Alla fiera del patrono del paese
arrivavano una volta l'anno
le bancarelle con giocattoli e dolci
e lo zucchero filato che usciva
come per incanto da un grande imbuto
di latta che girava in continuazione.
Che festa! Tutti insieme, per mano
ai genitori, percorrere il corso
avanti e indietro, poche decine di metri,
a guardare, toccare, chiedere,
pretendere, piagnucolare e poi...
avere quel che avevamo chiesto:
un piccolo giocattolo di legno,
un trenino di latta e niente più.
Ma era già tanto, era tutto.
E i dolci nelle mani, le dita
tutte appiccicate, dove tenevamo
caramelle di gomma
dai colori strani e dai sapori
ancora più imprevedibili.
E poi c'erano quelle tagliate a pezzi,
bianche, rosse, verdi, a righe,
che l'omino creava al momento
sfornando pagnotte di pasta zucchero
che tirava con le mani e via via
riducendole a cannelli, tirando e poi
tirando ancora dall'una e dall'altra parte
e che tagliava a pezzi. Erano tanto dolci
da sembrare quasi disgustose
ma noi mordevamo e mangiavamo
sino alla fine.
E avanti e indietro, senza stancarci mai,
i genitori pazienti ad esaudire
le nostre richieste.
Alla sera terminata la fiera
c'era la grande messa nella chiesa
del patrono ma noi rimpiangevamo
le bancarelle che se ne andavo
e che sarebbero tornate
solo un anno dopo.
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