mercoledì 20 febbraio 2013

IL SOGNATORE

Era fatto cosi: a Sauro piaceva sognare ad occhi aperti, in ogni ora del giorno ma soprattutto quando seguiva, lento, il padre nel lavoro dei campi.
Camminare sulla terra lavorata per seminare o lungo i piccoli solchi per infilare nella terra le piantine degli ortaggi lo aiutava a volare con la fantasia, passo dopo passo, tenendo come unico punto di riferimento le spalle curve del padre.
Sauro era stato cosi sin da piccolo e adesso che aveva undici anni riusciva ancor più ad estraniarsi dalla realtà che lo circondava seguendo solo i suoi pensieri, pur aiutando i genitori con il massimo dell'impegno per rendersi utile e non sentirsi estraneo dalla famiglia.
A casa avevano capito che era meglio lasciarlo fare, senza rimproverarlo per quell'aria sempre assente, oltretutto perchè in fondo Sauro era un ragazzo intelligente ed ubbidiente, senza tanti grilli per la testa.
Lo aveva detto anche il medico, un giorno che era stato chiamato per dare un consiglio:" Sauro vive in un suo mondo che lo aiuta a stare bene, è un po' distratto, è vero, ma per il resto è un  bimbo normalissimo e vedrete che quando sarà grande, cambierà di certo"; su questo, però, il dottore si era sbagliato  e di grosso.
A scuola, naturalmente, non aveva dato buoni profitti e, finite le elementari,lo avevano messo subito a lavorare tra buoi e mucche, galline e tacchini, grano e ortaggi.E questo era il mondo che Sauro preferiva.Gli animali erano i suoi interlocutori, i suoi amici e le piante, con le loro grandi chiome spinte verso il cielo erano orizzonti fantastici e senza 
confini.
I ragazzi dei contadini che abitavano poco lontano lo conoscevano poco o nulla; Sauro non era uno di quelli pronti a giocare alla guerra o a correre lungo il torrente tra sterpi e canne o a litigare e fare a pugni e per questo non lo cercavano neanche e lo ignoravano.
Nei momenti "speciali" Sauro si arrampicava su un antico olmo, nodoso e forte e trovava posto nella biforcazione di due grossi rami che formavano con il tronco una specie di sedile.Tra le grandi foglie di quell'albero egli viveva le ore più belle; non chiudeva gli occhi, anzi! li teneva aperti e spalancati verso la campagna che dolcemente piegava verso la linea dell'orizzonte e con i filari delle viti che tracciavano un reticolato di linee convergenti nell'azzurro sereno del cielo.
I pensieri di Sauro ,quelle volte, prendevano forma tra bianche nuvole che non erano in cielo, fiumi dorati di sole,sommesse onde marine che non aveva mai visto, grandi uccelli azzurri dalle ali trasparenti.
Solo l'insistente richiamo della madre lo costringeva a scendere dall'albero e ad andare a casa per mangiare o per aiutare a fare ancora qualche lavoro.
Sul finire di settembre Sauro aveva cominciato a salire sul vecchio albero sempre più spesso ed i genitori erano costretti a gridare forte e con insistenza per richiamare la sua attenzione.
Un giorno due ragazzi che giocavano alla guerra lo avevano visto, per la prima volta, correre lungo lo stradino che portava al torrente. Sauro aveva un modo di incedere strano: correva a saltelloni, muovendo le braccia tenute aperte dall'alto in basso e viceversa.Avevano subito chiamato gli amici ed insieme, nascosti dietro le canne, avevano riso di lui. Erano allora tornati più volte in quel luogo e lo avevano visto ancora, a passi veloci ed a braccia aperte, scendere il viottolo verso il piccolo corso d'acqua.Ridevano e sghignazzavano di lui, e qualche volta gli facevano il verso.
Ma Sauro non badava a loro, non li vedeva e non li sentiva e continuava, sereno, a percorrere il tragitto che dal vecchio albero portava al torrente, un po' in discesa , a saltelli veloci, le braccia mosse simili a grandi ali.
Poi non lo avevano visto più ed a casa, Sauro, non aveva fatto più ritorno. I genitori prima lo avevano chiamato per ore, cercato tra i campi, nelle strade vicine, nel torrente, infine si erano rivolti ai carabinieri e con loro avevano battuto tutta la campagna senza risultato. Sauro era  scomparso nel nulla.
Il babbo ancora si gira, quando cammina lento nei campi. sente la presenza del figlio alle sue spalle ed a voce alta gli grida di stare attento a non calpestare le piantine.
Dove sarà? Tra le bianche nuvole che non sono in cielo o nei fiumi dorati di sole o in groppa ad un grande uccello azzurro dalle ali trasparenti che lo porta a volare tra i sogni?

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