venerdì 5 ottobre 2012

CIAO

Mi accompagnava fino alla porta, che teneva aperta
e poi un saluto con la mano quando ero in strada.
Sorrideva tranquilla,come per un distacco di pochi minuti
o di poche ore, come quando andavo a scuola
ma in verità la mia lontananza sarebbe stata lunga
settimane ed erano le valigie che tenevo in mano a renderlo palese.
Non erano cose di tutti i giorni a casa mia questi saluti
per un figlio che se ne va per lungo tempo; oggi è diverso, anche da giovanissini, auto per andare ovunque, viaggi all'estero con la scuola, gite e trasferte in paesi lontani, scambi con studenti stranieri; insomma una normalità.
Ma erano altri tempi. Per dare  notizie non c'era il cellulare 
che suona tutti i minuti, si usava il telefono nero attaccato al muro e più spesso si scrivevano lunghe lettere dove si raccontava ai genitori...quasi tutto. 
Al momento del distacco, della partenza, mia madre arrivava sino alla porta e aspettava  che salissi in macchina per andare alla stazione.Sorridente, l'ho sempre vista sorridente ma io conoscevo bene mia madre e sapevo che le costava fatica, molta fatica trattenere le lacrime e far finta di considerare la mia partenza come una cosa normale, tranquilla.
E la coscienza di sapere questo metteva anche me in uno stato di commozione e se non fosse stato che temevo che il taxista mi avrebbe visto qualche lacrimuccia l'avrei versata anch'io.
Mio padre invece, che come ex ufficiale dell'esercito ne aveva viste di tutti i colori e viaggiato tanto, vedeva la cosa del tutto normale e considerava il distacco come una semplice trasferta di lavoro che,comunque, mi avrebbe riportato a casa dopo qualche tempo.
Quando tornavo a Fano non mi dispiaceva fare una sorpresa e allora nella telefonata o nella lettera che annunciava il mio ritorno mi tenevo sempre nel vago:" se posso torno giovedi, oppure venerdi...poi vi faccio sapere". Ed invece arrivavo senza preavviso, suonavo alla porta e...sorpresa! ero io. Se ad aprire era mio padre i saluti erano cordiali e veloci, se ad aprire era mia madre la felicità di rivedermi era talmente palese che non era necessario dire tante parole. " Ciao" mi diceva sorridendo; di solito  non mi abbracciava ma mi toccava con le mani come volesse sincerarsi che fossi tutto sano e a posto. 
Ciao, diceva, ma era un ciao pieno di sentimento che valeva più di mille parole.


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