domenica 21 ottobre 2012

NEBBIA E CASTAGNE

Saliva lentamente dal fianco del monte ma non raggiungeva la cima; formava nuvole di ovatta sui fianco scoscesi e sulle
vaste pinete che circondano il paese. 
Le case, le viuzze, i vecchi palazzi restavano alla luce chiara e forte come se fossero illuminati da migliaia di lampade ed il contrasto era talmente forte da lasciare senza fiato.La nebbia si fermava a mezza collina, non saprei dire il perchè e per quale ragione fisica o atmosferica ma in certi giorni dell'autunno questa accadeva prima che arrivassero le fredde giornate d'inverno.
Su uno dei fianchi del monte , tra un bosco e l'altro, avevano messo radici da decenni e decenni moltissimi  alberi di castagno( che tutti chiamavamo il castagneto) e proprio in questo periodo dell'anno le foglie assumevano una colorazione bellissima, di un marron-rosso acceso, come se stessero per prendere fuoco.
Spiccava nettamente tra il verde dei pini e degli alberi che coprivano il terreno ed anche da molto lontano, ma dall'alto, si poteva vedere questa grande macchia di sangue.
Affacciandosi dalle antiche mura del paese e guardando giù, 
eravamo in molti, grandi e piccoli, ad ammirare e vivere quello splendido spettacolo della natura. Si andava apposta nel grande parco che sovrastava il bosco di castagni proprio per quella ragione e noi già immaginavamo e gustavamo di sentirne il sapore ed il profumo non appena sarebbero state raccolte, portate a casa e cucinate a dovere: sia arrosto sia cotte come dolce, e poi anche ridotte in farina che diventava una specie di torta se non ricordo male.
Tra il guardarle dall'alto ed andarle a raccogliere era tutt'altra storia. Gli alberi erano in una zona difficile da raggiungere, pericolosa e scoscesa, bisognava partire dai piedi del monte, farsi largo , trovare i sentieri giusti, evitare i pericoli,camminare in un terreno umido e scivoloso, reso ancor più viscido dalle foglie cadute e sfarinate; insomma una impresa da grandi e da esperti. 
Erano in pochi, dunque ad avventurarsi e quasi tutto il paese aspettava che fossero gli esperti ad andare e riportare le castagne raccolte, poste in grandi cesti di legno intrecciato.Naturalmente si offrivano soldi ma era solo un gesto di riconoscenza più che una richiesta.
Spesso erano giornate di pioggia o di nebbia,e allora si andava tutti già coperti pesanti a tenere d'occhio il castagneto. Io per guardare " di sotto"dovevo tirami su nel muro ed affacciarmi ; a tenermi ben saldo c'era mia madre o mio padre che al massimo mi consentivano di sporgere al di là il mio viso, giusto all'altezza degli occhi.
Con la nebbia che arrivava a metà del monte, la cima dove stavamo noi e dove c'è il paese sembrava galleggiare in un mare di panna, isolata da tutto il resto, come se fosse tra le nuvole. Era bellissimo. 
Se ci sono le castagne, c'è anche il vino, naturalmente e per il paese se ne sentiva l'odore ovunque. Si aprivano le cantine, si aprivano le bottiglie, tutti bevevano, a casa e nelle osterie.
Non so se nel paese ci fossero più case o più cantine; ricordo solo che non c'era via, corso, stradino che non avesse la sua bella cantina padronale, collocata proprio sotto gli antichi palazzi. 
Era una festa per tutti, pagata poco o niente. Una grande allegria che prendeva l'intero paese. Piccole cose ma grandi per i nostri occhi se è vero che ancora ricordo tutto,come se fosse cosa di questi giorni.



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