Vedi come cambiano i giorni, come cambia il tempo
come muoiono e rinascono le stagioni,
come sbocciano i fiori e spuntano le foglie
e poi cadono i petali e gli alberi rimangono nudi
nascono le amicizie e poi tramontano come il sole
un poco per volta, piano piano, ma cadono nella notte
e prendono il volo per non tornare amori e passioni
che sembrava non dovessero finire mai.
Si sovrappongono le immagini, i volti, i paesaggi
sfumano impressioni che erano state scolpite nella pietra
e come rivoli d'acqua se ne vanno verso il mare
perchè è destino che nulla resti immutato
se è vero che anche i ghiacciai
nel tempo tornano ad essere pioggia .
Gli anelli della stessa catena prima o poi si spezzano
e le amicizie vanno con il vento e con il vento
se ne vanno lontane per rimanere solo un ricordo
scritto nella sabbia, cancellato da un'onda
che torna al mare e al mare racconta.
mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 30 ottobre 2012
TENTATIVI DI SOPRAVVIVENZA
Credo di conoscere tutto l'orizzonte del muoversi umano perchè vado a piedi ( e sono pedone),vado in bici( e sono un ciclista) vanno in scooter ( e sono un due ruote), vado in auto e sono un automobilista; vivo sulla mia pelle, dunque, l'avventura quotidiana delle strade, delle strisce pedonali, dei semafori, degli attraversamenti,delle piste ciclabili e dei marciapiedi, il traffico del centro città e della periferia.
Qualunque sia la veste che indosso, ogni volta è comunque una avventura. Mettersi in strada al giorno d'oggi è sapere come si esce di casa ma non si sa come si ritorna, possibilmente, ci auguriamo sempre, con le proprie gambe.
Perchè-come diceva Totò- l'umanità è divisa in due grandi gruppi: uomini e caporali.
Se sei un pedone te la devi vedere: con le bici elettriche che vanno dove vogliono e come vogliono ( strada, marciapiede, strisce pedonali, contro mano, sensi unici), con gli scooter che ti sfiorano a tutta birra e se ne impippano altamente della tua incolumità, con le auto che soprattutto nelle strisce pedinali ti puntano da lontano e sembrano mirare proprio verso la tua persona ad alta velocità per poi frenare all'ultimo momento e il pilota che fa un sorrisino di scherno come per dire " questa volta ti è andata bene ma la prossima...". In città poi regna l'anarchia più assoluta e devi pregare che bici e moto non ti vengano addosso per farti secco.
Se sei in bici te la devi vedere con tutti gli altri mezzi motorizzati, nessuno escluso. Solo contro tutti. Come i soldati giapponesi nelle foreste quando la guerra era già finita. Le piste ciclabili a Fano sono una specie di roulette russa : non sai dove iniziano, non sai dove e come finiscono, sono costantemente occupate dalle auto, dai pedoni , dalle bici elettriche e dagli scooter ( posso testimoniare). Ce la farò? Si chiede chi pedala e il dubbio resta sino alla fine.
Se sei in scooter i nemici sono pochi ma pericolosi: le bici che non rispettano i segnali stradali, i semafori, gli incroci; le auto, i furgoncini e soprattutto i camion con rimorchio: mostruosi e giganteschi.
Se sei in auto i nemici sono praticamente tutti. I pedoni, i ciclisti, i motociclisti, le altre auto, i camion...
Vedi da lontano le strisce pedonali, rallenti, ci sono bipedi che attraversano. Le donne quasi sempre sottobraccio, chiacchierano, ridono, si fermano in mezzo alla strada, ripartono? Ancora no, devono finire di parlare, ridono, vanno piano, ripartono. Fremente, finalmente dai gas per andare e...
arrivano ancora bipedi dell'ultimo minuto, lenti, lenti, carichi di borse, di spesa, ottantenni con la badante, e poi...le biciclette che passano sulle strisce a tutta velocità. Imprechi a voce alta e ti arrivano anche le maledizioni.
Avete mai fatto caso all'atteggiamento di quelli che vanno con la biciclettina da corsa, superfiga, in tutina colorata, casco, scritte pubblicitarie sulle corna...pardon, sulle spalle, tutti chini sul manubrio, a frotte?I cicloamatori si sentono gli eletti, gli unti dal Signore. Non rispettano nulla, non si fermano mai, rosso, giallo, incroci, senso vietato, stop, NON POSSONO! Dovrebbero staccare i piedini dai pedali e fermarsi. Ma siamo matti! Loro vanno ai settanta all'ora, fendono l'aria, volano con la tecnologia spaziale applicata ai sellini( non vi dico per che cosa). E allora, se hai sale in zucca, devi fermarti tu ed aspettare che il gruppetto passi. Poi dopo qualche minuto, li ritrovi tutti al bar dove tu vai a prendere il caffè, tutti sbragati con le scarpette che fanno strani rumori quando il ciclista cammina, brioches e dolci a chili" per ritrovare le forze".
Insomma, come la giri la giri male.
E quelli che vanno con il Suv? Bianchi, neri, ruggenti come leoni, quattro ruote motrici e quattro ruote in zucca, non hanno nemici, sono gli unici. Loro possono tutto e guai se ti metti nel loro cammino. Sei finito!
E tu devi e vuoi sopravvivere...
Qualunque sia la veste che indosso, ogni volta è comunque una avventura. Mettersi in strada al giorno d'oggi è sapere come si esce di casa ma non si sa come si ritorna, possibilmente, ci auguriamo sempre, con le proprie gambe.
Perchè-come diceva Totò- l'umanità è divisa in due grandi gruppi: uomini e caporali.
Se sei un pedone te la devi vedere: con le bici elettriche che vanno dove vogliono e come vogliono ( strada, marciapiede, strisce pedonali, contro mano, sensi unici), con gli scooter che ti sfiorano a tutta birra e se ne impippano altamente della tua incolumità, con le auto che soprattutto nelle strisce pedinali ti puntano da lontano e sembrano mirare proprio verso la tua persona ad alta velocità per poi frenare all'ultimo momento e il pilota che fa un sorrisino di scherno come per dire " questa volta ti è andata bene ma la prossima...". In città poi regna l'anarchia più assoluta e devi pregare che bici e moto non ti vengano addosso per farti secco.
Se sei in bici te la devi vedere con tutti gli altri mezzi motorizzati, nessuno escluso. Solo contro tutti. Come i soldati giapponesi nelle foreste quando la guerra era già finita. Le piste ciclabili a Fano sono una specie di roulette russa : non sai dove iniziano, non sai dove e come finiscono, sono costantemente occupate dalle auto, dai pedoni , dalle bici elettriche e dagli scooter ( posso testimoniare). Ce la farò? Si chiede chi pedala e il dubbio resta sino alla fine.
Se sei in scooter i nemici sono pochi ma pericolosi: le bici che non rispettano i segnali stradali, i semafori, gli incroci; le auto, i furgoncini e soprattutto i camion con rimorchio: mostruosi e giganteschi.
Se sei in auto i nemici sono praticamente tutti. I pedoni, i ciclisti, i motociclisti, le altre auto, i camion...
Vedi da lontano le strisce pedonali, rallenti, ci sono bipedi che attraversano. Le donne quasi sempre sottobraccio, chiacchierano, ridono, si fermano in mezzo alla strada, ripartono? Ancora no, devono finire di parlare, ridono, vanno piano, ripartono. Fremente, finalmente dai gas per andare e...
arrivano ancora bipedi dell'ultimo minuto, lenti, lenti, carichi di borse, di spesa, ottantenni con la badante, e poi...le biciclette che passano sulle strisce a tutta velocità. Imprechi a voce alta e ti arrivano anche le maledizioni.
Avete mai fatto caso all'atteggiamento di quelli che vanno con la biciclettina da corsa, superfiga, in tutina colorata, casco, scritte pubblicitarie sulle corna...pardon, sulle spalle, tutti chini sul manubrio, a frotte?I cicloamatori si sentono gli eletti, gli unti dal Signore. Non rispettano nulla, non si fermano mai, rosso, giallo, incroci, senso vietato, stop, NON POSSONO! Dovrebbero staccare i piedini dai pedali e fermarsi. Ma siamo matti! Loro vanno ai settanta all'ora, fendono l'aria, volano con la tecnologia spaziale applicata ai sellini( non vi dico per che cosa). E allora, se hai sale in zucca, devi fermarti tu ed aspettare che il gruppetto passi. Poi dopo qualche minuto, li ritrovi tutti al bar dove tu vai a prendere il caffè, tutti sbragati con le scarpette che fanno strani rumori quando il ciclista cammina, brioches e dolci a chili" per ritrovare le forze".
Insomma, come la giri la giri male.
E quelli che vanno con il Suv? Bianchi, neri, ruggenti come leoni, quattro ruote motrici e quattro ruote in zucca, non hanno nemici, sono gli unici. Loro possono tutto e guai se ti metti nel loro cammino. Sei finito!
E tu devi e vuoi sopravvivere...
domenica 28 ottobre 2012
LA VITA
La vita da sfogliare
come le pagine
di un vecchio diario
fogli strappati,sgualciti
bianchi, con le righe
cancellate, le parole
ripetute più volte
pensieri felici
e tristi, ricordi
girare le pagine
per non dimenticare
storie, passioni,
lacrime e sorrisi
carta segnata
dalle dita
a leggere e rileggere
nel trascorrere
del tempo
il pendolo della vita
che batte e ribatte
senza fermarsi mai
dove sono stato
dov'ero
chi era con me
volti e contorni
si riflettono
come ombre cinesi
le immagini
in trasparenza
le pagine
come ali d'angelo
si sovrappongono
e mostrano
la tua storia
fino a quando
arriverà
l'ultimo foglio
dove è scritta
la parola fine.
come le pagine
di un vecchio diario
fogli strappati,sgualciti
bianchi, con le righe
cancellate, le parole
ripetute più volte
pensieri felici
e tristi, ricordi
girare le pagine
per non dimenticare
storie, passioni,
lacrime e sorrisi
carta segnata
dalle dita
a leggere e rileggere
nel trascorrere
del tempo
il pendolo della vita
che batte e ribatte
senza fermarsi mai
dove sono stato
dov'ero
chi era con me
volti e contorni
si riflettono
come ombre cinesi
le immagini
in trasparenza
le pagine
come ali d'angelo
si sovrappongono
e mostrano
la tua storia
fino a quando
arriverà
l'ultimo foglio
dove è scritta
la parola fine.
LO SCIOCCO IN DOG
Sfido chiunque a dimostrare il contrario: oramai c'è in giro una popolazione canina che sfiora quella umana ma comunque certamente batte quella infantile; credo che arriverà presto il momento in cui- promotrice la rossa animalista Brambilla, idolo di tutte le donne amiche degli animali- il cane ed il gatto potranno usufruire di agevolazioni fiscali, di sottrazioni nella denuncia dei redditi, scuole gratuite, cibi e bevande per gli indigenti, cure veterinarie con tesserina sanitaria, posti riservati nei bus e nei treni, piste per andare a spasso, assegno di accompagno quando saranno vecchietti e, perchè no! dentiere gratuite per rosicchiare gli ultimi ossicini della vita.
Magari!!! Diranno tutte quelle che nel cane e nel gatto vedono l'altro "io" con cui vivere e convivere; meno felici saranno coloro che vedono la sanità italiana sempre più in basso e sempre più costosa. Ma così stanno andando le cose sia a Fano e sia naturalmente nel nostro paese.
Arriverà il momento in cui dovremo essere noi umani chiedere spazio per andare a spasso o per sederci al bar o per camminare senza dover fare lo slalom tra "ricordini" lasciati per strada da proprietari super maleducati ( tantissimi), guinzagli che si annodano nelle caviglie e nei piedi, cani giganti e maestosi che ti si parano davanti all'improvviso, pomposamente esposti all'ammirazione del popolino dai soliti " sciocchi in dog".
Oramai è diventata una moda che non ha fine. Una statistica internazionale, resa nota dalla TV, parla di 8 miliardi di dollari spesi ogni anno nel mondo per cani e gatti.
Perchè seguito a restare della mia idea: il cane soprattutto è diventato in questi ultimissimi anni una vera e propria moda, una specie di segno distintivo del pseudo Vip che si sente tale solo se-badando esclusivamente all'apparenza- offre all'invidia degli altri il SUV sempre più grande e mostruoso, il cane sempre più costoso e l'abbronzatura sempre più caraibica.
E siccome immagino che- dal loro punto di vista giustamente- ci sarà qualcuna o qualcuno che contesterà queste mie affermazioni, dico molto semplicemente che queste mie modeste tesi sono abbondantemente sostenute da ricerche ed affermazioni rese note da studiosi nazionali ed internazionali.
Riconoscendo tutti i meriti alle associazioni, ai volontari che con sacrifici aiutano gli animali nei gattili, nei canili ecc.( animali sfortunati e bisognosi di aiuto) tutto il resto è pura e semplice moda che rende sempre più sovraccarico il lavoro di queste associazioni poichè lo "sciocco in dog" quando poi si stanca, abbandona tranquillamente il suo "amico" animale in mezzo alla strada o nei campi.
Quadretto marino, zona Lido, questi giorni, giornata di sole. Quindici, venti persone, trenta cani ( in doppia fila ed anche tripla); quasi tutti di razza, belli, quattro o cinque simili ( mi si scusi l'ignoranza ) ai cani sanbernardo, grossi e belli; parlano dei loro animali alla stessa maniera in cui elogiano i figli: elencano tutte le doti possibili e immaginabili; una bimbetta frigna perchè ne vorrebbe uno anche lei ( magari abita in un appartamento di 70 metri quadrati ma hanno il Suv); la mamma tentenna ma poi si lascia andare a promesse " se sarai brava a scuola". Meglio il cane o il tablet? Perchè oggi giorno questa è la scelta per i figli che non hanno neanche dieci anni. Poi magari parlano come degli zombi e non sanno dire dieci parole in italiano di fila ma...
La mia non è una fissa ma è un vedere la realtà che ci circonda. Non è generosità verso gli animali: è moda e come tutte le mode forse arriverà il momento in cui finirà e allora, dove andranno a finire gli " sciocchi in dog"? E soprattutto: che fine farà il dog?
Magari!!! Diranno tutte quelle che nel cane e nel gatto vedono l'altro "io" con cui vivere e convivere; meno felici saranno coloro che vedono la sanità italiana sempre più in basso e sempre più costosa. Ma così stanno andando le cose sia a Fano e sia naturalmente nel nostro paese.
Arriverà il momento in cui dovremo essere noi umani chiedere spazio per andare a spasso o per sederci al bar o per camminare senza dover fare lo slalom tra "ricordini" lasciati per strada da proprietari super maleducati ( tantissimi), guinzagli che si annodano nelle caviglie e nei piedi, cani giganti e maestosi che ti si parano davanti all'improvviso, pomposamente esposti all'ammirazione del popolino dai soliti " sciocchi in dog".
Oramai è diventata una moda che non ha fine. Una statistica internazionale, resa nota dalla TV, parla di 8 miliardi di dollari spesi ogni anno nel mondo per cani e gatti.
Perchè seguito a restare della mia idea: il cane soprattutto è diventato in questi ultimissimi anni una vera e propria moda, una specie di segno distintivo del pseudo Vip che si sente tale solo se-badando esclusivamente all'apparenza- offre all'invidia degli altri il SUV sempre più grande e mostruoso, il cane sempre più costoso e l'abbronzatura sempre più caraibica.
E siccome immagino che- dal loro punto di vista giustamente- ci sarà qualcuna o qualcuno che contesterà queste mie affermazioni, dico molto semplicemente che queste mie modeste tesi sono abbondantemente sostenute da ricerche ed affermazioni rese note da studiosi nazionali ed internazionali.
Riconoscendo tutti i meriti alle associazioni, ai volontari che con sacrifici aiutano gli animali nei gattili, nei canili ecc.( animali sfortunati e bisognosi di aiuto) tutto il resto è pura e semplice moda che rende sempre più sovraccarico il lavoro di queste associazioni poichè lo "sciocco in dog" quando poi si stanca, abbandona tranquillamente il suo "amico" animale in mezzo alla strada o nei campi.
Quadretto marino, zona Lido, questi giorni, giornata di sole. Quindici, venti persone, trenta cani ( in doppia fila ed anche tripla); quasi tutti di razza, belli, quattro o cinque simili ( mi si scusi l'ignoranza ) ai cani sanbernardo, grossi e belli; parlano dei loro animali alla stessa maniera in cui elogiano i figli: elencano tutte le doti possibili e immaginabili; una bimbetta frigna perchè ne vorrebbe uno anche lei ( magari abita in un appartamento di 70 metri quadrati ma hanno il Suv); la mamma tentenna ma poi si lascia andare a promesse " se sarai brava a scuola". Meglio il cane o il tablet? Perchè oggi giorno questa è la scelta per i figli che non hanno neanche dieci anni. Poi magari parlano come degli zombi e non sanno dire dieci parole in italiano di fila ma...
La mia non è una fissa ma è un vedere la realtà che ci circonda. Non è generosità verso gli animali: è moda e come tutte le mode forse arriverà il momento in cui finirà e allora, dove andranno a finire gli " sciocchi in dog"? E soprattutto: che fine farà il dog?
venerdì 26 ottobre 2012
TERRITORIO E LOCHESCION
gli abitanti tutti allegri ne segnarono il terreno;
su quel verde territorio nacquero pure dei bimbetti
che posero i piedini sul terren della lochescion.
I bimbi quindi crebbero- le mamme un po' imbiancorno-
all'età della ragion poi decisero una cosa:
che assolutamente sì! dovevano sfruttare
territorio e la lochescion per pappar dei bei soldescion.
Il paese si allargò, molta gente ci mangiò
qualcuno fece case sul terren della lochescion
e assolutamente sì! godettero moltescion.
Politici,assessori, consiglieri e presidenti
in quel lontan paese si riempiron la panzescion
e assolutamente si! alla faccia degli ingenui.
E' finita la storiescion? Assolutamente no!
In quel verde territorio tutti vollero mangescion
chi a destra chi a manca; a mangiar non ci si stanca
solo il popolo caprone se la prese nel fondescion.
Ma la storia avrà una fine?
I magnoni spariranno?
Assolutamente no! finchè stan nel territorio.
Per risolvere il problema ci vorrebbe una lochescion:
da trovare in un palazzo con le sbarre ai finestrescion,
con le porte sempre chiuse e le guardie anche nei cessi.
La magnata sparirà? assolutamente no!
ma può darsi che qualcuno...ci rimetta le cornescion!!!
Nella foto: la lochescion che sogniamo? Assolutamente sì per i nostri gorvernescion.
Cerco di dare un mio modestissimo contributo per ridicolizzare alcuni termini ( location, territorio, assolutamente si! ) che oggi vengono usati in modo ossessivo dai politici ma anche da qualche altro...
MARE DI SASSI/ SASSI DI MARE
Camminare lentamente sui sassi bianchi,
a sfiorare il mare, guardare oltre le onde
seguire il lento muoversi dei gabbiani
che volano a pelo d'acqua e poi si posano
lasciandosi dondolare come bimbi in culla
all'orizzonte velato appena di nebbia
sbocciano tenui fiori colorati di rosa
sullo sfondo di un cielo libero da nuvole
camminare lentamente, seguire con gli occhi
la linea che segna nei sassi la carezza del mare
il fruscìo dell'acqua che arriva e poi torna indietro
pietre bianche levigate dal tempo, a ricordare
un mondo che sembra cambiare
ma che non muta mai,nei suoi fermi contorni.
un solitario pescatore è seduto a riva,
una macchia verde sul biancore delle pietre
immobile,tiene d'occhio le sue canne da pesca
e lascia andare i suoi pensieri nel silenzio della sera.
Camminare lentamente sui bianchi sassi alla marina
e non preoccuparsi del tempo che passa
in un conto aperto con la propria vita.
a sfiorare il mare, guardare oltre le onde
seguire il lento muoversi dei gabbiani
che volano a pelo d'acqua e poi si posano
lasciandosi dondolare come bimbi in culla
all'orizzonte velato appena di nebbia
sbocciano tenui fiori colorati di rosa
sullo sfondo di un cielo libero da nuvole
camminare lentamente, seguire con gli occhi
la linea che segna nei sassi la carezza del mare
il fruscìo dell'acqua che arriva e poi torna indietro
pietre bianche levigate dal tempo, a ricordare
un mondo che sembra cambiare
ma che non muta mai,nei suoi fermi contorni.
un solitario pescatore è seduto a riva,
una macchia verde sul biancore delle pietre
immobile,tiene d'occhio le sue canne da pesca
e lascia andare i suoi pensieri nel silenzio della sera.
Camminare lentamente sui bianchi sassi alla marina
e non preoccuparsi del tempo che passa
giovedì 25 ottobre 2012
INQUIETUDINE
Non c'è una età precisa che segna l'avanzare ambiguo di questa sensazione nè, credo, siano questioni strettamente sentimentali che agevolano il malessere, ma lei si sente addosso questo fastidio, serpeggia sotto pelle, soffre per cose non non riesce a mettere esattamente a fuoco e che quindi restano indistinte, senza lettura.
E' inquieta, non ce la fa a concentrarsi, decide di fare una cosa poi ci ripensa e ne fa un'altra; prende il cellulare per telefonare ad un'amica e distrarsi ma non fa il numero, resta con l'apparecchio in mano, lo posa, lo riprende, si affaccia alla finestra, guarda fuori , scruta il cielo, osserva la gente che passa, alcuni giovani che ridono e scherzano; ne ha quasi invidia. Il cane che è in giardino la vede, abbaia, richiama la sua attenzione; sicuramente ha voglia di uscire e di correre un po'. Lei è imbronciata, stanca di non sa bene che cosa, lo porterà a spasso. Prende il guinzaglio, si mette qualcosa sopra la tuta e se ne va con il cane che tira e strattona. Arriva in un campo che è a poche decine di metri da casa; libera il cane e lo lascia correre felice. Si guarda intorno, giocherella con il guinzaglio in mano. Dall'altra parte del prato arriva correndo un altro cane.Oddio! Dietro l'animale c'è uno che lei conosce bene e che è un attaccabottoni spaventoso. Non è aria! Chiama il cane in fretta ma questo non ne vuol sapere e si mette a correre e giocare con l'altro. Lei allora si arrabbia, grida forte; il cane capisce e arriva mansueto a coda bassa. Via a casa. Dovrebbe fare un sacco di cose se avesse voglia ma l'inquietudine, la noia, la rabbia, la malinconia non le lasciano scampo. Accende una sigaretta e si sdraia sul divano. Fuma contro voglia. Sente mancanza di affetto, di amore? Qualcuno che le stia vicino, che le tenga compagnia, con la quale uscire ed andare a fare anche qualche viaggio? Può darsi, non lo sa neanche lei; forse no. E chi poi? Passa in rassegna le sue amicizie maschili. Niente di interessante. Accende il computer, smanetta su Facebook; sono anni che gironzola su quelle pagine; ha centinaia di amicizie ma in verità tiene rapporti continuativi con pochissimi e che conosce già di persona. Qualcuno degli sconosciuti l'ha anche corteggiata scrivendole messaggini " chiari"ma lei ha sempre evitato l'avventura. Anzi, da qualche tempo accarezza l'idea di cancellarsi da fb e mandare tutti a quel paese.
Non sa, non vuole, non riesce a ritrovare l'equilibrio giusto.
Inquietudine, malessere, pessimismo: quando finirà?
Si lascia andare, è in una specie di dormiveglia, senza volontà. E così giorno dopo giorno.
Inquietudine.Possibile che sia legata alla sua età? Alla consapevolezza di aver raggiunto quel nero traguardo al quale aveva sempre pensato come la linea di demarcazione netta tra la gioventù e la maturità? Forse ci aveva pensato troppo nel trascorrere degli anni e adesso che era arrivata l'idea la opprimeva oltre il ragionevole.
Tanto doveva farsene una ragione. Magari era il caso di tornare in palestra, di fare ginnastica, di tenersi in forma, come minimo per rinfrescare vecchie amicizie perdute, fare quattro chiacchiere con le amiche, insomma rientrare in qualche modo nel giro e riprendere passate abitudini che potevano servire per uscire da quella fastidiosa situazione.
Ci avrebbe pensato, avrebbe riflettuto...
Poi ha acceso un'altra sigaretta , si è seduta nel divano,ha acceso la TV: era l'ora di Maria de Filippi e la trasmissione " Uomini e donne", con i tronisti, le corteggiatrici,l'unica che le facesse ritrovare la calma.Quanto era interessante! Da godere sino all'ultimo minuto senza perdere neanche una parola. Quella sì che era vita!
Inquietudine...
E' inquieta, non ce la fa a concentrarsi, decide di fare una cosa poi ci ripensa e ne fa un'altra; prende il cellulare per telefonare ad un'amica e distrarsi ma non fa il numero, resta con l'apparecchio in mano, lo posa, lo riprende, si affaccia alla finestra, guarda fuori , scruta il cielo, osserva la gente che passa, alcuni giovani che ridono e scherzano; ne ha quasi invidia. Il cane che è in giardino la vede, abbaia, richiama la sua attenzione; sicuramente ha voglia di uscire e di correre un po'. Lei è imbronciata, stanca di non sa bene che cosa, lo porterà a spasso. Prende il guinzaglio, si mette qualcosa sopra la tuta e se ne va con il cane che tira e strattona. Arriva in un campo che è a poche decine di metri da casa; libera il cane e lo lascia correre felice. Si guarda intorno, giocherella con il guinzaglio in mano. Dall'altra parte del prato arriva correndo un altro cane.Oddio! Dietro l'animale c'è uno che lei conosce bene e che è un attaccabottoni spaventoso. Non è aria! Chiama il cane in fretta ma questo non ne vuol sapere e si mette a correre e giocare con l'altro. Lei allora si arrabbia, grida forte; il cane capisce e arriva mansueto a coda bassa. Via a casa. Dovrebbe fare un sacco di cose se avesse voglia ma l'inquietudine, la noia, la rabbia, la malinconia non le lasciano scampo. Accende una sigaretta e si sdraia sul divano. Fuma contro voglia. Sente mancanza di affetto, di amore? Qualcuno che le stia vicino, che le tenga compagnia, con la quale uscire ed andare a fare anche qualche viaggio? Può darsi, non lo sa neanche lei; forse no. E chi poi? Passa in rassegna le sue amicizie maschili. Niente di interessante. Accende il computer, smanetta su Facebook; sono anni che gironzola su quelle pagine; ha centinaia di amicizie ma in verità tiene rapporti continuativi con pochissimi e che conosce già di persona. Qualcuno degli sconosciuti l'ha anche corteggiata scrivendole messaggini " chiari"ma lei ha sempre evitato l'avventura. Anzi, da qualche tempo accarezza l'idea di cancellarsi da fb e mandare tutti a quel paese.
Non sa, non vuole, non riesce a ritrovare l'equilibrio giusto.
Inquietudine, malessere, pessimismo: quando finirà?
Si lascia andare, è in una specie di dormiveglia, senza volontà. E così giorno dopo giorno.
Inquietudine.Possibile che sia legata alla sua età? Alla consapevolezza di aver raggiunto quel nero traguardo al quale aveva sempre pensato come la linea di demarcazione netta tra la gioventù e la maturità? Forse ci aveva pensato troppo nel trascorrere degli anni e adesso che era arrivata l'idea la opprimeva oltre il ragionevole.
Tanto doveva farsene una ragione. Magari era il caso di tornare in palestra, di fare ginnastica, di tenersi in forma, come minimo per rinfrescare vecchie amicizie perdute, fare quattro chiacchiere con le amiche, insomma rientrare in qualche modo nel giro e riprendere passate abitudini che potevano servire per uscire da quella fastidiosa situazione.
Ci avrebbe pensato, avrebbe riflettuto...
Poi ha acceso un'altra sigaretta , si è seduta nel divano,ha acceso la TV: era l'ora di Maria de Filippi e la trasmissione " Uomini e donne", con i tronisti, le corteggiatrici,l'unica che le facesse ritrovare la calma.Quanto era interessante! Da godere sino all'ultimo minuto senza perdere neanche una parola. Quella sì che era vita!
Inquietudine...
mercoledì 24 ottobre 2012
IL MONELLACCIO
Qualche episodio, significativo, che abbraccia pochi anni ma aiutano a capire chi è e com'è il"monellaccio" in questione.
Quando Marcellino è nato si è fatto subito sentire:con una manina, chissà come,ha afferrato -stringendo forte i ditini -l'asola aperta del camice dell'ostetrica ed ha cominciato a tirare. Solo dopo qualche minuto e con molta delicatezza sono riusciti a farlo mollare.
A quattro anni, all'asilo, si trova per caso nel bagnetto insieme ad una femminuccia e la bidella per fare pipì. Si accorge che la bimba non ha il pisello come lui. Grida alla bidella:" non ha il pisello! Non ha il pisello!". La bidella, che non ha tanto tempo da perdere, gli risponde " ce l'ha ma non si vede". Marcellino resta nel dubbio ma non risponde.
Quando va a casa, oltre ai familiari ci sono anche due amiche della mamma che sono nel tinello a chiacchierare. Senza perdere tempo Marcellino si dirige verso una delle due: signora di mezza età," molto per bene" come si diceva una volta,non trovandole altri pregi e le chiede:" lei signora il pisello dove lo tiene? Si vede? ". Gelo in sala e credo che la signora non sia più tornata da noi.
Un anno dopo, con tutta la famiglia, Marcellino è ospite nella casa di una importante personaggio del paese. Una casa grande e signorile. Il bimbo non ha voglia di stare con gli altri e gironzola curioso per casa, attraversando stanze, corridoi, pianerottoli, salotti. Ad un certo punto incontra la padrona di casa: una donna molto elegante,alta, bionda, che lo ferma,gli rivolge la parola, pone domande alle quali lui educatamente risponde. Suona improvvisamente il campanello del portone: la signora non riesce a trattenersi e mormora tra i denti " ecco le puttane" facendo riferimento a tre belle ragazze che facevano parte di un comitato di beneficenza e che erano attese dal marito ( lei, gelosissima, era convinta che almeno una delle tre ne fosse l'amichetta). " Marcellino, vai tu ad aprire e poi le accompagni nella sala". Il bimbo ubbidisce e va ad aprire, ma ha sentito bene cosa ha detto la signora e quindi,con molta serietà dice:" buongiorno signore puttane, entrate che vi accompagno nella sala". Una tragedia ammorbidita solo dalle mille scuse e dalle colpe date all'ingenuo bimbo che" non sapeva cosa diceva".
A sei anni gioca con i birilli in una vasta stanza di casa. Tira bocce di legno per farli cadere; ne tira una più forte delle altre ed in tutt'altra direzione, manda in frantumi una grande vetrata ed una scheggia lo ferisce in un occhio.
Qualche mese dopo è in strada a giocare con gli amici. Un furgoncino è parcheggiato poco distante. Marcellino vede l'autista che sale e parte; lui fa una breve corsa e si attacca
nel retro. Il camioncino prende velocità ed infila la strada che porta fuori del paese. Il bimbo capisce che non è il caso di rimanere,molla la presa e rovina a terra ferendosi ed ammaccandosi in molti punti. Corsa all'ospedale, fasce e cerotti e molta apprensione per i genitori.
Era tradizione nel paese, tra i ragazzi,costruire biroccini di legno con quattro piccole ruote di cui due fisse dietro e due mobili davanti per dirigere il "mezzo" che venivano comandate sia con una corda sia con i piedi.
Strade del paese al massimo del divertimento perchè tutte in discesa, in forte discesa. La più utilizzata era proprio quella che porta fuori dell'abitato. Lunga e dritta con una grande curva alla fine; qui si poneva un ragazzo che segnalava via libera quando dall'altra parte ( non visibile a causa della curva) non arrivavano mezzi. Marcellino ha voglia di volare, sale nel suo biroccino e si fa spingere per prendere velocità; a tenere d'occhio il ragazzo della curva non ci pensa neanche. Quando è quasi alla fine e vede l'amico che sbraccia come un matto oramai è troppo tardi. Si sentono distintamente dall'altra parte le trombe della corriera che arriva da Senigallia. Marcellino capisce che può fare solo una cosa: buttarsi nella scarpata e togliersi dalla strada. Così fa e si salva ma le ferite sono molte ed anche in questo caso...corsa all'ospedale.
La più grave è una lunga ferita al gomito del braccio destro che è ancora lì, a ricordare all'adulto le birbate fatte quando era fanciullo. Ma ci metterei la firma per poterle rifare ancora... con quella età.
nella foto: i nostri biroccini erano proprio così ma più piccoli. Naturalmente niente caschi.
Quando Marcellino è nato si è fatto subito sentire:con una manina, chissà come,ha afferrato -stringendo forte i ditini -l'asola aperta del camice dell'ostetrica ed ha cominciato a tirare. Solo dopo qualche minuto e con molta delicatezza sono riusciti a farlo mollare.
A quattro anni, all'asilo, si trova per caso nel bagnetto insieme ad una femminuccia e la bidella per fare pipì. Si accorge che la bimba non ha il pisello come lui. Grida alla bidella:" non ha il pisello! Non ha il pisello!". La bidella, che non ha tanto tempo da perdere, gli risponde " ce l'ha ma non si vede". Marcellino resta nel dubbio ma non risponde.
Quando va a casa, oltre ai familiari ci sono anche due amiche della mamma che sono nel tinello a chiacchierare. Senza perdere tempo Marcellino si dirige verso una delle due: signora di mezza età," molto per bene" come si diceva una volta,non trovandole altri pregi e le chiede:" lei signora il pisello dove lo tiene? Si vede? ". Gelo in sala e credo che la signora non sia più tornata da noi.
Un anno dopo, con tutta la famiglia, Marcellino è ospite nella casa di una importante personaggio del paese. Una casa grande e signorile. Il bimbo non ha voglia di stare con gli altri e gironzola curioso per casa, attraversando stanze, corridoi, pianerottoli, salotti. Ad un certo punto incontra la padrona di casa: una donna molto elegante,alta, bionda, che lo ferma,gli rivolge la parola, pone domande alle quali lui educatamente risponde. Suona improvvisamente il campanello del portone: la signora non riesce a trattenersi e mormora tra i denti " ecco le puttane" facendo riferimento a tre belle ragazze che facevano parte di un comitato di beneficenza e che erano attese dal marito ( lei, gelosissima, era convinta che almeno una delle tre ne fosse l'amichetta). " Marcellino, vai tu ad aprire e poi le accompagni nella sala". Il bimbo ubbidisce e va ad aprire, ma ha sentito bene cosa ha detto la signora e quindi,con molta serietà dice:" buongiorno signore puttane, entrate che vi accompagno nella sala". Una tragedia ammorbidita solo dalle mille scuse e dalle colpe date all'ingenuo bimbo che" non sapeva cosa diceva".
A sei anni gioca con i birilli in una vasta stanza di casa. Tira bocce di legno per farli cadere; ne tira una più forte delle altre ed in tutt'altra direzione, manda in frantumi una grande vetrata ed una scheggia lo ferisce in un occhio.
Qualche mese dopo è in strada a giocare con gli amici. Un furgoncino è parcheggiato poco distante. Marcellino vede l'autista che sale e parte; lui fa una breve corsa e si attacca
nel retro. Il camioncino prende velocità ed infila la strada che porta fuori del paese. Il bimbo capisce che non è il caso di rimanere,molla la presa e rovina a terra ferendosi ed ammaccandosi in molti punti. Corsa all'ospedale, fasce e cerotti e molta apprensione per i genitori.
Era tradizione nel paese, tra i ragazzi,costruire biroccini di legno con quattro piccole ruote di cui due fisse dietro e due mobili davanti per dirigere il "mezzo" che venivano comandate sia con una corda sia con i piedi.
Strade del paese al massimo del divertimento perchè tutte in discesa, in forte discesa. La più utilizzata era proprio quella che porta fuori dell'abitato. Lunga e dritta con una grande curva alla fine; qui si poneva un ragazzo che segnalava via libera quando dall'altra parte ( non visibile a causa della curva) non arrivavano mezzi. Marcellino ha voglia di volare, sale nel suo biroccino e si fa spingere per prendere velocità; a tenere d'occhio il ragazzo della curva non ci pensa neanche. Quando è quasi alla fine e vede l'amico che sbraccia come un matto oramai è troppo tardi. Si sentono distintamente dall'altra parte le trombe della corriera che arriva da Senigallia. Marcellino capisce che può fare solo una cosa: buttarsi nella scarpata e togliersi dalla strada. Così fa e si salva ma le ferite sono molte ed anche in questo caso...corsa all'ospedale.
La più grave è una lunga ferita al gomito del braccio destro che è ancora lì, a ricordare all'adulto le birbate fatte quando era fanciullo. Ma ci metterei la firma per poterle rifare ancora... con quella età.
nella foto: i nostri biroccini erano proprio così ma più piccoli. Naturalmente niente caschi.
martedì 23 ottobre 2012
GATTO CASTRATO...MEZZO SALVATO!
Ho detto la mia, senza le pretese di avere ragione, anzi! Per quel che ho letto e visto in giro-molto onestamente- devo dire che sembrerebbe quasi che io abbia torto. Salvo pochi siti su internet e qualche presa di posizione di qualcuno, per il resto tutto ciò che ho trovato spulciando qua e là dà pienamente ragione a chi sostiene la sterilizzazione e la castrazione dei gatti.
Ma...devo chiarire una cosa che forse andava chiarita prima e cioè che io mi riferivo- nella mia difesa della integrazione fisica dei mici miao- degli animali tenuti in casa e non certo a quelli ospitati nei gattili o tanto meno delle colonie di felini in giro per tutte le città e le campagne d'Italia.
E cioè sostengo: chi ti obbliga a tenere un gatto in casa? E se lo tieni per tua libera scelta perchè poi vuoi mettergli le mani addosso e toglierli quel che natura gli ha fornito?
Non deve partorire, non deve fare il maschio, non deve fare "l'animale", insomma ma comportarsi perbenino, e pulitino, e profumatino e non deve rompere i minchioncini.
Bene, detto questo credo che il dibattito possa anche chiudersi qui. Io, chiaramente, resto della mia idea ed il fatto di aver trovato altri in giro per l'Italia che la pensano come me già mi basta; per il resto...gente che dice di saperne più di me e certamente-per l'esperienza che ha- ne sa effettivamente più di me, seguiti pure a far sterilizzare e castrare i felini nelle case, nei gattili, nelle colonie, in campagna, tra i ruderi romani, nelle grandi periferie delle città dove si castrano i gatti ma si seguita ad avvelenare la gente con veleni in terra, in aria, in ogni dove, alimenti compresi.Ma in casa...almeno quelli in casa, lasciateli stare. Il dottore non ve lo ha ordinato come se fosse una medicina indispensabile.
Miaoooooooooo!!!!
Nella foto: un bel gattone castrato come lo immagino io. Si vede bene che è felice, soddisfatto di sè, non vedeva l'ora che gli togliessero quel soprappiù per farlo contento. Cosi non puzza... e soprattutto non fa cattivo odore in casa.
Ma...devo chiarire una cosa che forse andava chiarita prima e cioè che io mi riferivo- nella mia difesa della integrazione fisica dei mici miao- degli animali tenuti in casa e non certo a quelli ospitati nei gattili o tanto meno delle colonie di felini in giro per tutte le città e le campagne d'Italia.
E cioè sostengo: chi ti obbliga a tenere un gatto in casa? E se lo tieni per tua libera scelta perchè poi vuoi mettergli le mani addosso e toglierli quel che natura gli ha fornito?
Non deve partorire, non deve fare il maschio, non deve fare "l'animale", insomma ma comportarsi perbenino, e pulitino, e profumatino e non deve rompere i minchioncini.
Bene, detto questo credo che il dibattito possa anche chiudersi qui. Io, chiaramente, resto della mia idea ed il fatto di aver trovato altri in giro per l'Italia che la pensano come me già mi basta; per il resto...gente che dice di saperne più di me e certamente-per l'esperienza che ha- ne sa effettivamente più di me, seguiti pure a far sterilizzare e castrare i felini nelle case, nei gattili, nelle colonie, in campagna, tra i ruderi romani, nelle grandi periferie delle città dove si castrano i gatti ma si seguita ad avvelenare la gente con veleni in terra, in aria, in ogni dove, alimenti compresi.Ma in casa...almeno quelli in casa, lasciateli stare. Il dottore non ve lo ha ordinato come se fosse una medicina indispensabile.
Miaoooooooooo!!!!
Nella foto: un bel gattone castrato come lo immagino io. Si vede bene che è felice, soddisfatto di sè, non vedeva l'ora che gli togliessero quel soprappiù per farlo contento. Cosi non puzza... e soprattutto non fa cattivo odore in casa.
lunedì 22 ottobre 2012
MICIOLAND E GATTO SILVESTRO PRIMO
Sua Maestà Gatto Silvestro Primo aveva deciso ed aveva fatto votare a favore del provvedimento tutto il Grande Consiglio del Gattile.
Era ora di finirla, era veramente ora di finirla con gli esseri umani che popolavano il suo Regno. Li aveva sopportati abbastanza, Lui e tutti i suoi sudditi. Da quando erano diventati schiavi , gli umani avevano portato i loro guai, le loro malattie, i loro difetti in tutte le terre dove Lui, Gatto Silvestro Primo aveva giurisdizione. Mangiavano cose insopportabili, puzzavano sin da quando nascevano, partorivano un figlio dietro l'altro: l'eco sistema era stato fortemente compromesso. E allora: il provvedimento castrazione e sterilizzazione era l'unica soluzione possibile.
Le donne sarebbero state tutte sterilizzate, salvo poche, giusto per la sopravvivenza della razza; non avrebbero sofferto, anzi, sarebbero state meglio; avrebbero evitato di avere voglie sessuali, non sarebbero state più colpite da tumori, sarebbero state più tranquille, serene, come zombi. Oltretutto: chi avrebbe mantenuto tutti quei bimbi nati uno dietro l'altro? I centri di raccolta erano pochi, non avevano fondi, nessuno ne voleva sapere; e pochi erano anche i gatti che si prestavano ad adottarne qualcuno. Gli altri finivano in acqua e... tanti saluti.
Possibili che le donne umane volessero sempre fare figli, allevare bimbi, allattare, coccolare? E che diamine!!!
Ora avrebbero imparato a stare sole, a gironzolare per le strade con l'aria inebetita e spersa ma, in fondo, tranquille.
Anche gli uomini sarebbero stati sistemati a dovere.
Senza tanti giri di parole: ca-stra-zio-ne! Un taglio degli zebedei... e via.
Sempre a caccia, sempre a caccia di femmine, sempre con la voglia di fottere: litigavano, si mordevano fra loro, si ferivano e poi si infettavano, uccidevano persino per una femmina. E poi: puzzavano, puzzavano; gironzolando per casa lasciavano odori insopportabili:sudore, orina, sudiciume; quando poi si accoppiavano lasciavano tracce puzzolenti in ogni dove. Già da quando nascevano lasciavano puzze dappertutto e non sole puzze: popò e pipì a profusione.
Adesso: zac! e via. Un taglio, un taglietto, una cosa da nulla. Certo sarebbero ingrassati, sarebbero diventati più pigri, forse non si sarebbero più mossi da casa. Pazienza, sarebbe stato il conto da pagare;comunque, poi,avrebbero potuto sempre mettersi a dieta.
Sua Maestà Gatto Silvestro Primo era soddisfatto: ora avrebbe reso pubblico l'editto: perchè è giusto sterilizzare le donne umane e castrare gli uomini umani.
Miaoooooooo!!!
Era ora di finirla, era veramente ora di finirla con gli esseri umani che popolavano il suo Regno. Li aveva sopportati abbastanza, Lui e tutti i suoi sudditi. Da quando erano diventati schiavi , gli umani avevano portato i loro guai, le loro malattie, i loro difetti in tutte le terre dove Lui, Gatto Silvestro Primo aveva giurisdizione. Mangiavano cose insopportabili, puzzavano sin da quando nascevano, partorivano un figlio dietro l'altro: l'eco sistema era stato fortemente compromesso. E allora: il provvedimento castrazione e sterilizzazione era l'unica soluzione possibile.
Le donne sarebbero state tutte sterilizzate, salvo poche, giusto per la sopravvivenza della razza; non avrebbero sofferto, anzi, sarebbero state meglio; avrebbero evitato di avere voglie sessuali, non sarebbero state più colpite da tumori, sarebbero state più tranquille, serene, come zombi. Oltretutto: chi avrebbe mantenuto tutti quei bimbi nati uno dietro l'altro? I centri di raccolta erano pochi, non avevano fondi, nessuno ne voleva sapere; e pochi erano anche i gatti che si prestavano ad adottarne qualcuno. Gli altri finivano in acqua e... tanti saluti.
Possibili che le donne umane volessero sempre fare figli, allevare bimbi, allattare, coccolare? E che diamine!!!
Ora avrebbero imparato a stare sole, a gironzolare per le strade con l'aria inebetita e spersa ma, in fondo, tranquille.
Anche gli uomini sarebbero stati sistemati a dovere.
Senza tanti giri di parole: ca-stra-zio-ne! Un taglio degli zebedei... e via.
Sempre a caccia, sempre a caccia di femmine, sempre con la voglia di fottere: litigavano, si mordevano fra loro, si ferivano e poi si infettavano, uccidevano persino per una femmina. E poi: puzzavano, puzzavano; gironzolando per casa lasciavano odori insopportabili:sudore, orina, sudiciume; quando poi si accoppiavano lasciavano tracce puzzolenti in ogni dove. Già da quando nascevano lasciavano puzze dappertutto e non sole puzze: popò e pipì a profusione.
Adesso: zac! e via. Un taglio, un taglietto, una cosa da nulla. Certo sarebbero ingrassati, sarebbero diventati più pigri, forse non si sarebbero più mossi da casa. Pazienza, sarebbe stato il conto da pagare;comunque, poi,avrebbero potuto sempre mettersi a dieta.
Sua Maestà Gatto Silvestro Primo era soddisfatto: ora avrebbe reso pubblico l'editto: perchè è giusto sterilizzare le donne umane e castrare gli uomini umani.
Miaoooooooo!!!
IMMAGINO UN MONDO...
Immagino ( sogno) un mondo dove i cani sono cani, i gatti sono gatti, le galline sono le galline, i salmoni sono salmoni, le vongole sono le vongole.
Sogno che i cani non diventino un" bissinissi "di canili e allevamenti, di industrie che producono bocconcini, cappottini, spazzoline; dove non siano costretti a fare sfilate, a suon di musica, ad andare dal parrucchiere due ore ,dieci ore prima per farsi "modellare" secondo la moda e la stupidità dei padroni/e; oppure a fare gare tra i birilli, a correre come automi per vincere non si sa bene che cosa per far pavoneggiare i proprietari; che possano crescere sani e non essere afflitti ogni giorno di più da mali e malattie prese dall'uomo e per colpa dell'uomo, sempre più deboli e sempre più indifesi e quindi ad arricchire spaventosamente cliniche private, veterinari, farmacie, a suon di milioni d euri.
Dove i cani siano cani, liberi di fare i cani e non di essere incatenati a guinzagli per essere trascinati a destra e a manca, per fare la passeggiatina con la padroncina o con il padroncino che espongono l'animale come se fosse un capo di abbigliamento all'ultima moda. Basta trattarli come figli, chiamarli dicendo:" vieni da mamma, ubbidisci a papà, fai la nanna" portarseli a letto, costringerli a fare da scaldapiedi, supplire alla presenza umana nelle case di nevrotici, di complessati, di inveleniti contro i propri simili e quindi sostituirli " che è molto meglio...di lui!!!" riferendosi naturalmente ad un ex marito, ex fidanzato, un ex, insomma.
Basta di essere l'animale di moda, di foraggiare i furbi. In giro ci sono sempre meno poveri bastardini e sempre più cani da razza. Bella umanità!!! Coccolano il cane e sono indifferenti alle tragedie umane che affliggono il mondo.
Adesso l'eroina del momento e la rossa berlusconiana Brambilla che ama gli animali più del PdL. Guerra alle cavie, guerra agli animali usati per gli esperimenti scientifici: e chi non è d'accordo? Ma si chiedono se il parente, l'amico, il figlio, colpiti da dure malattie sono stati curati da farmaci prodotti dopo essere stati sperimentati sugli animali e grazie a questi farmaci hanno avuto salva la vita? Perchè-cari miei- è facile parlare ma poi quando arriva in casa la tragedia...tutti coloro che se lo possono permettere fuggono all'estero, vanno in America, in Inghilterra per salvare la pelle e non si pongono interrogativi, statene certi.
Lo stesso discorso vale per i gatti, nobili e fieri. Rimbambiti e sonnolenti, ronfano distesi sopra i termosifoni; dai proprietari che li amano tanto sono stati fatti castrare se maschi e sterilizzare se femmine. Che amore!!!!!! Non sono neanche più gatti, sono aborti di torelli, pesanti, lenti, pigri, inutili. Una volta correvano e cercavano le prede; adesso hanno i bocconcini di salmone, di manzo, di pollo, ricchi di vitamine e di veleni.
E le galline? Che facciano le galline. Sogno un mondo dove seguitino a fare le uova non in batteria ma sulla paglia del pollaio, dove ogni tanto ne sparisce una perchè è finita nella pentola per far un bel brodino magari con i tortellini; oppure al forno con le patate.
Basta mangiare animali, assassini! grida infuriata qualche mia amica; poi spruzza insetticida dappertutto e uccide, anche lei, per sua comodità. Le formiche non hanno il diritto di vivere?
I salmoni. Lasciamoli vivere in pace, che vadano a spasso per il mondo, che risalgano le acque per procreare e producano cose buone e gustose.
Ma molti di loro finiscono male, alcuni anche nei bocconcini dei cani e dei gatti, immagino; vengono persino affumicati e
arricchiscono piatti saporiti e buoni. Ogni tanto se po' fa!! Dico io. Nooooooo!!! dicono i vegetariani, i vegani, che si incazzano di brutto.
Neanche due spaghettini con le vongole? Nooooooooo!!!
Neanche i sardoncini alla scottadito? Nooooooooo!!!
Neanche due...? Nooooooo!! E' sempre un no.
Vivi e lascia vivere, intendo dire gli essere umani. Vogliono mangiare le rape? Gli spinaci? la semola? il farro? il seme di grano? Fate pure. Ma lasciatemi gustare un polletto alla diavola o un'anatra all'arancia; i conti con il Paradiso poi li pagherò io.
Sogno che i cani non diventino un" bissinissi "di canili e allevamenti, di industrie che producono bocconcini, cappottini, spazzoline; dove non siano costretti a fare sfilate, a suon di musica, ad andare dal parrucchiere due ore ,dieci ore prima per farsi "modellare" secondo la moda e la stupidità dei padroni/e; oppure a fare gare tra i birilli, a correre come automi per vincere non si sa bene che cosa per far pavoneggiare i proprietari; che possano crescere sani e non essere afflitti ogni giorno di più da mali e malattie prese dall'uomo e per colpa dell'uomo, sempre più deboli e sempre più indifesi e quindi ad arricchire spaventosamente cliniche private, veterinari, farmacie, a suon di milioni d euri.
Dove i cani siano cani, liberi di fare i cani e non di essere incatenati a guinzagli per essere trascinati a destra e a manca, per fare la passeggiatina con la padroncina o con il padroncino che espongono l'animale come se fosse un capo di abbigliamento all'ultima moda. Basta trattarli come figli, chiamarli dicendo:" vieni da mamma, ubbidisci a papà, fai la nanna" portarseli a letto, costringerli a fare da scaldapiedi, supplire alla presenza umana nelle case di nevrotici, di complessati, di inveleniti contro i propri simili e quindi sostituirli " che è molto meglio...di lui!!!" riferendosi naturalmente ad un ex marito, ex fidanzato, un ex, insomma.
Basta di essere l'animale di moda, di foraggiare i furbi. In giro ci sono sempre meno poveri bastardini e sempre più cani da razza. Bella umanità!!! Coccolano il cane e sono indifferenti alle tragedie umane che affliggono il mondo.
Adesso l'eroina del momento e la rossa berlusconiana Brambilla che ama gli animali più del PdL. Guerra alle cavie, guerra agli animali usati per gli esperimenti scientifici: e chi non è d'accordo? Ma si chiedono se il parente, l'amico, il figlio, colpiti da dure malattie sono stati curati da farmaci prodotti dopo essere stati sperimentati sugli animali e grazie a questi farmaci hanno avuto salva la vita? Perchè-cari miei- è facile parlare ma poi quando arriva in casa la tragedia...tutti coloro che se lo possono permettere fuggono all'estero, vanno in America, in Inghilterra per salvare la pelle e non si pongono interrogativi, statene certi.
Lo stesso discorso vale per i gatti, nobili e fieri. Rimbambiti e sonnolenti, ronfano distesi sopra i termosifoni; dai proprietari che li amano tanto sono stati fatti castrare se maschi e sterilizzare se femmine. Che amore!!!!!! Non sono neanche più gatti, sono aborti di torelli, pesanti, lenti, pigri, inutili. Una volta correvano e cercavano le prede; adesso hanno i bocconcini di salmone, di manzo, di pollo, ricchi di vitamine e di veleni.
E le galline? Che facciano le galline. Sogno un mondo dove seguitino a fare le uova non in batteria ma sulla paglia del pollaio, dove ogni tanto ne sparisce una perchè è finita nella pentola per far un bel brodino magari con i tortellini; oppure al forno con le patate.
Basta mangiare animali, assassini! grida infuriata qualche mia amica; poi spruzza insetticida dappertutto e uccide, anche lei, per sua comodità. Le formiche non hanno il diritto di vivere?
I salmoni. Lasciamoli vivere in pace, che vadano a spasso per il mondo, che risalgano le acque per procreare e producano cose buone e gustose.
Ma molti di loro finiscono male, alcuni anche nei bocconcini dei cani e dei gatti, immagino; vengono persino affumicati e
arricchiscono piatti saporiti e buoni. Ogni tanto se po' fa!! Dico io. Nooooooo!!! dicono i vegetariani, i vegani, che si incazzano di brutto.
Neanche due spaghettini con le vongole? Nooooooooo!!!
Neanche i sardoncini alla scottadito? Nooooooooo!!!
Neanche due...? Nooooooo!! E' sempre un no.
Vivi e lascia vivere, intendo dire gli essere umani. Vogliono mangiare le rape? Gli spinaci? la semola? il farro? il seme di grano? Fate pure. Ma lasciatemi gustare un polletto alla diavola o un'anatra all'arancia; i conti con il Paradiso poi li pagherò io.
domenica 21 ottobre 2012
NEBBIA E CASTAGNE
Saliva lentamente dal fianco del monte ma non raggiungeva la cima; formava nuvole di ovatta sui fianco scoscesi e sulle
vaste pinete che circondano il paese.
Le case, le viuzze, i vecchi palazzi restavano alla luce chiara e forte come se fossero illuminati da migliaia di lampade ed il contrasto era talmente forte da lasciare senza fiato.La nebbia si fermava a mezza collina, non saprei dire il perchè e per quale ragione fisica o atmosferica ma in certi giorni dell'autunno questa accadeva prima che arrivassero le fredde giornate d'inverno.
Su uno dei fianchi del monte , tra un bosco e l'altro, avevano messo radici da decenni e decenni moltissimi alberi di castagno( che tutti chiamavamo il castagneto) e proprio in questo periodo dell'anno le foglie assumevano una colorazione bellissima, di un marron-rosso acceso, come se stessero per prendere fuoco.
Spiccava nettamente tra il verde dei pini e degli alberi che coprivano il terreno ed anche da molto lontano, ma dall'alto, si poteva vedere questa grande macchia di sangue.
Affacciandosi dalle antiche mura del paese e guardando giù,
eravamo in molti, grandi e piccoli, ad ammirare e vivere quello splendido spettacolo della natura. Si andava apposta nel grande parco che sovrastava il bosco di castagni proprio per quella ragione e noi già immaginavamo e gustavamo di sentirne il sapore ed il profumo non appena sarebbero state raccolte, portate a casa e cucinate a dovere: sia arrosto sia cotte come dolce, e poi anche ridotte in farina che diventava una specie di torta se non ricordo male.
Tra il guardarle dall'alto ed andarle a raccogliere era tutt'altra storia. Gli alberi erano in una zona difficile da raggiungere, pericolosa e scoscesa, bisognava partire dai piedi del monte, farsi largo , trovare i sentieri giusti, evitare i pericoli,camminare in un terreno umido e scivoloso, reso ancor più viscido dalle foglie cadute e sfarinate; insomma una impresa da grandi e da esperti.
Erano in pochi, dunque ad avventurarsi e quasi tutto il paese aspettava che fossero gli esperti ad andare e riportare le castagne raccolte, poste in grandi cesti di legno intrecciato.Naturalmente si offrivano soldi ma era solo un gesto di riconoscenza più che una richiesta.
Spesso erano giornate di pioggia o di nebbia,e allora si andava tutti già coperti pesanti a tenere d'occhio il castagneto. Io per guardare " di sotto"dovevo tirami su nel muro ed affacciarmi ; a tenermi ben saldo c'era mia madre o mio padre che al massimo mi consentivano di sporgere al di là il mio viso, giusto all'altezza degli occhi.
Con la nebbia che arrivava a metà del monte, la cima dove stavamo noi e dove c'è il paese sembrava galleggiare in un mare di panna, isolata da tutto il resto, come se fosse tra le nuvole. Era bellissimo.
Se ci sono le castagne, c'è anche il vino, naturalmente e per il paese se ne sentiva l'odore ovunque. Si aprivano le cantine, si aprivano le bottiglie, tutti bevevano, a casa e nelle osterie.
Non so se nel paese ci fossero più case o più cantine; ricordo solo che non c'era via, corso, stradino che non avesse la sua bella cantina padronale, collocata proprio sotto gli antichi palazzi.
Era una festa per tutti, pagata poco o niente. Una grande allegria che prendeva l'intero paese. Piccole cose ma grandi per i nostri occhi se è vero che ancora ricordo tutto,come se fosse cosa di questi giorni.
vaste pinete che circondano il paese.
Le case, le viuzze, i vecchi palazzi restavano alla luce chiara e forte come se fossero illuminati da migliaia di lampade ed il contrasto era talmente forte da lasciare senza fiato.La nebbia si fermava a mezza collina, non saprei dire il perchè e per quale ragione fisica o atmosferica ma in certi giorni dell'autunno questa accadeva prima che arrivassero le fredde giornate d'inverno.
Su uno dei fianchi del monte , tra un bosco e l'altro, avevano messo radici da decenni e decenni moltissimi alberi di castagno( che tutti chiamavamo il castagneto) e proprio in questo periodo dell'anno le foglie assumevano una colorazione bellissima, di un marron-rosso acceso, come se stessero per prendere fuoco.
Spiccava nettamente tra il verde dei pini e degli alberi che coprivano il terreno ed anche da molto lontano, ma dall'alto, si poteva vedere questa grande macchia di sangue.
Affacciandosi dalle antiche mura del paese e guardando giù,
eravamo in molti, grandi e piccoli, ad ammirare e vivere quello splendido spettacolo della natura. Si andava apposta nel grande parco che sovrastava il bosco di castagni proprio per quella ragione e noi già immaginavamo e gustavamo di sentirne il sapore ed il profumo non appena sarebbero state raccolte, portate a casa e cucinate a dovere: sia arrosto sia cotte come dolce, e poi anche ridotte in farina che diventava una specie di torta se non ricordo male.
Tra il guardarle dall'alto ed andarle a raccogliere era tutt'altra storia. Gli alberi erano in una zona difficile da raggiungere, pericolosa e scoscesa, bisognava partire dai piedi del monte, farsi largo , trovare i sentieri giusti, evitare i pericoli,camminare in un terreno umido e scivoloso, reso ancor più viscido dalle foglie cadute e sfarinate; insomma una impresa da grandi e da esperti.
Erano in pochi, dunque ad avventurarsi e quasi tutto il paese aspettava che fossero gli esperti ad andare e riportare le castagne raccolte, poste in grandi cesti di legno intrecciato.Naturalmente si offrivano soldi ma era solo un gesto di riconoscenza più che una richiesta.
Spesso erano giornate di pioggia o di nebbia,e allora si andava tutti già coperti pesanti a tenere d'occhio il castagneto. Io per guardare " di sotto"dovevo tirami su nel muro ed affacciarmi ; a tenermi ben saldo c'era mia madre o mio padre che al massimo mi consentivano di sporgere al di là il mio viso, giusto all'altezza degli occhi.
Con la nebbia che arrivava a metà del monte, la cima dove stavamo noi e dove c'è il paese sembrava galleggiare in un mare di panna, isolata da tutto il resto, come se fosse tra le nuvole. Era bellissimo.
Se ci sono le castagne, c'è anche il vino, naturalmente e per il paese se ne sentiva l'odore ovunque. Si aprivano le cantine, si aprivano le bottiglie, tutti bevevano, a casa e nelle osterie.
Non so se nel paese ci fossero più case o più cantine; ricordo solo che non c'era via, corso, stradino che non avesse la sua bella cantina padronale, collocata proprio sotto gli antichi palazzi.
Era una festa per tutti, pagata poco o niente. Una grande allegria che prendeva l'intero paese. Piccole cose ma grandi per i nostri occhi se è vero che ancora ricordo tutto,come se fosse cosa di questi giorni.
sabato 20 ottobre 2012
PARTIRE E' UN PO' MORIRE
Mio padre e mia madre erano partiti per Fano per cercare l'appartamento dove saremmo andati ad abitare. Non era stato difficile trovarlo ed in mezza giornata avevano fatto quel che c'era da fare. Quando sono rientrati in Arcevia tutti volevamo sapere, e quando ci dissero che era vicino al mare, fummo contenti. E quando si va? Quando si parte?
Presto, saremmo partiti molto presto.Mia madre perchè come insegnante doveva prendere servizio quanto prima, noi figli perchè dovevamo andare a scuola senza perdere troppi giorni.
Ciò che fino a quel momento mi era apparso come una specie di brutto sogno che però-pensavo- non avrebbe mai preso forma, in quel momento diventava una concreta realtà.
Dovevamo andare via, partire, lasciare il paese dove ero nato, dove avevo frequentato l'asilo e poi le scuole elementari, dire addio agli amichetti, alle abitudini della vita quotidiana, alle libertà che quel paese tranquillamente consentivano senza limiti e senza rischi. Fuori dal traffico, in cima a un monte, strade e piazzette sempre a disposizione per giochi e scorribande, prati, giardini, boschi, un paradiso per noi bambini. Lasciare gli amici. Non riuscivo a capacitarmi, non sapevo proprio come avrei potuto fare; e poi i vicini di casa, sempre allegri e simpatici, il meccanico che aveva l'officina poco distante da noi e che mi permetteva di salire sulle auto dove facevo finta di guidare, il falegname che mi regalava sempre pezzetti di legno per fare pistole e fucili; ma poi i nonni e gli zii, buoni, generosi, sempre pronti a lasciare qualche lira nelle mie mani, a portarmi ai giardini e farmi passare il tempo.
Cosa avrei fatto in una città che non conoscevo e dove non avevo amici?
Passavano veloci le ore, la casa era un frenetico via vai, un preparare cose, pacchi, bauli, il tutto da portare a Fano. E più si avvicinava l'ora della partenza e più l'atmosfera diventava confusa ed elettrica. Forse ero l'unico che non accettavo con allegria quel distacco. Ed anche i nonni, che abitavano proprio accanto a noi( i due appartamenti erano comunicanti), li vedevo seri, pensierosi, dispiaciuti; anche loro dovevano dire addio alla compagnia di figli e nipoti, al piacere di averci vicino tutto il giorno, alle chiacchiere, ai pranzi e cene insieme, in ogni occasione; sarebbero rimasti soli.
Poi arrivarono l'ora e i giorno della partenza. I vicini di casa, che avevano un bellissimo giardino, ci invitarono per un rinfresco di saluto, con paste e bibite, risate ( un pò forzate), raccomandazioni ed incoraggiamenti. Ultimi saluti: i nonni nel terrazzo a dirci arrivederci con la mano, i conoscenti per strada e...via con l'auto che andava fuori del paese.Guardavo dal vetro e vedevo sfilare velocemente i luoghi della mia fanciullezza, gli alberi, le case, la campagna. E via via...Senigallia e poi la larga e luminosa strada per Fano. Quanto era diverso il paesaggio! La strada piena di automobili e autocarri, chiasso e rumori di ogni genere, niente più colline e verde.
Arrivammo a casa nuova, dalle parti del mare( che avrei visto però solo qualche giorno dopo) io stanco e triste, una grande confusione, un arrangiarsi alla meglio per cominciare una nuova vita. Mi sembravano immense le distanze da casa a scuola, grandi le strade rispetto ai vicoli e le stradine di Arcevia, vuota la giornata senza amicizie. E un parlare diverso, un accento diverso, un dialetto quasi incomprensibile e che però tutti parlavano.
Una delle cose che mi restò più difficile digerire? Il passaggio dei treni sui binari che erano a poche decine di metri. Notte e giorno, soprattutto notte!Quant'era diverso da Arcevia, silenziosa e tranquilla.
Non è stato facile ma poi il mare ha fatto miracoli.
nella foto: la casa di Arcevia dalla quale siamo partiti per venire ad abitare a Fano
Presto, saremmo partiti molto presto.Mia madre perchè come insegnante doveva prendere servizio quanto prima, noi figli perchè dovevamo andare a scuola senza perdere troppi giorni.
Ciò che fino a quel momento mi era apparso come una specie di brutto sogno che però-pensavo- non avrebbe mai preso forma, in quel momento diventava una concreta realtà.
Dovevamo andare via, partire, lasciare il paese dove ero nato, dove avevo frequentato l'asilo e poi le scuole elementari, dire addio agli amichetti, alle abitudini della vita quotidiana, alle libertà che quel paese tranquillamente consentivano senza limiti e senza rischi. Fuori dal traffico, in cima a un monte, strade e piazzette sempre a disposizione per giochi e scorribande, prati, giardini, boschi, un paradiso per noi bambini. Lasciare gli amici. Non riuscivo a capacitarmi, non sapevo proprio come avrei potuto fare; e poi i vicini di casa, sempre allegri e simpatici, il meccanico che aveva l'officina poco distante da noi e che mi permetteva di salire sulle auto dove facevo finta di guidare, il falegname che mi regalava sempre pezzetti di legno per fare pistole e fucili; ma poi i nonni e gli zii, buoni, generosi, sempre pronti a lasciare qualche lira nelle mie mani, a portarmi ai giardini e farmi passare il tempo.
Cosa avrei fatto in una città che non conoscevo e dove non avevo amici?
Passavano veloci le ore, la casa era un frenetico via vai, un preparare cose, pacchi, bauli, il tutto da portare a Fano. E più si avvicinava l'ora della partenza e più l'atmosfera diventava confusa ed elettrica. Forse ero l'unico che non accettavo con allegria quel distacco. Ed anche i nonni, che abitavano proprio accanto a noi( i due appartamenti erano comunicanti), li vedevo seri, pensierosi, dispiaciuti; anche loro dovevano dire addio alla compagnia di figli e nipoti, al piacere di averci vicino tutto il giorno, alle chiacchiere, ai pranzi e cene insieme, in ogni occasione; sarebbero rimasti soli.
Poi arrivarono l'ora e i giorno della partenza. I vicini di casa, che avevano un bellissimo giardino, ci invitarono per un rinfresco di saluto, con paste e bibite, risate ( un pò forzate), raccomandazioni ed incoraggiamenti. Ultimi saluti: i nonni nel terrazzo a dirci arrivederci con la mano, i conoscenti per strada e...via con l'auto che andava fuori del paese.Guardavo dal vetro e vedevo sfilare velocemente i luoghi della mia fanciullezza, gli alberi, le case, la campagna. E via via...Senigallia e poi la larga e luminosa strada per Fano. Quanto era diverso il paesaggio! La strada piena di automobili e autocarri, chiasso e rumori di ogni genere, niente più colline e verde.
Arrivammo a casa nuova, dalle parti del mare( che avrei visto però solo qualche giorno dopo) io stanco e triste, una grande confusione, un arrangiarsi alla meglio per cominciare una nuova vita. Mi sembravano immense le distanze da casa a scuola, grandi le strade rispetto ai vicoli e le stradine di Arcevia, vuota la giornata senza amicizie. E un parlare diverso, un accento diverso, un dialetto quasi incomprensibile e che però tutti parlavano.
Una delle cose che mi restò più difficile digerire? Il passaggio dei treni sui binari che erano a poche decine di metri. Notte e giorno, soprattutto notte!Quant'era diverso da Arcevia, silenziosa e tranquilla.
Non è stato facile ma poi il mare ha fatto miracoli.
nella foto: la casa di Arcevia dalla quale siamo partiti per venire ad abitare a Fano
venerdì 19 ottobre 2012
LA GITA SCOLASTICA
Chi non ha mai fatto gite scolastiche? Credo proprio nessuno, chi più, chi meno. Queste giovanili esperienze fanno parte del nostro bagaglio di ricordi, soprattutto se sono state super divertenti ed emozionanti.
Quelle più importanti, naturalmente, sono legate all'età: io ad esempio ricordo ,pur avendone fatte molte, quelle delle scuole superiori, eravamo già " grandi" le compagne di classe erano decisamente signorine e mature, erano smaliziati e vogliosi di fare innocenti trasgressioni, già programmate due mesi prima di partire.
Una in particolare è nel mio libro dei ricordi.
Itinerario, scontato: Caserta, Napoli, Vico Equense, Capri, Pompei, il tutto in una settimana. C'era tutta la classe: ragazzi e ragazze quasi alla pari come numero; sarò stato fortunato ma salvo qualche bruttina di prammatica,le mie compagne di classe erano veramente carine; capi indiscussi della truppa, per fortuna nostra, due professori simpatici e pazienti ( ma non si sarebbero dimostrati tali nel passare
dei giorni).
Si va e le gite per certi aspetti sono tutte uguali: nel pullman si canta, si ride,si raccontano barzellette , si cerca di agganciare l'amica che ci piace, si fa gli scemi ed i geniali per attirare l'attenzione.Allora si portavano anche radioline, macchine fotografiche, sigarette nascoste nelle valigie( non si doveva fumare assolutamente).
Le tappe obbligate vanno rispettate ed i luoghi scelti per la gita devono essere visitati senza scuse. Quindi a Napoli o soliti monumenti, a Pompei non dico niente perchè è sin troppo facile, Vico Equense per l'albergo che ci ospitava e dove ho scoperto per la prima volta la pizza venduta a metri, Capri per la sua bellezza indimenticabile; noi maschi in un albergo, le ragazze in un'altro con la professoressa accompagnatrice. Ma per noi i divertimenti non erano quelli ufficiali ma quelli "tramati" tutti insieme nelle camere durante le ore di riposo. Quindi, dopo il saluto dei due professori, al termine di un lungo e chiassoso dopocena, facevamo finta di andare a dormire ma in verità ci ritrovavamo tutti insieme per programmare sgarri e birbate, quasi innocenti.
Arrivo all'ultimo giorno di gita prima di tornare a casa. Decidiamo che bisognava passare una serata coi fiocchi. E quale poteva essere se non con le compagne? Ci accordiamo con alcune di loro: avremmo fatto finta di andare a letto, avremmo aspettato un pò e poi saremmo usciti e saremmo andate da loro, aspettando per strada; loro avrebbero dovuto fare la stessa cosa. Tutto va liscio. Camera, saluti ai professori, attesa, rivestiti, scarpe in mano, corridoio, ingresso e viaaaaa di corsa dalle amiche. Loro riescono egualmente a farla franca ed uscire. Stiamo insieme, si va in un locale dove si ballava, ci fermiamo abbastanza, facciamo i pesci lessi, poi vediamo che è tardi, torniamo e ci dividiamo. Ci facciamo aprire ed entriamo in silenzio. E' fatta! Proprio per niente. All'inizio delle scale, in pigiama, ci sono i due professori incazzati come api. Non si dimostrano comprensivi. Hanno già telefonato alla professoressa nell'altro albergo informandola ed immaginando come era andata.
Ci becchiamo una lavata di testa da ricordare per tutta la vita.
Saranno inflessibili con noi anche a scuola, promettono. E qualcuno di noi trema come una foglia, già pensando alla reazione dei genitori. Il ritorno a casa( il viaggio era lungo) è veramente triste e pensoso per tutti i colpevoli, ragazzi e ragazze. Ma la scappatela in parte ci accomuna e stiamo vicini di posto per tutto il viaggio.
Arriviamo a Fano preoccupati ma la presenza dei genitori rallegra il tutto con i saluti e gli abbracci.
Devo dire che i professori, poi, sono stati buoni ed hanno chiuso un occhio, anzi, tutte e due. Non hanno detto nulla al preside e tanto meno ai nostri familiari.
Anni ed anni dopo, quando era passato molto tempo da quell'episodio, ho avuto modo di frequentare per ragioni di lavoro entrambi i professori e naturalmente ho ricordato loro la gita e la strapazzata. Sapete cosa mi hanno detto entrambi? Invece di fare tanti misteri, se ci aveste chiesto il permesso vi avremmo accompagnato volentieri a ballare e la professoressa avrebbe fatto uguale con le ragazze. L'ultimo giorno si può fare. Ma pensa! E noi che avevamo faticato tanto.
mercoledì 17 ottobre 2012
SOLITUDINE DA CANE
Sola, sempre sola, inutilmente sola, a parlarsi dentro
a dire ciao a persone sconosciute, incontrate per caso,
al bar, al supermercato, in qualche negozio del quartiere.
Le succede qualche volta di dialogare con il televisore,
per commentare a voce alta quel che vede e che sente,
sorride, maledice, scambia battute e commenta
le notizie del telegiornale.
Non ha più amiche, non ha più amici nè conoscenti;
ha sempre il telefono a portata di mano
ma che non squilla mai, la cassetta della posta è vuota
se non per avvisi e bollette di conti da pagare;
aveva immaginato una vita diversa, fatta di riposo,
di passatempi,di serate fuori casa, di passeggiate in compagnia e invece si è dimostrato tutto un sogno, un desiderio che non si è avverato e che non si avvererà mai.
Sola ed ogni giorno che passa, guardandosi allo specchio,
si accorge di avere un viso spento, triste, segnato da rughe
da piccole borse sotto gli occhi; una trama di righe
che solcano le sue guance, il suo viso.
Nota di essere trasandata, di curarsi poco
di rimandare ogni volta l'appuntamento dalla parrucchiera,
oramai preferisce fare da sola, tingersi i capelli
per coprire il grigio, per illudersi di nascondere
quel che più nascondere non si può.
Quanto ci teneva una volta! Quanti soldi spesi
per i vestiti, le borse, trucchi e profumi, i capelli...
come erano lontani quei tempi anche se era solo ieri.
Comunque una cosa l'aveva decisa: camminando per strada, girovagando per la città aveva notato che molte
persone avevano un cane al guinzaglio( a volte anche più di uno) e se lo portavano appresso ovunque.
Un cane avrebbe potuto sicuramente farle compagnia
e togliere da dosso quel senso di solitudine perenne.
Detto e fatto; cerca e trova un noto canile lontano pochi chilometri da casa sua " Fighettibau"; gira, guarda, sceglie.Ne prende uno bello, vivace ma buono, di taglia non tanto piccola ma sicuramente non gigantesco.
Lo porta a casa e come avviene quasi sempre diventano veramente amici. Lei ci parla, attende risposte, lo chiama
per nome, lo educa scrupolosamente, acqua lì, pappa là,
tappetino, osso da mordere, in piedi, seduto, fermo,
niente mangiare umano, cuccia, antipulci, spazzola, bagnetto con sciampo umano per profumarlo, taglio pelo,
bandana al collo, orari precisi uscita e rientro, giro sotto casa per pipì e popò, niente confidenza agli altri cani, specialmente se sono cagnoline :" vieni via sporcaccione! Non annusare quelle lì, sei proprio come tutti gli uomini!!!".
Lei ci parla, lui ascolta.
Passa il tempo e lei diventa ancora più invadente; alla sera se lo porta a letto, lo fa stare vicino, arrotolato, così le tiene caldo; gli insegna a mangiare a tavola, in un tavolino più basso. Riprende a sferruzzare con la lana e gli fa cuffiette, berretti rasta, scarpine, cappottini invernali, sciarpe che gli annoda al collo, gli mette persino l'impermeabile, a macchie verdi e marroni come quelli dei militari,se piove quando escono anche per pochi attimi.
Per lei è una mano santa; riprende colore e anche un pò di vivacità. Si va alla grande.
Una notte, però, i vicini sentono un gran trambusto provenire dalla sua casa ed anche l'abbaiare furioso del cane. Si allarmano, chiamano i Carabinieri: se il cane abbaia deve essere successo qualcosa di molto, molto grave, dicono agli agenti.
La pattuglia suona alla porta, nessuna risposta, forzano ed entrano. Trovano la donna a terra ferita mortalmente dai morsi del cane; tutt'intorno sparsi ovunque gli " abiti" del cane, stracciati, morsi, distrutti. E il cane da una parte, sdraiato buono buono con indosso un pigiamino da notte tutto colorato a fiorellini infilato però solo a metà.
Li segue senza ribellarsi, calmo calmo. Arrivati sulla porta, il cane si gira e " bau bau" fa, scodinzolando; sembrava felice dicono i Carabinieri. Chissà perchè...
a dire ciao a persone sconosciute, incontrate per caso,
al bar, al supermercato, in qualche negozio del quartiere.
Le succede qualche volta di dialogare con il televisore,
per commentare a voce alta quel che vede e che sente,
sorride, maledice, scambia battute e commenta
le notizie del telegiornale.
Non ha più amiche, non ha più amici nè conoscenti;
ha sempre il telefono a portata di mano
ma che non squilla mai, la cassetta della posta è vuota
se non per avvisi e bollette di conti da pagare;
aveva immaginato una vita diversa, fatta di riposo,
di passatempi,di serate fuori casa, di passeggiate in compagnia e invece si è dimostrato tutto un sogno, un desiderio che non si è avverato e che non si avvererà mai.
Sola ed ogni giorno che passa, guardandosi allo specchio,
si accorge di avere un viso spento, triste, segnato da rughe
da piccole borse sotto gli occhi; una trama di righe
che solcano le sue guance, il suo viso.
Nota di essere trasandata, di curarsi poco
di rimandare ogni volta l'appuntamento dalla parrucchiera,
oramai preferisce fare da sola, tingersi i capelli
per coprire il grigio, per illudersi di nascondere
quel che più nascondere non si può.
Quanto ci teneva una volta! Quanti soldi spesi
per i vestiti, le borse, trucchi e profumi, i capelli...
come erano lontani quei tempi anche se era solo ieri.
Comunque una cosa l'aveva decisa: camminando per strada, girovagando per la città aveva notato che molte
persone avevano un cane al guinzaglio( a volte anche più di uno) e se lo portavano appresso ovunque.
Un cane avrebbe potuto sicuramente farle compagnia
e togliere da dosso quel senso di solitudine perenne.
Detto e fatto; cerca e trova un noto canile lontano pochi chilometri da casa sua " Fighettibau"; gira, guarda, sceglie.Ne prende uno bello, vivace ma buono, di taglia non tanto piccola ma sicuramente non gigantesco.
Lo porta a casa e come avviene quasi sempre diventano veramente amici. Lei ci parla, attende risposte, lo chiama
per nome, lo educa scrupolosamente, acqua lì, pappa là,
tappetino, osso da mordere, in piedi, seduto, fermo,
niente mangiare umano, cuccia, antipulci, spazzola, bagnetto con sciampo umano per profumarlo, taglio pelo,
bandana al collo, orari precisi uscita e rientro, giro sotto casa per pipì e popò, niente confidenza agli altri cani, specialmente se sono cagnoline :" vieni via sporcaccione! Non annusare quelle lì, sei proprio come tutti gli uomini!!!".
Lei ci parla, lui ascolta.
Passa il tempo e lei diventa ancora più invadente; alla sera se lo porta a letto, lo fa stare vicino, arrotolato, così le tiene caldo; gli insegna a mangiare a tavola, in un tavolino più basso. Riprende a sferruzzare con la lana e gli fa cuffiette, berretti rasta, scarpine, cappottini invernali, sciarpe che gli annoda al collo, gli mette persino l'impermeabile, a macchie verdi e marroni come quelli dei militari,se piove quando escono anche per pochi attimi.
Per lei è una mano santa; riprende colore e anche un pò di vivacità. Si va alla grande.
Una notte, però, i vicini sentono un gran trambusto provenire dalla sua casa ed anche l'abbaiare furioso del cane. Si allarmano, chiamano i Carabinieri: se il cane abbaia deve essere successo qualcosa di molto, molto grave, dicono agli agenti.
La pattuglia suona alla porta, nessuna risposta, forzano ed entrano. Trovano la donna a terra ferita mortalmente dai morsi del cane; tutt'intorno sparsi ovunque gli " abiti" del cane, stracciati, morsi, distrutti. E il cane da una parte, sdraiato buono buono con indosso un pigiamino da notte tutto colorato a fiorellini infilato però solo a metà.
martedì 16 ottobre 2012
FIORE ROSSO
Dopo il temporale, nelle acque scure del mare
si muove un grazioso fiore rosso di campagna.
Spostato dal moto delle onde, avanza verso la riva
sfiora gli scogli, gira veloce in un mulinello
e quando sembra che sia sparito per sempre
ricompare poco più in là, fragile e intatto.
Si nota appena sulla superficie, è un niente
eppure riesce a galleggiare e vivere
e a difendersi dalla forza del mare.
Il movimento delle onde lo spinge ancora,
a pochi metri dalla spiaggia la corrente
per un po' lo allontana.Ma oramai è destino.
Un'onda lo afferra di nuovo, lo trascina
e un'altra, tra bolle di schiuma nera,
lo getta tra i rifiuti della mareggiata.
Pezzi di legno, foglie, resti di conchiglie,plastica,
un letto di morte che accoglie
il piccolo fiore rosso che ha chiuso i suoi petali
per non vedere,sognando un prato verde.
si muove un grazioso fiore rosso di campagna.
Spostato dal moto delle onde, avanza verso la riva
sfiora gli scogli, gira veloce in un mulinello
e quando sembra che sia sparito per sempre
ricompare poco più in là, fragile e intatto.
Si nota appena sulla superficie, è un niente
eppure riesce a galleggiare e vivere
e a difendersi dalla forza del mare.
Il movimento delle onde lo spinge ancora,
a pochi metri dalla spiaggia la corrente
per un po' lo allontana.Ma oramai è destino.
Un'onda lo afferra di nuovo, lo trascina
e un'altra, tra bolle di schiuma nera,
lo getta tra i rifiuti della mareggiata.
Pezzi di legno, foglie, resti di conchiglie,plastica,
un letto di morte che accoglie
il piccolo fiore rosso che ha chiuso i suoi petali
per non vedere,sognando un prato verde.
lunedì 15 ottobre 2012
HOMBRES AL BORDE DE UN ATAQUE DE NERVIOS
Sono sui cinquanta ed anche oltre, separati di fatto, divorziati, qualcuno precocemente vedovo, sono soli ma non vorrebbero stare soli, si sentono ancora in forza, hanno desiderio di rapporti femminili, cercano disperatamente un'anima che possa tenere loro compagnia e non solo di giorno.
Per questo sono sempre con gli occhi aperti ed a caccia 24 ore su 24 ore per 12 mesi di fila; cercano di tenersi in forma fisicamente, mettono la tuta, vanno a correre in pista, maratone, nei centri fitness a sputare sudore, ed anche nei centri estetici per prendere un po' di colore, magari solo in viso per coprire il pallore della malinconia.
Addocchiano ogni donna che passa, misurano confrontano, guardano i particolari, valutano e poi danno giudizi, dentro di sè se sono soli a voce alta se sono con amici che più o meno sono sfigati come loro.
Lavorano, hanno qualche soldo in tasca, vestono bene, hanno l'I Phone 5 in mano, macchina, occhiali da sole sulla fronte, ridono e scherzano con colleghi e colleghe, fanno i galanti, vanno all'happy hour con la speranza di incontrare qualcuna che si trovi nelle loro stesse condizioni.
Girano anche locali notturni, qualche discoteca, bar aperti tutta la notte, sperando sempre in un incontro. Nella solitudine ringrazierebbero il cielo anche per un casuale tete a tete con straniere giovani o mezza età accettabili, badanti o simili o poco di più.Magari per una serata...
I più disperati, presi dalla fame e avendo poco tempo, si portano in alcune sale da ballo che si trovano in zona, note per essere la base proletaria di conoscenze femminili costi quel che costi. Donne cinquantenni e persino sessantenni non vengono disprezzate se sono ancora di aspetto giovanile, si abborda, si abbranca, qualche volta si scambia il numero del cellulare, qualche volta ci scappa anche qualcosa di più concreto ma poi, quando torna a casa, il cacciatore si sente ancora più solo, ancora più triste, incapace. Vorrebbe una relazione, brama una relazione con una che sia di suo gradimento ma...la rete che ritira è sempre vuota.
Riprova il giorno dopo ed il giorno dopo ancora...
D'estate certo l'orizzonte si allarga. E allora quando può è sempre al mare, cammina avanti e indietro lungo tutto il litorale, sfodera fisicamente quel che è riuscito a contenere nei mesi di ginnastica e di fatica, ha tinto i capelli per coprire il grigio che avanza e tanto per stare al passo con i tempi si è anche depilato totalmente e va e va e guarda in acqua e guarda sotto gli ombrelloni e tiene d'occhio i bar alla sera, punta quelle che sono sedute senza uomini, prende mentalmente appunti; alla notte se li gira tutti, sorride alle furbette che si fanno guardare, tenta approcci, qualche volta gli va anche bene ed allora...tocca il cielo con un dito. La moldava è disponibile, però vuole la cena al ristorante, pacchetti di sigarette, magari un vestitino nuovo. Accetta per non andare buco. Ma è più triste di prima, più deluso, consapevole che gli anni passano e si fa sempre più fatica.
E' sull'orlo di una crisi di nervi. E' stanco di tirare avanti in quel modo, di fare giochetti che non si può più permettere, è vuoto dentro e fuori.
Forse è il caso di comperare un cane, di avere un amico nelle notti solitarie; un bel cane da portare a spasso, buono e bravo, che non dia fastidi, che sia capace di stare solo in casa per ore, magari di essere il mezzo per attaccare discorso con qualche bella donna che ha anch'ella un cane al guinzaglio.
Ogni giorno che passa si rende conto che le carte da giocare sono sempre di meno, e meno spendibili.
Di fuori, con gli amici, le colleghe ride e scherza, fa lo spiritoso ma dentro ha solo il deserto.
Quasi quasi ...una settimana prima gli avevano presentato la vedova di un un geometra che abita nel suo stesso quartiere. Ha qualche annetto sulle spalle, sicuro cinquanta se non di più ma si mantiene bene. Si erano incontrati al supermercato un paio di volte, lei gli aveva sorriso, avevano scambiato qualche parola.Non era un gran che ma si manteneva bene. mmmmmmm!!!Ci avrebbe pensato su: meglio di niente ma...era la fine, veramente la fine.
Per questo sono sempre con gli occhi aperti ed a caccia 24 ore su 24 ore per 12 mesi di fila; cercano di tenersi in forma fisicamente, mettono la tuta, vanno a correre in pista, maratone, nei centri fitness a sputare sudore, ed anche nei centri estetici per prendere un po' di colore, magari solo in viso per coprire il pallore della malinconia.
Addocchiano ogni donna che passa, misurano confrontano, guardano i particolari, valutano e poi danno giudizi, dentro di sè se sono soli a voce alta se sono con amici che più o meno sono sfigati come loro.
Lavorano, hanno qualche soldo in tasca, vestono bene, hanno l'I Phone 5 in mano, macchina, occhiali da sole sulla fronte, ridono e scherzano con colleghi e colleghe, fanno i galanti, vanno all'happy hour con la speranza di incontrare qualcuna che si trovi nelle loro stesse condizioni.
Girano anche locali notturni, qualche discoteca, bar aperti tutta la notte, sperando sempre in un incontro. Nella solitudine ringrazierebbero il cielo anche per un casuale tete a tete con straniere giovani o mezza età accettabili, badanti o simili o poco di più.Magari per una serata...
I più disperati, presi dalla fame e avendo poco tempo, si portano in alcune sale da ballo che si trovano in zona, note per essere la base proletaria di conoscenze femminili costi quel che costi. Donne cinquantenni e persino sessantenni non vengono disprezzate se sono ancora di aspetto giovanile, si abborda, si abbranca, qualche volta si scambia il numero del cellulare, qualche volta ci scappa anche qualcosa di più concreto ma poi, quando torna a casa, il cacciatore si sente ancora più solo, ancora più triste, incapace. Vorrebbe una relazione, brama una relazione con una che sia di suo gradimento ma...la rete che ritira è sempre vuota.
Riprova il giorno dopo ed il giorno dopo ancora...
D'estate certo l'orizzonte si allarga. E allora quando può è sempre al mare, cammina avanti e indietro lungo tutto il litorale, sfodera fisicamente quel che è riuscito a contenere nei mesi di ginnastica e di fatica, ha tinto i capelli per coprire il grigio che avanza e tanto per stare al passo con i tempi si è anche depilato totalmente e va e va e guarda in acqua e guarda sotto gli ombrelloni e tiene d'occhio i bar alla sera, punta quelle che sono sedute senza uomini, prende mentalmente appunti; alla notte se li gira tutti, sorride alle furbette che si fanno guardare, tenta approcci, qualche volta gli va anche bene ed allora...tocca il cielo con un dito. La moldava è disponibile, però vuole la cena al ristorante, pacchetti di sigarette, magari un vestitino nuovo. Accetta per non andare buco. Ma è più triste di prima, più deluso, consapevole che gli anni passano e si fa sempre più fatica.
E' sull'orlo di una crisi di nervi. E' stanco di tirare avanti in quel modo, di fare giochetti che non si può più permettere, è vuoto dentro e fuori.
Forse è il caso di comperare un cane, di avere un amico nelle notti solitarie; un bel cane da portare a spasso, buono e bravo, che non dia fastidi, che sia capace di stare solo in casa per ore, magari di essere il mezzo per attaccare discorso con qualche bella donna che ha anch'ella un cane al guinzaglio.
Ogni giorno che passa si rende conto che le carte da giocare sono sempre di meno, e meno spendibili.
Di fuori, con gli amici, le colleghe ride e scherza, fa lo spiritoso ma dentro ha solo il deserto.
Quasi quasi ...una settimana prima gli avevano presentato la vedova di un un geometra che abita nel suo stesso quartiere. Ha qualche annetto sulle spalle, sicuro cinquanta se non di più ma si mantiene bene. Si erano incontrati al supermercato un paio di volte, lei gli aveva sorriso, avevano scambiato qualche parola.Non era un gran che ma si manteneva bene. mmmmmmm!!!Ci avrebbe pensato su: meglio di niente ma...era la fine, veramente la fine.
domenica 14 ottobre 2012
MUJERES AL BORDE DE UN ATAQUE DE NERVIOS
Si tengono su, curano la loro immagine, fanno palestra, footing, seguono diete, sono perennemente abbronzate, alla soglia dei cinquanta, o i cinquanta appena trascorsi e magari non festeggiati,vestono bene, tacchi alti, scollature avanti e dietro, auto di moda, cellulare ultima generazione più I phone 5 sempre in mano, profumo sottile ed intrigante, sono anche al bar per l' happy hour, partono sgommando, hanno molto da fare ( o almeno cosi lasciando intendere) da qualche tempo, per stare al passo, portano al guinzaglio un cane che...levati!!! bello, fiero, color miele, educato, non parla, sta seduto, sorride solo quando glie lo dicono, non fa pipì, non fa popò perchè lei non può portarsi dietro le attrezzature necessarie, insomma è come la borsa griffata: inutile ma bello.
Perfette, dunque? Desiderate e desiderabili?
Forse, anzi no! Perchè questa è l'immagine che danno di sè fuori, all'esterno, con la gente, con i conoscenti, con i colleghi e le colleghe ma in verità dentro sono un cimitero di delusioni, di amarezze, di solitudini, di rinunce, di desideri repressi e non soddisfatti; insomma un mare di guai.
Mogli insoddisfatte, divorziate, qualcuna vedova, sole per necessità di vita ma anche zitelle che hanno perso il treno giusto al momento giusto per dar ragione ai genitori o alle convenienze; ad un certo punto della vita sono costrette a prendere atto che gli anni passano e che non è possibile tornare indietro. Anche le sposate soffrono le stesse pene, perchè i mariti è come se non ci fossero, hanno i loro interessi, i loro passatempi, le loro amicizie e le mogli sono diventate a far parte dell'arredamento; non hanno più niente da dare e niente da ricevere.
Hanno bisogno di sfogare le forze e le energie che hanno ancora dentro e allora via in tuta a correre, a fare fotting, nei centro fitness a sputare sudore sugli attrezzi per bruciare quel che vorrebbero bruciare in ben altro modo.
Si iscrivono anche a circoli culturali a gite per visitare mostre internazionali, vanno a teatro, cercano luoghi dove possono fare amicizia; spesso invano.
Fanno però comunella, si ritrovano a cena e qualche volta, con un pò di imbarazzo, in discoteca. A cena ridono, scherzano, spigliatissime, brindano, bevono qualche bicchiere di troppo ma poi, quando tornano a casa, improvvisamente si smosciano, diventano tristi, hanno le lacrime agli occhi, si sentono sole e sono sole.Non c'è nessuno e l'I Phone 5 resta muto .
Quando non ne possono più si accontentano del primo fesso che hanno conosciuto fuori o addirittura chattano con quelli che sono iscritti ai gruppi" conosci la persona che fa per te". Di solito lo trovano più giovane perchè hanno barato con gli anni. Ci escono un paio di volte, lasciano prendere quel che non avrebbero voluto neanche dare ma poi, inevitabilmente tutto finisce.Peggio ancora quando provano l'esperienza con un uomo sposato che però le promette" lascio mia moglie quanto prima..." il che vorrebbe dire: mai!
Donne sull'orlo di una crisi di nervi. Non sanno come venirne fuori, come ultima speranza fanno anche crociere per persone sole,e tornano sole.
Ma seguitano a vestire bene, a curarsi, a fare ginnastica e diete, a portare i tacchi alti ed abbronzarsi anche d'inverno. Passano per strada che sembrano regine forti e sicure di sè:
e dentro sono fragili come un fiore.
piccola noticina finale: è chiaro che è solo una parte del tutto ma non il tutto. Naturalmente.
Perfette, dunque? Desiderate e desiderabili?
Forse, anzi no! Perchè questa è l'immagine che danno di sè fuori, all'esterno, con la gente, con i conoscenti, con i colleghi e le colleghe ma in verità dentro sono un cimitero di delusioni, di amarezze, di solitudini, di rinunce, di desideri repressi e non soddisfatti; insomma un mare di guai.
Mogli insoddisfatte, divorziate, qualcuna vedova, sole per necessità di vita ma anche zitelle che hanno perso il treno giusto al momento giusto per dar ragione ai genitori o alle convenienze; ad un certo punto della vita sono costrette a prendere atto che gli anni passano e che non è possibile tornare indietro. Anche le sposate soffrono le stesse pene, perchè i mariti è come se non ci fossero, hanno i loro interessi, i loro passatempi, le loro amicizie e le mogli sono diventate a far parte dell'arredamento; non hanno più niente da dare e niente da ricevere.
Hanno bisogno di sfogare le forze e le energie che hanno ancora dentro e allora via in tuta a correre, a fare fotting, nei centro fitness a sputare sudore sugli attrezzi per bruciare quel che vorrebbero bruciare in ben altro modo.
Si iscrivono anche a circoli culturali a gite per visitare mostre internazionali, vanno a teatro, cercano luoghi dove possono fare amicizia; spesso invano.
Fanno però comunella, si ritrovano a cena e qualche volta, con un pò di imbarazzo, in discoteca. A cena ridono, scherzano, spigliatissime, brindano, bevono qualche bicchiere di troppo ma poi, quando tornano a casa, improvvisamente si smosciano, diventano tristi, hanno le lacrime agli occhi, si sentono sole e sono sole.Non c'è nessuno e l'I Phone 5 resta muto .
Quando non ne possono più si accontentano del primo fesso che hanno conosciuto fuori o addirittura chattano con quelli che sono iscritti ai gruppi" conosci la persona che fa per te". Di solito lo trovano più giovane perchè hanno barato con gli anni. Ci escono un paio di volte, lasciano prendere quel che non avrebbero voluto neanche dare ma poi, inevitabilmente tutto finisce.Peggio ancora quando provano l'esperienza con un uomo sposato che però le promette" lascio mia moglie quanto prima..." il che vorrebbe dire: mai!
Donne sull'orlo di una crisi di nervi. Non sanno come venirne fuori, come ultima speranza fanno anche crociere per persone sole,e tornano sole.
Ma seguitano a vestire bene, a curarsi, a fare ginnastica e diete, a portare i tacchi alti ed abbronzarsi anche d'inverno. Passano per strada che sembrano regine forti e sicure di sè:
e dentro sono fragili come un fiore.
piccola noticina finale: è chiaro che è solo una parte del tutto ma non il tutto. Naturalmente.
sabato 13 ottobre 2012
CIAO...COME VA?...NON SI SA...
Sorridere è vivere, sorridere di se stessi è intelligente, sorridere degli altri, senza superare i limiti,è divertente.
E chi non è d'accordo con me..." peste lo colga!!!" come diceva il vecchio attore Amedeo Nazzari in un film degli anni anteguerra.
Dice: ciao amico, come stai?ora chatto un pò con te
l'amicizia è anche questo, senza chiedersi il perchè.
Bene, grazie, dico io, il dialogo è importante
se l'amica che mi chatta è una donna interessante.
Dico:tu invece cosa fai? E la vita come passa?
Dammi tosto tue notizie, questo scambio è divertente.
Sono stato assai veloce nel chattare la risposta
e son certo tra secondi giungeranno sue notizie.
I secondi son passati, e passati anche i minuti
e l'abbiocco della sera,arrivato dopo ore
vede ancora il rigo bianco, nulla ancora la risposta.
Pigio allora ancor sui tasti: ehi! toc..toc.. ci sei lì?
son passate molte ore, devo attender tutto il dì?
il silenzio è assordante, e la chat è sempre muta
è per caso l'emozione che l'ha stesa giù svenuta?
Dalla luce mattutina siamo al buio della sera
e l'attesa sua risposta è soltanto una chimera.
Bel dialogo, commento, dopo ore di passione;
lei voleva dialogare ma...mi ha preso per minchione!
E chi non è d'accordo con me..." peste lo colga!!!" come diceva il vecchio attore Amedeo Nazzari in un film degli anni anteguerra.
Dice: ciao amico, come stai?ora chatto un pò con te
l'amicizia è anche questo, senza chiedersi il perchè.
Bene, grazie, dico io, il dialogo è importante
se l'amica che mi chatta è una donna interessante.
Dico:tu invece cosa fai? E la vita come passa?
Dammi tosto tue notizie, questo scambio è divertente.
Sono stato assai veloce nel chattare la risposta
e son certo tra secondi giungeranno sue notizie.
I secondi son passati, e passati anche i minuti
e l'abbiocco della sera,arrivato dopo ore
vede ancora il rigo bianco, nulla ancora la risposta.
Pigio allora ancor sui tasti: ehi! toc..toc.. ci sei lì?
son passate molte ore, devo attender tutto il dì?
il silenzio è assordante, e la chat è sempre muta
è per caso l'emozione che l'ha stesa giù svenuta?
Dalla luce mattutina siamo al buio della sera
e l'attesa sua risposta è soltanto una chimera.
Bel dialogo, commento, dopo ore di passione;
lei voleva dialogare ma...mi ha preso per minchione!
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