mercoledì 24 ottobre 2012

IL MONELLACCIO

Qualche episodio, significativo, che abbraccia pochi anni ma aiutano a capire chi è e com'è il"monellaccio" in questione.
Quando Marcellino è nato si è fatto subito sentire:con una manina, chissà come,ha afferrato -stringendo forte i ditini -l'asola aperta del camice dell'ostetrica ed ha cominciato a tirare. Solo dopo qualche minuto e con molta delicatezza sono riusciti a farlo mollare.
A quattro anni, all'asilo, si trova per caso nel bagnetto insieme ad una femminuccia e la bidella per fare pipì. Si accorge che la bimba non ha il pisello come lui. Grida alla bidella:" non ha il pisello! Non ha il pisello!". La bidella, che non ha tanto tempo da perdere, gli risponde " ce l'ha ma non si vede". Marcellino resta nel dubbio ma non risponde.
Quando va a casa, oltre ai familiari ci sono anche due amiche della mamma che sono nel tinello a chiacchierare. Senza perdere tempo Marcellino si dirige verso una delle due: signora di mezza età," molto per bene" come si diceva una volta,non trovandole altri pregi e le chiede:" lei signora il  pisello dove lo tiene? Si vede? ". Gelo in sala e credo che la signora non sia più tornata da noi.
Un anno dopo, con tutta la famiglia, Marcellino è ospite nella casa di una importante personaggio del paese. Una casa grande e signorile. Il bimbo non ha voglia di stare con gli altri e gironzola curioso per casa, attraversando stanze, corridoi, pianerottoli, salotti. Ad un certo punto incontra la padrona di casa: una donna molto elegante,alta, bionda, che lo ferma,gli rivolge la parola, pone domande alle quali lui educatamente risponde. Suona improvvisamente il campanello del portone: la signora non riesce a trattenersi  e mormora tra i denti " ecco le puttane" facendo riferimento a tre belle ragazze che facevano parte di un comitato di beneficenza e che erano attese dal marito ( lei, gelosissima, era convinta che almeno una delle tre ne fosse l'amichetta). " Marcellino, vai tu ad aprire e poi le accompagni nella sala". Il bimbo ubbidisce e va ad aprire, ma ha sentito bene cosa ha detto la signora e quindi,con molta serietà dice:" buongiorno signore puttane, entrate che vi accompagno nella sala". Una tragedia ammorbidita solo dalle mille scuse e dalle colpe date all'ingenuo bimbo che" non sapeva cosa diceva".
A sei anni gioca con i birilli in una vasta stanza di casa. Tira bocce di legno per farli cadere; ne tira una più forte delle altre ed in tutt'altra direzione, manda in frantumi una grande vetrata ed una scheggia lo ferisce in un occhio.
Qualche mese dopo è in strada a giocare con gli amici. Un furgoncino è parcheggiato poco distante. Marcellino vede l'autista che sale e parte; lui fa una breve corsa e si attacca
nel retro. Il camioncino prende velocità ed infila la strada che porta fuori del paese. Il bimbo capisce che non è il caso di rimanere,molla la presa e rovina a terra ferendosi ed ammaccandosi in molti punti. Corsa all'ospedale, fasce e cerotti e molta apprensione per i genitori.
Era tradizione nel paese, tra i ragazzi,costruire biroccini di legno con quattro piccole ruote di cui due fisse dietro e due mobili davanti per dirigere il "mezzo" che venivano comandate sia con una corda sia con i piedi.
Strade del paese al massimo del divertimento perchè tutte in discesa, in forte discesa. La più utilizzata era proprio quella che porta fuori dell'abitato. Lunga e dritta con una grande curva alla fine; qui si poneva un ragazzo che segnalava via libera quando dall'altra parte ( non visibile a causa della curva) non arrivavano mezzi. Marcellino ha voglia di volare, sale nel suo biroccino e si fa spingere per prendere velocità; a tenere d'occhio il ragazzo della curva non ci pensa neanche. Quando è quasi alla fine e vede l'amico che sbraccia come un matto oramai è troppo tardi. Si sentono distintamente dall'altra parte le trombe della corriera che arriva da Senigallia. Marcellino capisce che può fare solo una cosa: buttarsi nella scarpata e togliersi dalla strada. Così fa e si salva ma le ferite sono molte ed anche in questo caso...corsa all'ospedale.
La più grave è una lunga ferita al gomito del braccio destro che è ancora lì, a ricordare all'adulto le birbate fatte quando era fanciullo. Ma ci metterei la firma per poterle rifare ancora... con quella età.
nella foto: i nostri biroccini erano proprio così ma più piccoli. Naturalmente niente caschi.

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