mercoledì 18 settembre 2013

BRIDGE, CANASTA E BURRACO...

Ricordo benissimo, pur avendo pochissimi anni, che nelle lunghe giornate d'estate, in Arcevia, nel grande parco giardino dove si trascorrevano il tempo giocando, correndo, andando in pattini nella pista o sfidandosi a tennis, bar sempre aperto e tavoli e sedie a volontà sotto gli ombrosi e secolari alberi, c'erano pomeriggio in cui i " grandi signori" del posto si radunavano per giocare a canasta ed al bridge di cui io,naturalmente non sapevo nulla salvo che si adoperavano le carte con le figurine tutte colorate.
Occupavano buona parte del caffè all'aperto, tutti e tutte molto eleganti, ben vestiti, sigaretta in bocca e diversi fumandola con il bocchino, signore comprese; parlavano piano, raramente qualche battuta ma sorridevano sempre, anche nei momenti peggiori; insomma non si scomponevano per nulla.
Bisbigliavano fiori, cuori...mentre noi piccoli gironzolavamo ai confini, perdendo tempo con l'obbligo di non rompere...
Bevevano anche ed i camerieri solerti portavano bibite rinfrescanti ma-che ricordi- nulla da mangiare, neanche uno stuzzichino come va di moda oggi.
Secondo me erano scontri interminabili che duravano ore ed ore, mai capito chi avesse vinto o chi avesse perso, scrivevano ogni tanto su fogli bianchi di carta i punteggi adoperando splendide penne stilografiche perchè quelle biro non erano state ancora inventate.
Per noi bimbi una bella e noiosa rottura che per fortuna spesso veniva interrotta da qualcuno ( soprattutto di casa e che non si sognava neanche di giocare) ci portava da un'altra parte a sfogare le nostre voglie di fughe, rincorse, nascondino ed altro.
Ricordo benissimo quei lunghi pomeriggi di canasta e bridge che fanno parte di un passato oramai lontano.
Oggi la fregola del gioco a carte è rinata e come un virus letale ha contagiato tutta Italia, Fano compresa. IL BURRACO!!! Ovunque, dai negozi, alla strada, al mare, alle cooperative, alle palestre, alle osterie, ai ristoranti, nelle case riposo, alla Caritas, nelle sagrestie, ovunque c'è sempre qualcuno che gioca a burraco. Conosco persone che ci perdono la notte, che giocano da soli contro sconosciuti personaggi con i quali sono collegati via internet nel computer; parlano da soli, si incazzano da soli, ridono da soli, come i matti.
Anche le commesse dei negozi, quando hanno tempi lunghi di vuoto, sono davanti il computer a giocare.
Non ci sono differenze sociali: tutti, dico tutti, sanno come fare per perdere tempo al burraco. 
Non ci si salva più; il burraco è diventato anche argomento di discussioni, di tavole rotonde, di lezioni, di litigi fra moglie e mariti, tra genitori e figli, tra amanti e cornuti; burraco, solo il burraco. Ed i vecchi tressette, scopa, ramino?
Nella mondezza, per il momento.

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