava l'aria
a togliere il respiro.
Teneva gli occhi socchiusi
vedeva uno squarcio di cielo
mentre il mare lambiva
i suoi piedi e la sabbia
scorreva lenta sotto di essi
formando piccole buche.
Ogni tanto in quello
spicchio di azzurro
vedeva passare gabbiani
o forse aeroplani o angeli
vestiti di nuvole
o rondini giganti
o santi che giocavano
a nascondino .
Sentiva musica e voci
risate di bimbi e canti
e un'enorme palla di gomma
a spicchi grandi e colorati
che rotolava verso di lui,
passargli vicino senza rumore
e svanire in acqua, all'improvviso.
Avrebbe voluto aprire gli occhi,
uscire da quel dormiveglia
che sembrava un sogno
ma era bello volare leggero
con gli occhi appena socchiusi
ed era rimasto disteso, a riva
con i piedi bagnati dal mare
e non pensare a nulla.
Poi le onde avevano
posto fine a quel sonno.
in un dormiveglia cosciente
tra sogno e realtà
disteso in riva al mare
mentre il caldo
arroventava l'aria
a togliere il respiro.
Teneva gli occhi socchiusi
vedeva uno squarcio di cielo
mentre il mare lambiva
i suoi piedi e la sabbia
scorreva lenta sotto di essi
formando piccole buche.
Ogni tanto in quello
spicchio di azzurro
vedeva passare gabbiani
o forse aeroplani o angeli
vestiti di nuvole
o rondini giganti
o santi che giocavano
a nascondino .
Sentiva musica e voci
risate di bimbi e canti
e un'enorme palla di gomma
a spicchi grandi e colorati
che rotolava verso di lui,
passargli vicino senza rumore
e svanire in acqua, all'improvviso.
Avrebbe voluto aprire gli occhi,
uscire da quel dormiveglia
che sembrava un sogno
ma era bello volare leggero
con gli occhi appena socchiusi
ed era rimasto disteso, a riva
con i piedi bagnati dal mare
e non pensare a nulla.
Poi le onde avevano
posto fine a quel sonno.
domenica 9 giugno 2013
DALLA FINESTRA
Nella penombra della sera
la strada appena illuminata
da un lampione lontano
mentre la pioggia batte sul vetro
figure ed ombre scorrono veloci
come in un film d'altri tempi
non passano auto
non ci sono rumori o altri suoni
gli alberi già ricchi di verde
agitano le braccia al vento
come per scacciare fantasmi
poi un lampo di luce
ed un tuono fortissimo
scuote le mura e la scena
che scompare nel buio totale
di un lampione che spira.
E il vetro diventa uno specchio
che piange al vento.
la strada appena illuminata
da un lampione lontano
mentre la pioggia batte sul vetro
figure ed ombre scorrono veloci
come in un film d'altri tempi
non passano auto
non ci sono rumori o altri suoni
gli alberi già ricchi di verde
agitano le braccia al vento
come per scacciare fantasmi
poi un lampo di luce
ed un tuono fortissimo
scuote le mura e la scena
che scompare nel buio totale
di un lampione che spira.
E il vetro diventa uno specchio
che piange al vento.
sabato 8 giugno 2013
COME UN PASSEROTTO
Piccola, minuta,
come un passerotto
caduto dal nido
sola
seduta nella panchina
capelli bianchi
vestita di scuro
il viso solcato
dai segni del tempo
la bocca
atteggiata
ad un timido sorriso
gli occhi
a guardarsi intorno
forse per scorgere
un volto amico;
stringe in mano
una vecchia borsetta
che protegge
e stringe a sè
come se fosse
un tesoro .
Cosa ci sarà dentro?
Sola.
Vorrei avvicinarla
salutarla
dirle una parola
ma non oso
e passo oltre
a testa bassa;
mi vergogno
ma non di me
e mi si stringe
il cuore.
come un passerotto
caduto dal nido
sola
seduta nella panchina
capelli bianchi
vestita di scuro
il viso solcato
dai segni del tempo
la bocca
atteggiata
ad un timido sorriso
gli occhi
a guardarsi intorno
forse per scorgere
un volto amico;
stringe in mano
una vecchia borsetta
che protegge
e stringe a sè
come se fosse
un tesoro .
Cosa ci sarà dentro?
Sola.
Vorrei avvicinarla
salutarla
dirle una parola
ma non oso
e passo oltre
a testa bassa;
mi vergogno
ma non di me
e mi si stringe
il cuore.
venerdì 7 giugno 2013
PENSIERI
Se un giorno avrai
coraggio
leggi nei tuoi pensieri,
nel tuo passato
sfoglia le pagine
una ad una
ricorda e pensa
a quel che è stato
agli errori
alle valutazioni sbagliate
ai giudizi affrettati
a ciò che non hai saputo
raccogliere
e prendere
alle mille cose
che ti venivano offerte
chiedendo in cambio
solo un battito,
un battito solo
del tuo cuore.
coraggio
leggi nei tuoi pensieri,
nel tuo passato
sfoglia le pagine
una ad una
ricorda e pensa
a quel che è stato
agli errori
alle valutazioni sbagliate
ai giudizi affrettati
a ciò che non hai saputo
raccogliere
e prendere
alle mille cose
che ti venivano offerte
chiedendo in cambio
solo un battito,
un battito solo
del tuo cuore.
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